Olii vegetali, quando il vago inganna

Olii vegetali, quando il vago inganna. Cosa si nasconde dietro questa definizione? Gli olii vegetali sono tutti “buoni” per il nostro organismo? E quali sono le ripercussioni sull’ambiente delle nostre scelte alimentari? Una serie di domande a cui troverete risposte in questo articolo, per un’alimentazione più sana, consapevole ed ecosostenbile.

olii vegetali

Quando facciamo la spesa prendiamo come abitudine quella di leggere la lista ingredienti dei prodotti confezionati, in particolare nei prodotti da forno (crackers, grissini ecc.) e dolciari industriali (compresi gelati e creme spalmabili) e ovviamente nelle margarine che personalmente sconsiglio di utilizzare o in caso siate vegani potete anche autoprodurla, su internet troverete diverse ricette.

Noterete che nel 95% dei casi non mancheranno: olio di palma, margarina, o olii vegetali spesso con la dicitura “non idrogenati” che dovrebbe rassicurarci ma in realtà cosa si cela dietro queste descrizioni un po’ vaghe?

Indicare l’utilizzo di margarine e olii vegetali senza specificarne l’origine dovrebbe già metterci in allerta perché con molta probabilità si tratterà di olio di palma, particolarmente economico, oltre che versatile, tanto da essere presente anche nei cosmetici. Attenzione perché è facile trovarlo anche in prodotti definiti biologici quindi leggete sempre la lista ingredienti. Preferite prodotti che riportano nella lista degli ingredienti grassi come olio extravergine, burro, olio di girasole o di mais.

Le ragioni per cui dovremmo evitarlo sono diverse. La prima è legata al nostro benessere, in quanto nell’olio di palma si può raggiungere anche il 50% di grassi saturi e addirittura l’80% nell’olio di palmisto, ovvero derivato dai semi della palma. I grassi saturi rendono questo olio semi-solido e non essendoci di contro una sufficiente presenza di acidi grassi polinsaturi benefici, non è possibile tenere sotto controllo i livelli del cosiddetto colesterolo cattivo (LDL).
La seconda motivazione è legata ad un fattore ambientale in quanto per impiantare le coltivazioni di palma destinate alla produzione di olio (pensate che viene utilizzato anche come carburante bio-diesel) si stanno devastando le foreste pluviali nel Sud Est asiatico (Malesia, Indonesia, Borneo). Le conseguenze sono pesantissime perché in questo processo di “sostituzione” si liberano in atmosfera un’enorme quantità di anidride carbonica, il principale gas serra. Inoltre è in corso la distruzione di  ecosistemi unici al mondo, privando tantissimi animali (specie gli oranghi) del proprio habitat naturali destinandoli a morte certa ed infine occorre ricordare le popolazioni indigene che vorrebbero continuare a vivere nella foresta che invece devono rinunciare alla loro naturale esistenza.
Greenpeace in passato ha lanciato una campagna chiamata “Deforestazione zero” e a questo link potete trovare ulteriori informazioni http://www.greenpeace.org/italy/it/campagne/foreste/indonesia/.
Ormai sono sempre più numerosi i consumatori attenti alla lista degli ingredienti, occhio anche ai contenuti di zuccheri, soprattutto nei prodotti definiti “light”, in cui vengono ridotti i grassi ma aumentati gli zuccheri oppure gli zuccheri sono sostituiti con l’aspartame, un dolcificante artificiale potenzialmente cancerogeno.
Qualcosa però si muove e alcune aziende finalmente stanno iniziando ad adeguarsi, promuovendo i propri prodotti senza olio di palma e riscuotendo un ottimo riscontro dal mercato. Ecco alcune liste di prodotti senza olio di palma
http://www.ilfattoalimentare.it/olio-di-palma-biscotti-tab.html
http://www.ilfattoalimentare.it/prodotti-senza-olio-di-palma.html
http://www.ilgiornaledelcibo.it/ecco-la-lista-di-biscotti-e-merendine-senza-olio-di-palma/
Sono certa che la prossima volta che andrete a fare la spesa leggerete l’etichetta di ciò che state acquistando, o magari già lo fate? 😉

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