Melograno unica granatum

 Melograno unica granatum

Melograno Pianta, fiore e frutto
Melograno Pianta, fiore e frutto

Il melograno (Punica granatum, L.) è una pianta della famiglia delle Punicaceae (o Lythraceae secondo la classificazione APG), originario di una regione che va dall’Iran alla zona himalayana dell’India settentrionale, e presente sin dall’antichità nel Caucaso, e nell’intera zona mediterranea.
Il melograno è ritenuto originario dell’Asia sud – occidentale, ed è stato coltivato nelle regioni caucasiche da tempo immemorabile. In Asia è attualmente coltivato ampiamente in Armenia, Azerbaijan, Iran, Turchia, e nelle parti più aride del Sud-Est Asiatico, dall’Arabia al Pakistan, India, Malesia, Indonesia; è inoltre coltivato nelle regioni aride dell’Africa tropicale.
È presente da epoca preistorica nell’area costiera del Mediterraneo, risulta storicamente che vi sia stato diffuso dai Fenici, dai Greci e in seguito dagli Arabi. Fu introdotto in America latina dai colonizzatori spagnoli nel 1769, ed è attualmente coltivato ampiamente in Messico e, negli Stati Uniti, in California ed Arizona.

Il nome di Genere Punica deriva dal nome romano della regione geografica costiera della Tunisia, e della omonima popolazione, altrimenti chiamata cartaginese (popolazione di estrazione fenicia che colonizzò quel territorio nel VI a.C.); le piante furono così nominate perché a Roma i melograni giunsero da quella regione.

Il nome “melograno” deriva dal latino malum (“mela”) e granatum (“con semi”). La stessa origine è riconosciuta anche in altre lingue come in inglese “Pomegranate”, ed in tedesco “Granatapfel” (mela coi semi). In antico inglese era noto con il nome di “apple of Grenada” (mela di Granada).

La città spagnola di Granada ha infatti nello stemma un frutto di melograno, in spagnolo (granada) ed in antico francese (la grenade) significavano appunto melograno, la denominazione della città spagnola deriva dalla introduzione del frutto operata dalla dominazione moresca nella penisola iberica.

In italiano il nome melograno è derivato direttamente dal latino: malum punicum o malum granatum; in italiano il frutto è nominato col termine di “melagrana”.

Una radice del nome del melograno deriva dall’antico egiziano rmn, da questo deriva l’ebraico rimmôn, e l’arabo rummân.

Dall’arabo il termine passò ad altre lingue, come il portoghese (romã), nella lingua della Cabilia (rrumman) e nel maltese (“rummien”).
Fiori e foglie di melograno, le foglie sono opposte o sub opposte, lucide, strette ed allungate, intere, larghe 2 cm e lunghe 4–7 cm.

I fiori sono, nella specie botanica, di un vivo colore rosso, di circa 3 cm di diametro hanno tre-quattro petali (molti di più in alcune varietà orticole, alcune varietà da orto o da giardino sono coltivate solo per i fiori, alcune varietà sono a colore bianco o rosato).

Il frutto (melagrana o granata) è una bacca (detta Balausta) di consistenza molto robusta, con buccia molto dura e coriacea, ha forma rotonda o leggermente allungata, a volte sub–esagonale, con diametro da 5 a 12 cm e con dimensione fortemente condizionata dalla varietà e, soprattutto, dalle condizioni di coltivazione. Il frutto ha diverse partizioni interne robuste che svolgono funzione di placentazione ai semi, detti arilli (fino a 600 ed oltre per frutto).[5] I semi, di colore rosso, in alcune varietà sono circondati da una polpa traslucida colorata dal bianco al rosso rubino, più o meno acidula e, nelle varietà a frutto commestibile dolce e profumata. Il frutto reca in posizione apicale (opposta al picciolo) una caratteristica robusta corona a quattro-cinque pezzi, che sono residui del calice fiorale.

