Month: Settembre 2022

Crostata con marmellata fatta in casa

Crostata con marmellata fatta in casa
Crostata con marmellata fatta in casa

Crostata con marmellata fatta in casa

Oggi ho deciso di sfruttare alla grande il mitico Bimby, preparando prima una gustosa marmellata di mirtilli e poi la pasta frolla per una crostata da gustare a colazione, nel fine settimana.

Per la pasta frolla, avendo entrambe in dispensa, ho usato farina integrale e farina 00, ottenendo una pasta frolla dal sapore più deciso e notevolmente friabile, ma voi, se preferite, potete usare solamente una delle due.

 

 

 

Ingredienti:

per la base:

200 gr di farina integrale

100 gr di farina 00

150 gr di zucchero di canna

100 gr di burro

2 uova

1 bustina di vanillina

la scorza grattugiata di mezzo limone

1 bustina di lievito per dolci in polvere

per la marmellata:

1 kg di mirtilli (o altra frutta, come fragole, pesche)

1 limone

250 gr di zucchero (di canna o semolato, come preferite)

 

 

Procedimento:

Iniziare preparando la marmellata di mirtilli.

Lavare accuratamente i mirtilli e versarli nel boccale del Bimby.

Spremere un limone e versare il succo nel boccale insieme ai mirtilli.

Cuocere per 20 minuti a 100°, vel. 1.

Dopo 20 minuti, aggiungere lo zucchero e cuocere per altri 50 minuti a 100°, vel. 1.

Ultimato il tempo, controllare la consistenza della marmellata con la prova del piattino e, se pronta, versare la marmellata nei barattoli e capovolgerli per il sottovuoto, altrimenti continuare la cottura.

Passare ora alla preparazione della pasta frolla per la base della crostata.

Rompere le uova e versarle nel boccale del Bimby.

Tagliare il burro a dadini e versarli nel boccale.

Aggiungere le farine, lo zucchero di canna, il lievito in polvere per dolci, la bustina di vanillina e la scorza grattugiata di un limone quindi impastare per 1 minuto e 30 secondi a velocità 3.

Trasferire l’impasto su una spianatoia leggermente infarinata e formare una palla.

Avvolgere la palla di impasto nella pellicola trasparente e lasciarla riposare in frigorifero per almeno 1 ora.

Trascorso il tempo di riposo, stendere l’impasto su una spianatoia leggermente infarinata con l’aiuto di un mattarello.

Imburrare una teglia tonda e preriscaldare il forno a 180 gradi.

Disporre la sfoglia della teglia, tagliando l’impasto avanzato in strisce che applicherete poi sulla superficie della crostata, come decorazione.

Farcire il guscio della crostata con la marmellata precedentemente preparata.

Decorare la crostata con le strisce di frolla avanzata.

Cuocere la Crostata con marmellata fatta in casa in forno caldo a 180° per 25-30 minuti.

Sfornare e far raffreddare a temperatura ambiente.

Servire la Crostata con marmellata fatta in casa intera o tagliata a spicchi, con una spolverata di zucchero a velo sulla superficie.

Gnocchi alla romana

Gnocchi alla romana
Gnocchi alla romana

GNOCCHI ALLA ROMANA

A Roma, il giovedì si mangiano gli gnocchi e, per la precisione, gli gnocchi alla romana.

Sinceramente mi sono sempre chiesta il perché di questa tradizione ma nessuno è mai stato in grado di darmi una risposta esaustiva: alcuni sostengono che era il piatto proposto dalle osterie romane nel menu del giovedì, in vista del pranzo “leggero” del venerdì (giorno dedicato dai cristiani alla cd. “penitenza”), altri invece dicono che si tratta proprio di un detto romano che recita “giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa”.

Mah! Valli a capire questi romani!

Io, nel dubbio, mi attengo alla tradizione e quest’oggi vi propongo questi gnocchi alla romana che, si differenziano dai tradizionali per il fatto che mentre questi ultimi prevedono l’unione di patate e farina, gli gnocchi alla romana sono un mix di semolino, latte, tuorlo, burro e parmigiano: un mix prorompente di gusto e calorie!!

 

Ingredienti per 1 porzione:

250 ml di latte

2 cucchiai di parmigiano

60 gr di semolino

1 tuorlo

25 gr di burro

Sale

 

 

Procedimento:

In un pentolino, scaldare il latte con il burro e il sale.

Quando il latte sarà arrivato a bollore, versare il semolino a pioggia, mescolando con una frusta per evitare la formazione di grumi.

Far addensare il semolino poi togliere il pentolino dal fuoco e aggiungere il tuorlo e il parmigiano, quindi mescolare bene.

