Cuddura cu l’ova siciliana, ricetta, storia e curiosità

La cuddura cu l’ova è una preparazione pasquale che nasce da una tradizione molto viva in tutta la Sicilia per festeggiare la Pasqua: è un impasto dolce, simile ad una pasta frolla, che contiene uova sode intere, impasto che viene poi decorato con zuccherini colorati, cotto in forno e, a volte, completato successivamente con glassa bianca. Le uova possono venire colorate, immergendole in infusi vegetali (barbabietole, ortiche, cipolla), o lasciate al naturale. In genere presenti in numero dispari, più uova si mettevano, più era “importante” la persona a cui il dolce veniva regalato. L’uso di inserire uova, all’interno di impasti di pane, peraltro, è molto antico: lo troviamo diffuso come simbolo augurale e di fertilità in molte zone del mediterraneo.

Cuddura cu l'ova

Cuddura cu l’ova

Ingredienti 

  • Farina 00, 600 grammi
  • strutto (o burro), 125 grammi 
  • zucchero, 180 grammi
  • uova, due
  • ammoniaca, 14 grammi (o lievito per dolci, una bustina)
  • vaniglia, i semini di una bacca
  • un limone o un’arancia non trattata, la buccia grattugiata finemente
  • acqua o latte q.b. (io ho usata acqua, circa 180 ml)
  • uova da rassodare, il numero dipende da quante e quali cuddure  si fanno 

per completare 

  • un uovo
  • diavolicchi q.b. (sono le palline e codette di zucchero colorate, vedi nota alla fine; in alternativa potete sostituirli con semi vari: sesamo, papavero ecc.)
  • glassa bianca (io non l’ho usata) q.b.

Preparazione

Fare rassodare le uova.

Impastare tutti gli ingredienti fino a ottenere una pasta morbida ma non appiccicosa (eventualmente aggiungere ancora poca acqua o farina).

Stendere la pasta, dello spessore di circa un cm .

Ritagliare, a mano libera o con un taglia pasta, la forma preferita, direttamente su una teglia ricoperta da carta forno.

Appoggiare al centro una o più uova sode, premendo leggermente, e coprirle con due strisce sottili d’impasto, incrociate tra di loro.

Spennellare con l’uovo sbattuto, allungato con un cucchiaino d’acqua fredda.

Cospargere con i diavolicchi colorati secondo la propria fantasia.

Infornare a forno già caldo (180°) per circa 20-25 minuti: le cuddure devono avere una leggera colorazione dorata.

Una volta pronte lasciare raffreddare prima di spostarle.

cuddura cu l'ova, cestino

Note 

  1. Anticamente la cuddura veniva considerato un dolce povero per la semplicità degli ingredienti usati, ma con il passare degli anni questa tradizione è andata diffondendosi un po’ su tutte le tavole. 
  2. In Sicilia, a seconda del paese, diversissimi sono i nomi che si possono trovare per questa preparazione: palummedde, aceddu cu l’ova, ciciliu, pupa cù l’ovu, campanaru, cannatuni, cannileri, pannareddu.. e non so se ne dimentico qualcuno 🙂 . Ma non è solo il nome cuddura a cambiare a seconda dei paesi, ma anche le forme con cui veniva e viene modellata: per esempio le fidanzate la preparavano a forma di cuore per il loro promesso sposo, oppure si modellava a campana per simboleggiare lo scampanio festoso del giorno di Pasqua, a cestino per augurare abbondanza, o come palummedde e aceddi (uccelli) come portatori di pace. Preparare questi particolari dolci pasquali è facile, e può essere piacevole farsi aiutare dai piccoli di casa, che si divertiranno a decorarli con fantasia.
  3. In Calabria e in Puglia si trovano preparazioni molto simili alle cuddure rispettivamente con il nome di cuzzupe e scarcelle
  4. Diavulicchi è il nome dei minuscoli confettini adoperati spesso per arricchire alcuni dolci tradizionali siciliani (buccellati, cuddure, cosi di ficu e altri ancora) eccetera. Questi microscopici confettini vengono chiamati diavulicchi, piccoli diavoli, con riferimento ai “diavoli” raffigurati sulla volta della Sala della Fontana del Palazzo della Zisa (Palermo). In realtà, l’affresco raffigura Giove circondato da Plutone, Nettuno, Marte. Venere e altre divinità 🙂
  5. Il palazzo della Zisa è associato ad un’antica leggenda popolare, che racconta di un prezioso tesoro lì nascosto, di cui i diavoli sarebbero i custodi. Per poter trovare questo tesoro sarebbe necessario recarsi nella sala del palazzo il 25 Marzo, durante la festa dell’Annunziata, e contare l’esatto numero di diavoli. Conteggio che si rivela pressoché impossibile per una forma di illusione ottica, che rende difficile identificare il numero di figure disegnate, per via delle differenti dimensioni.    Giuseppe Pitrè (1841-1916), il più importante raccoglitore e studioso di tradizioni popolari siciliane, spiega infatti la difficoltà di contare esattamente i diavoli della Zisa con il fatto che alcune delle figure sono molto piccole e altre non intere, con la conseguenza che i risultati di questi conteggi risultano sempre diversi.
  6. Questa leggenda ha generato un modo di dire popolare: “E chi su, li diavoli di la Zisa?” (“e che sono, i diavoli del palazzo della Zisa?”), termine adottato a Palermo quando non tornano i conti 😀 (notizie liberamente tratte da “Il libro d’oro della cucina e dei vini siciliani” e da “La Gastronomia nella storia e nella vita del popolo siciliano” di Pino Correnti e dal blog  Simona Sacri Travel blogger )

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