Milicucco, Celtis australis

Milicucco, Celtis australis

Milicucco, Celtis australis
Milicucco, Celtis australis
 Nella foto potete vedere i frutti dalla sinistra verdi quindi acerbi. Da verdi diventano gialli e infine neri, a questo punto possono essere mangiati. infine vedete i noccioli, come vedete sono grossi quindi i frutti hanno poca polta, si mangiano mettendoli in bocca e assaporandoli piano piano.
Nomi comuni- Bagolaro, Spaccasassi, Romiglia, Lodogno, Caccamo, Milicucco.
Il bagolaro (Celtis australis L.), chiamato anche spaccasassi, romiglia, caccamo o lodogno, è un grande albero spontaneo.
Il suo legno si presenta chiaro, duro, flessibile, tenace ed elastico e di grande durata; è ricercato per mobili, manici, attrezzi agricoli e lavori al tornio. È inoltre un ottimo combustibile.
Questa pianta è conosciuta anche con il nome spaccasassi, dovuto al suo forte apparato radicale, che lo rende in grado di sopravvivere e radicare anche in terreni carsici e sassosi.
È considerato di basso valore botanico, perché specie diffusa naturalizzata, non propriamente autoctona. Attecchisce facilmente ovunque, sviluppando un apparato radicale profondo e spesso la sua presenza comporta il deperimento delle limitrofe specie arboree esistenti.
Può raggiungere i 25 m di altezza. Il tronco è abbastanza breve, robusto e caratterizzato (in età adulta) da possenti nervature, con rami primari di notevoli dimensioni, mentre quelli secondari tendono a essere penduli. La chioma è piuttosto densa, espansa, quasi perfettamente tondeggiante.
la Corteccia è grigia, liscia per molto tempo e ricorda quella del faggio. È usata in tintoria e da essa si estrae un pigmento giallo.
Le foglie del bagolaro hanno un picciolo corto (5–15 mm) e una lamina quasi ellittica o lanceolata (2–6 cm x 5–15 cm). Sono caratterizzate da un apice allungato e da base un po’ asimmetrica. La pagina superiore è più scura e ruvida.
I Fiori, sono ermafroditi e unisessuali (maschili), compaiono con le foglie e sono riuniti in piccoli grappoli (ogni fiore misura circa 2–3 mm). La fioritura avviene fra aprile e maggio.
I Frutti, sono drupe subsferiche di circa 8–12 mm. Dapprima di colore giallo o grigio-verde chiaro, con la maturazione divengono scure. Hanno un sapore dolciastro, ma la polpa è scarsa.
È presente in Europa meridionale, Asia occidentale e Africa settentrionale. Cresce in boschi di latifoglie, anche in luoghi sassosi e aridi, con terreno calcareo. Si associa facilmente a olmo, carpino, nocciolo, frassino, orniello, querce e aceri.
Differenze con altre specie
Si differenzia da Celtis occidentalis (L.), originario dell’America nord-orientale e coltivato nei viali, per la corteccia: nel C. occidentalis è fessurata e più scura, per le foglie: nel C. australis sono ruvide sulla pagina superiore e tomentose su quella inferiore, mentre le foglie del C. occidentalis sono lisce e lucide sopra e glabre sotto. Nel C. occidentalis, infine, le foglie sono meno arrotondate, più affusolate, e prive di dentelli verso la punta.
Viene utilizzato con successo nelle alberature stradali e nei parchi cittadini, per la sua resistenza all’inquinamento urbano e per la fitta ombra, nonostante i rischi per la pavimentazione stradale, dovuti al fatto che il suo apparato radicale può svilupparsi anche in superficie.
Un esemplare monumentale di Bagolaro vive nel centro di San Gimignano (SI): è alto 25 m e ha una circonferenza di 4,7 m. Il Corpo Forestale dello Stato segnala a Firenze (Villa Torrigiani) un altro Bagolaro di notevoli dimensioni: la pianta è alta 32 m e ha una circonferenza di ben 5,5 m.
A Sirolo (AN) la tradizione religiosa vuole che all’entrata dell’odierna villa Vetta Marina (ex convento di San Francesco nella via omonima), proprio il santo di Assisi abbia piantato nel 1219 due bagolari prima di imbarcarsi (non si sa bene se dal porto di Ancona o quello di Numana) per andare dal Sultano in Terrasanta. All’interno, infatti, c’è un cippo che lo ricorda. I bagolari che si possono osservare attualmente, che una recente catalogazione del Corpo Forestale nel 2012 ha datato come bicentenari, potrebbero essere gli eredi degli alberi piantati da San Francesco o derivanti da una successiva piantumazione.
A Genova, nel cuore antico della città medioevale, esiste un vicolo denominato “Salita della fava greca”, dall’antico nome attribuito a quest’albero di cui è ancora presente in quel sito un maestoso esemplare.
A Carmiano, (LE) nel piazzale interno della Stazione FS è presente un bagolaro di circa 80 anni con una circonferenza di circa 4 metri ed una altezza di 22 metri.
A Staranzano (GO) una pianta di bagolaro (BOBOLAR) più che centenaria è il simbolo molto amato del paese e del comune.
A Sersale (CZ) un esemplare secolare, detto “Milicurciu”, si erge nella centralissima piazza Borelli ed è tra i simboli del comune.
A Belcastro (CZ), nella piazzetta Margherita, sita a ridosso della piazza centrale intitolata a Giuseppe Poerio, si erge un esemplare piantato nel 1799 da Vincenzo Poerio, zio dello stesso Giuseppe. Il melicucco prese il nome di “Albero della Libertà”, in onore dell’instaurazione della fugace Repubblica Napoletana, ad opera degli esponenti giacobini.
A Cannavà di Rizziconi (RC), nella piazza Tito Minniti, ci sono 4 esemplari con più di 30 anni.
A Capestrano (AQ), in piazza Capponi, è presente un bagolaro alto 30 m e con una circonferenza di 4,67 m. Ha un’età di circa 250 anni.
Volta Mantovana (MN) ospita molti bagolari; alle spalle dell’ospedale ve n’è uno alto circa 23 m e con circonferenza pari a 520 cm; l’età approssimativa è 300 anni.
A sud di Verona, in ricordo di un immenso bagolaro una strada è stata intitolata Via del Perlar, nome dialettale del Celtis australis.
Il nome di Melicucco (RC) deriva dal greco “melìkokkos”, ‘bagolaro’.
Bagolaro dell’Etna
Sulle pendici sud occidentali dell’Etna è presente il Bagolaro dell’Etna (Celtis aetnensis).
Le foglie del C. australis sono ricche di glicosidi dei flavonoidi.Si è trovato che nelle foglie giovani del bagolaro dell’Italia settentrionale è contenuta la più alta concentrazione di fenoli per grammo di peso secco. Il quantitativo decresce rapidamente fino a metà maggio, dopo di che tende a stabilizzarsi. Questo stesso trend di alta concentrazione di fenoli all’inizio dello sviluppo fogliare seguito da una rapida diminuzione, si riscontra anche nei derivati dell’acido caffeico e nei flavonoidi.

Fonte Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Milicucco, Celtis australis
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Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

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