Ungere una teglia e versarvi il composto livellandolo bene.

Quando il composto si sarà raffreddato, ricavare dei cerchi con un taglia biscotti rotondo (o con una tazzina da caffè).

Ungere una pirofila adatta per il microonde e sistemarvi gli gnocchi in modo che si sovrappongano l’uno con l’altro.

Spolverare con il parmigiano e una noce di burro.

Cuocere nel microonde alla max potenza per 10 minuti, funzione combi grill, giusto il tempo di far gratinare la superficie degli gnocchi.

Servire gli Gnocchi alla romana caldi.

Dublino in 3 giorni

Dublino in 3 giorniDublino in 3 giorni

La capitale della Repubblica d’Irlanda è una gemma tutta da scoprire, ideale per un week-end.

Cosa vedere a Dublino in 3 giorni ? Avrete l’imbarazzo della scelta!

Un consiglio: prima di partire, leggete un romanzo di Joyce, Beckett o Oscar Wilde, così da calarvi appieno nel vostro tour nell’Isola di Smeraldo.

Dublino in 3 giorni

Dublino in 3 giorni

Giorno 1: Temple Bar

Una volta atterrati all’aeroporto di Dublino, raggiungiamo il centro con il bus Airlin 747 al prezzo di 10€ a/r.

Abbiamo scelto l’hotel The Fleet Street Hotel a Temple Bar, uno dei quartieri più vivaci e giovanili della città.

Essendo a stomaco vuoto, andiamo da The Bakehouse, un locale famoso per i pancake, sia dolci che salati.

Con circa 10€ a testa prendiamo una porzione di pancake a testa (io con la frutta, il mio compagno con bacon e uova) e 2 caffè large. Ottimo!

A pancia piena torniamo a Temple Bar, il centro nevralgico del divertimento irlandese.

Superiamo il Millenium Bridge (inaugurato nel 2000) e arriviamo a Essex Gate, l’antica porta della città, dove vediamo i resti dell’ Isolde’s Tower.

Arriviamo alla Christ Church Cathedral, la prima chiesa cristiana la città nel cui parco ci sono i resti di un antico convento medievale.

Proseguiamo verso il Castello, in Dame Street.

Il Castello è stato la dimora della Signoria dei Normanni dal 1171 fino al 1541.

Successivamente il Castello ha ospitato il Regno d’Irlanda e infine il Parlamento irlandese.

Il biglietto costa 4,50€.

La parte più affascinante della visita è stata la Record Tower, l’unico edificio rimasto dalla fortezza normanna risalente al XIII secolo.

Dopo la visita, passiamo davanti la Chester Betty Library, una collezione di opere donate alla città dal magnate irlandese Chester Betty.

Arriviamo alla Cattedrale di San Patrick, la chiesa con il campanile più alto della città (85 metri).

Ci fermiamo a prendere due caffè da Starbuck’s e li sorseggiamo seduti su una panchina del parco San Patrick.

Nel pomeriggio andiamo al Trinity College, la più prestigiosa università del Paese,fondata nel 1592 da Elisabetta I.

Il Trinity ha ospitato menti eccelse, come Jonathan Swift, autore dei “Viaggi di Gulliver”, Oscar Wilde, Bram Stoker, l’autore di “Dracula” e il premio Nobel Samuel Beckett.

La Old Library e la Long Room raccolgono 250 mila volumi antichi.

Il libro più prezioso – da non perdere – è il Book of Kells, un manoscritto miniato dei quattro Vangeli scritto in latino.

Molto probabilmente il libro fu realizzato nei primi anni del IX secoli dai monaci scozzesi di Iona.

Dopo l’arrivo dei vichinghi, i monaci  si trasferirono nel monastero di Kells, dove il libro fu ritrovato nel 1661.

L’ingresso al Trinity College è gratuito ma la visita alla Old Library costa 10€.

Per cena ci fermiamo in un pub vicino la Statua di Molly Malone, la prostituta e pescivendola morta a causa di una febbre, il cui fantasma pare si aggiri tra i vicoli della città, nelle notti nebbiose.

Il pub si chiama O’Neills, un tipico locale irlandese con birre ottime, buon cibo e prezzi medi.

Prendiamo 2 Guinness, uno stufato irlandese e un cosciotto di agnello spendendo circa 20€ a testa.

Giorno 2: Abbey Theatre, shopping e Irish coffee

Iniziamo il nostro secondo giorno irlandese con una colazione da Caffè Nero.

La nostra prima meta è l’ Abbey Theatre, il teatro ufficiale di Dublino, fondato nel 1903 da William Butter Yeats e Lady Augusta Gregory.

