"Vorrei tanto che ci fosse un libro di cucina anche per la vita, con tutte le ricette che ti dicono come affrontarla nel modo giusto!... Lo so, adesso lei mi dirà:- Si impara sbagliando!-… " No, quello che stavo per dirle, e lei lo sa meglio di tutti, è che sono le ricette che uno si inventa quelle che funzionano meglio di tutte!"

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SEMI DI ZUCCA

I semi di zucca sono spesso considerati il “fanalino di coda” dei semi oleosi.

Questo errore è dovuto principalmente alla convinzione che la zucca, da cui si estraggono i semi, sia un alimento dagli alti valori nutrizionali e molto calorico, quindi da evitare.

Ciò non solo è assolutamente falso (la zucca contiene solo 17 calorie ogni 100 g di prodotto), ma i semi sono davvero un’ottima fonte di elementi benefici per l’organismo:

minerali (zinco, magnesio, ferro, manganese, selenio, etc),
amminoacidi (cucurbitina, L-triptofano, etc),
acidi grassi insaturi (acido linolenico, Omega3, etc)
vitamine (vitamina C, vitamina E, vitamine del gruppo B, vitamina K, etc)

Semi di zucca: i benefici

Le proprietà benefiche dei semi di zucca sono davvero tante e ti permetteranno di migliorare la tua salute in tantissimi modi diversi. Ecco alcune tra le principali.
1. Mantengono sano il cuore

I semi di zucca sono ricchi di steroli vegetali (fitosteroli), magnesio, acido linolenico e Omega 3: tutti elementi che abbassano il livello di colesterolo cattivo nel sangue e migliorano la salute del cuore e di tutto il sistema cardiocircolatorio.
2. Favoriscono il riposo e combattono i sintomi depressivi

L’azione del L-triptofano, un amminoacido simile alla serotonina, aiuta a riposare bene la notte e a migliorare l’umore. Per questo è particolarmente utile nei casi di depressione.
3. Sono ottimi vermifughi e antinfiammatori naturali

La cucurbitina, un amminoacido presente nella famiglia delle zucche, aiuta a eliminare i vermi e i parassiti intestinali, mentre l’acido linolenico aiuta a contrastare le infiammazioni e i gonfiori in modo del tutto naturale.
4. Combattono l’acidità e aiutano la corretta digestione

Le grandi proprietà alcalinizzanti della zucca contrastano l’acidità di stomaco che spesso si crea durante la digestione di cibi come la carne, gli zuccheri e le farine raffinate. Inoltre i semi contengono molte vitamine del gruppo B che permettono la corretta assimilazione dei carboidrati e delle proteine e la loro trasformazione in energia.
5. Mantengono stabile il livello degli zucchero ed evitano i cali di energia

La vitamina K, contenuta nei semi di zucca, garantisce che il livello degli zuccheri presenti nel sangue si mantenga costante. Inoltre i semi contengono molto ferro e possono essere consumati come spuntino, evitando cali di energia durante la giornata.
6. Mantengono sana la prostata e combattono le infezioni urinarie

I fitosteroli, lo zinco e gli Omega 3 presenti in questi semi, aiutano a mantenere sana la prostata e ad evitare l’insorgere di tumori e della ipertensione prostatica benigna. Infatti inibiscono la produzione di diidrotestosterone, che causa la proliferazione delle cellule della prostata. E questo senza i normali effetti collaterali, come la disfunzione erettile.

I semi di zucca sono particolarmente utili anche per combattere le infiammazioni e le infezioni dell’apparato urinario di uomini e donne.
7. Caduta dei capelli

La presenza di zinco e acidi grassi aiuta anche a prevenire e curare la caduta dei capelli, rendendoli più forti e sani.

È vero che i semi di zucca fanno ingrassare?

Come tutti i semi oleosi, anche i semi di zucca sono molto calorici, ma, essendo così ricchi di sostanze benefiche, la quantità giornaliera che dovresti assumere per assimilare correttamente tutti i loro nutrienti è decisamente molto bassa (10 g, all’incirca un cucchiaino).

Quindi puoi assumerli tranquillamente senza rischi per la linea.

Come già menzionato, poi, la vitamina K aiuta a mantenere i livelli degli zuccheri stabili nel sangue. Questa caratteristica è particolarmente utile nel caso tu stia seguendo una dieta e voglia perdere peso

Come si mangiano: consigli

I semi di zucca possono essere consumati crudi oppure tostati, anche se ti consigliamo di non cuocerli per più di 15-20 minuti a circa 80°C in modo da non perdere le loro preziose sostanze nutritive. Una volta tostati puoi anche salarli, anche se sarebbe meglio mangiarli al naturale, perché assumere troppo sale può essere rischioso in caso di ipertensione e può favorire la ritenzione idrica.

