Etichettatura d’origine, la Francia al traguardo, l’Italia no

Etichettatura d’origine, la Francia al traguardo, l’Italia No

Etichettatura d’origine, la Francia al traguardo, l’Italia No
Etichettatura d’origine, la Francia al traguardo, l’Italia No

In Francia, dal 1° gennaio 2017 il via all’origine in etichetta per latte e carne
È entrata in vigore il primo giorno del nuovo anno, in Francia. E promette di essere pionieristica. Si tratta di una legge sperimentale, secondo cui per i prossimi due anni si dovrà indicare in etichetta il paese di origine per carne e latte contenuti nei prodotti trasformati. L’iniziativa riguarda quei prodotti che contengano almeno l’8% di carne o il 50% di latte.
La Francia, già all’avanguardia nella lotta agli sprechi alimentari (noi abbiamo seguito a ruota), ha recepito un regolamento comunitario che consente ai singoli Stati membri di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria qualora i cittadini si esprimano in senso favorevole.
E a dir la verità era stata l’Italia la promotrice nella battaglia sull’origine in etichetta richiedendo, e ottenendo, l’autorizzazione da Bruxelles a etichettare il latte e i suoi derivati con l’inserimento delle informazioni sul paese di mungitura, di confezionamento e di trasformazione. Ma… Nonostante il decreto per l’obbligo di origine in etichetta del latte e dei formaggi sia stato firmato dai ministri alle politiche agricole e allo sviluppo economico, Maurizio Martina e Carlo Calenda, il 9 dicembre scorso, a distanza di quasi un mese il provvedimento non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Un aspetto tutt’altro che trascurabile, considerato che gli effetti del provvedimento si dispiegheranno a partire dal novantesimo giorno successivo alla pubblicazione del decreto in Gazzetta e, quindi, più il decreto tarda a essere ufficiale, più tarda a entrare in vigore l’obbligo di etichettatura, e più le sanzioni in caso di infrazione saranno rinviate.
E invece è una questione molto rilevante poiché nel nostro paese due prosciutti su tre, venduti come italiani, sono in realtà provenienti da maiali allevati all’estero, così come tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro derivano da allevamenti stranieri. A oggi in Italia è infatti obbligatorio indicare solo la provenienza del latte fresco, ma l’etichetta non precisa il paese di origine del latte per i formaggi che non siano tutelati da Dop e per i derivati del latte. Ci si può così trovare ad acquistare una mozzarella italiana lavorata con latte o cagliate provenienti da altri paesi europei, senza che questo venga specificato in etichetta, poiché non previsto dalla legge.
Per farvi un’idea, importiamo ogni giorno 24 milioni di litri di “latte equivalente” tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate, polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. (Dati Coldiretti)
Ecco che i tempi ci sembrano più che maturi per seguire l’esempio francese come chiesto dal 96,5% dei cittadini, sulla base della consultazione pubblica on line (a cui hanno partecipato oltre 26.000 persone) sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal Ministero delle Politiche Agricole.
Da sempre Slow Food insiste sulla necessità di provvedimenti che normino e rendano obbligatoria una maggiore trasparenza in etichetta. Eppure, ancora la Commissione europea rimane sorda alle richieste dei cittadini (e al buon senso) che chiedono chiare indicazioni di origine in etichetta, continuando a optare per una indicazione volontaria dell’origine, invece che su un obbligo a livello comunitario, privilegiando gli interessi delle grandi lobbies industriali anziché quelli dei consumatori.
A cura di Jacopo Ghione  j.ghione@slowfood.it

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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