Month: Novembre 2023

Canederli trentini

Canederli trentini
Canederli trentini

Canederli trentini

I canederli sono un piatto tipico della cucina contadina tedesca (dove vengono chiamati “knodel”), molto diffuso nelle regioni del Nord Italia come Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto.

Si narra che questo piatto fu inventato da una contadina che un giorno, alle prese con un gruppo di saccheggiatori che pretendevano gli venisse servito il pranzo o avrebbero distrutto la casa, radunò tutto ciò che aveva in dispensa creando queste gustose polpette servendole in scodelle, accompagnate da brodo caldo.

I saccheggiatori rimasero così soddisfatti dal pasto che andarono via lasciando addirittura qualche moneta di mancia alla contadina.

I canederli non sono altro che polpette di pane secco cotte in brodo (vegetale o di carne, in base alle vostre preferenze) e servite come primo piatto, ideali da gustare per pranzo nei mesi invernali; un piatto semplice ma molto saporito e di facile realizzazione.

 

Ingredienti per 1 persona (3 canederli):

110 gr di pane bianco secco
50 gr di speck
1 uovo
1/2 bicchiere di latte
1/2 cipolla
1 cucchiaio di burro
1 dado vegetale
Qualche foglia di prezzemolo
1 cucchiaino di farina
Sale, pepe

 

Procedimento:

Tagliare a dadini il pane bianco secco e lo speck.
Tritare finemente la cipolla e le foglie di prezzemolo.
In una padella, rosolare la cipolla tritata con un cucchiaio di burro e poi aggiungere lo speck.
Quando lo speck sarà dorato, versarlo in una ciotola insieme al pane.
In un’altra ciotola, mescolare l’uovo con il latte, il prezzemolo, un cucchiaino di farina, un pizzico di sale e uno di pepe.
Aggiungere l’impasto con l’uovo alla ciotola con lo speck e mescolare bene.
Lasciare riposare l’impatto per una mezz’ora poi, con le mani umide, formare tre polpette (knodel) non troppo molli.
Riempire una pentola d’acqua, sciogliervi il dado e portarlo a ebollizione per cuocervi i canederli.
Quando l’acqua arriverà a bollore, tuffarvi le polpette e cuocere per 15 minuti esatti, quindi servirli caldi.

Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni
Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni

Un tour di 4 giorni immersi nello splendore della capitale ungherese, delle cittadine barocche poste sulle rive del Danubio, dei castelli imperiali e dei bagni termali.

Visitrae Budapest in 4 giorni è possibile, ma solo se ci si arma di scarpe comode!

Budapest in 4 giorni
Budapest in 4 giorni

Budapest in 4 giorni 

Giorno 1: Budapest

Arriviamo all’aeroporto Budapest Ferenc Liszt con un volo diretto da Roma in tarda mattinata.

L’aeroporto dista 16 km dal centro città, che raggiungiamo prendendo prima l’autobus 200E e poi la metropolitana fino all’hotel (il biglietto per l’autobus 200E costa 1,50€ ed è acquistabile direttamente a bordo).

L’hotel scelto è il Carat Boutique Hotel, nel quartiere di Pest. L’hotel è bello, moderno, in ottima posizione per visitare comodamente la città, a piedi o con i mezzi pubblici.

Le camere sono spaziose, pulite, silenziose, con bagno privato e dotate di tutti i comfort (tv, aria condizionata, frigobar).

La colazione è servita a buffet e c’è di tutto: caffè, latte, cioccolata calda, the, cappuccino, succhi dolci, yogurt, frutta, salumi, pane, frutta fresca, ecc.

Dopo aver fatto il check-in e lasciato i bagagli, usciamo per visitare la città.

Budapest è una delle più affascinanti capitali europee, divisa in due parti dal Danubio: Buda (la parte vecchia della città) situata sulle colline della riva destra, e Pest (la parte nuova) situata sulla pianura della riva sinistra.

Le due rive sono collegate da una decina di ponti, tra cui il Ponte delle Catene, costruito ai piedi della collina su cui sorge Buda.

Decidiamo di visitare il quartiere di Buda, il primo nucleo della città di Budapest, la collina sulla quale si rifugiarono gli abitanti di Pest per fuggire dagli attacchi dei mongoli.

L’arrivo dei turchi nel 1541 trasformò Buda: le chiese divennero moschee e sorsero minareti e bagni turchi.

Nel 1686 gli austriaci liberarono Buda, che venne ricostruita mantenendo il vecchio aspetto.

Il quartiere venne di nuovo distrutto nel 1945 e oggi ospita il Castello di Buda (noto anche come Palazzo Reale), la Chiesa di Mattia, il Bastione dei Pescatori (un fantastico belvedere da cui si gode di una spettacolare vista su Pest), e la piazza della Trinità con la colonna omonima eretta nel 1713 come ex-voto per la fine della pestilenza.

