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Giorno 43: 2 giorni a Abu Dhabi

2 giorni a Abu Dhabi sono più che sufficienti; Abu Dhabi non è una città fatta per passeggiate infinite e quartieri storici compatti come alcune capitali europee, ma piuttosto un mosaico di luoghi, architettura, spazi ampi e qualche zona turistica.

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Abu Dhabi é perfetta da abbinare a Dubai — con cui condivide lo stesso spirito, ma con senza quello che potrebbe definirsi effetto “wow”.

La combinata Dubai + Abu Dhabi (facile da fare in auto o bus) é una ottima scelta : il viaggio tra le due città è breve e ti permette di unire modernità e cultura.

Dubai e Abu Dhabi sono distanti circa 140 km: il trasferimento in auto o taxi richiede in genere 1h30–2h a seconda del traffico, mentre l’autobus, operato principalmente dalle linee E100 e E101, è molto economico (25 AED) e impiega poco di più.

Fino agli anni ’50 Abu Dhabi era un piccolo centro di pescatori e raccoglitori di perle.

La scoperta del petrolio cambiò tutto: in pochi decenni la città divenne la capitale politica e finanziaria degli Emirati Arabi Uniti.

Oggi Abu Dhabi è un mosaico di isole artificiali, palazzi istituzionali, musei, ma dietro le architetture scintillanti c’è ancora la calma tipica del mondo arabo, un senso di ordine e di eleganza.

Come arrivare e come muoversi Abu Dhabi

In nostri 2 giorni ad Abu Dhabi, come sapete, sono un’appendice del nostro viaggio prima in Sri Lanka e poi alle Maldive (itinerario qui), uno stop over con la compagnia aerea Ethiad Airways (se prenotate direttamente sul sito della compagnia, Ethiad vi regala due notti in hotel LEGGI QUI).

Siamo arrivati a Abu Dhabi martedì 11 novembre con il volo da Malé delle ore 22.35, e alloggiamo al The Eclipse boutique suites hotel, camera 1504 (in realtà un grande appartamento con angolo cucina e salotto) comodo e poco distante da La Corniche.

L’aeroporto internazionale di Abu Dhabi (Zayed International Airport) dista circa 30 km dal centro.

Le opzioni per raggiungere la città sono diverse:
Taxi: la soluzione più comoda. La tariffa è regolamentata: circa 80–100 AED (20–25 €) per 30–40 minuti di tragitto. Tutti i taxi sono dotati di tassametro e accettano carte. In generale i taxi sono molto economici e il mezzo migliore per girare la città.
Autobus A1: parte ogni 40 minuti dal terminal e arriva fino alla stazione centrale di Abu Dhabi, vicino alla Corniche. Costa 4 AED (circa 1 €) e impiega un’ora.
Transfer privato o navetta dell’hotel: comodo se arrivi di notte, come nel nostro caso. Abbiano infatti prenotato un transfer privato attraverso Booking.com. Le tariffe varia a a seconda degli orari.

All’interno della città ci si sposta facilmente in taxi o con le app Careem e Uber, entrambe efficienti e molto più economiche rispetto all’Europa.
C’è anche una rete di autobus pubblici che copre bene il centro e le principali attrazioni, con biglietti a partire da 2 AED.

Abu Dhabi non è una città da girare a piedi. É molto dispersiva e le distanze sono ampie.

È l’emirato-capitale degli Emirati Arabi Uniti, sviluppatosi in modo rapido grazie alle risorse petrolifere e all’iniziativa urbanistica dello Stato.

Oggi punta su cultura, business e turismo: musei di livello mondiale, isole artificiali, eventi internazionali. Ma questo sviluppo rapido ha anche un rovescio: le zone più “vivibili” per il turista sono concentrate, mentre la città nel complesso è molto vasta, dispersiva, pensata più per auto-taxi che per passeggiare tra le strade pedonali.

Ieri, mercoledì 12 novembre, dopo una prima colazione a buffet in puro stile libanese abbiamo commesso l’errore di credere che una passeggiata ci avrebbe fatto conoscere meglio la città…risultato? Abbiamo camminato per ore ,senza vedere nulla.

Perché c’è soprattutto cucina libanese ad Abu Dhabi?

Negli anni ’60-’80, quando Abu Dhabi ha iniziato a svilupparsi grazie al petrolio, molti cuochi, imprenditori e lavoratori libanesi si sono trasferiti negli Emirati.