Proseguendo lungo O’Connell Street, arriviamo all’incrocio con Earl Street, dove scattiamo qualche foto alla statua di bronzo di James Joyce, l’autore di Dubliners e L’Ulisse, due capolavori della letteratura irlandese.

Continuiamo quindi a passeggiare su Parnell Street e arriviamo al Museo degli scrittori di Dublino.

Il Museo raccoglie la storia della letteratura irlandese con ritratti, manoscritti, lettere e oggetti personali dei letterati irlandesi.

L’ingresso al museo è a pagamento (7,50€).

Imperdibili il telefono nero di Samuel Beckett, il piano di James Joyce, due esemplari di Ulysse pubblicati nel 1930.

Pranziamo in un fast food all’interno del Moore Street Mall.

Nel pomeriggio ci dedichiamo allo shopping nel quadrilatero compreso tra Parnell Street, Henry Street, Mary Street e Capel Street.

Per i souvenir, da Caroll’s avrete troverete calamite, berretti, penne e altri gadget.

Per cena ci rechiamo al pub The Temple Bar, uno dei più antichi della città.

I prezzi sono sopra la media (circa 30€ a testa per 2 piatti di sandwich grandi, 2 birre e 2 Irish coffee buonissimi) ma non si può lasciare Dublino senza essere passati dal Temple Bar!

Giorno 3: Guinness Storehouse

Il terzo e ultimo giorno, facciamo colazione da Starbucks poi andiamo al Guinness Storehouse.

Il biglietto per la visita al museo costa 18€ ma, prenotandolo online, pagherete 14€!

La fabbrica è articolata su 7 piani in cui viene spiegata la lavorazione della birra, la storia del marchio, e sono offerte degustazioni.

La parte cool? Il Gravity Bar all’ultimo piano, che regala una vista bellissima su Dublino.

Arriviamo a piedi alla Statua di Molly Malone e ci tuffiamo nel fiume di gente che affolla la via dello shopping della città: Grafton Street.

Il cuore pulsante di Dublino, pieno di negozi tipici, caffetterie, artisti di strada che animano la città.

Pranziamo da Bunsen, un fast food dove per 10€ a testa mangiamo hamburger e patatine sticky.

Nel tardo pomeriggio, andiamo in aeroporto per ripartire in direzione Roma.

Dublino in 3 giorni

Pollo al marsala

Pollo al marsala
Pollo al marsala

Pollo al marsala

Il pollo al marsala è un gustoso e saporito secondo piatto tipico della cucina siciliana, a base di petto di pollo, funghi e liquore al marsala.

Una ricetta perfetta da servire ai vostri ospiti a cena con una spesa minima, oppure da gustare in solitudine davanti ad un bel film alla tv, magari concedendovi persino di fare la “scarpetta” con il sughetto formatosi durante la cottura. Che bontà!

Io ho preparato la ricetta usando solo i funghi come contorno, ma voi potete aggiungere salsa di pomodoro, olive nere denocciolate, carciofini sott’olio o qualsiasi altro ingrediente a vostra disposizione… Via libera alla fantasia!

 

Ingredienti per due porzioni:

300 gr di petto di pollo

150 gr di funghi champignon (io ho usato i funghi freschi ma vanno bene anche quelli in scatola)

1/2 bicchiere di liquore al marsala

1/2 cipolla

1 foglia di lauro

1 spicchio di aglio

2 cucchiai di farina

2 cucchiai di olio d’oliva

qualche foglia di prezzemolo tritato

sale, pepe

 

 

 

Procedimento:

Tritare finemente la cipolla.

Lavare e tagliare i funghi freschi.

In una padella, rosolare la cipolla  tritata con due cucchiai di olio e uno spicchio di aglio.

Dopo 1-2 minuti, aggiungere la foglia di alloro e lasciar soffriggere fino a quando la cipolla sarà dorata.

Battere le fette di petto di pollo poi passarle nella farina.

Aggiungere le fette di petto di pollo infarinate e rosolarle per 4-5 minuti, poi girarle sull’altro lato e proseguire la cottura.

Aggiungere i funghi e continuare la cottura a fuoco medio, mescolando di tanto in tanto con un cucchiaio di legno, in modo da far insaporire bene il tutto.

Aggiungere infine mezzo bicchiere di liquore al marsala, mescolare e cuocere per altri 5-6 minuti, fino a quando il sughetto formato non si sarà ristretto.

Servire subito.

Torta caprese

Torta caprese
Torta caprese

TORTA CAPRESE
La torta caprese è un dolce tipico campano, a base di mandorle e cioccolato.

