Tilapia, l’invasione dell’itticoltura Cinese Direttamente Sulle Nostre Tavole.
Il futuro sulle nostre tavole è di origine cinese. L’allarmante situazione che vede coinvolta l’importazione ittica nel nostro paese.
Si chiama Tilapia, è un pesce che vive sia in acqua dolce che salata, raggiunge la maturità riproduttiva in sei mesi e gli esemplari più grandi possono pesare fino a sei kg. Prolifera nelle acque temperate che vanno dai 20° ai 30° e si nutre di vegetali. La sua carne è definita insapore, questo particolare la fa apprezzare da chi solitamente rifiuta il pesce proprio per i suoi odori e aromi marcati.
La Tilapia ha conquistato in poco tempo i mercati ittici di tutto il mondo, in special modo quello americano. A tutt’oggi l’importazione è in costante aumento. Nonostante i tanti pregi va detto che sono pesci poveri di Omega tre, elemento fondamentale, che rende il pesce indispensabile per la nostra dieta.
Il successo della Tilapia è dovuto anche ai mari sempre più impoveriti. Pesci come il merluzzo sono meno abbondanti, rispetto agli anni passati e allevare orate o salmoni ha costi a dir poco esorbitanti, sia per strutture che per i mangimi.Nuovo commento La Tilapia invero è economica e cresce velocemente, la sua alimentazione povera, a base di vegetali, la rende perfetta per l’itticoltura massiva e l’esportazione. La maggior parte dei pesci esportati sono originari degli allevamenti mentre il pescato classico, su selvatico, non è variato negli ultimi anni. La Tilapia non è un pesce sconosciuto sulle nostre tavole, semplicemente era meno famoso o chiamato in modi diversi.
Leggenda vuole che fossero proprio questi i pesci pescati da San Pietro e da lui presero il nome: pesci di San Pietro. Gli Egiziani le allevavano nei laghetti, come mostrato in antichi bassorilievi e i Greci dettero loro il nome di Pesci del Nilo. Basta poco per scoprire la lunga storia culinaria della Tilapia e da quanto sia parte della cultura gastronomica; esiste anche un uso alternativo: la pelle può essere conciata e usata come prodotto a basso costo.
Il problema principale delle importazioni massive e dell’uso, sono gli standard qualitativi cinesi, messi in dubbio per quanto concerne pesce e frutti di mare. Le acque dove vengono allevate le Tilapie, spesso vengono usate come scarico per gli scarti di produzione alimentare, le industrie o altre scorie chimiche e non esiste un vero controllo sulla qualità. Abbiamo già avuto storie simili con prodotti cinesi, giocattoli e alimenti, pesantemente contaminati e si teme che la Tilapia non sia da meno. Un altro problema riscontrato è la nutrizione dell’animale, per risparmiare mangime viene nutrita solo da adulta, mentre in fase embrionale e nel primo periodo di crescita, l’acqua viene contaminata da scarti animali su cui le alghe prolificano. I pesci si alimentano di queste alghe, unitamente agli scarti animali decomposti che vanno a inquinare le acque; solo da adulte avranno i mangimi per crescere più rapidamente, mentre si lasciano a sé stesse durante l’infanzia, curandosi solo dei pesci adulti e commerciabili.
Anche la lavorazione del pesce, il suo congelamento e confezionamento, sono messi in discussione, non essendo possibile controllare tutte le ditte che se ne occupano. La rintracciabilità di un prodotto, che determina la sua provenienza e qualità, diventano nebulose nel caso delle Tilapie cinesi. Altro fatto grave è l’uso del monossido di carbonio. L’Europa ne permette la presenza nei filetti di pesce nonostante sia altamente nocivo, questo consente alle industrie cinesi di trattare il pesce e renderlo all’apparenza più lucido e fresco, tramite il monossido, a discapito del consumatore finale.
fonte http://www.tuttobioesalute.it
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