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A Roma le feste di Pasqua e Pasquetta sono molto sentite e si fanno grandi pranzi di famiglia per celebrarli, accompagnati dalle scorpacciate delle famose uova di Pasqua e dal gioco della “scoccetta”.
Prima di svelarvi i fatti più curiosi dei festeggiamenti romani, vi siete mai chiesti perchè siano così importanti? Cosa si mangia a Pasqua e Pasquetta a Roma?
Ma soprattutto… perchè quando si parla di Pasqua, si sente parlare anche di Pentecoste?
Cosa significano Pasqua, Pasquetta e Pentecoste?
- La Pasqua ebraica viene chiamata Pesach (pascha, in aramaico) dura 8 giorni e celebra la libertà dalla schiavitù dall’Egitto. La Pasqua cristiana celebra la Resurrezione di Gesù Cristo e conclude il periodo della Quaresima e della Settimana Santa.
- La cosiddetta Pasquetta è in realtà il Lunedì dell’Angelo. Il nome deriva dall’apparizione dell’angelo alle donne giunte al sepolcro di Gesù.
- La Pentecoste viene dal greco πεντηκοστή [ἡμέρα], che significa cinquantesimo giorno (dopo Pasqua). É una festa cristiana dove si celebra la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, Invece, per il popolo ebraico la Pentecoste celebra la rivelazione di Dio sul Monte Sinai, dove ha donato al popolo ebraico la Torah.
Ora che abbiamo chiari i significati di queste feste, possiamo andare avanti a scoprire la sua importanza.
Come si festeggia Pasqua a Roma
Le cerimonie pasquali a Roma sono legate alla presenza del Papa. Tutto il mondo cattolico segue le celebrazioni solenni del Pontefice.
Il periodo pasquale inizia il Mercoledì delle Ceneri che apre la Quaresima, periodo di riflessione aiutato dal digiuno e dall’astinenza e porta i fedeli a rimettersi in cammino verso Dio. Il Papa in questa occasione celebra il gesto dell’imposizione delle Ceneri in una delle chiese dell’Aventino di Roma.
La domenica che precede la Pasqua è la Domenica delle Palme, giorno in cui Gesù rientra a Gerusalemme e segna l’inizio della settimana santa. In tutte le parrocchie di Roma si festeggia con rami di olivo benedetti e processioni festose. Il Papa indossa paramenti verdi e celebra a San Pietro una festa solenne. Nel 2020 hanno fatto il giro del mondo le foto impressionanti di Papa Francesco nella chiesa vuota che celebrava da solo la funzione.
Il Giovedì Santo, – Ultima cena – il Papa compie il gesto della lavanda dei piedi, come Gesù fece con gli apostoli. Di volta in volta cambia il luogo della celebrazione. Ad esempio Papa Francesco nel 2018 andò nel carcere Regina Coeli.
Il Venerdì Santo si svolge la suggestiva Via Crucis verso il Colosseo, una processione che parte da San Pietro e termina ai Fori Imperiali. Il numero delle stazioni della Via Crucis è pari a 14, che corrispondono ai 2 km percorsi a piedi da Gesù prima di essere crocifisso, da Gerusalemme fino al Golgota, la collina posta poco fuori la Città Santa, in latino conosciuta anche con il nome Calvario.
Siamo giunti alla giornata di Pasqua! Tutte le campane a festa! Colombe, uova e agnelli rappresentano i simboli principali della Resurrezione. Il Papa cambia i colori dei paramenti che durante la Quaresima sono viola, e indossa solo il bianco.
Cosa mangiare a Pasqua e Pasquetta a Roma
La colazione di Pasqua a Roma
Dopo il lungo digiuno della Quaresima, il venerdì Santo e la veglia notturna di Pasqua si arriva finalmente alla mattina di Pasqua molto affamati! Questo almeno accadeva quando devotamente si osservavano le regole dell’astinenza e del digiuno previsti dai riti pasquali.
In realtà attualmente per molti romani è rimasta solo la tradizione della colazione pasquale.
Il cibo romano della Pasqua rappresenta molti simboli religiosi: uova sode o in frittate (le classiche sono con i carciofi o ricotta e menta), salami (soprattutto la corallina), pizza al formaggio, coratella con i carciofi,
Qua e là si trovano croci sulle uova o sulle focacce. Questi simboli di rinascita e di resurrezione si possono trovare sulle tavole, decorate con pulcini di cotone colorato e agnelli di zucchero. Un elemento che regna indiscusso è l’abbacchio, simbolo dell’innocenza e del candore, e quindi del sacrificio del Figlio di Dio.
Tra i dolci tradizionali romani c’è la pizza sbattuta, una sorta di pan di spagna, ricca di uova con farina zucchero, vaniglia e limone. Ottima per accompagnare le uova di Pasqua di cioccolato!
La giornata però è appena iniziata. Dopo una grande mangiata di uova, salame e pizza al formaggio a colazione, cosa si mangia per pranzo a Pasqua?
Il pranzo di Pasqua
Come abbiamo detto prima, l’uovo è simbolo di rinascita, ma da cosa deriva questa tradizione delle uova di Pasqua?
Nell’Antica Roma si diceva “OMNEVIVUM EX OVO” che semplicemente significa “Tutto ciò che vive viene dall’uovo”. Da sempre l’uovo è simbolo di creazione, ma non solo nella simbologia cristiana. Ed ecco allora nelle nostre tavole, uova colorate, dolci o salate, decorate con gioia dai bimbi. Nastri colorati legano le uova a rami di albero fioriti.
