Challah bread

Il Challah Bread o Challa’ (plurale Challot) è un pane della tradizione ebraica dalla tipica forma intrecciata, leggermente dolce, senza burro, che si consuma durante i pasti delle feste (ad esclusione della Pesach) e quelli dello Shabbat.

In passato era importante che l’impasto fosse realizzato solo con farina d’avena, di grano, d’orzo o spelta, oggi si usa la farina banca.

L’uso dell’olio è un diretto riferimento a quello del Tempio, mentre le uova conferiscono il colore dorato a richiamo di quello attribuito alla manna.

I piccoli semi di sesamo o papavero che ricoprono il pane, ricordano, invece, i fiocchi di manna che Dio fece cadere dal cielo.

A tavola vengono portate sempre due challot coperti da un telo bianco, come simbolo della doppia razione di manna ricoperta dalla rugiada mattutina, che Dio elargì agli ebrei bloccati per quarant’anni nel deserto.

Infine il challah bread è benedetto prima di essere consumato.

Tagliato tradizionalmente con un coltello presso gli Ashkenaziti e spezzato con le mani dai Sefarditi – che ritengono i coltelli simbolo di violenza – piccole porzioni sono prima intinte nel sale (l’ingrediente fondamentale nei sacrifici del passato) e poi mangiate.

Il termine challah deriva dalla parola ebraica chalal che vuol dire perforare o fare un buco e va ad indicare il rito di donare una porzione del pane all’altare sacro attarverso i sacerdoti (i kohanim) del tempio.

Una volta che i tempi furono distrutti nel 70 d.C., per mantenere questo rito, i rabbini imposero che dopo aver impastato il challah, fosse prelevato un quantitativo del pane dicirca 30 g benedetto, avvolto nella stagnola e bruciato.

La forma tradizionale del pane è una treccia i cui capi possono variare nella quantità ed arrivare fino a 12:

3 capi indicano pace, verità e giustizia, e anche l’unità del popolo ebraico;

4 capi indicano l’amore e le braccia incrociate degli innamorati

12 capi (o servire due trecce a 6 capi) indicano le 12 tribù d’Israele.

  • DifficoltàMedia
  • CostoEconomico
  • Tempo di preparazione20 Minuti
  • Tempo di riposo4 Ore
  • Tempo di cottura30 Minuti
  • Porzioni6 oersone
  • Metodo di cotturaForno
  • CucinaEbraica
  • StagionalitàTutte le stagioni

Ingredienti

500 g farina bianca
2 uova ( + 1 da spennellare)
30 g zucchero
130 ml acqua
60 ml olio di semi ( o di oliva)
7 g lievito di birra secco
q.b. sale

Strumenti

Passaggi

Attivare il lievito in acqua con parte dello zucchero.

Mescolare le uova con lo zucchero e l’olio, aggiungere la farina, il lievito sciolto in acqua e il sale.

Impastare, formare una palla e fare lievitare, coperta, per circa 2-3 ore.

Formare delle palline, da ugnuna ricavare delle strisce che saranno poi intrecciate unendo i capi di ognuna (vedi foto).

Intrecciare e lasciare lievitare ancora 1 ora.

Spennellare con uovo sbattuto, decoarere con semi di papavero e di sesamo.

Cuocere in forno statico a 180°C per 25-30 minuti.

FAQ (Domande e Risposte)

Perchè non si utilizza il burro per fare il Challah?

In rispetto delle regole alimentari ebraiche che non consentono l’assunzione congiunta di carne e derivati del latte.

Che cosa è lo Shabbat?

Lo shabbat, cioè il venerdì sera, subito dopo il tramonto del sole, gli ebrei recitano una preghiera, il kiddush, attraverso cui si rende grazie a Dio di aver creato il mondo e di essersi riposato nel settimo giorno; durante il kiddu.

La parola shabbat, deriva dal verbo ebraico “shabat” che significa “smettere” e, nello specifico, si riferisce alla regola che prescrive di cessare determinate azioni e attività, prima fra tutte il lavoro.

È la stessa Genesi a raccontarci che Dio, dopo aver creato l’universo in sei giorni, si riposò al settimo.

Ad ogni praticante la religione ebraica è richiesto di astenersi dal lavoro e da tutta una serie di attività al venerdì sera per potersi consacrare completamente a Dio il sabato.

Lo shabbat inizia col tramonto del venerdì e termina con il tramonto del sabato.

Che cosa è il kiddush?

Una preghiera ebraica recitata su un bicchiere di vino prima del pasto del venerdì sera.


Testo ebraico traslitterato
yom ha-shishì va-ichullù ha-shamaim ve-ha-arez vechol zevaam.
Va-ichal E-lohim ba-iom hasheviì melachtò asher ‘asà, va-ishbot ba-iom-ha-sheviì mikol melachtò asher asà. Va-ivarech E-lohim et-iom ha-sheviì va-ikaddesh, otò, ki vò shavat mikol melacthò asher barà E-lohim la-asot.
Savrì maranan (Le Chajim).
Baruch attà A-donai E-lohenu melech ha-olam boré peri ha-gafen.
Baruch attà A-donai E-lohenu melech ha-olam asher kiddeshanu be-mizvotav ve-razà vanu veshabbat kodshò be-aavà uv-razon hinchilanu zikkaron le-maasé ve-reshit techillà le mikraè kodesh
zecher liziat mizraim, ki vanu vacharta veotanu kiddashta mikkol ha-ammim, ve-shabbat kodshechà be-aavà uv-razon hinchaltanu,
Baruch attà A-donai mekaddesh ha-shabbath.
Baruch A-donai asher natan menuchà le-ammò Israel be-iom shabbat kodesh.

Traduzione
Nel giorno sesto furono compiuti il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi. Iddio, avendo terminata nel giorno settimo l’opera che aveva fatto, smise nel settimo giorno tutta l’opera che aveva compiuta. Iddio benedisse il settimo giorno e lo santificò, poichè in questo terminò l’opera che aveva compiuta.

Col permesso dei presenti (Ti sia per la vita).
Benedetto sii Tu, Signore Dio nostro, che creasti il frutto delle vite.
Benedetto, sii Tu, Signore Dio nostro, Re dell’Universo che ci hai santificati coi tuoi precetti, che ci ami e che, con amore e benevolenza, ci desti in retaggio il Sabato a Te sacro, in memoria della creazione; primo giorno fra le sacre festività, in memoria dell’uscita dall’Egitto; sì, ci scegliesti e consacrasti fra tutti i popoli, e ci desti in retaggio con amore e benevolenza il Sabato a Te sacro: benedetto sii Tu, Signore, santificatore del Sabato.
Benedetto sia l’Eterno che ha dato riposo al Suo popolo d’Israele nel giorno del Santo Sabato.

Kiddush e Kaddish sono la stessa preghiera o ci sono differenze?

No, il kaddish è una preghiera recitata dopo la morte di un genitore, figlio, coniuge, o fratello/sorella.
É tradizione recitare il Kaddish del Lutto in presenza della congregazione quotidianamente per trenta giorni, o 11 mesi nel caso di un genitore defunto, e successivamente ad ogni anniversario della morte.

(Ne trovate una lettura splendida nella puntata di 7 “The Patient”)

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Pubblicato da viaggiandomangiando

Classe 1980, ligure, ha pubblicato tre romanzi e altrettante raccolte di poesia, diplomata al Centro Sperimentabile di Cinematografia in sceneggiatura e produzione fiction televisiva, si occupa dell'organizzazione degli eventi artistico/culturali dell'associazione di cui è presidente.

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