Sono davvero molto versatili e puoi utilizzarli in tantissime ricette diverse, come all’interno dello yogurt la mattina a colazione, oppure nelle insalate o cotti nel pane e nelle focacce. Puoi anche tostarli e mangiarli da soli come snack sano e naturale durante la giornata.

Sono anche molto usati all’interno di creme e vellutate, soprattutto quelle a base di zucca.

CONSIGLI DALLA RETE: LE MORE

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Le more, sia quelle di rovo selvatico (Rubus ulmifolius), sia quelle di rovo coltivato (Rubus canadensis), appartengono alla famiglia delle Rosacee. Sono in realtà frutti ricchi e golosi e contengono acido folico e vitamine.
Le more maturano in piena estate, generalmente tra inizio luglio e metà settembre. Sono un frutto poco presente sulle nostre tavole e piuttosto sottovalutato.

Le more selvatiche si possono raccogliere nei boschi e nelle campagne, anche lungo i margini della strada, bisogna però fare attenzione alle spine, estremamente appuntite, presenti sui rovi. Le varietà di rovo coltivate non presentano spine.

Le more hanno un sapore dolce-acidulo, ma bisogna mangiarle ben mature perché siano gustose.
Come tutti i frutti di bosco, contengono antocianine e flavonoidi, due sostanze antiossidanti. Le more sono, inoltre, diuretiche, dissetanti e depurative.

Grazie alla loro azione aiutano a mantenere pulite le arterie e sono dunque valide alleate della prevenzione cardiovascolare. Sono piuttosto ricche di fibra e quindi contribuiscono al buon funzionamento dell’intestino.

Le more contengono acido folico e aiutano a regolare i livelli di omocisteina, due sostanze importantissime soprattutto durante la gravidanza. Una carenza di acido folico e una quantità elevata di omocisteina nei primi mesi di gestazione possono infatti causare danni anche molto gravi al feto.

Sono ricche di vitamina C e contengono una discreta quota di vitamina A.

CONSIGLI DALLA RETE: LE CASTAGNE

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Le castagne sono un frutto tipico della stagione autunnale. Le possiamo raccogliere nei boschi e in zone lontane dall’inquinamento cittadino. Il nome scientifico della castagna è Castanea vulgaris. Le castagne che mangiamo normalmente sono il frutto del castagno e si differenziano dalle castagne dell’ippocastano, che sono invece dei semi.

Con l’arrivo dei primi freddi avete voglia di caldarroste?

Ecco alcune informazioni utili sulle castagne.

Valori nutriizonali delle castagne
Le castagne contengono il 7% di proteine, il 9% di lipidi e l’84% di carboidrati. Come tutti gli alimenti di origine vegetale, le castagne sono prive di colesterolo. 100 grammi di castagne (parte edibile) forniscono 81 mg di fosforo, 30 mg di calcio, 0,9 mg di ferro e 395 mg di potassio.
Sono dunque una fonte importante di sali minerali preziosi per la salute. 100 grammi di castagne forniscono 165 chilocalorie.
Le castagne sono un alimento ad alto valore energetico, utile in autunno e in inverno per recuperare le forze. Contengono fibre utili per l’attività intestinale.
Forse non sapete che le castagne nel Medioevo erano considerate un alimento afrodisiaco, soprattutto quando venivano lasciate macerare nel vino, oppure lessate nel vino stesso. Dal punto di vista nutrizionale le castagne hanno una composizione simile a quella dei cereali. Per questo per molto tempo le castagne sono state soprannominate “cereali che crescono sugli alberi”.
Le castagne sono molto digeribili se sono ben cotte. Pur essendo simili a cereali come orzo o frumento a livello nutrizionale, le castagne non contengono glutine. Vengono consigliate in caso di anemia e sono una fonte di acido folico, la cui assunzione viene raccomandata in particolar modo alle donne in gravidanza. Contengono fosforo, che le rende un alimento utile per il sistema nervoso. Sono utili in convalescenza, ad esempio per anziani e bambini dopo un’influenza.