Il Castello di Buda nasce come fortezza nel Medioevo e, durante il regno di Mattia Corvino, viene trasformato in un palazzo rinascimentale.

I turchi distrussero il Castello e, infine, gli Asburgo lo ricostruirono in stile neobarocco.

Per oltre 700 anni, il Castello è stato la residenza dei reali ungheresi, mentre oggi è sede di musei (la Galleria Nazionale Ungherese e il Museo Storico di Budapest) e istituzioni ed è Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

Il biglietto di ingresso al Castello costa 3.200 Huf (quasi 8€) ma noi non entriamo a continuiamo il nostro tour.

La Chiesa di Mattia è l’edificio sacro più importante della città, location di numerose incoronazioni e matrimoni reali.

Trasformata in moschea con l’avvento dei turchi, la Chiesa fu poi riportata al suo splendore originario nel XIX secolo.

Ciò che caratterizza questa Chiesa è sicuramente il suo tetto ricoperto da maioliche colorate Zsolnay.

Il biglietto di ingresso alla Chiesa costa 1.500 Huf (quasi 5€) e per la salita al campanile è necessario pagare altri 1.500 Huf.

Il Bastione dei Pescatori è un fantastico belvedere da cui si gode di una spettacolare vista su Pest, costruito su un tratto delle mura del castello.

Il Bastione ha 7 torri di avvistamento che simboleggiano le 7 tribù ungheresi che conquistarono quello che sarebbe diventato il regno d’Ungheria.

Dietro il Bastione si trova la statua equestre di Santo Stefano, primo re ungherese.

Essendo quasi l’ora della merenda, ci fermiamo in una delle pasticcerie storiche di Buda, Ruszwurm, aperta dal 1827 e molto amata anche dalla Principessa Sissi.

Il locale è molto piccolo ma accogliente e ben arredato; ci accomodiamo ai tavolini esterni e ordiniamo due fette di torta e due caffè pagando 2.500 Huf (circa 8,50€).

Io ho assaggiato una fetta di torta Dobos mentre il mio compagno una fetta di torta Esterhazy, entrambe super deliziose!

La torta Dobos è il dessert della cucina austroungarica per eccellenza: sei strati di pan di spagna farciti con una crema di cioccolato e burro, e ricoperta da uno strato di caramello… un dolce raffinato, elegante e sofisticato, per veri golosi!

La Dobos deve il suo nome al pasticcere che la inventò, Jozsef C Dobos.

La torta Esterhazy è un dolce composto da 5 strati di dacquoise alle mandorle e noci, intervallati da una crema al burro aromatizzata al Kirsch e alla vaniglia, ricoperti da glassa di zucchero; la torta deve il suo nome al Ministro degli Esteri per la quale fu creata, il principe Pal Antal III Esterhazy.

Trascorriamo il resto del pomeriggio passeggiando per le vie medioevali del quartiere, attraversando la ex “via Giudaica” con i resti della Sinagoga medioevale, la Porta antica di Buda (chiamata Portone di Vienna), Piazza Kapisztran (ex piazza del mercato).

Giorno 2: Budapest

Dopo aver fatto colazione in hotel, usciamo per visitare Pest, la città nuova.

Il quartiere di Pest ospita atelier di giovani stilisti, boutique di artigianato e negozietti.

Passeggiando nel quartiere, vediamo il Palazzo del Parlamento, il Duomo di Santo Stefano, la Sinagoga e il Museo etnografico.

Il Palazzo del Parlamento fu costruito tra 1884-1892 in stile neogotico, su progetto di Imre Steindl.

Gli interni sono decorati dagli affreschi e dalle statue realizzate dai più famosi artisti ungheresi del XIX secolo.

Il Duomo di Santo Stefano è la più grande Cattedrale cattolica della città, in stile neo-barocco, ospitante al suo interno la reliquia della Sacra Mano destra di Santo Stefano.

La Sinagoga è la più grande d’Europa (può ospitare fino a 3.000 persone), costruita nel 1859 in stile neo-moresco. Il biglietto di ingresso costa 1.600 Huf (circa 7€).

All’interno, la sinagoga è suddivisa in tre navate, illuminata naturalmente grazie alle grandi finestre poste lungo il secondo ordine del matroneo e ai lucernari posti nel soffitto.

Le pareti e il soffitto sono riccamente decorate.

Vi è una suddivisione tra i posti per gli uomini (nella parte bassa) e per le donne (nella parte alta).

Nel giardino della Sinagoga c’è un monumento in ricordo degli ebrei uccisi dai nazisti: è un albero di salice chiamato “Albero della vita”, con foglie di metallo su cui è inciso il nome dei martiri.

Usciti dalla Sinagoga, a sinistra, si erge un’altra sinagoga più piccola, il Tempio degli Eroi, costruito nel 1931 e dedicato agli ebrei morti durante la prima guerra mondiale.

Per il pranzo, andiamo ai Mercati Generali vicino a Piazza della Dogana, aperti dal 1897 e collocati in un edificio in ferro stupendo.

