Cima alla genovese

La cima alla genovese è un simbolo della cucina ligure, un piatto che parla della nostra cultura gastronomica. Considerata un piatto di recupero, oggi è una portata ricercata e sempre più rara da trovare anche nei ristoranti. 

In molti di voi mi avete chiesto la ricetta e io sono molto contenta di averla cucinata e di potervi descrivere come fare, anche perché è uno dei miei piatti preferiti. Come sempre nelle ricette liguri della tradizione, non esiste quella “giusta” ma ogni famiglia ha la sua. E questa è quella di nonna Maria.

Ve lo dico subito… è una ricetta difficile da preparare, ci vuole tempo, pazienza e anche un po’ di fortuna perché non scoppi durante la cottura. 😉 A Genova si dice che sia importante tenere sempre una scopa dietro un angolo della cucina per tenere lontano la strega che vuole farla scoppiare.

La cima si prepara con un pezzo di carne di pancia di vitello, cucita con ago e spago a forma di tasca (se la ordinate dal macellaio ve la prepara già cucita sui tre lati) e riempita con uova, piselli, lattuga e carote, formaggio, carne, animelle (facoltative) e pinoli. Ultimo tocco la maggiorana!

Viene bollita, fatta raffreddare pressandola tra due piatti con un peso e servita a fette tradizionalmente nei giorni festivi, a Pasqua o a Natale. Ma è ottima tutto l’anno, e se servita con la sarsa verde diventa sublime.

Anche Fabrizio De Andrè che ne parla nella sua poetica A cimma… e ci dice che “‘a cimma a l’è za pinn-a a l’è za cùxia”. Quindi cosa aspettiamo? Mettiamoci al lavoro… “e ‘nt’ou nùme de Maria
tùtti diài da sta pùgnatta anène via”
(*) Traduzione: “la cima è già piena è già cucita” e “nel nome di Maria tutti i diavoli da questa pentola andate via”.

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Cima alla genovese
  • DifficoltàMolto difficile
  • CostoMedio
  • Tempo di preparazione45 Minuti
  • Tempo di riposo4 Ore
  • Tempo di cottura2 Ore
  • Metodo di cotturaBollitura
  • CucinaItaliana

Ingredienti

  • 750 gPancia di vitello (1 tasca rettangolare)
  • 100 gCarne di vitello
  • 50 gCervella o animelle
  • 5Uova
  • 2 cucchiaiPinoli
  • 40 gPisellini freschi
  • 1Carota
  • 3 cucchiaiParmigiano grattugiato
  • Qualche foglia di lattuga
  • 1Cipollotto fresco
  • Maggiorana fresca
  • Sale e pepe
  • Olio EVO

Per il brodo

  • 1Carota
  • 1Cipolla
  • 1Gambo di sedano
  • Sale grosso

Strumenti

  • Pentola grande
  • Padella
  • Ago da cucina
  • Spago da cucina
  • Ciotola
  • Forchetta
  • Cucchiaio di legno
  • Mestolo piccolo
  • 2 Taglieri e un peso
  • Tritatutto
  • Coperchio
  • Stecchino

Preparazione

  1. Ripieno cima

    Bollire i piselli sgranati con la carota pulita fino a che non diventano teneri. Spegnere, scolare e tenere da parte.

    Nel frattempo tagliare la polpa di vitello e la cervella a pezzetti piuttosto piccoli. Rosolarle in padella con un trito di cipollotto e le foglie di lattuga lavate e tagliate a listarelle.

    In una ciotola sbattere le uova, unire i piselli, la carota a dadini, i pinoli, le foglioline di maggiorana ed il parmigiano grattugiato. Mescolare bene poi aggiungere anche le carni e la lattuga rosolate. Aggiustare di sale e pepe.

  2. PAncia di vitello

    Riempire, aiutandosi con un piccolo mestolo, la sacca di vitello con il composto appena preparato.

    Attenzione: riempirla per due terzi… non di più sennò potrebbe scoppiare! 😉

  3. Cima cucita

    Cucire con molta attenzione il lato rimasto aperto.

    Mettere sul fuoco una grossa pentola piena 2,5 litri d’acqua salata con una cipolla intera, una costa di sedano e una carota intera.

    Quando l’acqua è tiepida immergere la cima (la sacca cucita), meglio se fasciata un una garza.

    Portare a bollore e spegnere il fuoco qualche minuto. Riaccendere e far bollire a fuoco molto basso per circa due ore, coprendo a 3/4 la pentola con un coperchio.

    Per evitare che scoppi, mettere la scopa in un angolo della cucina per cacciare via la strega ;-)…

  4. Cima alla genovese

    A cottura terminata lasciar intiepidire la cima nel brodo. Poi estrarla e lasciarla raffreddare per almeno 4 ore tra due piatti o due taglieri, ponendovi sopra un peso. Io ho usato il mortaio ma vanno bene dei libri o quello che avete a disposizione.

    Questa operazione serve per appiattirla perchè durante la cottura si sarà gonfiata.

    Servire tagliata a fette, accompagnata da insalate o verdure a vapore. Ottima anche con la salsa verde.

    Se avanza si conserva in frigo per due giorni.

Consigli e altre ricette

Altri trucchi per evitare che scoppi: si può bollire la cima avvolta in una panno di lino bianco legato ai due capi oppure cuocerla al forno. Inoltre alcuni la mettono a cuocere in acqua fredda (io preferisco tiepida per non disperdere troppo sapore nel brodo).

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Pubblicato da Renata Briano

Nata a Genova (GE) nel 1964, è laureata in Scienze Naturali e ha lavorato come ricercatrice presso l'ITD del CNR e presso ARPA Liguria. Dal 2000 al 2010 è Assessore all'Ambiente e allo Sviluppo Sostenibile, Caccia e Pesca della Provincia di Genova. Dal 2010 al 2014 ha ricoperto l'incarico di Assessore all'Ambiente e alla Protezione Civile in Regione Liguria. Dal 2014 al 2019 è stata Europarlamentare e Vicepresidente della Commissione Pesca al Parlamento Europeo. Da settembre 2019 è Food Blogger, dopo aver preso il diploma da "Chef fuoriclasse" presso il Centro Europeo di Formazione. Mamma di Francesco, è sposata con Luciano Ricci, scrittore. Non si separa mai dai suoi tre cagnolini.

4 Risposte a “Cima alla genovese”

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