Una ricetta facile per un dolce da servire ai vostri ospiti per dessert, magari accompagnato con un ciuffo di panna spray o una pallina di gelato.. Che bontà!

Questa torta la realizzavo sempre quando ero al liceo e, con gli amici, organizzavamo delle feste in casa durante il periodo natalizio: una torta facile, di sicura riuscita, e che spesso preparavo anche senza l’aggiunta di mandorle pelate o aggiungendo qualche cucchiaio di Nutella, una vera delizia!

 

 

INGREDIENTI:

150 gr di mandorle pelate
125 gr di cioccolato fondente (se preferite un gusto più dolce, potete dimezzare la dose di cioccolato fondente e aggiungere la dose restante con cioccolato al latte o cioccolato alle nocciole)
acqua
125 gr di burro a temperatura ambiente
3 uova
100 gr di zucchero di canna grezzo
un pizzico di sale
zucchero a velo

 

 

PROCEDIMENTO:

Rivestire una teglia di carta forno e preriscaldare il forno a 180 gradi.

Adagiare le mandorle sulla teglia rivestita e tostarle in forno caldo per una ventina di minuti.

Versare le mandorle tostate in un boccale e frullarle con un mixer.

Tagliare il cioccolato a cubotti e scioglierlo in un pentolino a bagnomaria, insieme al burro.

In una ciotola, mescolare i tuorli e lo zucchero di canna grezzo.

In un’altra ciotola, montare gli albumi a neve ferma con un pizzico di sale.

Aggiungere le mandorle al cioccolato sciolto e mescolare.

Versare il composto di cioccolato e mandorle nella ciotola con i tuorli e mescolare bene per amalgamare il tutto.

Delicatamente, aggiungere anche gli albumi montati a neve, mescolando dal basso verso l’alto per evitare di smontarli.

Rivestire una tortiera di carta forno e preriscaldare il forno a 180 gradi.

Versare l’impasto nella tortiera rivestita e cuocere in forno caldo per 20-25 minuti.

Sfornare la torta e farla raffreddare prima di servire.

 

Pizza patate, cotto, zucchine e bufala

Pizza patate, cotto, zucchine e bufala
Pizza patate, cotto, zucchine e bufala

PIZZA PATATE, COTTO, ZUCCHINE E BUFALA

Una pizza saporita, croccante, genuina, che unisce il sapore delicato delle patate e delle zucchine con quello della mozzarella di bufala e del prosciutto cotto… un’autentica bontà!

Io ho preparato l’impasto a casa, seguendo la ricetta della mia nonnina che, da giovane, faceva la pizzaiola,

ma voi, se avete poco tempo a disposizione, potete comprare l’impasto già pronto al banco frigo del supermercato e limitarvi a stenderlo in teglia, no problem!!!

(Vi dico un segreto: mio padre lo fa spesso!!! Shhh non lo dite alla nonna!)

 

INGREDIENTI PER UNA PIZZA TONDA:

150 gr di farina 00
1/2 panetto di lievito di birra
1/2 tazza di acqua calda
Sale q.b.
2 fette di prosciutto cotto
1/2 zucchina
1/4 mozzarella di bufala
1 patata piccola
Sale, origano

 

 

PROCEDIMENTO:

In un recipiente, versare la farina e scavare un buco al centro.
Sciogliere 1/2 cubetto di lievito di birra e un pizzico di sale in 100 ml di acqua calda, poi versarlo nel buco fatto nella farina e cominciare a impastare con le mani.
L’obiettivo è quello di ottenere una bella palla elastica.
Sistemare l’impasto in una ciotola coperta con uno strofinaccio e metterla a lievitare in un luogo caldo (io di solito la metto nel forno spento o vicino al termosifone, in inverno).
Mentre l’impasto lievita, riempire una pentola d’acqua e lessarvi una patata.
Dopo 3-4 ore l’impasto sarà lievitato quindi lavorarlo su una spianatoia infarinata.
Ungere una teglia tonda con un filo di olio e stendervi l’impasto.
Preriscaldare il forno a 200 gradi.
Lavare e grattugiare metà zucchina a julienne.
Tagliare 1/4 di mozzarella di bufala a dadini.
Tagliare la patata lessata a rondelle sottili.
Condire la pizza con le zucchine a julienne, le rondelle di patate, il prosciutto cotto e i dadini di bufala.
Infornare e cuocere in forno caldo a 200 gradi per 10-15 minuti.
Sfornare la pizza e divorarla!!