Le botteghe del mercato vendono meravigliosi souvenir e prodotti tipici ungheresi, come il famoso salame, (che approfittiamo per assaggiare), il gulash e i langos.

I Langos sono frittelle calde ricoperte di formaggio, una vera prelibatezza che non potete non assaggiare!!

Nel pomeriggio facciamo un po’ di shopping lungo il Viale Andrassy e Vaci Utca (che unisce Piazza Vorosmarty a Piazza della Dogana), acquistando prodotti tipici ungheresi.

Negozi imperdibili:

  • la Casa dell’artigianato Folkart, dove troverete oggetti d’arte popolare e d’artigianato;
  • Folkart Centrum;
  • Millennium Antik;
  • Porcellane Herendi, Hoiidhazi e Zsolnay.

Concludiamo la nostra giornata nel Quartiere delle Librerie, vicino al Museo Nazionale, ricco di librerie antiche, moderne, piccole, grandi, che vendono libri, romanzi attuali, manoscritti e stampe d’autore.

Non perdete assolutamente il Book Store Alexandra, una lussuosa libreria originariamente progettata per ospitare un casinò: sembra quasi di essere in una stanza reale, con affreschi e decori.

Al piano superiore della libreria c’è una caffetteria raffinata, con tanto di pianista che allieta l’atmosfera e ci riporta con la mente a un’altra epoca.

Per cena, decidiamo di recarci da Csulok Csard, un ristorante tipico nella zona nord di Pest, allestito nei locali di una cantina.

Il ristorante offre i piatti tipi ungheresi e così assaggiamo il mitico gulash, la cotoletta ungherese (molto simile alla viennese) e l’insalata di patate al prezzemolo.

I piatti sono buoni e abbondanti, il servizio cortese e rapido, i prezzi nella media.

Assolutamente consigliato!

Giorno 3: Gita Castello di Godollo + Terme Rudas

Oggi decidiamo di visitare il Palazzo di Godollo, a circa 30 km da Budapest.

Dalla stazione ferroviaria Budapest Keleti prendiamo un treno che ci porta a Godollo in circa 30 km (costo del biglietto circa 3 euro), e da lì andiamo a piedi fino al Palazzo.

Il biglietto di ingresso al Palazzo costa 2.500 Huf (circa 8,50€).

Il Palazzo di Godollo è uno dei castelli barocchi più belli di Ungheria, costruito nei primi anni del XVIII secolo dalla famiglia Grassalkovich.

Il Palazzo era il preferito della Principessa Sissi: infatti, nella seconda metà del XIX secolo, Godollo divenne la residenza estiva della famiglia reale.

Dopo la morte della Principessa, l’Imperatore Francesco Giuseppe non fece più visita a Godollo e, nel 1920, il Palazzo tornò nelle mani dello stato ungherese.

Il Palazzo fu gravemente danneggiato dai saccheggiamenti e dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e, in seguito, occupato dall’esercito sovietico fino al 1990.

Dall’uscita dei sovietici dal Palazzo, sono cominciati i restauri degli appartamenti di Sissi e Francesco Giuseppe, della Cappella, del Teatro barocco, del Parco, le stalle e i maneggi, oggi tutti aperti al pubblico.

Il Palazzo è grazioso, i giardini curati e ricchi di fiori; gli arredi non sono originali dell’epoca ma in piccola parte sono stati riacquistati alle aste.

Poco prima di pranzo, riprendiamo il treno per tornare in città e facciamo uno spuntino leggero con un tramezzino. Il motivo? Stiamo per andare alle Terme!

I romani, consci delle proprietà benefiche delle sorgenti della città di Budapest, fondarono “Aquiuncum”, dei bagni termali.

Noi ci rechiamo alle Terme Rudas, risalenti alla metà del ‘400, site nelle vicinanze del ponte Erzsébet hid.

L’ingresso costa circa 15€ e, con nostra sorpresa, scopriamo che ci sono orari differenziati per l’ingresso di uomini e donne (solo nei giorni feriali).

Fortunatamente, noi siamo andati di sabato e era consentito l’accesso a entrambi i sessi.

Paghiamo l’ingresso alla cassa e ci danno l’asciugamano, la chiave per la cassetta di sicurezza e le ciabattine.

Nella zona termale ci sono diverse vasche: a parte la principale (con una temperatura di circa 36°), tutte le altre le piscine hanno dimensioni ridotte e ognuna ha una temperatura diversa dell’acqua, da 28° a 42°.. stupendo!

In un’altra piccola sala c’è una vasca piccola con acqua fredda (circa 14°), per provocare il famoso shock termico dopo essere usciti dalle vasche con l’acqua calda.

Dopo un pomeriggio di relax e beatitudine, concludiamo la giornata con una cena da Tukory Etterem, un piccolo ma accogliente ristorante che serve cucina tipica ungherese.

