Quella che vi propongo oggi è un’altra ricetta provata nella festa multietnica di fine anno del nido, il platano fritto o platano chips.
Ricordo che quella sera sperai che qualcuno lo portasse perchè è una cosa che mi ha sempre incuriosito, ma che non ho mai provato per via della mia scettica famiglia (anche se devo dire che ormai assaggiano proprio di tutto). E quella sera visto che c’era mi ci sono buttata a capofitto: buonissimo, una banana che sa di patata, dovevo provarci assolutamente anche io.
Passata l’estate e, dopo esseremi dicumentata un pochino, li ho acquistati e cucinati e devo dire che non è difficile, a parte sbucciarli visto che hanno un pellaccia spessa e legnosa. Sono andati a ruba ancora prima che finissi di cuocerli con un via vai dalla cucina di mio marito e del mio birbante più piccolo.
Un chilo di platani, che non sono altro che tre o quattro frutti, sono sufficienti per fare una bella porzione per cinque o sei persone da utilizzare come contorno proprio come si fa con le patatine o come sfizio per un aperitivo.
Occorre eliminare con l’aiuto di un coltello la buccia, tagliarli in fettine sottilissime e friggerli in abbondante olio caldo fino a che non diventino di un colore dorato-rossastro (attenzione che bruciano facilmente in un attimo). Una volta cotti vanno adagiati su della carta assorbente per eliminare l’unto in eccesso e salati a piacere. Mi raccomando, se non li consumate subito, non salateli altrimenti tenderanno a perdere la loro croccantezza.
Per la frittura sono adatti i platani ancora verdi e più ricchi di amido, mentre quelli più maturi di colore giallo e nero sono preferibili per le preparazioni dolci che senz’altro più avanti testerò.