 

Tagliata red wine

 

Tagliata red wine
Tagliata red wine

Tagliata red wine

La tagliata di manzo al vino rosso è un gustoso secondo piatto, non eccessivamente calorico, facile da preparare e in grado di deliziare i palati dei buongustai (carnivori, chiaramente!).

Per preparare una buona tagliata, è indispensabile comprare un buon pezzo di carne di manzo, possibilmente recandovi dal vostro macellaio di fiducia e dirigendo la vostra scelta tra l’entrecote o il controfiletto.

Quanto al vino, ho scelto un Chianti Classico rosso, uno fra i vini italiani più conosciuti al mondo, prodotto in Toscana (tra Siena e Firenze), ma una valida alternativa è rappresentata dal Nebbiolo, un vino piemontese prodotto nella Valtellina.

L’accompagnamento ideale per questa tagliata? Un’insalata mista, rucola e pomodori pachino o una bella porzione di patate al forno.

 

Ingredienti:

1 fetta di controfiletto di manzo (la mia pesava 350 gr)
Mix di erbe aromatiche (rosmarino, salvia, maggiorana)
uno spicchio d’aglio
1 dl di vino rosso, tipo Chianti o Nebbiolo
un cipollotto
aceto balsamico q.b.
1 noce di burro
olio
sale e pepe

 

 

Procedimento:

Tritare lo spicchio d’aglio e il cipollotto.

Ungere una padella con una noce di burro e farla scaldare sul fornello.

Quando la padella sarà rovente, cuocervi il controfiletto per 2 minuti circa per ogni lato.

Salare e pepare.

Ultimata la cottura, avvolgere la carne in un foglio di alluminio e metterla da parte.

Nella padella dove è stata cotta la carne, versare il vino rosso e farlo ridurre a fiamma media.

Togliere la padella dal fuoco e aggiungere l’aglio e il  cipollotto tritati, una spolverata di erbe aromatiche, un pizzico di sale e uno di pepe.

Mescolare con un cucchiaio di legno per far addensare, in modo da ottenere una salsa (se la salsa non si addensa, aggiungere una noce di burro e continuare a mescolare).

Togliere la carne dal foglio di alluminio e passarla in forno caldo (o al microonde) per qualche minuto.

Servire la carne tagliandola in fette spesse circa 2 cm, irrorata con la salsa al vino ben calda.

 

Torta vegana banana e cioccolato

Torta vegana banana e cioccolato

Torta vegana banana e cioccolato

Una torta peccaminosa, che unisce il gusto irresistibile del cioccolato alla morbidezza delle banane e al sapore esotico del cocco.

Nel week-end adoro svegliarmi e fare colazione con una tazza di cappuccino, una spremuta d’arancia e una fetta di torta fatta in casa, e questa torta è perfetta per la colazione.

Non da meno, potete prepararla e servirla come dessert ai vostri ospiti spolverando la superficie con scaglie di cocco grattugiato, per un effetto scenico.

Per gli ingredienti, ho usato le farine del marchio “Le farine magiche” ma voi potete usare quelle che più preferite, purché contribuiscano a creare un dolce alto, soffice e umido.

Pochi ingredienti e facilmente reperibili, una preparazione veloce e non troppo complessa, un risultato finale apprezzato da tutti.

Cos’altro si può volere di più?

 

 

Ingredienti:

150 gr di farina di soia

50 gr di farina integrale ai 5 cereali

50 gr di farina biologica di cocco

100 gr di zucchero di canna

40 gr di olio di semi di girasole

50 ml di latte di soia (o di riso, come preferite)

25 gr di cacao in polvere

2 banane mature

1 arancia

1/2 bustina di lievito per dolci vegan (io ho usato il cremor tartaro)

scaglie di cocco q.b. per decorare

 

 

 

Procedimento:

In una ciotola unire tutti gli ingredienti secchi: farina, zucchero di canna, cacao in polvere, lievito per dolci, e mescolare.

Sbucciare le banane e tagliarle a rondelle.

Sbucciare l’arancia e tagliarla a spicchi.

In un mixer, frullare le banane e l’arancia per ottenere una purea.

Versare la purea di frutta nella ciotola con gli ingredienti secchi e mescolare con un cucchiaio di legno per amalgamare bene.

Aggiungere il latte di soia e l’olio di semi.

Preriscaldare il forno a 180 gradi.

Ungere uno stampo da torta con un filo di olio e versarvi il composto.

Cuocere la torta in forno caldo a 180 gradi per 45 minuti.

Durante la cottura, non aprire mai il forno: questo gesto fermerebbe la lievitazione e finiremmo per ottenere un dolce basso e duro.

Prima di sfornare la torta, fare la “prova dello stuzzicadenti” per assicurarsi che sia ben cotta.