CONSIGLI DALLA RETE : PATATE DOLCI

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La patata americana o batata NON è propriamente un tubero (come la patata comune), bensì una radice tuberosa (o tuberizzata). Oltre che in Italia, dove la conosciamo anche come patata dolce, in molti altri paesi la batata viene erroneamente considerata una varietà di patata (non a caso, in inglese è anche conosciuta col termine di sweet potato). Patata americanaParallelamente, in altre zone (ad es. in America Latina), anche il sostantivo “batata” non indica solo la patata americana, bensì la “patata” propriamente detta. Infine, a complicare ulteriormente le cose, giunge anche l’Oxalis tuberosa, più correttamente definibile “Oca”, invece definita “patata” nelle zone della Nuova Zelanda.
La patata americana è comunemente detta patata dolce grazie all’elevato contenuto in glucidi semplici che le conferiscono il sapore tipicamente edulcorato. Dal punto di vista nutrizionale, apporta prevalentemente carboidrati (in prevalenza complessi), ha un’ottima quantità di fibre e “stupisce” per l’elevata concentrazione di retinolo equivalenti (vit. A), di poco inferiore a quella delle carote.
La patata americana appartiene alla famiglia delle Convolvulaceae, Genere Ipomea, Specie batatas; la nomenclatura binomiale della patata americana è Ipomoea batatas, da cui il nome volgare “batata”.
Di piante con radici tuberose simili alla patata americana ne esistono circa 50 Generi e più di 1.000 Specie differenti, ma l’unica sfruttata in maniera significativa per l’agricoltura destinata all’alimentazione umana è l’Ipomea batatas. Alcune specie commestibili vengono sfruttate esclusivamente a livello “locale”, ma ne esistono molte altre velenose per l’essere umano.
Interessante notare che l’Ordine botanico della patata americana (Solanales) è lo stesso dei pomodori, delle melanzane, dei peperoni, delle patate comuni ecc., ma la famiglia è completamente diversa e comune alle piante ornamentali – floreali tipo: Gloria di Mattina (traduzione dall’inglese Morning Glories).
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/alimentazione/patata-americana.html

CONSIGLI DALLA RETE : IL MELOGRANO

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Le proprietà del melograno lo rendono un frutto molto apprezzato in tutto il mondo. Originario dell’Asia occidentale, la melagrana cresce bene nelle zone a clima mite ma può essere coltivato anche in quelle con clima più fresco (purchè sia coltivato il posizione riparata). I melograni, della grandezza di una mela, presentano una buccia coriacea gialla e contengono al loro interno numerosi semi e una polpa succosa, leggermente aspra.
Il melograno è ricchissimo di antiossidanti, vitamina C (un solo melograno ne contiene quasi il 20% dell’intero fabbisogno giornalieri di un uomo adulto), vitamina K, vitamine del gruppo B, proteine e carboidrati. Il melograno inoltre è ricco di potassio, che aiuta a svolgere correttamente le funzioni cellulari. Questo frutto è anche ricco di altri minerali, tra cui ferro, calcio, magnesio, fosforo e, in misura minore, manganese e zinco. Il melograno ha poche calorie: circa 60 Kcal per 100 grammi di prodotto.
Le proprietà del melograno più rinomate sono quelle antitumorali: grazie alla presenza di tannini e polifenoli, questo frutto svolge una potente azione contro i tumori, riducendo i radicali liberi. In particolare sono stati rilevati effetti contrastanti il tumore al seno e alla prostata. Le antocianine contenute nel succo di melograno sono in grado di svolgere un’azione protettiva nei confronti dei danni da raggi UV, una delle cause principali del cancro alla pelle.
Il melograno protegge il cuore: il suo succo può agire come anticoagulante riducendo il rischio di arteriosclerosi. Esso svolge anche un’azione di prevenzione nelle malattie cardiovascolari. Il consumo regolare di succo di melograno aiuta anche a ridurre il colesterolo LDL, e aumentare il colesterolo HDL, migliorando ulteriormente la salute del cuore.
Il succo di melograno aiuta a combattere emorroidi, nausea e parassiti intestinali (tra i quali anche il “famoso” verme solitario). I semi, sminuzzati e preparati come decotto, aiutano a combattere la diarrea. E’ inoltre possibile utilizzare succo di melograno come lassativo. I bambini o le persone adulte che non hanno appetito possono trovare giovamento dal succo di melograno: esso infatti svolge un’azione stimolante dell’appetito.