Il menu è ampio, i piatti buoni e abbondanti, i prezzi bassi (abbiamo speso circa 35€ in due, pochissimo!).

Piatti consigliati: crepes ripiene di carne e formaggio fritto con marmellata di mirtilli.

Ristorante consigliato!

 

Giorno 4: Ansa del Danubio

Oggi facciamo una crociera a Szentendre, una cittadina barocca sulle rive del Danubio.

L’escursione costa 11€ e dura tutta la giornata.

Il tragitto per andare a Szentendre dura due ore, nel corso delle quali ammiriamo i bellissimi villaggi lungo la riva del Danubio, i paesini di Esztergom (una volta capitale ungherese) e Visegrad.

Szentendre è chiamata la “città degli artisti” per via della nutrita colonia di artisti che vi risiedono, ma anche di musei ed esposizioni.

Arrivati a Szentendre, scendiamo dal battello e passeggiamo nelle viuzze del centro storico, un piccolo gioiello dell’ansa del Danubio, un intrico di vicoli ricoperti di sampietrini e ricchi di negozi di souvenir e prodotti tipici.

Il centro storico di Szentendre è costituito dalla piazza centrale, Fo Ter, attorniata da case barocche e rococò, musei, gallerie d’arte, caffetterie e bar.

La piazza è dominata dalla chiesa barocca Blagovestenska, in stile barocco, con un alto campanile.

Visitiamo il Museo della Ceramica Margit Kovacs, una collezione ospitata in una casa del 1750.

Il Museo raccoglie le opere della ceramista Margit Kovacs, una delle prime donne che fissarono la propria dimora a Szentendre.

Nelle sue opere, l’artista ha unito temi della tradizione popolare ungherese e religiosi, lanciando così messaggi molto profondi.

Le sue opere sono il risultato di una ricerca che comprende un numero ampio di motivi e tecniche; le forme sono vive, i colori delicati eppure decisi.

Una vera chicca questo museo!

Leggermente affamati, ci fermiamo per pranzo da Arany Sarkany, un piccolo ristorante in una viuzza che conduce alla piazza principale.

L’ambiente è accogliente e familiare.

Noi prendiamo due goulash di manzo e una bottiglia d’acqua, spendendo circa 12€ in due. Fantastico!

Nel pomeriggio, visitiamo alcune delle botteghe di artigianato presenti nel centro storico, poi ci fermiamo al Museo del Marzapane.

Il Museo espone creazioni create con i dolci: presepi, fiori, scene di film, personaggi Disney, personaggi famosi (come Lady D., MIchael Jackson), ecc.

Un piccolo museo allestito in una pasticceria che sforna dolci buonissimi, perfetti per la merenda.

Rientriamo a Budapest poco prima delle 19 e, per la nostra ultima cena ungherese, ci rechiamo da Frici Papa Kifozdeje, nel quartiere di Pest.

Una trattoria tradizionale scovata su Tripadvisor che propone propone piatti tipici di buona qualità, serviti in porzioni abbondanti e a prezzi medi.

Il menu è scritto sulla lavagna e l’atmosfera nel locale è molto giovale, il personale è cordiale e ben disposto a spiegare i piatti proposti.

Noi abbiamo speso circa 10€ a testa ordinando un secondo (io pollo alla paprika con patate e il mio compagno manzo al vino rosso) e 2 birre.

Tutto molto buono e servizio rapido. Consigliatissimo!

Tagliata di manzo con scaglie di grana

Tagliata di manzo con scaglie di grana
Tagliata di manzo con scaglie di grana

TAGLIATA DI MANZO CON SCAGLIE DI GRANA

una ricetta per veri intenditori, un piatto in cui regna un succulento controfiletto di manzo, croccante all’esterno ma poco cotto all’interno.

Una ricetta facilissima ma che richiede due passaggi fondamentali che, se omessi, rischiano di compromettere la riuscita della ricetta:

1) estrarre la carne dal frigorifero almeno 1 ora prima della cottura (in modo che la carne non subisca uno sbalzo termico eccessivo causato dalla differenza tra la temperatura del frigo e quella della piastra rovente)

2) coprire la carne cotta con la carta alluminio per 1-2 minuti e poi servire (passaggio essenziale che fa sì che i succhi di cottura si distribuiscano sul pezzo di carne in maniera omogenea).

QUESTA TAGLIATA RAPPRESENTA UNA SOLUZIONE PERFETTA PER UNA CENA DA GUSTARE DAVANTI A UN BEL FILM ALLA TV O DA SERVIRE AI VOSTRI OSPITI, MAGARI ACCOMPAGNATA DA UNA PORZIONE DI INSALATA FRESCA O DI PATATE AL CARTOCCIO.

INGREDIENTI PER UNA PORZIONE:

1 pezzo di controfiletto di manzo
Scaglie di grana q.b.
Glassa di aceto balsamico q.b.
Sale q.b.

Procedimento:

Tirare la carne fuori dal frigo almeno 1 ora prima della cottura, per far sì che sia a temperatura ambiente al momento della cottura.

