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Perchè sparisce biodiversità?

Ne avevamo già parlato, in tempi non sospetti, sul Corriere della Sera https://bit.ly/3O2xlqF: era il lontano maggio 2018 e l’illuminato Luca Zanini per Pianeta 2000 mi chiedeva

Perché ce l’ha tanto con chi falcia i prati?
«Perché così spariscono troppe specie. In quanto a tutela delle specie botaniche, l’Italia è il fanalino di coda dell’Ue. In Gran Bretagna la scelta di non rasare i prati neppure ai lati delle strade (ndr. lo si fa solo due volte l’anno dopo le fioriture, leggi https://bit.ly/3GZWrnM di Micol Sarfatti)
per preservare la biodiversità è una pratica acquisita che ha salvato 700 specie di fiori selvatici, il 45% del totale della flora nazionale», sottolinea mentre raccoglie foglie di acetosella, fiori di erba cipollina e «ombrelli» fioriti di sambuco.

Andrà tutto bene

Anni ne sono passati, si ripeteva come un mantra “andrà tutto bene”, e invece pare proprio di no.
C’è ancora chi si ostina a vedere, in una piccolissima striscia di terra in cui crescono spontaneamente tarassaco, radicchielle, trifoglio, tanaceto, parietaria, malva, pratolina, castalda, violetta, Carex, Cynodon dactylon, Agropyron repens, diverse specie di Centaurea (non esiste solo il quasi estinto fiordaliso, C. cyanus, ma tutte le specie dal rosa al fucsia), papavero, borsa pastore, Erigeron, luppolo, primula, caprifoglio, solo per citare le più evidenti che sono in fiore in questo momento nel VCO, qualcosa che al (suo) occhio (ignorante e incapace) è “sporco, disordinato”, “perché il terreno è mio e l’ho comprato e va pulito”.

Il nostro abitat

Siamo nel 2022 e abbiamo un solo habitat, quello che stiamo lasciando ai nostri figli, ignari, a cui non spieghiamo, raccontiamo, insegnamo.
Siamo in un momento storico in cui si parla di cambiamento climatico, e lo dimostrano i temporali anomali con escursione termica notevole e grandine come mandarini.
In cui gli insetti pronubi, gli impollinatori responsabili della conservazione delle specie vegetali e di tutti gli ecosistemi, muoiono inesorabilmente per queste pratiche assurde e inutili.
Anche perché, fosse fatto davvero con la falce, sarebbe più sostenibile. In realtà viene fatto con strumenti chimici di sintesi, che il terreno assorbe, quello stesso terreno da cui arriva l’acqua
che beviamo e berranno i nostri figli e bevono e berranno gli animali che ci ostiniamo a uccidere e mangiare per il nostro egoismo (e la nostra ignoranza e incapacità).
O se non viene fatto con strumenti che fanno rumore (inquinamento acustico), puzza, consumano inutilmente energia elettrica o, peggio, carburante tossico.
Come si fa a non voler vedere ciò che è sotto gli occhi di tutti? Come si fa a reputare il selvatico “sporco” e “disordine”?