CONSIGLI DALLA RETE : I CARCIOFI

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Il carciofo è una pianta erbacea bienne probabilmente derivata dalla selezione orticola del cardo selvatico. Quindi non si rinviene allo stato spontaneo, ma viene abbondantemente coltivata come ortaggio.
Nel primo anno si sviluppa una rosetta di foglie basali molto allungate e profondamente divise; nel secondo, dal centro della rosetta si sviluppa il fusto fiorale unico con foglie sessili più piccole ed alla sommità i capolini grandi con fiori tutti tubulosi ermafroditi, con 5 petali di colore blu-violetto. Le foglie basali del carciofo sono pennato-partite lunghe 30-60 cm e larghe 5-10 cm, con nervatura centrale prominente e segmenti dentati sprovvisti di spine; quelle alla sommità del caule sono invece di dimensioni minori, pennatofide, lobate o quasi intere. La foglia completamente sviluppata si presenta verde e glabra nella pagina superiore, mentre l’inferiore è più chiara anche per la presenza di peli lunghi e finissimi.
Frutto:un achenio fornito di pappo.
L’odore del carciofo è nullo ed il sapore amarissimo.
Il carciofo vuole un clima temperato e non umido, terreno profondo e ricco di sostanza organica. La riproduzione si fa per semi o, preferibilmente per polloni (carducci), scegliendo quelli che hanno qualche radice legnosa e 3-5 foglie. I carducci si piantano in buche di circa 30 cm a distanza di 1m una dall’altra. Nella buca, sopra il concime, si pianta il pollone a 10 cm di profondità, poi si copre e si bagna ripetutamente. In estate si tagliano radenti al suolo tutti gli steli mancanti di fiore e in autunno tutti i polloni tranne 1-2, i più belli, attorno ai quali si legano le foglie per preservarli dal freddo. In maggio cominciano a maturare le infiorescenze che si raccolgono. Una carciofaia dura 2-3 anni.
Il cardo, utilizzato per le foglie, subisce verso la fine di settembre-ottobre un imbianchimento, consistente nel legare le foglie in fasci e poi coprirle con paglia, rincalzando bene il piede. Questa tecnica dura 20-25 giorni, ma può prolungarsi anche fino a dicembre. Le piante tolte dal terreno devono essere consumate subito.
Come ortaggio, del carciofo si consumano i capolini giovani, prima dell’antesi, quando sono coperti da vari strati di brattee involucrali carnose alla base e spinescenti all’apice.
In campo alimentare i carciofi sono consumati come ortaggi.
In farmacia ed erboristeria il carciofo è utilizzato come coleretico, epatoprotettivo e diuretico. In fitofarmacia si utilizzano prevalentemente le foglie. Per la presenza di orto-difenoli e di lattoni sequiterpenici, questa pianta è annoverata tra gli amari, dotata di funzioni eupeptiche e stomachiche. E’ inoltre ipocolesterolizzante.
Il carciofo deve la sua azione coleretica principalmente alla presenza di cinarina, sostanza amara ed aromatica che stimola la secrezione della bile.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/erbe-medicinali/carciofo.html