Il Libano, allora, era considerato la “Svizzera del Medio Oriente” e i suoi professionisti del turismo e della ristorazione erano tra i più qualificati della regione.

Risultato? I primi ristoranti “occidentali” o internazionali negli Emirati erano quasi tutti gestiti da libanesi, che hanno introdotto hummus, tabbouleh, shawarma, kebab, baba ganoush ecc.

La cucina libanese è più leggera e più adatta al gusto internazionale rispetto a quella tradizionalmente emiratina (che è più speziata, più a base di riso e carne cotta a lungo).
Per questo, con l’arrivo dei turisti si è imposta come la “cucina araba standard” nei ristoranti. Oggi, infatti se entri in un locale “arabo” ad Abu Dhabi, quasi sempre troverai menu libanese o levantino.

Molte pietanze libanesi condividono ingredienti e metodi con la tradizione beduina locale — carne alla brace, datteri, pane piatto, yogurt.
Quindi la fusione è avvenuta in modo naturale, creando quella che oggi è una cucina araba cosmopolita, con tocchi emiratini, ma base libanese.

La colazione libanese tradizionale

  • Labneh
    Yogurt colato fino a diventare una crema densa, simile a un formaggio spalmabile.
    Si serve con olio d’oliva, menta fresca e a volte cetrioli o olive.
    È il “burro” libanese — onnipresente in ogni tavola.
  • Hummus: purea di ceci con tahina, limone e aglio.
  • Foul moudammas: fave bollite condite con limone, olio e cumino.

Ma anche kibbeh, manaquish, falafel, formaggi bianchi come akkawi, halloumi o nabulsi, serviti con pane pita caldo o appena tostato (nella foto però con paratha indiano)

Pomodori, cetrioli, ravanelli, olive nere e verdi, sempre presenti.
L’idea è bilanciare la cremosità degli altri piatti con un po’ di freschezza.

Con:
Tè nero con menta fresca (la bevanda più comune).
Caffè arabo o turco, forte e speziato, servito in tazzine piccole.
• A volte anche succo fresco di melograno o arancia.


Dopo una passeggiata su La Corniche, il lungomare più famoso di Abu Dhabi: 8 km di pista pedonale, giardini e vista sul Golfo Persico, abbiamo infine preso un taxi per raggiungere Qasr Al Watan, il palazzo presidenziale degli Emirati, aperto al pubblico nel 2019.

Non è solo un edificio politico: è una vera esposizione dell’identità nazionale, con sale dedicate alla storia e all’arte calligrafica araba.

Biglietto d’ingresso: circa 65 AED (17 €) e potete acquistarlo anche attraverso app GetYourGuide a questo link.
Orari: dalle 10 alle 18, chiuso il lunedì.

La visita dura circa un’ora e mezza; l’ultima parte del percorso porta nei giardini con vista sulla baia, perfetti per qualche foto panoramica.

Richiesto abbigliamento consono, con pantaloni lunghi e maglietta per gli uomini e spalle e gambe coperte per le donne.

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Ricco pranzo al Al Farath con kebab di agnello, shawarma (quello che noi definiamo kebab), muttabel, la salsa di melanzane, hummus, onnipresente e portato sempre come coperto insieme alla pita, e makdous manakish una specie di pizza piatta cotta sul saj, una piastra convessa (o in forno) e solitamente condita con za’atar che è un mix di timo, sesamo e sommaco, e olio di oliva oppure con formaggio Akkawi o lebneth, e anche carne macinata.
Makdous invece sono melanzane ripiene con noci tritate aglio peperoncino e olio di oliva tipiche della cucina siriana e libanese, in questo caso utilizzate come farcitura del manaquish.

La cucina di Abu Dhabi

La gastronomia dell’emirato riflette influenze beduine, persiane e indiane (per via delle rotte marittime e delle comunità migranti).

Tra i piatti da provare:
Khuzi, Ghuzi, Ouzi (anche chiamato Machboos in Qatar e Kuwait fatto anche con pesce, o Kabsa in Arabia salita e Golfo, o Mandi in Arabia Saudita e Yemen, solitamente fatto con carne affumicata): il piatto nazionale degli Emirati, un agnello intero arrostito lentamente servito con riso speziato con verdure, uvetta e noci.
Harees: un porridge di grano e carne, tradizionalmente consumato durante festività.
Jasheed: piatto a base di pesce fermentato (tipico delle coste).
Luqaimat: dolcetti fritti in sciroppo, serviti come dessert o durante il Ramadan.