Dal nome del frutto “granata” trae origine il sostantivo con cui, originariamente e ancora oggi nel linguaggio comune, viene indicata l’attuale bomba a mano che, similmente a una melagrana, nelle sue prime forme era costituita da un guscio rotondeggiante contenente un grande numero di pallini di metallo che, in seguito all’esplosione dell’ordigno, venivano proiettati all’intorno per arrecare danni e ferite ai soldati avversari.

Sempre dal colore del frutto trae origine il rosso granata, un rosso scuro tendente al bordò particolarmente noto per essere il colore sociale della squadra di calcio del Torino frequentemente appellata come i granata.
Le varietà sono numerosissime, data anche la notevole variabilità della specie.
A titolo di esempio: in Iran sono state censite dall’Istituto Agricolo di Ricerca di Yazd.
Le varietà più note sono: Soveh, Sioh, Rabob, Aghaei, Ardestony, Shisheh cap, Shirin Shahvor, Bajestony, Malas e Daneh Siah, Touq Gardan, Khazar, Shecar e Ashraf (Behshahr), Wonderful One, Ako, Alak, Arous, Farouq, Rahab, Khafar e Shiraz, Ferdous e Khorasan, Bi daneh Sangan.

Esiste una varietà nana del Melograno (P. granatum nana), caratterizzata da dimensioni molto più contenute in ogni parte della pianta (altezza, dimensioni delle foglie, dei fiori, dei frutti); i frutti inoltre non sono commestibili, privi di dolcezza sono acidi ed astringenti; questa varietà è di norma usata per Bonsai, o comunque come piccola pianta decorativa da vaso.

L’unica altra specie appartenente a Punica è la Punica protopunica (Melograno di Socotra), endemica dell’isola di Socotra. Differisce per avere fiori rossi, o rosa, di minori dimensioni, e frutti meno dolci.
La coltivazione e consumo del frutto del melograno nella fascia che va dall’Azerbaijan all’Iran, Armenia, Palestina ed Egitto è documentata per il ritrovamento risalente a diversi millenni fa di reperti archeologici di residui di semi e bucce in focolari.

La coltivazione non pone difficoltà di rilievo. La pianta ha una forte tendenza a produrre polloni radicali a costituire una boscaglia fitta, il portamento ad albero isolato è favorito dalla asportazione dei getti accessori che si dipartono dalla base del fusto e dalle radici. Una limitazione della propagazione vegetativa migliora la produzione dei frutti.

Il melograno è una pianta resistente all’arido estivo ed alle temperature invernali tipiche del Mediterraneo; in tali condizioni è straordinariamente resistente ad ogni tipo di malattia. In ambiente inadatto, eccessivamente umido o piovoso, in estate è soggetto a marciumi radicali. In ambiente ben drenato resiste agevolmente a -10 °C, (14 °F).

La sola condizione richiesta è la coltivazione in ambiente secco e ben drenato, con elevata insolazione; non esistono esigenze particolari di suolo, anche se ovviamente per produzioni fruttifere di rilievo è necessaria una adeguata profondità, moderatamente concimato. Irrigazioni di soccorso sono utili solo in caso di estrema siccità o con suoli desertici o poco profondi.

Si propaga per semina, ma in tal caso non sono assicurate le caratteristiche della pianta madre, si moltiplica più frequentemente in primavera per talea semilegnosa o per margotta, con una certa difficoltà per innesto. Nelle moltiplicazioni vegetative le caratteristiche varietali sono conservate.

Esistono oltre 300 ibridi, il centro israeliano dell’Università Ebraica di Gerusalemme è il maggior centro mondiale per la ricerca e l’ibridazione e si avvale di coltivatori provenienti da tutto il mondo per verificarne l’efficacia delle piantagioni. Per l’Italia il maggior produttore è l’italo-israeliano Uzi Cairo.

