Privatizzare l’acqua equivale a una sottrazione della democrazia

Privatizzare l’acqua equivale a una sottrazione della democrazia

Privatizzare l’acqua equivale a una sottrazione della democrazia
Privatizzare l’acqua equivale a una sottrazione della democrazia

Per la giornata mondiale dell’acqua abbiamo sentito Simona Savini del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua: «Ristrutturare gli acquedotti italiani è la vera grande opera che serve al nostro Paese»

319 milioni di abitanti dell’Africa Sub-Sahariana, 554 milioni di asiatici, 50 milioni di sudamericani non hanno accesso a fonti di acqua potabile sicura (dati del World Water Council). Intanto 2,4 miliardi di persone non hanno accesso a servizi igienico-sanitari adeguati (dati dell’associazione non governativa WaterAid). E sono 25 anni che è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata Mondiale dell’Acqua, per invitare alla riflessione. Certo non ha invitato all’azione viste le condizioni in cui ancora stiamo.

Ad esempio, in Italia dove l’esito della consultazione referendaria del 2011 è stato totalmente disatteso. Ve lo ricordate il referendum sull’acqua bene comune? È stato tra i più votati della nostra Repubblica, il sì ottenne oltre il 95 per cento dei voti, abrogando la legge del Governo Berlusconi che obbligava ad andare a gara per affidare il servizio idrico e a cedere quote azionarie ai privati. Privati che – secondo quesito del referendum – non avrebbero più potuto inserire in tariffa i loro profitti. Ebbene, dopo 5 anni quella volontà popolare è stata contrastata da tutti i Governi… E le cose peggiorano. Così come ben ci spiega Simona Savini, del Forum Italiano dell’Acqua «Ora nuova strategia è rilanciare i processi di privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici locali, oltre a reinserire, tramite il nuovo metodo tariffario elaborato dell’Aeegsi, la voce che garantisce il profitto ai gestori» come se nulla fosse stato insomma. «L’altra mossa – continua Savini – è favorire le grandi fusioni tra le maggiori società che gestiscono l’acqua pubblica sul territorio nazionale (A2A, Iren, Hera e Acea)», tutte quotate in borsa… Con assemblee dei soci a porte chiuse dove si decide per tutti noi cittadini. «Ma quanto si decide dentro quelle porte riguarda tutti noi: in assise private come i consigli di amministrazione o l’assemblea dei soci di una multinazionale si decide della nostra acqua “bene comune”. Questa è una chiara sottrazione di democrazia» commenta Savini. E infatti il Forum Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ha avviato una bella campagna per capire quanto sia fattibile la ri-pubblicizzazione di una società come Acea, studiando i bilanci e mostrando come vengono gestiti i soldi che questa società privata guadagna attraverso le bollette.

Ma non avevamo chiesto, in milioni, che l’acqua fosse un bene comune, o per lo meno pubblico?

Ma torniamo alla giornata di oggi, che come tema ha le acque reflue cioè quelle già usate, perché l’Onu vuole portare l’attenzione del mondo «sullo spreco delle risorse e sulla capacità di recuperare l’acqua usata per soddisfare la domanda in aumento, ridurre la sete umana e la siccità della Terra, con la depurazione cancellare l’inquinamento che le acque di scarico portano con sé».

Ora, tutto bene, e certo, sembra ovvio che bisogna ripulire le acque dagli inquinanti. Ben vengano anche le giornate che attirano l’attenzione su questi temi, e svegliano (?) le intorpidite coscienze. Ma, a me (e credo anche a voi) viene da chiedermi, ma non ha senso pensare anche a eliminare gli sprechi? «Ridurre gli sprechi significa rifare l’intero sistema idrico nazionale, e sostituire tutti i tubi. Un investimento enorme, certo, ma che verrebbe ammortizzato negli anni. E infatti questo ha scelto di fare il Comune di Parigi: quando la società di gestione dell’acqua è tornata comunale, hanno avviato questa grande opera, coordinandosi con le altre aree del comune. Così se c’era una strada da rifare, se ne approfittava per cambiare anche i tubi» Ma quale società privata avrebbe interesse a fare un investimento che viene ammortizzato in decenni? «Nessuna ovviamente! Un operaio di Acea ci ha raccontato che da quando è diventata una società privata, non si cambiano più i tubi rotti, ma si mettono le cravatte – cerottini insomma – Ristrutturare gli acquedotti italiani è la vera grande opera che serve al nostro Paese» conclude Simona. La vogliamo questa acqua pubblica e senza sprechi sì o no?

Fonte Michela Marchi, slowfood.it

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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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