Il cibo ad Abu Dhabi è meno piccante rispetto ad alcune cucine del subcontinente indiano, punta su aromi come cardamomo, zafferano, cannella e su preparazioni a base di riso e pesce. Troverete comunque una grandissima offerta internazionale, a prezzi ottimi (circa 10€/15€ a persona per ricchi ed abbondanti pasti locali).

Tramonto al 18º piano dell’hotel Andaz Capital Gate, hotel inclinato 18° e con un bar panoramico con vista sulla capitale all’interno dell’omonimo hotel by Hyatt (la stessa esperienza l’abbiamo vissuta durante il nostro viaggio a Shanghai)

Se cercate un luogo dove passeggiare tra negozi, i bar e i ristoranti ad Abu Dhabi non lo troverete. La città è ricca di mall e sebbene nessuno sia particolarmente “futuristico” come quelli di Dubai, una passeggiata all’interno del The Galleria vale la Pena.

Lì abbiamo incontrato molti uomini in kandura (o Dishdasha in altri paesi del Golfo), il tradizionale abito lungo bianco.

  • Simbolo d’identità nazionale e culturale.
  • Rappresenta sobrietà e modestia
  • Il colore bianco riflette il sole ed è ideale per il clima desertico.
  • É spesso accompagnato da:
  • Ghutra o Shemagh, copricapo (bianco o a quadretti rossi)
  • Agal, cordone nero che lo tiene fermo.

Chi lo indossa?

  • Cittadini emiratini (locali, spesso riconoscibili anche dal portamento e la lingua araba del Golfo)
  • Talvolta anche uomini di altri paesi del Golfo (Arabia Saudita, Qatar, ecc.)
  • Non è obbligatorio, ma è indossato con orgoglio per:
    • Tutti i giorni
    • Occasioni religiose o formali
    • Manifestazione di rispetto per la tradizione

Abu Dhabi è l’emirato con la più alta percentuale di cittadini locali (rispetto a Dubai, dove la maggioranza è composta da espatriati). Quindi è più comune vedere uomini in kandura specialmente in luoghi pubblici, uffici governativi, moschee o centri commerciali.

Cena al Akko Restaurant, accanto al nostro hotel, con ricca grigliata mista agnello e pollo, accompagnata da hummus e pide con labneth, té allo za’atar e succo menta e limone (gli alcolici sono serviti solo all’interno dei grandi alberghi).

Stamattina, giovedì 13 novembre, ci siamo dedicati alla spiaggia..

Abu Dhabi é prevalentemente una città per il business e non per il turismo, ma vale la pena dedicare una giornata al mare, soprattutto se amate, come noi, le acque tranquille e limpide, e una spiaggia non caotica né affollata.

Le migliori spiagge cittadine sono:
Saadiyat Public Beach: sabbia bianchissima e mare cristallino, ingresso 25 AED, apertura 8–19.
Al Bateen Beach: molto amata dai locali, più tranquilla e perfetta per nuotare; ingresso gratuito, aperta 8–20.
Yas Beach: sull’isola di Yas, vicino ai parchi tematici; ingresso 60 AED ma gratuito se soggiorni in uno degli hotel Yas Island.
Corniche Beach, quella che abbiamo scelto noi, che offre sia una zona all’ingresso a 10 AED, circa 2,50 €, con accesso alla zona privata con docce e spogliatoi, servizi igienici e area relax, che zona gratuita (gate 4) accessibile senza pagare. Possibilità anche di sdraio a pagamento con 30 AED al giorno e ombrellone a 15 AED, pagamenti sia in contanti che con carta di credito.

Per chi cerca un po’ di esclusività, molte strutture alberghiere offrono il Day Pass (a partire da 150 AED) con lettino, piscina e accesso alla spiaggia privata.

Sulla spiaggia ci sono solo chioschi che servono panini o dolci, per trovare il primo ristorante occorre dirigersi al gate 1, dove abbiamo pranzato nella bella brasserie Patron Meat House, che offre carne di alto livello (infatti piuttosto cara!), con kofta (polpette) di agnello e taboulleh (insalata levantina a base di prezzemolo tritato finemente, menta, pomodori e cipollotti, condita con olio d’oliva e succo di limone) di quinoa.

Cosa vedere ad Abu Dhabi ?