In Italia tra i primi produttori ad aver intuito le possibilità di sviluppo e di espansione delle coltivazioni sono stati i fratelli Durante, i quali nel Salento hanno cominciato le coltivazioni sin dal 2001 (www.melagrane.com) per ampliare la coltivazione nella primavera del 2006, introducendo alcune pregiate varietà tra cui la Wonderful di provenienza israeliana.
I frutti del melograno possono essere attaccati da alcuni patogeni fungini tra cui Cercospora spp. (che provoca macchie), Alternaria alternata, Aspergillus spp. e Botrytis cinerea.

Il melograno viene utilizzato come pianta ornamentale nei giardini, le varietà nane in vaso sui terrazzi; industrialmente si coltiva per la produzione dei frutti eduli, le melagrane. Questo tipo di frutto, botanicamente, è definito balausta.

Si usano per le proprietà medicinali la corteccia delle radici prelevata in primavera o in autunno, e la scorza dei frutti raccolta in autunno, ricche di tannino, tagliate a pezzetti e fatte essiccare all’aria.
Il frutto del melograno
Avvertenza
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
La polvere ottenuta, utilizzata come decotto, ha proprietà tenifughe, astringenti, e sedativo nelle dissenterie; per uso esterno il decotto ha proprietà astringenti, per clisteri o irrigazioni vaginali.

I preparati a base di corteccia di radici sono estremamente pericolosi, provocando fenomeni di idiosincrasia. Dalle radici stesse si ricava un colorante impiegato nella cosmesi.

L’infuso dei petali viene utilizzato come rinfrescante delle gengive. Dalla scorza si ottiene una tonalità di giallo tipicamente utilizzata negli arazzi arabi. I semi eduli ricchi di vitamina C, hanno proprietà blandamente diuretiche, si usano anche per la preparazione di sciroppi e della Granatina.

Semi (arilli) di melograno

Una ciotola di ash-e anar, una zuppa persiana preparata con succo di melograno
Dopo avere aperto il frutto con un coltello è necessario spaccarlo in più parti ed estrarre i semi staccandoli dalle membrane a cui sono fissati. In caso di quantità rilevanti la separazione è favorita dal fatto che immersi nell’acqua i semi affondano mentre le membrane galleggiano.

I semi sono spesso consumati direttamente, ma dato che la parte commestibile è la polpa traslucida che aderisce e circonda il seme, per poter inghiottire la polpa occorre inghiottire anche il seme, legnoso. Questo spiega il fatto che il maggior consumo si ha dopo la estrazione del succo dalla polpa.

I semi di alcune varietà selvatiche sono essiccati e macinati, e sono usati come componenti, a volte acidificanti in altre salse.

Le scorze dei frutti hanno anche proprietà aromatiche e vengono utilizzate per dare il gusto amarognolo a Vermouth e aperitivi.

Nella città di Foggia il melograno è rinomato per essere uno degli ingredienti principali del grano cotto, un dolce che si prepara per la Commemorazione dei defunti. Come tutti gli altri ingredienti (grano, cioccolato, noci, cedro etc.), i chicchi di melograno utilizzati per preparare questa ricetta hanno una simbologia che richiama contemporaneamente alla morte e alla prosperità.
Il sapore del succo è molto variabile, secondo le varietà. Alcuni succhi possono essere molto dolci, altri più acidi. Di norma il sapore è intermedio, con una base di dolce, un fondo acidulo, ed un tono leggermente amaro ed astringente dato dalla componente tannica dell’arillo.

Il succo di melograno è detto granatina ed è ottenuto dalla spremitura dei semi, spesso diluito e zuccherato, è usato come bevanda.

La produzione di succo (“granatina”) è praticamente l’unica definibile come “industriale” per le melagrane; occorre dire, ad onor del vero, che pressoché la totalità dei succhi di produzione industriale definiti “granatine” sono in realtà miscele di succhi di agrumi, lamponi, ribes ed aromi naturali, con poco, o spesso nulla, di succo di melagrana. La produzione del vero succo di melagrana è molto costosa, dato che prevede molta mano d’opera per un prodotto esiguo. La produzione dei frutti per il consumo fresco ha valore solo in mercati di nicchia.