E, come è emerso

durante una lezione di Fitoalimurgia e Etnobotanica presso l’Università degli Studi di Bari, come si fa a considerare le specie spontanee “altro” rispetto alle specie coltivate o a quelle ornamentali,
che magari giungono dall’altra parte del globo (con aggravio in termini d’inquinamento, per il trasporto; di economia; di salvaguardia degli ecosistemi autoctoni)?
La botanica è una sola e comprende tutte le specie: è l’uomo a mettere etichette e stupidamente differenziare le “erbacce” (che non lo sono: si mangiano, curano, e come dice anche Slow Food International, sono spesso più ricche di minerali, vitamine e nutrienti).
Forse dovremmo prendere
spunto dal vicino Cantone, non il nostro, e non perché l’erba del vicino sia sempre più verde: non si “rasano i prati” – e quindi non le strisce, ma appezzamenti estesi -, e vengono apposti cartelli per osservare e riflettere.
Da un lato, i “fiori di Zermatt”, quelle stesse specie citate prima che hanno un valore naturalistico e ambientale inestimabile… Ma non in Italia.
Dall’altro, cartelli che indicano che il prato non viene falciato, per favore non fate andare cavalli e bovini, perché alcune specie sono pericolose.
E infatti spuntano Heracleum mantegazzianum e Conium maculatum, il panace di Mantegazza alieno e invasivo e la cicuta. Ma sono piante e sono Natura, e non vanno demonizzate come tanti sono portati a fare.
Se togli una pianta – o la sradichi per la tua raccolta, magari prima d’individuarne la specie in sicurezza – stai rovinando l’habitat.
Come quelli che calciano e divelgono i funghi velenosi che non possono raccogliere, spezzando il micelio e distruggendo la fitta rete che preserva il bosco.
C’è ancora tanta, troppa ignoranza.
Abbiamo l’ardire di credere di essere l’animale pensante, intelligente, ma in realtà è tanta, tanta presunzione.
,
Che ci ripaga in temperature più alte della media, meteo impazzito, boria smisurata e mancanza di etica e di rispetto. Se non per noi, per i nostri figli. Sempre che non si sia persa, con il senno, la capacità di amare.
P.s. L’erba non tagliata mantiene il terreno a 19,5°C
Tagliata a 10 cm mantiene la temperatura del suolo a 24,5°C
Il vostro pratino rasato in piena estate sale a oltre 40°C
Tu da che parte stai, come se fosse necessario scegliere?!
Articolo e foto di Eleonora Matarrese La cuoca selvatica
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Pubblicato da Enza Squillacioti

Bio Enza, una donna amante della vita all’aria aperta e della natura, da cui trova ispirazione per i suoi hobby. Sebbene abbia smesso di cucinare per lavoro da qualche anno, è ancora immersa nel mondo del cibo. È specializzata nella cucina tipica piemontese, rustica e tradizionale. Ha collaborato come coach organizzando corsi di cucina per turisti e condivide la sua passione per le erbe spontanee edibili che utilizza e valorizza nelle sue preparazioni. La passione e la ricerca del buon cibo sono le basi del suo stile di vita, Enza coltiva il proprio orto con particolare attenzione alle erbe aromatiche e alleva galline le sue “polle” per avere sempre uova fresche e genuine. Insieme al marito hanno trasmesso questa stessa passione ai figli e quali conducono le proprie aziende agricole dedicate alla allevamento di capre e pecore e alla produzione di formaggi e carni Enza si è riscoperta come autrice durante i periodi di clausura dovuti a vari fattori. Scrive con passione e descrive mediante poesie i suoi stati d’animo e le sensazione che prova; non sempre centrata su se stessa ma riflettendo la società nel suo complesso. Le sue poesie giocano con le parole diventando talvolta ripetitive poiché innamorata delle parole stesse; riporta ciò che la circonda nella sua quotidianità, che sia immersa nella folla o solitaria nella natura. Estroversa e poliedrica nei suoi interessi, che mette in risalto attraverso momenti alterni, tutti legati da un filo conduttore: il legame con la terra e le emozioni che la plasmano. La sua passione per le erbe, la cucina, le parole, le trascrive sul suo blog Variabilicontaminazioni.blog , in cui condivide le sue esperienze e le sue creazioni Cerca di creare un connubio tra la sua passione per la natura l'amore per il cibo e la creatività artistica aiutandosi con forme naturali che rappresentano l’armonia tra l’uomo e la natura In conclusione Enza è una donna aperta curiosa e appassionata che trova ispirazione nella natura e nel cibo la sua sensibilità si riversa nella cucina nelle poesie nell’arte e in tutte le sue passioni il suo blog è un riflesso di questo suo mondo variegato e contaminato da sapori sensazioni emozioni che animano la vita.

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