Come mangiare bene

Uova di Pasqua: quale scegliere a dieta?

Uova di Pasqua: quale scegliere a dieta?
Uova di Pasqua: quale scegliere a dieta?

Uova di Pasqua: quale scegliere a dieta?

L’Uovo di cioccolato è uno dei grandi classici del periodo pasquale.

Come resistere all’emozione di romperlo per trovare la sorpresa?

Anche se siete a dieta, potete concedervi uno strappo alla regola con il cioccolato

fondente, meglio ancora se extrafondente.

Ma insomma, Uova di Pasqua: quale scegliere a dieta?

Nella scelta dell’Uovo, prediligete quello senza zuccheri aggiunti e/o con noci e

nocciole, lasciando sullo scaffale il cioccolato al latte, bianco e quelli con “doppio strato”

o ricoperti di glassa di zucchero.

Se andate pazzi per l’uovo artigianale, beh, senza dubbio questa sarà la scelta migliore

perché potrete ordinarlo sulla base delle vostre esigenze alimentari e di certo conterrà meno

conservanti dei prodotti industriali.

Quanto alle uova “del supermercato”, vi consiglio l’uovo Perugina Special Fondentissimo,

preparato con cioccolato extra fondente al 70% e senza glutine, e l’uovo Perugina Special

Fondente, con cioccolato fondente al 51%, meno amaro rispetto al primo.

Salendo di prezzo, l’uovo Venchi Chocoviar è preparato con cioccolato fondente 75% e

scaglie di cioccolato fondente 75% al suo interno, una vera leccornia per gli amanti del

fondente. Alternativamente, l’uovo Cuor di cacao Montezuma è preparato sempre con

cioccolato fondente 75% e rivestito internamente da nibs di cacao del Sud America, adatto

anche agli amici vegani.

Per i veri puristi del cacao, sempre Venchi propone l’uovo Cuor di cacao, con cioccolato
fondente 85% e anch’esso adatto ai vegani.

Caffarel propone uova con cioccolato fondente 75%, ma anche fondente (con cioccolato al

55%) e senza zuccheri , e fondente 80%, tutte e tre le versioni senza glutine.

Insomma, nella scelta tra una fetta di pastiera e un pezzetto di uovo di Pasqua, cosa

sceglierete quest’anno?

Io un’idea ce l’ho: la pastiera a Pasqua e l’uovo a Pasquetta 😉 e chiaramente, il martedì

corsetta per smaltire!

 

Ricette con i cavolfiori

Ricette con i cavolfiori

Ricette con i cavolfiori

Il cavolfiore è uno degli ortaggi più salutari in commercio, grazie alla presenza di carotenoidi, tocoferoli

e vitamina C.

I dottori suggeriscono il consumo regolare di questo ortaggio previene le malattie croniche e tumori,

soprattutto se abbinato alla curcuma.

Il cavolfiore è anche indicato per chi è attento alla linea, visto che 100 gr di prodotto apportano 25 kcal

nonché fibre, che contribuiscono a aumentare il senso di sazietà.

Quanto alle ricette da preparare con questo ortaggio, alcuni studi sostengono che la bollitura intacchi

i nutrienti del cavolfiore comportando una perdita fino al 50% delle sostanze nutritive.

Pertanto, se volete evitare la bollitura, vi suggerisco di cuocerlo in padella, al forno oppure al microonde,

aggiungendo spezie e aromi per esaltarne il gusto.

Una delle mie ricette preferite è il cavolfiore gratinato, preparando cuocendo dapprima il cavolfiore in

padella con uno spicchio d’aglio e un filo di olio extravergine di oliva, e poi passandolo al forno con

l’aggiunta di parmigiano grattugiato e pepe nero macinato.

Nel periodo invernale, è molto buona anche la vellutata, preparata con il Bimby o senza, aggiungendo

un pizzico di curcuma e anche una confezione di ceci lessati, per un risultato finale più cremoso.

Una ricetta per un contorno facile e veloce sono i cavolfiori saltati in padella con aglio, olio e funghi

champignon, ideali per accompagnare secondi di carne a base di pollo o tacchino.

Altrimenti potete usarlo come condimento per i primi piatti, aggiungendo anche le acciughe e i capperi.

Se siete amanti delle centrifughe, potreste provarli con carote e mele, per un mix energetico e ricco

di vitamine.