Tamponare la carne con un foglio di carta assorbente.

Scaldare una bistecchiera di metallo o di ghisa e, quando sarà ben calda, adagiarvi la carne e cuocerla per 2-3 minuti, poi girarla sull’altro lato e cuocere per altri 2-3 minuti.

Adagiare la carne su un piatto e coprirla con la carta argentata per 1-2 minuti.

Questo passaggio fa sì che i succhi rilasciati dalla carne si distribuiscano uniformemente sul tutto il pezzo di controfiletto.

Togliere la carta argentata e tagliare la carne con un coltello ben affilato a fette spesse un paio di centimetri.

Salare, aggiungere un filo di glassa di aceto balsamico e spolverare con scaglie di grana.

Servire la Tagliata di manzo con scaglie di grana subito.

Tiramisù al pistacchio

Tiramisù al pistacchio
Tiramisù al pistacchio

Tiramisù al pistacchio

Durante l’ultimo anno di università scoprii, insieme ad una mia amica, una pasticceria siciliana che realizzava dolci al pistacchio di Bronte: premetto che non sono mai stata una fan del pistacchio ma, da quando ho assaggiato le leccornie di quella pasticceria, ne sono diventata ossessionata!

Colazione con croissant farciti con crema al pistacchio (al posto della tanto amata crema al cioccolato bianco), cannoli siciliani al pistacchio e ricotta, biscotti al burro aromatizzati al pistacchio e, infine, ho persino comprato una crema al pistacchio da mangiare spalmata sulle fette biscottate a colazione (vi svelo un segreto: la prima volta, l’ho mangiata spalmata sulle fette di panettone .. mmm… dolci ricordi!).

Ah, e dulcis in fundo, la torta della mia laurea era verde con su scritto “Auguri dott.ssa Pistacchio!” quindi, dopo tutte queste “dimostrazioni d’affetto”, come potevo non preparare un dessert monoporzione a base di pistacchio?!?

Nello specifico, si tratta di una sorta di Tiramisù (perché fatto con mascarpone e uova), arricchito con crema al pistacchio e biscotti inzuppati nel latte: un dessert cremoso, perfetto da mangiare davanti alla tv, una cucchiaiata dopo l’altra… Che bontà!

 

 

Ingredienti per 2 bicchieri:

150 gr di mascarpone

1 tuorlo

40 gr di zucchero di canna

20 gr di pistacchi tritati

50 gr di crema al pistacchio

8 biscotti secchi (io ho usato i Pavesini)

1 cucchiaio di farina al pistacchio (per decorare)

½ bicchiere di latte

 

 

Procedimento:

In una ciotola, sbattere il tuorlo con lo zucchero, poi aggiungere il mascarpone e mescolare tutto con le fruste elettriche, per ottenere una crema soda e liscia.

Incorporare al mascarpone la crema al pistacchio e mescolare con una spatola di legno, in modo da amalgamare bene gli ingredienti.

Inzuppare i biscotti nel latte.

Disporre sul fondo di ogni bicchiere due biscotti inzuppati, uno strato di crema al pistacchio e mascarpone, due biscotti inzuppati ed un ultimo strato di crema.

Spolverizzare la superficie del tiramisù con i pistacchi tritati e un cucchiaio di farina al pistacchio.

Conservare i tiramisù in frigorifero per almeno 3 ore, poi servire.

Pasticcio di paccheri

Pasticcio di paccheri
Pasticcio di paccheri

Pasticcio di paccheri

Cosa c’è di più buono della pasta al forno?

Io la adoro e, solitamente, la preparo la domenica a pranzo per consumarla seduta sul divano, con il mio “tavolino improvvisato”, seduta a gambe incrociate davanti a una serie TV o una commedia romantica.

Una ricetta facilissima, adatta per coccolarsi in solitudine o da servire agli ospiti, deliziando i loro palati con tanto gusto e semplicità.

Per questa ricetta ho usato i paccheri di Gragnano ma voi potete usare qualsiasi formato di pasta a vostra disposizione, purché corta (es. penne, rigatoni, mezze maniche).

Ho condito i paccheri con prosciutto cotto, mozzarella, parmigiano grattugiato e pangrattato (quest’ultimo aggiunto per creare una crosticina deliziosa), ma potete aggiungere anche la besciamella, se la preferite.

Ho preparato i paccheri pasticciati per una sola porzione ma voi, se non avete a disposizione il forno a microonde e non avete intenzione di accendere il forno per un solo “piattino”, potete prepararla per due porzioni e mangiarla in due volte (o magari portarla per il pranzo in ufficio).

INGREDIENTI PER 1 PORZIONE:

70 gr di paccheri (o altro tipo di pasta)

1/2 mozzarella

2 fette di prosciutto cotto (o prosciutto cotto a cubetti, in base alle vostre preferenze)

2 cucchiai di parmigiano grattugiato

1 cucchiaio di pangrattato (opzionale)

Sale, origano

 

 

PROCEDIMENTO:

Riempire una pentola di acqua e portarla a bollore per cuocervi la pasta.

