Il cibo nelle scuole come strumento di avvicinamento culturale

Il cibo nelle scuole come strumento di avvicinamento culturale

Il cibo nelle scuole
Il cibo nelle scuole

Il cibo è una possibile strada per avvicinare persone, istituzioni e comunità religiose?

Nel corso della conferenza Indovina chi viene a mensa – L’interscambio gastronomico e interculturale nell’Italia multietnica, si è discusso di cibo come strumento di coesione e incontro culturale all’interno delle mense scolastiche.
Partendo dall’assunto che il cibo sano, buono, pulito e giusto deve essere garantito come diritto per tutti, si è parlato di come poterlo adeguare alle varietà di culture e tradizioni che ora animano il nostro Paese.
Niente di meglio allora che promuovere i valori della diversità attraverso la cucina e, a partire dalle scuole e dai bambini, si può educare l’intera società.
Partiamo dunque dai cittadini del domani e dalla loro alimentazione per realizzare un’integrazione vera che non si limiti alle intenzioni.

Nicola Fiorita, presidente di Slow Food Calabria e docente presso l’Università della Calabria come professore di Diritto Islamico, analizza gli aspetti giuridici e politici della questione: «Dove agiscono gruppi diversi bisogna regolare i vari sistemi. Il cibo è l’espressione della propria identità religiosa e sociale, ma gioca il ruolo di antidoto per colmare queste differenze. Nelle scuole pubbliche il regime alimentare è una questione molto delicata per la dimensione multiculturale, per i soggetti deboli che vivono questa realtà e perché si dovrebbero formare figure in un ambiente di laicità e uguaglianza. Il nostro passato confessionista religioso condiziona spesso questo contesto. La normativa deve quindi verificare se i diritti sono garantiti e concessi, anche se spesso l’attuazione implica anche dei costi (come la diversificazioni dei menù per un numero di alunni stranieri elevato)».

Vincenzo Russo (Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM) insieme a Barbara Ghiringhelli eRoberta Giovine ha sviluppato il progetto di ricerca Luoghi, comportamenti di consumo e luoghi di cultoper analizzare i consumi alimentari, simboli e parole tra presenza straniera ed immaginario collettivo.
«Lo studio ha due approcci: un’analisi psicosociale, antropologica e neuro scientifica per i meccanismi dei consumi nelle famiglie lombarde; e un’analisi immunologica e letteraria dei sapori delle parole e saperi del cibo per capire le logiche dell’integrazione.
Su Milano Ristorazione i menù religiosi pubblicati per le scuole sono diete per sottrazione, non alternative accettabili. I bambini con precetti alimentari religiosi si trovano spesso a digiunare perché al di fuori di verdure, paste e frittate anche lontane dai loro gusti, non è offerto nient’altro.
Anche a Torino la situazione non cambia. Nel quartiere musulmano di San Salvario, nessuna scuola offre carne halal. Sarebbe auspicabile informare correttamente i prestatori di servizi mensa sulle implicazioni culturali delle loro scelte!»

Le famiglie di migranti riescono a mantenere i loro sapori originali? Anche l’etnobotanica può essere una branchia di studio dei cambiamenti alimentari, come spiega Andrea Pieroni (Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo). La cucina si modifica nel contesto in cui è inserita per motivi pratici di reperibilità degli ingredienti, e anche le decisioni politiche dovrebbero essere sensibili, magari facilitando l’ingresso di veri alimenti caratteristici.

Paolo Corvo, docente di Sociologia generale e Metodologia della ricerca sociale presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, spiega che in Italia esiste un modello di tipo emergenziale, non c’è un vero lavoro di organizzazione alla base, né uno strumento di guida con le culture e stimoli diversi. Bisogna incrementare la questione per identificarla e affrontarla nel modo corretto, e persone, associazioni e movimenti possono aiutare a superare questo gap.

Bisogna tutelare l’identità dei gruppi di minoranza e i loro diritti, senza identità standardizzate e troppo specifiche, ma con un dialogo costante che generi scambio e incontro che possa permette di diventare essere più consapevoli e rispettosi, partendo proprio da quello che mangiamo, a qualsiasi età.
Questo ragionamento, infatti, dev’essere applicato nelle mense delle scuole come nelle carceri, nelle università, e nelle aziende.

Fonte http://www.salonedelgusto.com/

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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