Il succo è spesso usato, nelle cucine tradizionali dei paesi di origine, per preparare salse, dolci o piccanti, per cibi tradizionali, per guarnire la carne o il riso.
Melograni imballati in Afghanistan orientale per l’esportazione in Dubai.
Il succo di melograno è un’eccellente sorgente di vitamina C e del gruppo B, di potassio e di notevoli quantità di Polifenoli antiossidanti.

Per il colore dei numerosi semi, di un rosso traslucido brillante, racchiusi in un involucro robusto, il frutto ha colpito la immaginazione umana per essere un prodigio prezioso della natura, questa conclusione è ripresa da molte culture come quella ebraica, greca, babilonese, araba e cristiana. Il contrasto è ancora più accentuato dal fatto che la pianta viva in ambiente semi-desertico.

Ebraismo, Il libro dell’Esodo (Esodo; 28:33 – 34) prescrive che le immagini delle melagrane siano applicate sugli abiti rituali dei Grandi Sacerdoti. Il libro dei Re (Re; 7:13 – 22) descrive i melograni rappresentati sui capitelli che erano sul fronte del Tempio di Salomone in Gerusalemme. La corona, che nella simbolistica ebraica indica la santità, sarebbe rappresentata anche dalla “corona”, residuo del calice fiorale che permane nella parte apicale del frutto.

Il melograno è inoltre nella simbologia ebraica, simbolo di onestà e correttezza, dato che il suo frutto conterrebbe 613 semi, che come altrettante perle sono le 613 prescrizioni scritte nella Torah, (365 divieti e 248 obblighi) osservando le quali si ha certezza di tenere un comportamento saggio ed equo.

In realtà i semi della melagrana sono in numero variabile (di certo circa 600), ma il frutto con i suoi semi ricorda quel numero, che come tanti altri, ha riferimenti precisi nella numerologia ebraica.

Il melograno per i suoi numerosi semi è simbolo di produttività, ricchezza e fertilità.

Quella della melagrana è una delle poche immagini che appaiono nelle vecchie monete della Giudea come simbolo santo. Attualmente molti rotoli della Torah quando non sono in lettura, e quindi sono avvolti, sono protetti da gusci in argento a forma di melagrane (rimmonim) .

Alcuni studiosi di teologia ebraica hanno supposto che il frutto dell’Albero della vita del “Giardino dell’Eden” fosse da intendersi in realtà come una melagrana.

La melagrana è uno dei sette frutti elencati nella Bibbia (Deu. 8:8), come speciali prodotti della “Terra Promessa”.

Particolare da Madonna della melagrana di Sandro Botticelli, ca. 1487 (Galleria degli Uffizi, Firenze).
Il melograno del mito non è originario della Grecia, vi giunge dall’oriente, valorizzato come oggetto culturale e mitico da divinità anatoliche (Cibele), o mesopotamiche (Ishtar).

La mitologia importata confluisce in Grecia con numerosi riferimenti alle divinità greche al frutto ed ai semi del melograno, fra gli altri il mito di Persefone e quello di Era.

Un giorno importante della Chiesa ortodossa greca è la Presentazione di Maria, in tale ricorrenza è tradizionale in alcune regioni della Grecia la preparazione della tavola della “polysporia”, anche nota con l’antico nome di “panspermia”, con offerte di cibi e frutti della terra fertile, con evidenti richiami pagani a Dioniso.

Quando è acquistata una nuova casa è uso in Grecia mettere quale primo dono presso l’Iconostasi (altare domestico) della casa un frutto di melograno come simbolo di abbondanza, fertilità e buona fortuna.

Il melograno è anche presente nella decorazione religiosa cristiana, soprattutto per gli abiti e paramenti dei sacerdoti per le funzioni religiose.