Come detto la città è piuttosto dispersiva e vale la pena farsi condurre direttamente nei maggiori luoghi turistici dagli economici taxi, e per trascorrere 2 giorni a Abu Dhabi potete scegliere tra :

  • Grande Moschea dello Sceicco Zayed, il simbolo di Abu Dhabi. Un capolavoro di marmo bianco con cupole scintillanti, mosaici floreali e lampadari in cristallo di Swarovski. Può accogliere fino a 40.000 fedeli e rappresenta una delle più grandi moschee del mondo. L’ingresso è gratuito, ma la registrazione online è consigliata.
    Orari: tutti i giorni dalle 9 alle 22, chiusa il venerdì mattina per la preghiera.
    Dress code: uomini con spalle e ginocchia coperte; donne con abaya e velo (forniti gratuitamente all’ingresso).
  • Il Louvre Abu Dhabi, progettato da Jean Nouvel, è una meraviglia architettonica: la sua cupola traforata filtra la luce come fosse un cielo stellato.
    Le collezioni spaziano dall’arte antica all’arte contemporanea, con capolavori provenienti da tutto il mondo.
    Biglietto d’ingresso: 63 AED (16 €).
    Orari: 10–18:30 (chiuso il lunedì).
    Dopo la visita, il consiglio é un passeggiata lungo la spiaggia pubblica di Saadiyat, un tratto di sabbia finissima dove si possono avvistare tartarughe marine.
  • Qasr Al Hosn, la fortezza più antica della città. Costruita nel XVIII secolo come torre di guardia, oggi ospita mostre e foto che raccontano la trasformazione di Abu Dhabi.
    Biglietto: 30 AED (7 €).
  • Le Jubail Mangrove Park, una riserva naturale attraversata da passerelle di legno sospese sull’acqua. È possibile fare kayak o semplicemente camminare.
    Ingresso: 15 AED (4 €); kayak 100–150 AED (25–35 €).
    Le visite sono possibili dalle 7 alle 20.
  • Yas Island, il distretto del divertimento con parchi come Ferrari World, Warner Bros. World e Yas Waterworld, da dedicare una giornata intera con ingressi piuttosto cari (80€ a persona) .
  • Abrahamic Family House, complesso che riunisce una moschea, una chiesa e una sinagoga in un unico spazio dedicato al dialogo tra religioni.
  • Arabian Wildlife Park: situato su Sir Bani Yas Island, ospita oltre 17.000 animali allo stato selvatico, come gazzelle e giraffe, ed è possibile fare safari per osservarli, costo 18 AED.

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Prima di raggiungere l’aeroporto nella tarda serata, abbiamo visitato l’old souk, un souk in realtà moderno che ricrea le atmosfere dei classici souk arabi, collegato ad uno dei tanti mall della città.
Ovviamente abbiamo comprato un Dubai chocolate … e infine cenato al Maraheb, con specialitá yemienite.

Khuzi (vedi sopra) e Hanit (costine di agnello cotte al vapore), ma anche Mulawah (o Malawah), un gigante pane piatto yemenita super sfogliato e burroso, tipico della cucina mediorientale negli UAE come Abu Dhabi, croccante fuori, morbido dentro, spesso salato e servito con uova, infatti lo abbiamo accompagnato a Qalabat altro piatto yemenita tradizionale (o arabo-golano), tipo un “miscuglio” di uova con carne.

@viaggiandomangiando

✨ *Abu Dhabi*, dove il deserto incontra il futuro. Tra palazzi maestosi come *Qasr Al Watan*, skyline dorati al tramonto e sapori dal cuore libanese… questa città sa sorprendere. 📍In soli *2 giorni* ci siamo immersi nella sua eleganza rilassata, tra spiagge bianche e atmosfere da Mille e una notte. Non sarà frenetica come Dubai, ma forse… è proprio questo il suo fascino. 👉🏻Sul blog il racconto del viaggio . #abudhab #QasrAlWatan #i❤️abudhabi #travelreel #emiratiarabi — Fammi sapere se vuoi una versione più poetica, in inglese, oppure più ironica e “da influencer”!

♬ Arabic songs(842562) – ryon-ryon

Si concludono così questi 43 giorni di viaggio…

Per qualsiasi informazione su questo o altro viaggio o per organizzare viaggi gastronominci in tutto il mondo, come sempre vi invito a contattarmi alla mail: selenecoccato@gmail.com o attraverso i miei canali social.



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Pubblicato da viaggiandomangiando

Classe 1980, ligure, ha pubblicato tre romanzi e altrettante raccolte di poesia, diplomata al Centro Sperimentabile di Cinematografia in sceneggiatura e produzione fiction televisiva, si occupa dell'organizzazione degli eventi artistico/culturali dell'associazione di cui è presidente.