Tra le ricette del natale napoletano, c’è la famosa insalata di rinforzo, a base di cavolfiore lesso

arricchito con olive verdi, acciughe, capperi e sottaceti, un vero tripudio di gusto.

Per ricette più sfiziose, consiglio i Cavolfiori in pastella, fantastici come aperitivo finger food che

piacerà a grandi e piccini.

Un piccolo trucco per evitare di sentire il cattivo odore del cavolfiore durante la cottura è l’aggiunta

di un cucchiaio di aceto di vino bianco (o di mele) in padella, risultato garantito!

Latte vegetale: qual è il migliore?

Latte vegetale: qual è il migliore?

Latte vegetale: qual è il migliore?

Non so voi ma a colazione, non riesco a fare a meno del latte caldo, che sia un cappuccino o un porridge.

Da qualche mese ho abolito il latte intero/scremato per ridurre il consumo di lattosio, ormoni animali e

caseina.

Pertanto, sono passata alle alternative vegetali, inizialmente con il latte di soia, adatto agli intolleranti al

lattosio, ricco di aminoacidi, povero di calorie e di zuccheri, e alleato nella lotta al colesterolo cattivo

(riduce sensibilmente il LDL).

Tuttavia, il suo sapore non mi ha fatto impazzire, ad eccezione per il latte di soia aromatizzato alla vaniglia

o al cioccolato, per i quali però aumenta il livello di zuccheri presenti.

Se volete provarlo, vi consiglio il Latte Valsoia, che è uno tra i più saporiti, mentre vi sconsiglio le marche

del supermercato che, per la maggior parte delle volte, hanno il sapore del “cartone”.

Conseguentemente, sono passata al latte d’avena, povero di grassi e totalmente privo di colesterolo, ricco

di acido folico (fortemente consigliato alle donne in gravidanza), povero di zuccheri (quindi consigliato a chi

soffre di glicemia alta) e ricco di vitamina E e B9.

Il latte di avena è molto buono sia caldo sia freddo, ma non ha un sapore deciso e spesso ho dovuto

aromatizzarlo con una spolverata di cannella o di cacao amaro in polvere.

Il latte di avena è particolarmente indicato nella preparazione del porridge, da abbinare con i fiocchi di avena

e i mirtilli o i frutti di bosco, una vera leccornia da gustare appena svegli.

Io ho assaggiato varie marche e la migliore è Alce Nero, che utilizza esclusivamente avena biologica

italiana nella preparazione.

Tra le alternative vegetali, il mio preferito è il latte di mandorla, ottimo da consumare sia caldo che freddo.

Il latte di mandorla è povero di calorie (25kcal/100gr) ma ha un contributo lipidico decisamente rilevante

poiché ottenuto da frutta secca (le mandorle, per l’appunto).

Il latte di mandorla possiede un’elevato valore nutrizionale dato dall’apporto di sali minerali come calcio,

potassio e fosforo ed in quantità ridotta anche sodio, zinco, ferro e dalla presenza di vitamine, tra le quali la

Vitamina B6 o Piridossina e la Vitamina E che oltre a funzionare come ottimi antiossidanti dal potere

antiaging, in grado di contrastare l’azione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento e dei danni

cellulari.

In misura più esigua vi sono le vitamine B1, B2 e B3.

Il latte di mandorla è in grado di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue preservando l’apparato

circolatorio grazie all’amandina, una proteina in grado di avere effetti ipocolesterolemizzanti, inoltre,

grazie alle proprietà lassative delle mandorle, questo prodotto può anche essere efficace per

regolarizzare l’intestino.

Tra quelli provati, il mio preferito è il Latte di mandorla Alpro senza zuccheri, veramente buono, dolce e

altamente saziante: non ha assolutamente nulla da invidiare rispetto al latte intero!

 

Ricette consigliate

Non esistono ricette consigliate e/o sconsigliate quando usate il latte vegetale: potete preparare

indifferentemente cappuccini (che saranno meno schiumosi rispetto ai classici), frullati, budini, torte e

creme; per queste ultime, vi consiglio il latte di soia aromatizzato alla vaniglia per la preparazione della

crema pasticcera, per un risultato finale degno di chef!

Cosa mangiare prima di andare a dormire

Cosa mangiare prima di andare a dormire

Cosa mangiare prima di andare a dormire

Molto spesso ci capita di percepire un leggero languorino proprio prima di andare a dormire.

In genere capita quando ceniamo troppo presto oppure quando a cena mangiamo poco e magari

anche velocemente.

