La cattura del pirata
La cattura del pirata è la storia che Claretta mi ha raccontato con molta partecipazione emotiva perchè mi ha detto che quel pirata lì era lei.
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Lei si trovava su una grande imbarcazione tutta in legno dove svolazzavano al vento grandi vele bianche. Su ogni angolo di questa imbarcazione erano collocate grandi bandiere nere con ritratto un teschio spaventoso.
Da lì a poco si avvicinò una nave mai avvistata prima che non diede segno di un avvicinamento amichevole. Infatti appena fu abbastanza vicina azionò il primo cannone. Per fortuna il lancio non andò a buon fine, ma mancò la mira per un pelo.
Viste le intenzioni ostili di quella nave, Claretta si mise subito all’opera e la sua fu una impresa memorabile perchè senza equipaggiamento dovette pensare proprio a tutto. Sì avete capito bene, dovette provvedere proprio a tutto quello che un intero equipaggiamento fa con una nave grande così. Vale a dire tenere il timone, issare le vele, a seconda del vento regolare le vele, togliere le vele, remare, caricare i cannoni, azionare i cannoni, caricarli di nuovo e persino comandare la nave. Insomma decisamente un lavoraccio.
Il suo racconto fu molto avvincente e lei alla fine ha vinto la battaglia senza alcun dubbio. Tuttavia, non mi è chiaro come sia avvenuta la cattura. E in effetti nemmeno lei lo ha capito bene. Dice di essere stata avvelenata, che però non ha avuto il mal di pancia così come non ha capito per opera di chi sia stato architettato l’avvelenamento a suo danno.
Che cosa terribile e che strana avventura!
Comunque ora Claretta è lì chiusa in quella gabbia ed è nei guai.
Chiede urgentemente il vostro aiuto e dice di fare in fretta.
Lei è assolutamente innocente e io le credo!
Tra poco è l’ora della cena e non ha alcuna intenzione di restare in quella gabbia insieme a quello scheletro.
Perciò chi si offre volontario per salvare quello strano pirata lì?
Ad aspettare il suo principe azzurro, a detta sua, sta fresca infatti quando lo invoca manco l’ombra vede.
Quindi fatevi coraggio e spicciatevi!!
Nota.
Quello scheletro esiste davvero ed è appeso fuori dall’entrata del museo delle prigioni di Londra.
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