Nel frattempo, tagliare la mozzarella a cubetti.

Scolare la pasta al dente e versarla in una pirofila adatta al microonde.

Condire la pasta con mozzarella, prosciutto cotto a strisce e una spolverata di origano.

Spolverare la superficie con due cucchiai di parmigiano grattugiato e due cucchiai di pangrattato (opzionale).

Cuocere la pasta al microonde per 10 minuti alla max potenza, funzione combi crisp, fino a quando la mozzarella non sarà sciolta e i paccheri leggermente bruciacchiati.

Se usate il forno tradizionale, dovrete cuocere il Pasticcio per 25-30 minuti a 180-200 gradi.

Sfornare il Pasticcio di paccheri e mangiare subito.

Torta Paradiso

Torta Paradiso
Torta Paradiso

TORTA PARADISO

Una torta morbida e di facile realizzazione, ideale da mangiare a colazione o a merenda, accompagnata da una bella tazza di the o di cappuccino; una ricetta a base di farina, burro, zucchero di canna (ma voi potete usare anche lo zucchero semolato, il risultato sarà uguale), uova e limone, pochi e semplici ingredienti che danno vita ad una torta profumata e gustosa.

La torta nasce sul finire dell’800, quando una donna lombarda la insegnò a un frate di un monastero pavese. Quest’ultimo, preparò la torta per farla assaggiare ai suoi confratelli e questi ultimi rimasero così deliziati dalla torta che le affibbiarono il nome di “Torta paradiso”.

La torta Paradiso è oggi un classico dolce della cucina italiana, preparata da tutte le nonne per la merenda dei nipotini e per questo, proprio come anche la Torta margherita, la Paradiso mi riporta con la mente ai tempi lontani, quando facevo merenda con succo all’albicocca e fetta di torta, davanti ai cartoni animati su Italia Uno.

 

 

INGREDIENTI:
300 gr di farina 00
200 gr di burro a temperatura ambiente
3 uova
3 tuorli
200 gr di zucchero di canna
1 bustina di lievito per dolci
1 bustina di vanillina
La scorza di un limone
Zucchero a velo (per decorare)

 

 

PROCEDIMENTO:
Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Lavare un limone e grattugiarne la scorza.
In una ciotola, mescolare le uova, i tuorli, il burro a temperatura ambiente e lo zucchero di canna, per ottenere una crema densa e priva di grumi.
Aggiungere la farina setacciata e il lievito in polvere per dolci, continuando a mescolare.
Aggiungere infine la vanillina e la scorza grattugiata di un limone.
Rivestire una teglia di carta forno.
Versare il composto nella teglia rivestita e cuocere in forno caldo a 180 gradi per 40 minuti.
Sfornare e far raffreddare.
Prima di servire, decorare con una spolverata di zucchero a velo.

Fettuccine alla boscaiola

Fettuccine alla boscaiola
Fettuccine alla boscaiola

FETTUCCINE ALLA BOSCAIOLA

Le fettuccine alla boscaiola sono un primo piatto semplice ma gustoso.

Esistono molte varianti di questo piatto: chi lo fa con il sugo, chi con la panna, chi solamente con salsiccia e funghi, chi solo con funghi e piselli, ecc. mentre la mia versione è più ricca di ingredienti perché a base di pancetta, piselli, funghi e salsiccia.

Che bontà!! Un primo piatto che di certo non si può definire “low cost”!!

Io ho usato le fettuccine fresche ma voi potete usare qualsiasi tipo di pasta lunga (una buona scelta sono le tagliatelle, i bucatini) o corta (rigatoni, mezze maniche, paccheri).

 

 

Ingredienti per 2 porzioni:

170 gr di fettuccine
50 gr di piselli surgelati (io ho usato i piselli primavera)
1 salsiccia (io ho usato la salsiccia di carne ma voi potete usare quella di fegato, dando un sapore più deciso al vostro piatto)
50 gr di pancetta
100 gr di funghi champignon
Uno spicchio di aglio
Un ciuffo di prezzemolo
Un bicchiere di vino bianco
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
2 cucchiai di parmigiano grattugiato (opzionali)
Sale

 

 

Procedimento:

Pulire, lavare e tagliare i funghi.
In una padella, rosolare uno spicchio di aglio con due cucchiai di olio, poi aggiungere i funghi tagliati a fettine e i piselli surgelati.
Salare e chiudere con il coperchio per cuocere circa 10 minuti.
Nel frattempo, tagliare la pancetta a striscioline non troppo sottili e sgranare la salsiccia con una forchetta.
Riempire una pentola di acqua bollente e portarla a ebollizione per cuocervi la pasta.
Aggiungere alle verdure in padella la pancetta e la salsiccia, e continuare la cottura, mescolando di tanto in tanto.
Sfumare con il vino bianco e continuare la cottura.
Scolare la pasta al dente e versarla in padella per farla saltare con il condimento.
Servire la pasta ben calda, con un ciuffo di prezzemolo tritato e qualche cucchiaio di parmigiano grattugiato.