Andare a letto affamati è sbagliato perché potremmo compromettere la qualità del sonno e, peggio,

svegliarci nel cuore della notte svuotando il frigorifero.

Oltre ad una cena saziante e dal giusto apporto calorico, possiamo soddisfare il languorino notturno

consumando cibi leggeri, privi di grassi e zuccheri.

Quindi al bando brioches, gelati, merendine, patatine e fette di torta perché eccessivamente pesanti

e in grado di compromettere il buon riposo notturno.

Parallelamente, mai mangiare il cioccolato fondente perché contenente sostanze stimolanti ed

eccitanti, quasi al pari del caffè.

Uno dei rimedi “della nonna” è il classico bicchiere di latte (caldo o freddo) aromatizzato con cacao

amaro o una spolverata di cannella.

Un bel porridge preparato con latte e fiocchi di avena integrale è consigliato a chi soffre di insonnia

perché aiuta a sviluppare la melatonina, l’ormone alleato del riposo.

Se preferite qualcosa di più sostanzioso, allora potete scegliere uno yogurt magro o mezza tazza di

yogurt greco, da accompagnare con cereali bio integrali, rigorosamente senza zucchero.

Quando rientro dal lavoro molto tardi e sono troppo stanca per cucinare ma comunque ho fame,

preparo quasi sempre un toast con pane di segale e farcito con polpa di avocado, condito con

un succo di limone, sale e una spolverata di pepe nero.

Se non vi piace l’avocado, potete sostituirlo con fette di bresaola o di prosciutto crudo di Parma,

entrambi buoni e ottimi per placare la fame prima di andare a letto senza appesantirvi troppo.

In cerca di qualcosa da mangiucchiare davanti al televisore? Beh, scegliete le olive, ricche di grassi

monoinsaturi e polinsaturi che contribuiscono a ridurre il colesterolo, cercando di consumarne non

più di una decina.

Un’alternativa alle olive sono gli edemame, dei legumi notoriamente proteici, ricchi di calcio, ferro,

fosforo, sodio e vitamine, anche questi da consumare in quantità moderate visto che contengono

122 kcal per 100 gr di prodotto.

Per uno snack veloce, vanno bene anche 30 gr di frutta secca come pinoli, mandorle e noci, che sono

ricchi di minerali sedativi e di triptofano, un amminoacido che ha un naturale potere rilassante.

In inverno, concedetevi una tisana alla menta piperita, allo zenzero o alla camomilla, che aiutano che

conciliano il sonno e hanno un effetto sgonfia-pancia.

Salmone: ricette e perché consumarlo

Salmone: ricette e perché consumarlo
Salmone: ricette e perché consumarlo

Salmone: ricette e perché consumarlo

Il salmone è uno dei miei piatti di pesce preferiti, da cucinare al cartoccio, alla piastra, al forno o,

più semplicemente, crudo in versione sashimi.

Dotato di numerose proprietà nutritive, è bene consumare il salmone fresco selvaggio (cioè

pescato all’amo o con le reti) perché il salmone di allevamento viene nutrito con mangimi che

contengono ormoni e antibiotici nocivi per la nostra salute.

Grazie all’elevato contenuto di Omega 3, il salmone è un valido alleato per la lotta al colesterolo

cattivo (LDL) e al buon mantenimento del sistema cardiovascolare, prevenendo l’insorgenza di

trombosi, ictus e ipertensione.

Gli Omega 3 contribuiscono anche a contrastare i radicali liberi, rallentando così l’invecchiamento

cellulare.

L’elevato contenuto proteico (circa il 20% su 100 gr di prodotto) rendono il salmone una valida

alternativa alla carne rossa, ma senza abusarne perché si tratta comunque di un pesce molto

grasso che, se consumato di frequente (più di 2 volte a settimana) potrebbe favorire l’aumento

di peso.

Il salmone è anche ricco di sali minerali e vitamine, tra cui la famosa vitamina D, fondamentale

per favorire l’assorbimento di calcio e favorire la mineralizzazione dello scheletro.

Quanto alla ricette, una delle mie preferite è il salmone alla piastra, lasciato a marinare per almeno

1 ora in un’emulsione di olio extravergine di oliva, succo di limone, prezzemolo, aglio e sale, per poi

essere cotto sulla piastra rovente per un paio di minuti per lato.

E’ uno dei miei piatti preferiti perché il pesce risulta croccante fuori e morbido dentro, un vero

tripudio di gusto, di rapida preparazione e grande effetto.