CONSIGLI DALLA RETE: LE LENTICCHIE

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Esistono moltissime varietà di lenticchie, differenziate principalmente in funzione del colore. Inoltre, si ricordano le lenticchie di Onano (Viterbo) e le lenticchie di Villalba (Caltanissetta): le prime sono note per il sapore particolarmente delicato ed il colore grigio-nerastro. Quelle di Villalba, invece, sono ricordate non solo per le proprietà organolettiche straordinarie e per gli apporti proteici molto elevati, ma anche per la capacità di migliorare la fertilità del terreno in cui sono coltivate, grazie alle proprietà azoto-fissatrici della pianta medesima.
Seppur facilmente coltivate nei luoghi temperati caldi, si sente la necessità di perfezionare le tecniche di coltivazione, per raggiungere alcuni obiettivi:
Aumentare la resistenza della pianta a climi più freddi;
Conferire alla pianta un portamento eretto;
Raccolta meccanica dei frutti;
Eliminazione dei difetti morfologici della pianta;
Aumento della resistenza ai parassiti e alle avversità.
Abbiamo visto che lo sviluppo delle lenticchie è facilitato dal clima caldo temperato: è un legume “forte” perché resiste anche in terreni aridi e poco vantaggiosi. Non a caso, le lenticchie resistono anche in climi siccitosi e sopravvivono persino con pochissima acqua, assicurando una resa piuttosto soddisfacente. Sconsigliata la coltivazione di lenticchie in terreni calcarei, perché la resa risulta di scarso valore, sia commerciale che nutrizionale; inoltre, le lenticchie non amano terreni troppo fertili con alti livelli di salinità. Particolarmente adatti i terreni sabbiosi ed argillosi. Nelle aree di bassa altitudine, la semina è consigliata in novembre, mentre nelle aree di elevata altitudine è preferibile agli inizi della primavera (marzo ed aprile).
Nel Nostro Paese, circa 1.000 ettari di terreno sono destinati alle coltivazioni di lenticchie: a tal proposito, l’Italia è un modesto produttore di questi legumi.
Essendo legumi, le lenticchie rappresentano una miniera in termini di proteine, fibre, ferro, magnesio e potassio: si stima che il loro contenuto in ferro sia di gran lunga superiore rispetto alla carne, malgrado l’assorbimento del ferro sia pressoché ridotto e le proteine di scarso valore biologico. Infatti, le proteine contenute nelle lenticchie (e nei legumi in genere) sono carenti di alcuni aminoacidi essenziali (cisteina e metionina): ne consegue un’inevitabile minor assimilazione di tutti gli aminoacidi. Per ovviare a questo inconveniente, è consigliabile associare le lenticchie a pasta o a cereali.
Le lenticchie sono molto nutrienti ed energetiche: 100 grammi di prodotto apportano infatti 291 kcal. Sono costituite da circa il 51% di carboidrati, 23% di proteine, 14% di fibre, 1% di grassi e dal restante 11% di acqua.
Tra i componenti chimici di maggior rilievo, troviamo:
Isoflavoni, potenti antiossidanti;
Tiamina, utile per favorire la memoria e la concentrazione;
Vitamina PP (vitamina B3), importante per equilibrare il metabolismo energetico e ridurre i trigliceridi nel sangue; la niacina è inoltre un potenziale antiossidante
Per tutti questi motivi, il consumo di lenticchie non dovrebbe limitarsi solamente alle festività di fine ed inizio anno, come la tradizione insegna, ma dovrebbe estendersi fino a divenire una sana abitudine se non quotidiana almeno settimanale.
Ad ogni modo, le lenticchie sono sconsigliate per i malati di gotta e di uremia, perché fonte di purine.
Da non dimenticare, infine, che le lenticchie non dovrebbero mai essere consumate crude per la presenza di sostanze antidigestive, distrutte durante la cottura.

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/benessere/lenticchie.html

CONSIGLI DALLA RETE : I FAGIOLI NERI

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I fagioli neri sono benefici per la salute in quanto ricchissimi di antiossidanti, importanti nella prevenzione di varie malattie degenerative. Il fagiolo nero è presente soprattutto nella tradizione culinaria delle Americhe: lo troviamo nella cucina creola dell’America centrale, in quella tex-mex del sud degli Stati Uniti d’America e in Brasile.
I fagioli neri hanno un elevato valore nutritivo. Contengono un alto contenuto di proteine vegetali (25%) e moltissime sostanze nutritive quali fibre, enzimi e antociani (antiossidanti molto importanti nella prevenzione di varie malattie degenerative).
Sono anche ad alto contenuto di ferro, calcio, vitamina B e acido folico, sali minerali e il magnesio, fosforo e manganese. La presenza dell’alto contenuto di fibre fa sì che siano ottimi per favorire la digestione e prevenire la stipsi.
Aiutano a tenere basso il livello del colesterolo nel sangue, stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue e ridurre il rischio di diabete e malattie cardiache.
Una tazza di fagioli neri cotti senza sale contiene circa 227 calorie e in particolare:
1 g di grassi,
15 g di fibre,
41 g di carboidrati,
15 g di zucchero.
Fornisce inoltre il 20 per cento del ferro giornaliero utile e il 5 per cento del calcio raccomandato.
I fagioli neri si trovano sia già pronti in barattolo o secchi. Quelli secchi necessitano di una notte di ammollo (6-8 ore), poi vanno cucinati in acqua per circa un’ora. Una volta cotti i fagioli neri possono essere consumati con insalate o come contorno o aggiunti a salse. Si possono aggiungere anche nei minestroni ai quali conferisce un colore molto scuro e che esaltano tutto il loro sapore.

Una delle ricette più comuni è quella dei frijoles refritos, vale a dire fagioli stracotti. La ricetta è la seguente:

Ingredienti – 200 g di fagioli neri, 1 cipolla rossa, 3 spicchi d’aglio, 1 cucchiaio da minestra di peperoncino in polvere, 1 mazzetto di prezzemolo fresco, 1 cucchiaino di polvere di cumino, olio extravergine di oliva, sale e pepe.

