La cucina albanese è l’espressione dell’arte culinaria sviluppata in Albania, con influenza della cucina mediterranee e delle altre nazioni dei Balcani. Infatti, il territorio albanese è stato occupato dall’impero ottomano per circa cinque secoli, venendo così influenzata la tradizione e il modo di cucinare originario.
L’Albania è il più piccolo degli Stati balcanici. Il suo nome in albanese è “Shqiperia” o «Terra delle aquile».
Il granaio dell’Albania è la pianura lungo la costa adriatica, tappezzata di campi di grano e mais inframmezzati da un gran numero di frutteti e vigneti. La riviera albanese, che si estende lungo la costa ionica, è ricca di oliveti, agrumeti e piantagioni di fichi.
L’Adriatico e lo Ionio offrono una grande varietà di pesci e frutti di mare. Nei fiumi dell’entroterra si trovano il pesce persico, la trota, la trota fario e molti altri pesci. Per esempio, nel lago Ohrid vivono una razza unica non migratrice di salmone (Salmo salar) e l’anguilla migratrice (Anguilla anguilla), che giunge nel lago risalendo il fiume Crni Drim.
L’Albania può vantare inoltre alcune eccellenti riserve per la caccia alla selvaggina da penna come fagiani, quaglie, gallo cedrone e altri uccelli; e anche per la caccia grossa, per esempio al cinghiale.
La cucina albanese è simile alla cucina greca e a quella turca. Il piatto nazionale sono il riso pilaf e il tasqebap, ricetta a base di bocconcini di vitello. Si usa molto la carne, in particolare quella di agnello, maiale e vitello.
Normalmente, nella cucina casalinga, i primi e i secondi piatti sono sostituiti da un piatto unico. La pasta o “makaronash”, servita come “antipaste” (dall’italiano antipasto), a pranzo o a cena, è molto popolare, per l’influenza della vicina Italia.
Nella tradizione gastronomica albanese non può mancare il ritule delle mezze, di derivazione araba, equivalente ad uno spuntino consumato con una bevanda. Può essere alquanto modesto, costituito solo da bocconi di cibi saporiti come dadini di formaggio, olive, noci salate e fettine di carne fredda, oppure più elaborato, fatto di svariati piatti freddi e caldi. Il mezze ha lo scopo di stimolare la sete e allo stesso tempo di evitare di ubriacarsi bevendo a digiuno.
A quanto risulta, gli antichi “illiri” (gli antenati degli albanesi) iniziarono a produrre formaggio fin da epoca remota; oggi i formaggi albanesi più diffusi sono il djathé i bardhë, un formaggio bianco salato simile alla feta greca, e il djathé kaçkavall, giallo e a pasta dura, che ricorda il caciocavallo italiano, un formaggio fatto con una cagliata di latte intero, le cui origini risalgono agli antichi Romani.
Il latte serve anche per fare lo yogurt, detto kos, largamente usato puro in zuppe fredde, in varie salse e in piatti cotti al forno. Alcuni dei dolci tradizionali dell’area sono: bakllava, kadaif, hallva ecc.
L’Albania produce alcuni buoni vini da tavola. La bevanda nazionale è però il “raki”, una grappa di prugne o di uva.
Nelle ricorrenze si fa un grande uso di dolci, squisito è il kanarikuj (a forma di bignè bagnati nel miele), o il kasolle me gjize (un involtino ripieno di ricotta), il kulaç (una deliziosa ciambella), le petulla (delicate frittelle), e la nucia che ha la forma di un fantoccio con un uovo che raffigura il viso e i mustaculli (i mostaccioli).
fonte: La Cucina di Susana