Una volta sformata, lasciare raffreddare la torta a temperatura ambiente.

Prima di servire, decorare la superficie della torta con scaglie di cocco grattugiato.

Amsterdam in 3 giorni

Amsterdam in 3 giorni
Amsterdam in 3 giorni

Amsterdam in 3 giorni

La capitale olandese, la patria di Van Gogh, Rembrandt e Anna Frank, del buon cibo e della vita notturna, degli zoccoli, dei mulini a vento e della Heineken.

Visitare Amsterdam in 3 giorni è possibile, ma solo se si rinuncia a qualcosa e ci si sveglia presto.

Dall’aeroporto al centro

Arriviamo all’aeroporto di Amsterdam Schiphol con un volo diretto da Roma.

Ci sono tre modi per raggiungere il centro città:

  • treno. Comprare un biglietto per “Amsterdam CS” (prezzo 3€ circa) e salite sul treno che in meno di 20 minuti vi porterà alla Stazione Centrale (Amsterdam Centraal);
  • bus. Comprare un biglietto (prezzo 3,10€) e prendete il n. 370 nel piazzale all’esterno dell’aeroporto che in circa 30 minuti vi condurrà alla Stazione Centrale (Amsterdam Centraal);
  • taxi. Il costo della corsa fino al centro città può arrivare a costare anche 20 euro, a seconda del traffico.

Noi scegliamo di prendere il treno e scendiamo alla Stazione Centrale. Da qui, andiamo a piedi in hotel per fare il check-in.

Hotel

Abbiamo scelto l’hotel Ibis Style Amsterdam Central Station, a 2 minuti  a piedi dalla stazione centrale, comodissimo per visitare la città.

Le camere sono pulite, non molto grandi ma dotate  di tutti i comfort: bagno privato, tv, aria condizionata, letto comodo, minibar e wifi veloce.

Il personale e’ cortese, disponibile e sempre sorridente.

Muoversi a Amsterdam

Il centro di Amsterdam non è molto grande e può essere facilmente visitato a piedi, cartina alla mano. Altrimenti, se vi sentite stanchi, potete usare i tram e bus che fanno tutti capolinea alla Stazione Centrale.

Amsterdam è suddivisa in zone tariffarie: Il biglietto per una singola corsa per una zona costa 1,60€, 2,40€ per due zone.

Se avete intenzione di utilizzare spesso i tram, vi consiglio di acquistare la “Strippenkaart”, un carnet di 15 biglietti, ciascuno valido per 1 ora dalla convalida.

La Strippenkaart costa 6,50€ ed è valida per viaggi in bus, tram e metro.

Se volete usufruire anche dei Canal Bus, allora dovete acquistare l’ “All Amsterdam Travel Pass”, che costa 6,40€.

Amsterdam in bicicletta

Ad Amsterdam tutti si muovono bici o in tram.

Se volete immergervi nel mood olandese, potete noleggiare biciclette nei vari negozi presenti in città (come Macbike  o Orangebike).

Il prezzo medio è 7€ per 3 ore, 13€ per tutta la giornata.

Amsterdam in 3 giorni

 

Giorno 1: Piazza Dam e Giro dei Canali

Dopo aver fatto un’abbondante colazione in hotel con caffè, succhi di frutta, toast salati  brioche fragranti la cioccolato, usciamo diretti a Chinatown, il cuore orientale di Amsterdam, ricco di negozi, palazzi e ristoranti tra cui il famoso Sea Palace, il ristorante galleggiante simbolo dell’unione tra Europa a e Asia.

La maggior attrazione turistica all’interno di Chinatown di Amsterdam è il tempio Buddista Zeedijk, il più grande d’Europa, inaugurato dalla Regina nel 2000.

Proseguiamo la nostra passeggiata fino ad arrivare a Piazza Dam, il cuore di Amsterdam, piena zeppa di artisti di strada.

Attorno alla piazza, troviamo la Chiesa Nuova (De Nieuwe Kerk), il Palazzo Reale e il Museo delle cere “Madame Tussauds”.

Il Palazzo Reale è la residenza ufficiale della famiglia reale da oltre 200 anni; oggi è usato occasionalmente per le cerimonie ufficiali.

Il Palazzo è aperto ai turisti solo in estate e il biglietto d’ingresso costa 10€.

La Chiesa Nuova non è un edificio religioso bensì il luogo in cui si tiene la cerimonia di incoronazione dei reali d’Olanda e si celebrano le principali ricorrenze cittadine.

Il biglietto di ingresso alla Chiesa costa 8€ ma noi scegliamo di non visitarla.