A Roma le famiglie si divertono a fare “scoccetta”, sapete cos’è? Tra gli antipasti del pranzo di Pasqua ci sono sempre anche delle uova sode ancora da sbucciare. Il gioco tradizionale romano implica che ogni commensale nasconda nel pugno un uovo lasciandone fuoriuscire solo la cima. Si sfida poi un commensale a chi ha l’uovo più duro, sbattendoli uno contro l’altro mantenendoli nei pugni.
Vince chi non rompe l’uovo… cosa vince? Niente… puro divertimento.
Per i primi, non ci sono regole specifiche anche se si predilige una pasta all’uovo, magari con la ricotta (si torna sempre alla pecora). Immancabile il Carciofo Romanesco IGP, detti cimaroli o mammole , in tutte le loro declinazioni: alla giudia, alla romana, in pastella, nella frittata… ovunque!
E per secondo? Abbacchio! Ma cos’è? Per Abbacchio romano IGP si intende un agnello da latte dal peso di kg 8 al massimo, allevato allo stato brado nel territorio laziale secondo un rigido disciplinare. Le ricette sono molte: le costolette fritte, a scottadito, al forno con le patate e il rosmarino, alla cacciatora in padella oppure brodettato con l’uovo, come ci ha insegnato Sora Lella.
Pasquetta: la gita fuori porta
Avete presente i racconti di Enrico Brignano e le gite fuori porta? Mega pic-nic con teglie di lasagne e cumuli di fettine panate! Quei tempi sono passati ma la tradizione delle gite fuori porta di Pasquetta è rimasta.
Allora si va ai Castelli, alle fraschette, si chiamano così perché erano delle trattorie dove si vendeva il vino ed esponevano sull’uscio una frasca come insegna. Spesso erano attrezzate con tavolini e ci si portava il cibo da casa!
L’oste della fraschetta offriva solo il vino, accompagnato dalle famose coppiette, ossia delle strisce di carne equina essiccata nel peperoncino, ma ora si trovano solamente di suino. Attualmente, le fraschette sono delle vere trattorie ma mantengono la tradizione della cucina romana e di prezzi popolari (quasi sempre).
Pasqua Ebraica: tradizioni romane
La cucina romano-giudaica è la più antica di Roma perché è rimasta invariata, senza contaminazioni. Gli altri filoni di cucina romana hanno subito le influenze dei popoli e delle vicissitudini storiche. La cucina romana-burina, è quella portata dai burini (venditori di burro), quelli che venivano a Roma a vendere i prodotti della campagna, come ad esempio l’Amatriciana. Poi c’è la cucina macellara, quella essenzialmente del quinto quarto, figlia degli editti papali che destinavano ai macellai, (ma anche al popolo) in pagamento le parti di scarto della lavorazione degli animali. Quest’ultime, quindi sono sicuramente più recenti.
La Pasqua ebraica, Pesach, celebra la liberazione dalla schiavitù in Egitto e dura otto giorni (da sabato 27 marzo a domenica 4 aprile 2021), Si trascorre principalmente in famiglia, non può mancare il pane azzimo (Matzah), simbolo della fuga frettolosa degli ebrei dalle loro case egiziane senza aver avuto il tempo di far lievitare il pane.
La prima sera di Pesach si celebra una cena detta Seder durante la quale si serve il maror, l’erba amara, che simboleggia l’amarezza della schiavitù. Ma che cos’è? Sono delle erbe varie e includono la lattuga. la cicoria, la scarola, il rafano, il tarassaco e possibilmente anche il trifoglio. Altre potenziali opzioni amare comprendono il prezzemolo, l’ indivia, il radicchio, la cipolla verde e il sedano.
Come nella Pasqua cristiana, l’agnello è protagonista in molte ricette, arrosto con fave e carciofi oppure in versione mediorientale con mandorle, prugne e miele.
Troviamo poi il Charoset, un dolce tipico di Pesach, l’impasto è a base di frutta fresca e secca che ricorda l’argilla con cui gli ebrei fabbricavano i mattoni in Egitto, assolutamente senza lievito.
La Pentecoste: perchè le rose al Pantheon?
Come spiegato all’inizio, la Pentecoste è semplicemente il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua.
Tuttavia, non tutti sanno che sia per gli ebrei che per i cristiani, la Pentecoste ricopre un ruolo importante.
La festa ebraica era legata all’inzio della “festa della mietitura e dei primi frutti” e cadeva 50 giorni dopo la Pesach. E’ una festa di ringraziamento a Dio per i doni della terra e la promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai.
La Pentecoste cristiana ricorda la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli mentre erano riuniti insieme nel Cenacolo. Negli Atti degli Apostoli possiamo leggere che tutto questo accadeva “mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste” quindi, come spesso accade, le due feste coincidono.
A Roma la Pentecoste viene celebrata in modo molto suggestivo al Pantheon, durante la messa di mezzogiorno, Perché vengono usate proprio le rose per festeggiare la Pentecoste?
Apparvero loro lingue di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo
In questa giornata, i romani e i fortunati visitatori possono ammirare una pioggia di petali di rosa che cade delicatamente dal foro della cupola del Pantheon. Questo per simulare un evento miracoloso come la discesa dello Spirito Santo.
La prima celebrazione di questo tipo risale al 13 maggio 609 e dopo lunghi anni di sospensione, è stata ripresa nel 1995. La messa è particolarmente suggestiva perché è principalmente recitata e cantata in aramaico e la liturgia viene letta in diverse lingue.