Torta di mais

Torta di mais
Torta di mais

Torta di mais

La torta di mais è un dolce della tradizione popolare brasiliano, preparata con ingredienti poveri e facilmente reperibili: farina di polenta, uova e burro.

Gli americani per la festa del Ringraziamento preparano solitamente il pane di mais (una versione salata di questa torta, preparato senza l’aggiunta di cannella e di zucchero di canna), un pane molto spugnoso, perfetto per essere inzuppato nelle salse (ad esempio, la salsa ranch, la salsa yogurt, ecc). Per addolcire la torta, ho usato la cannella in polvere ma voi potete sostituirla con una bustina di vanillina o un bicchierino di limoncello, in base a ciò che più preferite.

Anche questa torta è molto spugnosa e risulta perfetta per essere gustata a colazione e o a merenda, magari con una spolverata di zucchero a velo e accompagnato da una bella tazza di caffè forte.

Una ricetta facile che tuttavia richiede un’accortezza: per la riuscita del dolce, è necessario utilizzare esclusivamente la farina di mais “fioretto” perché a grana fine (altrimenti, vi consiglio di frullare la farina di mais da voi scelta nel robot da cucina in modo da affinarla).

Ingredienti:

130 gr di farina 00

130 gr di farina di mais fioretto

2 uova

80 gr di burro a temperatura ambiente

150 ml di latte (intero o scremato, in base ai vostri  gusti)

120 gr di zucchero di canna

1 bustina di lievito per dolci in polvere

1 cucchiaino di cannella in polvere

Procedimento:

Preriscaldare il forno a 180 gradi e rivestire una teglia di carta forno.

In una ciotola unire le uova, lo zucchero e il burro, fino ad ottenere una crema spumosa.

Aggiungere il latte a filo e continuare a mescolare.

Aggiungere infine le farine setacciate e il lievito, mescolando di continuo per amalgamare gli ingredienti ed ottenere un impasto liscio e omogeneo.

Versare l’impasto nella teglia rivestita di carta forno e cuocere in forno caldo a 180 gradi per 50 minuti.

Sfornare e far raffreddare prima di servire.

Come cucinare il tacchino del Ringraziamento

Come cucinare il tacchino del Ringraziamento

Domani negli Stati Uniti si celebra la Festa del Ringraziamento, l’inizio del periodo natalizio per tutte le famiglie americane.

La tradizione vuole che ogni famiglia si riunisca con parenti e amici attorno a una grande tavolata per cenare, chiacchierare e divertirsi.

Tuttavia, riunire più persone attorno a un tavolo non è cosa semplice e, tra una portata e l’altra, potrebbero spuntare discorsi spinosi che potrebbero addirittura creare attriti.

Durante una cena perfetta gli ospiti dovrebbero sentirsi a proprio agio, come se fossero a casa, e ciò contribuisce sicuramente a distendere gli animi ed evitare scontri.

Per far ciò, fondamentale è apparecchiare la tavola in modo armonioso, usando colori caldi (come il rosso scuro, l’ambra, l’ocra), decorazioni con fiori secchi, pigne e candele, ma anche ideare un menu basato su piatti tradizionali, semplici e non troppo sofisticati.

Se volete portare un po’ di atmosfera americana in casa vostra e avete del tempo a disposizione, allora invitate un po’ di amici per cena, preparate una tavola festosa e mettetevi ai fornelli per preparare il famoso tacchino del Ringraziamento.

Ecco qui la ricetta!

Buon appetito, anzi… Happy Thanksgiving day!

Ingredienti:

per il tacchino:

1 tacchino grande (gli americani considerano 650 gr di tacchino per persona)

200 gr di burro

500 ml di brodo di pollo

500 ml di vino bianco

rametti di timo fresco q.b.

foglie di salvia fresca q.b.

rametti di rosmarino fresco q.b.

mix di erbe aromatiche tritate (io ho usato timo, salvia e rosmarino, tanto per rimanere in tema)

sale, pepe macinato q.b.

per la salsa gravy:

1 lt di brodo di pollo

30 gr di farina 00

Procedimento per il tacchino:

Preriscaldare il forno a 220 gradi.

Passare il tacchino sul gas per eliminare i residui di penne poi sciacquarlo sotto l’acqua corrente e asciugarlo con uno strofinaccio.

In una ciotola, mescolare 100 gr di burro con le erbe aromatiche tritate.

Mettere da parte due cucchiai del composto di burro e erbe per la salsa gravy.

Prendere il tacchino e, a partire dal collo, staccare la pelle dal petto e dalle zampe, inserendo le dita tra carne e pelle, senza però rompere quest’ultima.