Al centro di piazza Dam spicca il Nationaal Monument, realizzato alla fine della Seconda Guerra Mondiale per commemorare gli Olandesi deceduti sul campo di battaglia.

Questo obelisco, alto 22 metri, è fronteggiato da due leoni, simboli dei Paesi Bassi.

Nel retro, ci sono delle urne che contengono terra proveniente da tutte le province e le ex-colonie olandesi.

Il monumento rappresenta due leoni posti alla guardia di un pilone alto 22 metri

Ci fermiamo per un pranzo veloce  a la ‘T nieuwe cafe’, un piccolo bistrot affacciato proprio su piazza Dam, con tavolini all’esterno e camerieri molto simpatici e cordiali.

Il menu è molto ampio e scegliamo di assaggiare due piatti tipici olandesi: i kibbeling (una specie di filetti di merluzzo panati e fritti, serviti con limone e maionese) e il broodje haring (un sandwich farcito con aringhe, cetriolini sottaceto cipolla), entrambi buonissimi.

Conto totale: meno di 10€ a testa, aggiungendo una bottiglietta d’acqua e un the alla menta. Eccezionale!

Nel pomeriggio, ci concediamo un po’ di shopping nella zona compresa tra Muntplein, Dam e Kalvestraat, le vie dello shopping olandese, costellate di negozi di abbigliamento, pelletteria, souvenir, libri ecc.

Noi ci siamo fermati al Kalvertoren Shopping Center e abbiamo fatto incetta di calamite, penne e matite da regalare ai nostri cari come souvenir dall’Olanda.

Nel 2006 Kalvestraat era la ventunesima strada più costosa del mondo per quanto riguarda i prezzi degli affitti.

Nel tardo pomeriggio, acquistiamo i biglietti (15€ a testa) e facciamo la Gita dei Canali, della durata di 75 minuti.

La città di Amsterdam è costruita su una rete di canali lunga più di 100 km, e proprio per tale motivo è soprannominata la “Venezia del Nord”.

Nel 2010 l’UNESCO ha dichiarato i Canali Patrimonio dell’Umanità.

Il tour in battello ci mostra i tre canali principali della capitale: il Prinsengracht (Canale dei Principi), il Keizersgracht (Canale dell’Imperatore) e l’Herengracht (Canale dei Signori).

Durante la gita vediamo il Nemo (il palazzo progettato l’architetto italiano Renzo Piano e ospitante il più grande centro scientifico dei PAEsi Bassi), il Museo Marittimo, la fabbrica dei diamanti Gassan, il Municipio, il mercatino hippy Albert Cuyp.

Scendiamo alla fermata di Leidseplein, anche detta “piazza del guazzabuglio “, fulcro della movida olandese, e ceniamo da Cafe Reynders, un pub in stil seicentesco dove ordiniamo due birre Trappe, una porzione di fish and chips e una di bubble  squeak (un piatto tipico a base di salsicce affumicate servite con purea di patate e crauti).

Piatti buoni, birre fantastiche, servizio veloce, conto finale meno di 20 euro a testa: super soddisfatti!

Giorno 2: Museumplein

Iniziamo il nostro secondo giorno in città dirigendoci a Museumplein, la piazza principale del famoso quartiere dei musei, immersa nel verde e abbellita da sculture e fontane.

La Piazza è circondata dai musei più importanti della città: il Van Gogh Museum, il Rijksmueum e lo Stedelijk.

Noi decidiamo di visitare il Van Gogh Museum (10€), con opere del pittore e non solo.

Il museo si articola su 3 piani: il primo raccoglie i dipinti dell’800, il secondo suddivide i dipinti in 5 sezioni che spiegano lo sviluppo psicologico e artistico dell’autore, il terzo le opere di artisti contemporanei di Van Gogh come Monet, Gauguin e Pissarro.

Usciti dal Museo, attraversiamo il canale e ci spostiamo al De Pijp, il quartiere popolare e multietnico della città, ricco di bar e caffè.

Arriviamo all’Albert  Cuyp Market, uno dei più famosi in città, circa 2 km di bancarelle che vendono di tutto: frutta, verdura, pesce, dolci, vestiti e souvenir.

Noi ci facciamo tentare da 2 stand: il primo vende zoccoli olandesi dipinti a mano, il secondo stroop waffle, calde cialde ricoperte di miele a 1,50€ l’una!

Non avendo molta fame, pranziamo con waffle e mini pancake. Buonissimo!!

Nel pomeriggio visitiamo il museo interattivo della Heineken (16€), la bionda più famosa d’Olanda.

