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«Le Paludi Pontine sono l’angolo più selvaggio e affascinante d’Europa» (Goethe)
Con alcuni soci AIFB ci siamo messi di nuovo in cammino (la prima gita è stata in Tuscia) , questa volta nell’Agro Pontino: tra Omero e Goethe. Abbiamo deciso di continuare qui ad approfondire la nostra conoscenza del territorio alla ricerca di prodotti eccellenti e aziende virtuose. Il nostro mentore è Giovanni Lucci, agrotecnico di Latina che si è offerto di accompagnarci a zonzo. Ci ha fatto da organizzatore, cocchiere (così si è definito), da guida e anche da cuoco, ma andiamo per ordine.
Un po’ di storia
Le Pomptinae Paludes, o l’Ager Pomptinus, sono un territorio caratterizzato dalla presenza dei laghi costieri, dalla peculiare forma stretta e allungata, e dal sistema dunale. Suessa Pometia o Pometia, da cui potrebbe derivare “Pomptinus”, era un antico e perduto luogo, prima dei Volsci e poi dei Latini di cui si parla in diversi scritti romani, fu poi sottomessa da Tarquinio il Suberbo (non lo dite all’etrusca Vittoria Tassoni!)
Narra la leggenda che Giunone coprì il territorio di paludi per punire una delle tante amanti di Giove, l’avvenente Ninfa Feronia, divinità rurale probabilmente di origine etrusca. Altra tappa che ci siamo ripromessi di visitare è il Tempio di Giove Anxur di Terracina sul monte Sant’Angelo.
Come non ricordare anche l’episodio dell’Odissea di Omero legato a questo territorio? Quando Ulisse e i suoi compagni vengono ammaliati dalla Maga Circe! Ma chi era costei? il poeta ci dice che viveva in una “bella abitazione fatta di marmi puliti” nell’isola di Eea (identificata dai geografi con il Circeo di oggi, il promontorio laziale che probabilmente nell’antichita era circondato dal mare) e lì esercitava l’attività che la consegnò alla leggenda. Circe, il cui aspetto era impreziosito da una chioma riccia, raccolta in lunghe trecce, attirava gli uomini col suo canto melodioso, li accoglieva alla mensa seducendoli con cibo in quantità oltre che con bevande avvelenate. Dopo averli colpiti con un bastone, li trasformava in maiali.
La maga, semidea, divenne col suo nome sinonimo di ammaliatrice, seduttrice, mangiatrice di uomini. Circe trasformò tutti i compagni di Ulisse ma si innamorò del re di Itaca con il quale ebbe una storia d’amore.
La bonifica dell’Agro Pontino
Tra storie e leggende, maghe ed eroi, possiamo intuire il fascino che da sempre ha avuto questa zona laziale. Furono i Volsci i primi a provare a bonificare le paludi, ma tutti i tentativi fallirono, compreso l’audace progetto di Leonardo da Vinci commissionato da Papa Leone X. Leonardo ideò un complesso di canali e di macchine idrovore che trovò d’accordo il papa ma che di lì a poco morì. Bisogna aspettare il periodo fascista per vedere bonificata quest’area e il piano di lavoro di Leonardo fu punto di ispirazione per i progetti successivi.
Le selve sconfinate attiravano inoltre molti nobili della capitale, che ospiti dei Caetani, si dilettavano in lunghissime battute di caccia. L’ars venatoria nelle Paludi Pontine attirò visitatori da tutta Europa; nel settecento tra i più celebri viaggiatori ci fu il poeta tedesco Johann Wolfgang von Goethe che ne rimase affascinato.
La bonifica del ‘900 iniziò con la vendita allo Stato Italiano di un territorio di 20.000 ettari circa, di proprietà della famiglia Caetani, noto come Bacino di Piscinara (corrispondente in gran parte agli attuali territori comunali di Cisterna di Latina e Latina). Fu un’opera immensa, furono impiegati più di 50.000 operai, quasi tutti del Nord Italia e soprattutto del Veneto. L’Opera Nazionale Combattenti si occupò della gestione dei terreni e dei poderi che venivano via via costituiti nei terreni bonificati, affidandoli in concessione a coloni provenienti per la stragrande maggioranza dalle regioni, allora povere e sovraffollate.
Finalmente arriviamo ai nostri giorni. Ora l’Agro Pontino è un susseguirsi di campi coltivati e di aree protette. Pullula di aziende floride, agricole ma non solo. Ci siamo ripromessi di organizzare diverse gite nell’arco dell’anno in base ai cicli produttivi, le idee sono tante. Questa volta siamo andati a trovare l’Azienda Agricola Marasca, il cui motto è “Innovazione, Tecnologia e Tradizione contadina”.