Alcuni dipinti a tema religioso di Sandro Botticelli, Carlo Crivelli e Leonardo da Vinci, riprendono il tema del melograno o del suo frutto; si veda ad esempio la Madonna della melagrana del Botticelli. In molti dipinti è un Gesù bambino a tenere in mano un melograno. In questi casi è un simbolo anticipatore della passione. Per il colore del suo succo il melograno richiama infatti il sangue. Nell’iconografia cristiana diventerà quindi simbolo di martirio. Un martirio però fecondo, come il frutto pieno di semi.

Nel Cantico dei Cantici, il melograno ottiene un forte valore simbolico: l’amata è paragonata ad un giadino pieno di alberi di melograno e l’amore potrà essere consumato proprio quando gli alberi saranno fioriti.

In accordo col Corano, il melograno è citato per crescere nel giardino del paradiso (55:068). È anche menzionato in (6:99, 6:141) dove i melograni sono descritti tra le buone cose create da Dio.

All’interno del Tempio Massonico, il melograno è posizionato sulla colonna J e indica la fecondità rappresentata dei molti semi collocati nello stesso frutto. Il Melograno simboleggia l’unione di tutti i Fratelli uniti nella Massoneria Universale.
Anche se il frutto principale dell’Armenia è l’Albicocco che è detto appunto Prunus armeniaca, si può dire che la melagrana sia il secondo frutto del paese, appartenente alla sua cultura nei secoli. Nella tradizione armena è anche la produzione di Vino di melograno che giunge a superare la gradazione alcolica di 11 gradi.

Ogni anno si tiene un festival a Goychay (Azerbaigian), conosciuto come il Festival del Melograno; il festival presenta le specialità della cucina locale, che utilizza le locali varietà di melagrane, e dove poi si fa sfoggio delle danze e delle musiche tradizionali del paese. Il festival ha tradizionalmente luogo in ottobre, che è l’epoca della maturazione delle melagrane.

Nell’Induismo, uno dei nomi del Dio Ganesha è “Bijapuraphalasakta,”, “colui che gradisce la frutta dai molti semi” (il melograno).

Ogni parte della pianta, (radici, corteccia, fiori, foglie) è usata nella medicina Ayurveda.

calogero@peperonciniedintorni.it
https://www.facebook.com/PeperoncinieDintorni?ref=hl
http://peperonciniedintorni.giallozafferano.it
https://twitter.com/@calorifi
https://www.pinterest.it/calorifi/
https://www.instagram.com/calorifi/
https://www.linkedin.com/home?trk=nav_responsive_tab_home Calogero Rifici https://www.youtube.com/user/calorifi1/

 

Melograno Frutto
Melograno Frutto
Botticelli
Botticelli

Fonte Wikipedia.

Pubblicato da peperonciniedintorni

Calogero Rifici nato a Mirto (ME) nel lontano 13 aprile 1958, sono Perito Meccanico e studio cucina, fotografia, elettronica, informatica, ec, ec. Nel 1982 mi sono trasferito a Firenze, per lavorare nel primo impianto di smistamento d’Italia, nel 1984 mi sono sposato con Marina e ci siamo trasferiti a Livorno, sul mare, perché ci nasce sul mare difficilmente ci rinuncia. Per circa 6 anni ho insegnato Office automation in una scuola superiore, ho tenuto diversi corsi di informatica in diverse aziende. Per tanti Anni ho lavorato come specialista infrastrutture per una grande azienda di servizi, mi occupo di sicurezza. Dal gennaio 2019 sono libero professionista, nel campo enogastronomico Dal 2002 sono membro dell’accademia del peperoncino, dal 2008 sono Sommelier Fisar delegazione Livorno. Da 2013 ho un blog, www.peperonciniedintorni.it dove pubblico notizie enogastronomiche e ricette. Quando nelle ricette uso ingredienti particolari, prima spiego gli ingredienti che uso e poi illustro le ricette. Le mie ricette sono o tradizionali o di mia creazione, cerco di valorizzare i prodotti che uso. Faccio parte della delegazione Slow Food di Livorno, e cerchiamo di far conoscere la natura, specialmente ai bambini.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.