Altre ricette valide sono il salmone al forno con patate (occhio a non abbondare con l’olio perché il

salmone, essendo molto grasso, rilascerà parecchio olio in cottura) oppure al cartoccio, morbido

e gustoso.

Se scegliete la cottura al forno, potete preparare anche il salmone in crosta di pistacchi o di sesamo,

restando comunque attenti a non esagerare con il quantitativo di frutta secca, già di per sè ricca di

grassi.

Se non vi piace cucinare, il salmone affumicato è un’ottima alternativa perché l’affumicatura è una

tecnica di conservazione che non altera le proprietà nutritive degli alimenti; nella scelta, preferite il

salmone selvaggio proveniente dall’Oceano Pacifico (tipo Sockeye) ma, se non riuscite a reperirlo,

vanno bene indifferentemente il norvegese, lo scozzese o l’irlandese.

Una volta tolto dalla confezione, vi consiglio di servire il salmone affumicato su delle tartine di pane

di segale e burro, oppure condito con una spruzzata di limone e una spolverata di pepe nero

macinato.

Uno dei miei abbinamenti preferiti con il salmone è il formaggio Philadelphia, un risultato cremoso

e dal gusto veramente unico; oltre alle solite tartine, potete creare delle polpette di salmone, con

cuore di formaggio e panatura di pan carrè o frutta secca tritata.

I pigroni troveranno al supermercato anche il salmone al naturale in comode lattine, da consumare

per condire i primi piatti (con zucchine, rucola, olive) o le insalatone estive.

Gli amanti della cucina giapponese non potranno esimersi dal salmone crudo, servito in ghiotti roll

con verdure e riso oppure in versione sashimi, più light rispetto ai rolls e da accompagnare sempre

con salsa di soia o salsa teryaki, o in tartare condite con succo di lime e su letto di avocado.

Insomma, in quanto al salmone, vi ho dato tante di quelle ricette che potrete dilettarvi ai fornelli

per almeno un mese consecutivo!

Ne avete altre da suggerire? Non esitate a scrivere!

 

Come sostituire lo zucchero

Come sostituire lo zucchero

Come sostituire lo zucchero

Sin da piccoli, siamo stati abituati a usare lo zucchero per dolcificare qualsiasi cosa, dal latte ai dolci

fatti in casa.

Il comune zucchero bianco, prodotto dalla barbabietola da zucchero, viene sottoposto a numerosi

trattamenti chimici e industriali prima di arrivare sulle nostre tavole e pertanto, essendo un alimento

molto raffinato, non fa bene alla nostra salute e, un eccessivo consumo, induce diabete, obesità

e scompensi della flora intestinale.

Lo zucchero inoltre contiene molte calorie (circa 400 kcal per 100 gr) e dunque è il nemico numero

uno della dieta.

L’osannato zucchero di canna non differisce tanto dallo zucchero bianco poiché subisce lo stesso

processo di raffinazione e fornisce il medesimo apporto calorico.

Tra i due, il migliore è sicuramente lo zucchero bruno integrale di canna, raffinato solo nella fase

iniziale della lavorazione, meno calorico (circa 290 kcal per 100 gr) e dal retrogusto di liquirizia.

Il più nocivo degli zuccheri è lo sciroppo glucosio-fruttosio, che si trova dappertutto: questo sciroppo,

un derivato del mais, è uno dei principali responsabili dell’obesità.

L’OMS raccomanda l’assunzione di non più di 50 gr di zucchero al giorno per gli adulti, anche se

sarebbe preferibile assumerne non più di 30 gr (i bambini addirittura max 20 gr al giorno).

Il quantitativo di zucchero assunto non si riferisce ai soli “cucchiaini aggiunti al caffè” ma comprende

anche quelli contenuti nei succhi, nelle bevande gassate, nelle merendine e nei dolci.

Il primo passo per ridurre l’assunzione di zucchero è senz’altro evitare bibite gassate, succhi e dolci

confezionati, privilegiando le torte o i biscotti preparati in casa con le nostre mani.

In questi ultimi, lo zucchero bianco può essere sostituito da alimenti complementari e, preferibilmente,

naturali.

Alcuni esempi?

Il miele, specie se biologico, aggiunto usandone il 20% in meno rispetto allo zucchero bianco: ad esempio

100 gr di zucchero si sostituiscono nei dolci con 80 gr di miele.

