Santoreggia

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Santoreggia, Satureja hortensis

Esistono due specie di santoreggia: la Satureja montana L. e la Satureja hortensis L., entrambe appartenenti  alla famiglia delle Labiatae. La differenza tra le due pianta consiste nel fatto che la Satureja hortensis è essenzialmente erbacea, più piccola e di colore verde meno intenso rispetto alla Satureja montana.

Entrambe le santoreggia sono comunque molto utilizzate per le loro proprietà terapeutiche e aromatiche che sono pressoché uguali. Crescono spontanea nelle regioni dell’Italia centro – settentrionale fino a 1500 m di altitudine. La santoreggia è una pianta annuale a portamento cespuglioso provvista di radice fittonante e fusto ascendente o eretto alto fino a 40 cm, poco ramificato. Le foglie sono opposte, lanceolate, strette, lucide e bordate da una leggera peluria. I fiori sono bianco-rosati, piccoli, raccolti in spighe all’ascella delle foglie. Fiorisce da luglio a settembre. Il frutto è un tetrachenio di colore nero.

Già i Romani facevano uso di quest’erba mediterranea dall’intenso profumo, Satureia hortensis, per aromatizzare salse e aceto.
Fin dall’antichità, venivano attribuite alla santoreggia proprietà afrodisiache: i Greci la dedicavano a Dioniso, capace di far perdere a uomini e donne le inibizioni perché potessero lanciarsi in danze sfrenate e liberatorie. Questi precedenti fecero si che ai monaci medievali fossero vietati la coltivazione e il consumo della pianta. Santa Hildegard ( una Santa tedesca) raccomandava la santoreggia quale rimedio contro la gotta, la paralisi e la diarrea.
Nel Rinascimento venne definita ‘salsa dei poveri’, e nel XVII secolo era consigliata dal medico Pietro d’Argellata, sotto forma di decotto nel vino, per curare le ulcere della bocca.
Oggi la santoreggia è diffusa anche nell’Europa centro-settentrionale e nell’Asia occidentale, e fa parte di molte miscele di erbe: entra per esempio nella composizione delle erbe provenzali e in quella del mazzetta aromatico tedesco, che la mescola a sedano, prezzemolo e aneto.
Eccola poi nello khmeli-smeli georgiano – comprendente inoltre maggiorana, aneto, basilico, eventualmente prezzemolo, menta e foglie di coriandolo – e in un misto bulgaro, dove fa degna compagnia a paprica, santoreggia, basilico, levistico e aglio.
Sempre in Bulgaria, la santoreggia è protagonista di varie preparazioni, tra cui il piatto nazionale: involtini di cavolo farciti con cipolla, riso, carne trita, prezzemolo, aneto, paprica, pepe e appunto santoreggia.
Molte cucine preferiscono utilizzare l’erba acciuga (come viene anche chiamata la santoreggia) per condire verdure e soprattutto legumi. Il gusto intenso e aromatico della santoreggia, lievemente pungente, si sposa a meraviglia anche con cavoli, zucchine, patate, funghi, pomodori e molti altri ortaggi. Non è consigliabile farla cuocere a Iungo, meglio aggiungerla a fine cottura.
La fitoterapia moderna ha confermato molti usi attribuiti alla santoreggia dalla medicina popolare, che ne esaltava le proprietà antisettiche e stimolanti per l’intelletto. La tisana può servire per gargarismi contro il mal di gola, strofinarne una foglia sulle punture d’insetti è utile ad alleviare il fastidio e il gonfiore.

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Santoreggia in fiore
Santoreggia in fiore

 

Santoreggia
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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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