ACQUERELLO, IL RISO
Acquerello è il riso Carnaroli “Extra” unico al mondo, coltivato e confezionato dalla famiglia Rondolino nella Tenuta Colombara, nel cuore della provincia di Vercelli.
Il suo successo è il frutto di un lungo studio e dell’esperienza familiare, l’unione di tradizione e innovazione permette una lavorazione unica. Il cereale ancora grezzo viene dapprima invecchiato, poi raffinato lentamente e reintegrato con la sua preziosa gemma.
Sono proprio i processi di invecchiamento, lavorazione e gemmatura a rendere Acquerello più buono, più ricco e più sano. E’ riconosciuto dagli chef e gourmet più famosi come il riso numero uno al mondo.
I suoi chicchi sono integri, sodi, sgranati e saporiti, l’unico riso sempre perfetto per i tutti i piatti, con Acquerello non si sbaglia mai un risotto.
Per preservare le sue qualità viene venduto in pratiche lattine sottovuoto di vari formati.
Lavorazione e confezionamento sono effettuati con cura direttamente in cascina, nel pieno rispetto della natura e dell’habitat circostante.
Dallʼincontro di due uomini e di due storie è nata la volontà di dare rilievo agli aspetti più suggestivi della coltura/cultura del riso nel vercellese, allʼinizio del Novecento, capitale mondiale del riso.
Gli uomini sono Piero Rondolino, risicoltore ed “autore” del riso Acquerello e Gianni Berengo Gardin, maestro insuperabile della fotografia italiana. Teatro dellʼincontro il Torrone della Colombara,
tenuta di proprietà della famiglia Rondolino, a Livorno Ferraris. La Colombara è uno degli ambienti storici più rappresentativi del mondo risicolo, dove la conservazione dei valori e della cultura del
passato si coniuga con i più moderni metodi di produzione e nasce unʼeccellenza italiana di valore internazionale: Acquerello, il Riso.
Dallʼincontro tra Rondolino e Berengo Gardin è nato “Il Racconto del Riso”, volume di fotografie in bianco e nero realizzate nel biennio 2010/2011 dal maestro, che ha vissuto nelle diverse stagioni
la risaia, la sua gente e la Tenuta Colombara, che racchiude le memorie ed i ricordi di chi negli anni ha dedicato la propria vita alla coltivazione del riso e si offre come un vero ecomuseo
della cultura popolare.
“Gianni Berengo Gardin – ha scritto Carlo Petrini, fondatore e Presidente di Slow Food Internazionale – fotografo che più di ogni altro ha saputo interpretare visivamente le trasformazioni del
Novecento italiano, ci narra con un esercizio fotografico sorprendente, questo silenzio assordante che caratterizza le terre che in primavera si fanno acqua per generare uno degli alimenti
più importanti per la vita dellʼuomo: il riso”.
Cento delle fotografie di Berengo Gardin che compongono il volume sono state raccolte in un luogo espositivo unico, lʼantica stalla delle duecento mucche della Colombara che grazie ad un
efficace e rispettoso allestimento è diventata scrigno di ricordi fatti di gente, lavoro e sacrificio. Le foto si mostrano come istantanee volte a tratteggiare lo spazio ed il tempo di un mondo contadino
che sembra riaffiorare dalla memoria e dai ricordi ed il volume diventa una rinnovata occasione per esplorare i paesaggi del reale che si riflettono inevitabilmente nella natura e nelle pieghe
dellʼanimo umano. La mostra sarà visitabile in tutti i week-end di maggio.
“Il Racconto del Riso” è un documento che valorizza un territorio, ferma la sua cultura agricola immortale e la unisce al valore di unʼazienda che continua a guardare avanti: nella risaia, con i trattori
che solcano gli specchi dʼacqua per la semina; in riseria, per la trasformazione in riso bianco, dove il Carnaroli, invecchiato da 1 a 7 anni, percorre con meticolosa attenzione i tanti passaggi che
culminano con il reintegro del riso con la preziosa Gemma.
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