Alternative alla cannuccia di plastica, un prodotto quotidiano di uso massiccio, che inquina e degrada l’ambiente.

Il 3 febbraio di ogni anno si celebra un giorno particolare, ignorato da molti dei milioni di abitanti di questo pianeta. E’ la Giornata internazionale senza cannucce di plastica. Una giornata per sensibilizzare i cittadini sull’importanza di non utilizzare questo tipo di prodotti, questo atto continuo di usare e buttare via la materia plastica.

Ci sono immagini in molti video di sensibilizzazione che sono davvero scioccanti, tra cui uno in particolare: un gruppo di biologi nordamericani che estraggono una cannuccia di plastica lunga oltre quattro pollici che è stata conficcata nel naso di una tartaruga marina Olive Ridley (Lepdochelys olivacea) in Costa Rica, rendendole difficile respirare.

Non è un’immagine casuale. Le cannucce di plastica sono uno dei tipi più comuni di rifiuti che si trovano negli oceani e sulle spiagge, insieme ai mozziconi di sigaretta e alla pellicola trasparente.

Inquinamento ambientale.

L’evidenza sull’impatto ambientale di questa invenzione è così grande che presto potremo parlare della scomparsa di un prodotto che abbiamo considerato tutti i giorni per decenni. Ai divieti di Bruxelles e di molti altri Paesi, soprattutto del Pacifico, si aggiunge la decisione di molte grandi aziende di smettere di fornire una cannuccia di plastica con la bevanda in risposta alle richieste degli stessi consumatori.

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Il contributo delle cannucce all’inquinamento marino non è trascurabile. Questi piccoli prodotti in plastica, come molti altri della stessa tipologia, non vengono riciclati. Le materie plastiche non sono biodegradabili: si scompongono in pezzi sempre più piccoli fino a diventare microscopiche, dando origine a microplastiche. Quando la vita marina consuma questi minuscoli pezzi, la loro difficile degradazione e le tossine che contengono interferiscono con i loro sistemi respiratorio e riproduttivo, causando gravi problemi di salute e persino la morte.

Ci sono più opzioni, per esempio in drinking-straw.com: acciaio inossidabile, legno, carta, vetro, pasta, bambù… Oggi si vendono anche cannucce commestibili. Pertanto, le scuse per i difensori delle cannucce di plastica si stanno esaurendo altrettanto velocemente del numero di paesi, città e istituzioni che aderiscono al divieto del loro utilizzo.

L’Unione Europea contro l’inquinamento da plastica.

La plastica monouso, come piatti, posate, cannucce e auricolari, sarà vietata nell’UE a partire dal 2021. Divieto che si estende a bicchieri di polistirene espanso, contenitori per alimenti e bevande e tutti i prodotti di plastica oxo-degradabile.

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I prodotti in plastica monouso sono realizzati interamente o parzialmente in plastica e generalmente sono destinati a un uso singolo per un breve periodo di tempo. Con il nuovo regolamento, che potete vedere in europa.eu l’Unione Europea vieta alcuni prodotti usa e getta di plastica per la quale ci sono alternative. Sono inoltre previste misure specifiche per ridurre l’uso di alcuni prodotti.

Si tratta di un oggetto di uso quotidiano, con pochi minuti di utilizzo e che può impiegare fino a 500 anni per decomporsi nel nostro ambiente, causando gravi danni agli ecosistemi marini. Tra il 40-60% delle tartarughe ingerisce plastica e che in alcune specie di uccelli questa percentuale sale addirittura al 93%. Più di un milione di uccelli e più di 100.000 mammiferi marini muoiono ogni anno a causa di tutta la plastica che raggiunge il mare.

In Europa ne vengono utilizzati 36.500 milioni all’anno. Ciò significa che ogni giorno buttiamo via più di 13 milioni di cannucce.

L’inquinamento e l’atteggiamento dei consumatori.

Nel frattempo, anche noi consumatori possiamo contribuire a risolvere il problema:

Non consumando cannucce di plastica monouso, esistono alternative realizzate con materiali riutilizzabili (vetro, acciaio, bambù) anche commestibili.
Abbandonare qualsiasi tipo d’imballaggio usa e getta (monouso)
Promuovere il consumo di acqua fornita pubblicamente rispetto all’acqua in bottiglia.
Promuovere l’uso d’imballaggi riutilizzabili.

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