Esistono diverse varietà di miele ma nella preparazione dei dolci sono consigliati il miele millefiori, il miele

di acacia (dall’aroma di mandorle e fiori) e il miele agli agrumi.

Il miele potrebbe rappresentare un sostituto più sano dello zucchero ma rimane comunque molto carico

di glucosio e fruttosio; consumatelo ma non più di un cucchiaino al giorno.

Molto buono anche il malto d’orzo (adatto per i vegani ma non per i celiaci), dal colore e dalla consistenza

simile al miele ma leggermente più amarognolo.

L’apporto calorico del malto d’orzo è similare allo zucchero e, nella preparazione dei dolci, si consiglia

di sostituire 100 gr di zucchero con 125 gr di malto d’orzo.

Gli intolleranti al glutine possono sostituire lo zucchero bianco con gli sciroppi di riso e mais, molto simili al

malto. Se preferite gli sciroppi, potete usare anche lo sciroppo d’acero, d’uva, d’agave, da scegliere in base

alla ricetta che vorrete preparare.

Ad esempio, i pancake si servono rigorosamente con lo sciroppo d’acero, come da tradizione americana!

Ottimo anche lo zucchero di cocco, ricavato dai fiori della palma da cocco, dal colore bruno e dal sapore

fruttato, ricco di vitamine e minerali, con un indice glicemico più basso rispetto allo zucchero bianco e

quindi adatto anche per chi soffre di glicemia alta.

Tra i dolcificanti reperibili al supermercato vi imbatterete sicuramente nella Stevia, povera di calorie ma

con un elevato potere dolcificante, perfetta per i diabetici e per chi è a dieta.

Se volete preparare dolci e torte usando la Stevia, vi consiglio di impiegarne la metà rispetto alla dose

di zucchero prevista nella ricetta originale.

Sinceramente, la Stevia è il dolcificante che uso maggiormente sia per la facilità di reperimento al

supermercato sia per il buon rapporto qualità/prezzo.

Altra alternativa è la melassa, un dolcificante naturale contenente sali minerali, vitamine, saccarosio e

fruttosio, dall’aspetto simile al malto ma dal sapore più intenso.

Molto usata nei paesi nordeuropei, potete impiegarla nelle ricette di dolci e biscotti, ma anche per

dolcificare caffè e bevande calde, ottenendo un risultato simile all’aggiunta di miele liquido.

 

Cioccolato fondente a dieta

Cioccolato fondente a dieta
Cioccolato fondente a dieta

Cioccolato fondente a dieta

 

Quando si parla dieta, tutti pensiamo ad eliminare subito il cioccolato sotto qualsiasi forma, dalle barrette

alle merendine, passando per le torte e le beneamate tavolette.

In realtà, la scienza dimostra che il cioccolato, oltre ad avere effetti terapeutici sul nostro umore con il cd.

ormone della felicità (la serotonina), contribuisce anche a ridurre il colesterolo cattivo (LDL) grazie alla

presenza di antiossidanti, riduce la pressione arteriosa ed è ricco di minerali.

Inoltre il cioccolato fondente è adatto anche a chi soffre di glicemia alta perché le sostanze in esso

contenute contribuiscono a ridurre la resistenza all’insulina e l’infiammazione sistemica, annoverate tra

le cause di rischio delle malattie cardiometaboliche.

 

 

Quanto cioccolato mangiare e quando?

 

Per non rischiare di ingrassare, è consigliabile mangiare non più di 50 gr al giorno e soprattutto mai a

digiuno (onde rischiare un’impennata della glicemia).

E’ consigliato mangiare cioccolato a metà mattina o a metà pomeriggio, quando il metabolismo è ancora

sufficientemente attivo per consumare le calorie assunte (quindi, mai la sera).

Ma quale cioccolato scegliere?

 

Senza dubbio, il cioccolato fondente almeno al 65% e ma quello al latte o addirittura il cioccolato bianco

perché ricchi di zuccheri aggiunti, aromi artificiali, zuccheri e additivi.

Da qualche tempo ho cominciato a sperimentare varie tipologie di cioccolato fondente e tra i miei preferiti

c’è il cioccolato fondente al 99% di Lindt, dall’aroma intenso e deciso, preparato con pasta di cacao,

cacao magro, burro di cacao, zucchero grezzo di canna, e con solo 1 gr di zuccheri per 100 gr di prodotto.

L’apporto calorico è di 590 kcal/100 gr.