Procedimento – Fate ammollare i fagioli in abbondante acqua per dodici ore quindi metteteli in una nella pentola non esagerando con l’acqua in modo che si crei una crema dalla giusta consistenza e piena di sostanze nutrienti (per le dosi fornite, va bene circa mezzo litro d’acqua). Cuocere per circa un’ora. Mentre i fagioli neri cuociono, fate un battuto molto fine di aglio e cipolla e fatelo appassire in padella con olio; non appena la cipolla diventa trasparente aggiungete il peperoncino e mescolate per bene. Versate in padella i fagioli che ormai saranno cotti, amalgamate con cura e riducete in purea con il frullatore a immersione; se necessario unite il liquido di cottura dei fagioli, tenendo presente che il risultato alla fine deve essere quello di una crema molto spessa, in cui il cucchiaio sta in piedi. Spolverate con il prezzemolo.

CONSIGLI DALLA RETE : I DATTERI

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Il dattero è conosciuto da molti soltanto come una vera e propria bomba calorica; pochi sono a conoscenza delle numerosissime proprietà terapeutiche di questo frutto di di Phoenix Dactylifera, tanto straordinarie e prodigiose quanto sconosciute ed ignorate. In questo articolo daremo una descrizione generale – ma nel contempo approfondita – della pianta da dattero e, successivamente, descriveremo i frutti in termini di valori nutritivi ed indicazioni terapiche.
Dato l’elevato potere energetico, il consumo di datteri è sconsigliato per chi segue un regime alimentare ipocalorico, mentre può essere raccomandato durante le diete energetiche, in particolare in caso di debilitazione fisica e di affaticamento: i datteri secchi forniscono, infatti, circa 253 calorie per 100 grammi. Sono costituiti dal 50-70% di zuccheri (carboidrati), 20-30% di acqua, 2,7% di proteine e 0,60% di grassi. Visto lo scarso contenuto in proteine, i datteri sono adatti anche nelle diete ipoproteiche.
Inoltre, la polpa del frutto è fonte di magnesio: la palma da dattero – in particolare delle zone sahariane – cresce in terreni ostili, sabbiosi e ricchi di Sali di magnesio. A tal proposito, il dattero, che come una spugna assorbe i minerali del terreno, rappresenta una miniera di questo importante minerale (contiene all’incirca 50-60 mg di magnesio per 100 g di prodotto).
Ad ogni modo, il magnesio non rappresenta l’unico minerale contenuto nel dattero; si ricorda anche il ferro, il potassio, il rame, lo zinco, il calcio, il manganese ed il fosforo.
DatteriAd eccezione della tirosina, il dattero contiene anche tutti gli aminoacidi essenziali, seppur in modiche quantità [tratto da Le piante da bere, di P. Chiereghin]. I datteri contengono anche una modesta quantità di vitamine, soprattutto quelle del gruppo B (B1, B2 e B6).
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/benessere/datteri.html

CONSIGLI DALLA RETE : I LUPINI

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I lupini sono legumi altamente energetici, entrati a trecentosessanta gradi all’interno della dieta mediterranea
Attualmente, però, piuttosto che consumarli a pasto, i lupini vengono gustati abitualmente come snack, diventando simbolo delle feste popolari.
La pianta dei lupini è coltivata sin dai tempi più remoti nelle aree del Mediterraneo e del Medio Oriente, grazie alla marcata adattabilità a terreni acidi ed aridi, e a climi ostici e sfavorevoli. Ma non è tutto: fin dall’antichità, è stata osservata la spiccata capacità della pianta di giovare al terreno, migliorandone persino la fertilità.
Un tempo, la produzione di lupini era piuttosto copiosa, vista la consistente domanda di mercato: con il tempo, la richiesta di lupini crollò, soprattutto a seguito dello sfollamento delle aree più povere della popolazione, zone in cui il lupino – considerato il suo scarso valore commerciale – si era conquistato un ruolo da protagonista nell’alimentazione.
Attualmente, la coltivazione di lupini è particolarmente diffusa nelle aree del Meridione.
Essendo legumi, anche i lupini rientrano tra gli ortaggi energetici, assicurando ben 114 kcal per 100 grammi di prodotto, con il 69% di acqua, il 16,5% di proteine, il 7% di carboidrati ed il restante 6,5% diviso tra fibre e grassi.
I lupini fungono da miniera di sali minerali, in particolare ferro e potassio, oltre a presentare una modesta quantità di vitamina B1.
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/benessere/lupini.html

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