Spalmare il composto di burro e erbe sotto la pelle, poi richiudere la pelle per farla tornare normale.

Spalmare il burro anche sull’esterno e nell’interno del tacchino.

Salare e pepare l’interno del tacchino.

Inserire nel tacchino i rametti di erbe e i restanti 100 gr di burro.

Chiudere le cavità del tacchino con stuzzicadenti e legare le zampe con lo spago da cucina.

Versare 500 ml di vino bianco e 500 ml di brodo di pollo in un tegame e scaldare.

Adagiare il tacchino su una teglia da forno e bagnarlo con la miscela di brodo e vino caldo.

Cuocere il tacchino in forno caldo per 20 minuti, poi bagnarlo di nuovo con la miscela di brodo e vino, e cuocere per altri 30 minuti a 180 gradi.

Ogni 30 minuti, bagnare il tacchino con la miscela di brodo e vino.

Dopo due ore di cottura, verificare la temperatura del tacchino con un termometro da cucina.

Se il termometro segna 75°, il tacchino è pronto e quindi può essere sfornato; altrimenti, continuare la cottura per altri 40-50 minuti.

Una volta pronto, sfornare il tacchino e adagiarlo su un piatto di portata.

Lasciare riposare il tacchino a temperatura ambiente per 20-30 minuti.

Procedimento per la salsa gravy

Mentre il tacchino cuoce, preparare la salsa gravy.

Versare i succhi di cottura del tacchino in una brocca capiente e eliminare il grasso dalla superficie.

In una padella, scaldare i due cucchiai di burro con le erbe precedentemente messi da parte, poi aggiungere 30 gr di farina 00 e un mestolo di succo di cottura.

Mescolare delicatamente per 5-6 minuti per ottenere un composto omogeneo.

Gradualmente, unire i succhi di cottura e portare a ebollizione, mescolando continuamente con una frusta da cucina.

Unire anche il brodo di pollo, un po’ alla volta, mescolando continuamente.

Cuocere per una decina di minuti, fino ad ottenere una salsa densa e cremosa.

Salare e pepare.

Servire il tacchino accompagnato dalla salsa gravy.

 

 

 

Tacchino ripieno

Tacchino ripieno
Tacchino ripieno

Tacchino ripieno

Il tacchino ripieno è un secondo piatto servito solitamente nei mesi freddi (in alcune regioni italiane è persino uno dei piatti forti dei pranzi natalizi).

Un piatto sostanzioso, preparato con carne di tacchino farcita con gli ingredienti che si hanno a disposizione (spinaci, frittata, prugne secche, ecc.) e, per questa ricetta, io ho optato per una farcia di prosciutto cotto, parmigiano grattugiato, funghi champignon, sedano e carote.

Il tacchino ripieno viene infine servito con una salsa ottenuta frullando le verdure del fondo di cottura.

Ingredienti per 2 rotoli:

2 fette di petto di tacchino spesse (fatevi consigliare dal macellaio di fiducia)

150 gr di funghi champignon freschi

150 gr di prosciutto cotto

2-3 cucchiai di parmigiano grattugiato

2 carote medie (o 1 grande)

1 gambo di sedano

1/2 cipolla

1 spicchio di aglio

olio extravergine di oliva q.b.

qualche foglia di prezzemolo fresco

sale, pepe

 

Procedimento:

Tritare finemente la cipolla.

Lavare il sedano e tagliarlo a dadini.

Lavare, pulire e affettare i funghi champignon.

Pelare e tagliare la carota a rondelle.

In una padella, rosolare uno spicchio d’aglio con un filo di olio extravergine di oliva.

Quando l’aglio comincerà a sfrigolare, aggiungere i funghi, il sedano, la cipolla tritata e le carote, mescolare e cuocere a fuoco basso per una decina di minuti, mescolando di tanto.

Salare, pepare e aggiungere qualche foglia di prezzemolo fresco.

Quando i funghi saranno cotti, spegnere il gas e mettere da parte.

Nel frattempo, battere i due petti di tacchino  su un tagliere e aprirli come due libri.

Coprire i petti di tacchino con le fette di prosciutto cotto, i funghi cotti e qualche cucchiaio di parmigiano grattugiato.

Arrotolare i petti di tacchino e legare ciascuno con uno spago da cucina, in modo da non farli aprire durante la cottura.

Avvolgere i rotoli prima nella pellicola trasparente e poi nella carta stagnola.

Riempire una pentola d’acqua e portarla a ebollizione per cuocervi i rotoli per 40-45 minuti.

Trascorso il tempo di cottura, spegnere il gas, eliminare la carta stagnola e la pellicola trasparente e lasciare raffreddare i rotoli a temperatura ambiente.

Versare tutte le verdure cotte in precedenza insieme ai funghi nel bicchiere di un minipimer e frullarle per qualche secondo, in modo da ottenere una salsa abbastanza densa, perfetta per accompagnare i rotoli di tacchino.

Servire il tacchino ripieno subito.