Durante il tour guidato vediamo simulazioni in 4D, filmati storici e ne approfittiamo per degustare qualche birra, sempre gradita.

Poco prima di cena, torniamo in hotel per darci una rinfrescata e poi ci dirigiamo a Rembrandtplein, una delle piazze più affascinanti della città, famosa per la movida tra i giovani.

Ci fermiamo da De Bajes, un ristorante brasserie vicino Rembrandtplein molto carino, ben arredato e con un’atmosfera accogliente e vivace.

Ordiniamo  2 hamburger giganti accompagnati da patatje oorlog, le famose patatine fritte olandesi, dorate croccanti, ricopertecon salsa di maionese e burro di arachidi.

La carne è morbida, gustosa, cotta al punto giusto gnammmmmm

Conto finale: meno di 20€ a testa, aggiungendo 2 birre medie. Super consigliato!

Giorno 3: Casa Museo di Anna Frank e Hermitage

Iniziamo il nostro terzo e ultimo giorno in città dirigendoci nel quartiere Jordaan, ex zona residenziale per la classe operaia e oggi meta prediletta di studenti e artisti.. Un po’ come il Quartiere Latino a Parigi.

Passeggiando tra le graziose stradine ricche di negozi e botteghe, arriviamo alla Casa Museo di Anna Frank (9€ e dovete acquistarlo obbligatoriamente online).

Durante i 2 anni di occupazione nazista, in questa casa si nascosero le famiglie ebree Frank e Van Daan, fino all’arresto.

Le stanze della Casa sono vuote e non contengono oggetti personali di Anna Frank, per questo decidiamo di scattare solamente qualche foto ma non entrare al Museo.

Saliamo sul tram e ci dirigiamo presso uno dei musei più belli al mondo, l’Hermitage (17€), nel quartiere di Amstel.

Un’esposizione di capolavori degna di nota, soprattutto la mostra sulla famiglia reale Romanov, che racconta lo sviluppo artistico di San Pietroburgo durante il regno dello zar Nicola II e sua moglie  Alexandra.

Per il nostro ultimo pasto in città ci fermiamo da Omelegg, una catena di bistrot dove la specialità sono omelette con verdure, pesce, carne e pane tostato.

Conto finale: meno di 10 euro a testa per 2 omelette e 2 bottiglie di acqua.

Locale carino e accogliente, cibi buoni e preparati con ingredienti freschi. Consigliatissimo!

Pinsa crudaiola

Pinsa crudaiola
Pinsa crudaiola

Pinsa crudaiola

Una Pinsa leggera (perché lievitata per più di 24 ore) e saporita grazie al pomodoro a pezzi, la ricotta fresca grattugiata e il basilico. Una ricetta che richiede tanta pazienza ma genera un risultato finale degno di nota 😉  Non è la mia Pinsa preferita ma si aggiudica comunque il podio!

 

Ingredienti per 1 Pinsa:

130 gr di farina di grano tenero

35 gr di farina di riso

35 gr di farina di soia

1/2 bustina di lievito secco

Un pizzico di sale

1 cucchiaio di olio extravergine di oliva

150 ml di acqua fredda di frigorifero

4-5 pomodori pachino

1 confezione di ricotta fresca di pecora

qualche foglia di basilico

 

 

Procedimento:

In una ciotola unire le 3 farine e poi aggiungere anche il lievito secco e mescolare.

Aggiungere 120 ml di acqua fredda ed impastare per circa 3-4 minuti.

Aggiungere il sale ed impastare ancora quindi aggiungere anche l’olio extravergine di oliva e continuare ad impastare con le mani.

Versare l’acqua fredda restante e impastare ancora per almeno 5 minuti, per ottenere un panetto morbido ed elastico.

Sistemare l’impasto della pinsa in una ciotola e metterlo in frigorifero per minimo 24 ore, coperto con la pellicola o un canovaccio.

Dopo 24 ore o anche più, stendere il composto su una spianatoia infarinata e lasciarlo riposare per circa 3 ore, in modo che raddoppi di volume.

Dopo 3 ore, ungere una teglia con un filo di olio extravergine di oliva e stendervi l’impasto.

Preriscaldare il forno a 200 gradi.

Condire la Pinsa con i pomodori pachino affettati e un filo di olio.

Cuocere la Pinsa in forno caldo a 200 gradi per circa 10 minuti, o comunque fino a quando la Pinsa non sarà croccante all’esterno ma morbida dentro.

Sfornare la Pinsa, grattugiarvi sopra la ricotta e rimetterla in forno per 2 minuti, giusto il tempo di far scaldare leggermente la ricotta.

Sfornare, decorare con una foglia di basilico fresco e pappare!!!