La Pasta con crema di fave al profumo di cumino è un primo delicato a base di questi legumi che io amo molto. Ho usato le fave essiccate e decorticate. Cuociono subito e diventano una crema buonissima.
Ingredienti:
- 200 gr. di fave essiccate
- 1/4 di cipolla
- Semi di cumino a piacere
- sale
- pepe
- olio EVO
- Acqua quanto basta
Preparazione:
In una pentola mettete le fave ricoperte di acqua e fatele cuocere il tempo di sciogliersi e diventare cremose. Potete frullare un po’ con un mixer a immersione se lo ritenete necessario alla fine.
In un tegame mettete l’olio e la cipolla tritata. Fate soffriggere e aggiungete la crema di fave. Aggiungete il sale, il pepe e i semi di cumino. Lasciate cuocere qualche minuto e aggiungete un po’ di acqua calda se risulta troppo secco.
A parte cuocete la pasta. Io ho usato le conchiglie. Scolate, lasciando però un po’ di acqua di cottura e unite la crema di fave. Ultimate la cottura amalgamando pasta e condimento. Servite con ulteriori semi di cumino e olio EVO crudo.
La Pasta con crema di fave al profumo di cumino è meglio mangiarla ben calda poiché tende a seccarsi in fretta
Aggiungete piu o meno acqua a seconda della consistenza che preferite. Io la preferisco cremosa.
Suggerimento:
- Potete anche mangiare la crema senza pasta e servirla con una squisita vellutata.
- Potete aggiungere del bacon croccante.
Un po’ di storia:
Ci sono tantissime storie e “tabù” attorno alla figura delle fave e a questo proposito il docente universitario, presso l’Università della Calabria, Giovanni Sole, ha scritto un libro molto interessante : “Il tabù delle fave: Pitagora e la ricerca del limite.” Un libro che ho trovato davvero molto bello e che mi ha fatto conoscere tantissime cose che non sapevo e che nemmeno potevo immaginare. Uno pensa che la fava sia semplicemente un legume, ma c’è una lunga storia dietro, fatta di credenze e chiromanzia. Ancora più interessante per me, visto che riguarda Pitagora, fondatore di Crotone nel 530 a.c. circa.
“Pitagora proibì l’uso delle fave. Aristotele racconta che tra i motivi c’era il fatto che le considerava piante impure, poiché presentavano una forte somiglianza con i genitali degli uomini. Inoltre erano un cibo impuro perché repellenti. Alcuni le paragonavano al feto dei topi…..”
“In Calabria, si raccontano diverse storie che rimarcano il carattere magico delle fave. A Rende, ancora oggi molti pensano che nella stanza di una casa si aggiri uno spettro che chiede continuamente perdono ai vivi. Un tempo quell’uomo era stato un ricco proprietario terriero, il quale angariava i poveri coloni. In occasione di un terremoto, il pavimento della sua abitazione crollò e lui mentre stava mangiando un enorme piatto di carne arrostita, andò a finire in un recipiente di terracotta pieno di fave destinate ai maiali e ai suoi contadini, ma improvvisamente si senti male e mori”.
“Le fave nella tradizione popolare e tra i pitagorici erano dunque o un cibo sacro agli dei o un cibo caro ai morti, due motivi più che validi per renderli oggetto di tabù”
Le fave divennero comunque un cibo preziosissimo per i contadini.
FONTE: http://books.google.it/books?id=bG0bOSNrryYC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false
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