Celli pieni, in dialetto i cill pijn ricetta abruzzese, variante di Ortona

I celli pieni in dialetto vengono chiamati Cill pijn ricetta abruzzese questa è la ricetta che si prepara ad Ortona, che prepara la nonna di mia cognata, sono dei biscotti di frolla all’olio, ripieni di confettura d’uva, mandorle tostate e cioccolato. La tradizione ortonese prevede la chiusura del biscotto quasi a C, mentre nel resto della regione si chiudono come una sorta di cappellaccio che ricorda un uccellino accovacciato.
La ricetta originale dei cilli pieni è della di San Vito, la forma è più chiusa rispetto a quella di Ortona, e cambia rispetto a questa.
In origine si utilizzava solo l’olio d’oliva extra vergine, per ottenere un sapore più neutro molti utilizzano l’olio di semi.
Vengono chiamati anche celli pieni, celletti ripieni, cilli, cillitt, tarallucci o uccelletti ripieni per via della loro forma, sono un biscotto ripieno di Scrucchiata, ovvero la confettura d’uva, chiamata gergalmente anche marmellata d’uva per via della sua corposità. Questi dolcetti vengono serviti per la colazione o per le feste insieme alle Ferratelle o Neole o pizzelle, le Ciambelline al vino ed il Panrozzo.

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  • DifficoltàMedia
  • CostoMedio
  • Tempo di preparazione30 Minuti
  • Tempo di cottura15 Minuti
  • Porzionidipende dalla dimensione
  • Metodo di cotturaForno
  • CucinaItaliana
  • StagionalitàTutte le stagioni

Ingredienti

per la pasta:

400 g farina
2 cucchiai zucchero
1 bicchiere vino bianco (o Vermut, circa 200/215 ml)
1 bicchiere olio extravergine d’oliva (in mancanza olio di semi di girasole)
1 baccello di vaniglia (o scorza di limone biologico)

Per la farcia:

250 g confettura di uva (in Abruzzo la chiamiamo marmellata o Scrucchiata, o mosto)
1 q.b. scorza d’arancia
150 g mandorla (tostate)
1 pizzico cannella in polvere
50 g cioccolato fondente al 60-69%

Strumenti

Ciotola
Matterello
Coppapasta rotondo di 7 cm
Carta forno
Teglia
Colino
Cucchiaino

Preparazione dei Cill pijn abruzzesi:

I Cill pijn sono dei dolci della tradizione abruzzese molto semplici da preparare, ti bastano pochi ingredienti per preparare la tua colazione sana e semplice. Si chiamano così perché ricordano un uccellino accovacciato, soprattutto la versione chiusa.
La ricetta mi è stata data dalla nonna di mia cognata che è di Ortona, dalle loro parti la forma è più aperta, mentre in alcune zone sono più chiusi, oggi ti presento entrambe le versioni.

Ed ecco la mia versione, ho realizzato sia quelli che si fanno ad Ortona, che sembrano una sorta di C che quelli chiusi

In una ciotola versa a pioggia la farina il vino l’olio, lavorando bene fino a forma una palla liscia e compatta.

Lascia riposare per almeno 30 minuti. Nel frattempo tosta le mandorle e poi triale.

Unisci il mosto d’uva o in mancanza alla confettura d’uva abruzzese, ed il cioccolato fondente a pezzetti con la cannella.

Stendi la pasta fino ad uno spessore di 2 mm circa. Ricava dei dischi di circa 7 cm per lato e riempili con un cucchiaino di ripieno, chiudi formando un raviolo.

Chiudi il raviolo leggermente a come in foto.

Oppure chiudi come si fa con la ricetta di San vito, con i lembi sovrapposti. A breve pubblicherò anche la ricetta più conosciuta.

Ad esempio mia zia, li fa chiusi e spolverati di zucchero semolato, come questi nella foto sotto.

Cuoci in forno statico caldo a 200° se forno elettrico, oppure a 180° a forno ventilato per circa 15/20 minuti. Devono risultare leggermente dorati (in foto sembrano più sbiaditi per questione di luci).

Fai raffreddare e spolvera di zucchero a velo a piacere.

Questi dolcetti da colazione, si conservano bene per una settimana in una scatola di latta chiusa.

Questa la versione chiusa, i dolci in foto sono stati realizzati proprio dalla nonna di mia cognata.

Varianti dei Cill pijn ricetta abruzzese, chiamati anche celletti ripieni abruzzesi:

In alcune zone non ci mettono la cioccolata, ma solo Scrucchiata, e la pasta è aromatizzata con liquore all’anice o con l’aroma di vaniglia.

La ricetta varia da zona in zona, molto dipende dalle tradizioni famigliari, come per tutta la cucina abruzzese.

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