 

Per i very chocolate-addicted c’è anche il fondente 100% Lindt, preparato solo con tre ingredienti (pasta

di cacao, burro di cacao, cacao magro), senza zuccheri ma con un apporto calorico leggermente superiore

al fondente 99% (618 kcal/100 gr).

 

Un altro cioccolato che mi ha conquistato è il Fondente 100% Ecuador Bio di Venchi, preparato con cacao

biologico, senza glutine, e con un quantitativo minore di zuccheri rispetto a Lindt (0,5 gr/100 gr al posto

di 1gr/100gr).

 

Ho apprezzato anche il Fondente 95% Bagua di Vanini, dal gusto deciso e raffinato, ma con un apporto di

zuccheri più elevato (quasi il doppio) rispetto ai prodotti Lindt.

 

Non mi hanno convinto le tavolette di cioccolata vendute da Naturasi e Sorgentenatura, tutte biologiche

ma dal gusto leggermente meno deciso e coinvolgente rispetto ai precedenti.

Dunque, il Cioccolato fondente a dieta si può mangiare ufficialmente! Chiaramente, in quantità moderate

e non tutti i giorni (altrimenti, che dieta è?).

 

Mi raccomando: nella scelta, leggete sempre le tabelle nutrizionali e preferite i prodotti senza zuccheri,

senza conservanti, senza additivi e senza aroma artificiali, insomma, il più naturali possibili!

 

 

 

 

Pasta a dieta

Pasta a dieta

Pasta a dieta

La pasta, così anche come il pane e la pizza, è consigliabile consumarla a pranzo perché i carboidrati hanno

un eccessivo carico di zuccheri e non sono digeribili di notte.

E’ sconsigliata l’assunzione di pasta prodotta con farina 00 e 0 perché queste farine subiscono numerose

trasformazioni durante la lavorazione che ne alterano le proprietà nutritive, oltre all’aggiunta di glutine.

E’ dunque preferibile assumere pasta integrale, che presenta un contenuto maggiore di fibre e proteine, e

comunque meno raffinata rispetto alla pasta normale.

Nella scelta, privilegiare i prodotti da agricoltura biologica (poiché privi di residui di fosfina o idrogeno

fosforato, sostanze solitamente usate come antiparassitari negli ambienti di stoccaggio dei cereali) e con

trafilatura al bronzo, che indica una lavorazione di tipo artigianale.

 

Tra le marche in circolazione, vi consiglio la pasta Senatore Cappelli, lavorata con grani di provenienza

italiana e con coltivazione controllata biologica, e quella prodotta dal pastificio rosetano Verrigni,

leggermente più costosa rispetto alla precedente ma di grande qualità.

 

Se volete restare sulla grande distribuzione, allora optate per la pasta De Cecco, prodotta con grano

italiano e di provenienza europea e extraeuropea, macinato nel molino dell’omonimo pastificio abruzzese,

e la pasta Rummo, prodotta con solo grano italiano nelle linee bio e integrale.

 

Quanto all’apporto calorico, sostanzialmente rimane invariato a prescindere dalla marca e dal tipo di pasta

(circa 360-370 kcal per 100 gr) ma ciò che incide sensibilmente è l’apporto di zuccheri (1,93 gr ogni 100 gr

per la pasta bio Senatore Cappelli, quasi la metà rispetto alle altre in circolazione).

 

Da qualche anno alcuni marchi si sono dilettati nella realizzazione di paste con farina di legumi, prive di

glutine e con un maggior quantitativo di proteine.

 

Dal punto di vista nutrizionale, l’apporto calorico è leggermente inferiore rispetto alla pasta integrale ma il

quantitativo di zuccheri è quasi lo stesso, quindi non rappresentano un punto di svolta per chi soffre di

glicemia alta e neanche per chi è a dieta perenne.

 

Se invece cercate pasta a basso indice glicemico, vi consiglio la pasta Felicia, tra le mie preferite, a basso

contenuto di zuccheri (mediamente, 0,5 gr ogni 100 gr di prodotto), saporita e con una buona tenuta in

cottura.

 

In conclusione, per i vostri primi piatti, vi consiglio la pasta integrale bio, trafilata al bronzo, da condire con

sughi semplici ma gustosi, a base di verdure, spezie, pesce fresco e carne bianca.

 

Non pensate che mangiare pasta in bianco sia meglio: ricordate che anche l’occhio vuole la sua parte

e dunque al bando pasta in bianco oppure con olio di oliva e parmigiano!