La visita in azienda
Siamo stati accolti dalla bella Dalila Marasca, dagli espressivi occhi blu che ci sorridevano da sopra la mascherina. Abbiamo visitato l’azienda e i campi. Ben 75 ettari sono coltivati a pomodori di diverse qualità. Abbiamo visto la raccolta meccanizzata dove un camion affiancava un’enorme raccoglitrice che sradicava e separava i pomodori dalla pianta. Un tapis roulant lasciava cadere il raccolto nel camion creando una bellissima montagna rossa.
Questa macchina è progettata per la raccolta di grandi superfici, grazie al raccoglitore largo internamente cm. 150, consente la raccolta di pomodoro seminato in anche in bine da cm. 60-70-80. Le dimensioni dei nastri di trasporto, la perfetta disposizione dei pesi e la grande visibilità di tutti gli organi di lavoro, consentono una raccolta oraria di 80 tonnellate. Che sia la soluzione per la fine del caporalato? In pochi minuti vengono raccolti quintali di pomodori integri e belli solamente con 4 uomini. Prima della lavorazione, i pomodori vengono selezionati manualmente su nastri a scorrimento in modo da escludere quelli meno maturi o danneggiati.
L’Azienda Agricola Marasca ha 4 referenze differenti: il pomodoro ciliegino, la passata, la polpa in pezzi e il pomodoro pelato. I formati sono studiati sia per il dettaglio che per la ristorazione e la qualità è eccellente: il liquido di governo è pochissimo, la fragranza e la consistenza sono identiche al prodotto fresco con il vantaggio di avere un frutto maturato al sole, non in serra e alla praticità del confezionato.
Da pochi anni, 5 ettari di terreno sono stati dedicati alla coltivazione biologica di due tipi di grano a basso impatto ambientale: il Marco Aurelio e il Massimo Meridio. Con le farine ottenute, macinate rigorosamente a pietra, per ora vengono trafilati in bronzo tre formati di pasta rugosa e consistente, piacevolissima al morso. Possiamo scegliere tra gli spaghetti, le penne rigate e i paccheri. Voglio fare i complimenti anche per la scelta del packaging sobrio e dal sapore country.
Il Pranzo tipo dell’Agro Pontino
Dopo questa interessante visita, siamo scesi verso il mare di Sabaudia per un lauto pasto con tanto di sorprese! Giovanni chi ha portato al Chiosco Bambù, uno chalet sul mare con un bel ristorantino bianco e azzurro con un menù a base di pesce fresco. Oltre ai piatti dello chef Tammaro Tavoletta, molto conosciuto nella zona, il nostro Cuciniere Vagabondo aveva preparato per noi le sue mitiche lumache in umido dell’Agricola Gizzi con pomodoro Marasca e la Tiella di Gaeta con polpo, cozze e la preziosa oliva itrana .
Questa preparazione è tipica della zona e la ricetta si perde nella notte dei tempi. Sembra che Ferdinando IV Borbone fosse ghiotto di quella ripiena di calamaretti ma il popolo la usava come pranzo da asporto sia per andare in mare che per la campagna. Il nome deriva dal latino Tegelle, contenitore, proprio perché si compone di due dischi di pasta cotta in forno che racchiudono verdure o pesce, in base alla voglia o alla fantasia. Giovanni ha selezionato le farine per l’impasto ed ha usato uno speciale lievito madre ottenendo una tiella spettacolare, ancora più buona il giorno dopo.
Abbiamo finito il pranzo con il nocino preparato da Giusy e Moreno nel loro casale Starlight Country House di Giove, prossima destinazione delle nostre gite.
Post prandium aut stabis aut lente deambulabis
Con calma ci siamo avvicinati al Circeo attraversando dei paesaggi da sogno. Siamo saliti verso il faro del Circeo e poi abbiamo preso un gelato nel paese di San Felice ammirando la costa dall’alto e le isole Ponziane. Sulla via del ritorno non potevamo fare a meno di fermarci a comprare la mozzarella di bufala dal Caseificio Macchiusi. Da Assaggiatrice di Formaggio ONAF ho apprezzato moltissimo i loro prodotti. La buccia è sottilissima e la fragranza del latte è intensa. Si sente subito il profumo di fermenti lattici e la consistenza al morso è molto piacevole. Il sapore è persistente e non resta grasso in bocca. Scelta eccezionale. Ci siamo ripromessi di visitare con calma l’azienda.
Non vediamo l’ora di studiare altri itinerari e di passare altre giornate gioiose alla scoperta del Lazio.
Sempre pronti per andare in gita con AIFB!