RACCONTO SEMISERIO SU DI ME.
Ciao, mi chiamo Iris, come il fiore viola e profumato e poi Affetti. Quando dico il mio cognome al telefono devo sempre specificare che è come il sentimento al plurale. Mi piacerebbe che lo capissero così dopo questa versione romantica, ma alla fine però devo andare sul pratico e capiscono solo quando spiego: “come affettare il salame, se la cosa la fai tu”.
Ho aperto il mio blog a cui ho deciso di dare il nome quasicotto, orma da qualche anno, precisamente dal 2016.Vi confesso che prima di farlo ci ho pensato tanto tempo, e quando finalmente mi sono decisa e ho schiacciato il tasto del pc sembrava premessi il tasto della famosa valigetta per lo scoppio della bomba nucleare. Tutta questa indecisione credo che purtroppo mi abbia fatto “perdere il treno”. Lo avessi fatto prima, innanzitutto il mercato sarebbe stato meno saturo di food blogger e io avrei sicuramente avuto più tempo ed energie per gestirlo. Cucino da sempre, ma questo, e adesso lo so bene, non è sufficiente per gestire un blog. Io sono poco più che una schiappa con il computer, ancora adesso non possiedo alcuna attrezzatura fotografica, tutte le mie foto sono scattate con l’I Pad, e scrivere articoli non è sicuramente al primo posto nell’elenco delle prime 10 cose preferite da fare nella vita! Quando lo devo fare mi prende lo sconforto, pianto li e se proprio ho del tempo a disposizione, dopo 10 minuti sono di nuovo in cucina. Certo adoro cucinare, lo faccio con amore e in cucina ci starei tutto il giorno e sopratutto per preparare dolci. A questo punto, forse, vi starete chiedendo da chi ho ereditato questa grande passione? Già perché di solito è così, qualcuno in qualche modo le grandi passioni te le trasmette, ti passa il comando. No, non arriva dalle mie nonne, che ho perso troppo presto e men che meno dalla mia mamma . Il suo amore per la cucina si riassume in una frase che ripeteva spesso : “ Cosa aspettano a mettere in commercio le pillole che danno agli astronauti, così risolvo il problema di dover fare da mangiare?”. A suo favore, devo dire, che le cose che cucinava poi le faceva bene e il risotto e gli gnocchi di patate e sopratutto le famosissime polpette , quelle che a Milano chiamano “mondeghili”,le faccio bene grazie a lei. Comunque la cucina io ce l’ho nel mio DNA, non è stata la mamma, ma arriva dalla famiglia paterna, tutti chi più o chi meno cucinano volentieri e attraverso le sue sorelle, le mie care ziette è arrivata fino a me.
La mia passione mi ha portato a frequentare tanti corsi di cucina, che ancora adesso mi attirano e entusiasmano, anche presso cuochi di fama internazionale e persino, nonostante la mia timidezza, a partecipare ad una delle passate selezioni di Master Chef. Che esperienza divertente! Mi sono alzata all’alba per raggiungere Milano e mi sono trovata davanti una fila lunghissima di gente. Persone di ogni tipo che immagino non siano andati neppure a dormire, visto che arrivavano da tutta l’Italia e io invece abitavo vicinissima agli studi televisivi. Mi hanno affibbiato il numero 16111, e da li ore di attesa per presentare il mio piatto ai cuochi. Non sono stata selezionata, non credo di essere abbastanza personaggio per affrontare una trasmissione televisiva, ma quello che ho visto e vissuto quel giorno è stato davvero emozionante. Sono comunque fiera di essere stata il numero 16111 di Master Chef di quell’anno!
Chi sono io in cucina? Sono nata nel “giurassico” quando la maionese si preparava montando le uova con la forchetta e i tortellini con panna, prosciutto e piselli dovevano ancora entrare nella top ten delle ricette della Cucina Italiana. Le lasagne, l’arrosto di vitello e il vitello tonnato erano piatti speciali, dedicati ai giorni più importanti e a Natale ci si alzava all’alba, non io che ero ancora una bambina, per preparare tutto fresco, pasta per la lasagna compresa. Unica concessione era il ragù, solo quello si poteva preparare il giorno prima. Il freezer allora era uno sconosciuto, serviva solo a contenere i cubetti di ghiaccio, che in estate avevano una doppia utilità . La mamma si armava di batticarne e preparava la granita con il ghiaccio tritato e lo sciroppo, intanto sfogava la rabbia accumulata durante tutto l’anno pestando come una matta i poveri cubetti. Sapete, io ho visto prima l’ammaraggio dell’uomo sulla luna che un piatto pronto da cuocere dentro il congelatore di casa. Ma questo non ha fatto altro che accrescere la mia curiosità e la mia voglia di imparare. Mi piace la cucina tradizionale, ma ancora di più improvvisare ed inventare nuovi piatti. Spesso apro il frigorifero, do un’occhiata dentro e con quello che ci trovo cucino piatti semplici, ma deliziosi.
Nel mio blog trovate di tutto, i dolci sono la mia specialità, poi essendo carboidrato dipendente adoro i primi piatti, verdure e carne a seguire. L’ unica pecca il pesce. Ne cucino molto poco, ma essendo lombarda da generazioni, vi confesso che quando ero piccola l’unico pesce che entrava in casa mia aveva la forma rotonda della scatoletta di latta che lo conteneva. Adesso mi cimento addirittura a provare a pescarlo, assieme a mio marito, ma purtroppo con scarsissimi risultati. Ancora al giorno d’oggi quindi il pesce che spesso si consuma in famiglia ha la solita forma rotonda che vedevo in gioventù.
E ora come ultima cosa vi vorrei spiegare il significato del nome “quasicotto” che ho dato al mio blog, nome che a voi potrebbe sembrare scontato, trattandosi di un blog di cucina.In realtà questo nome nasce dalla fusione tra la cucina e un’altra mia passione: la modellazione della creta, con cui spesso preparo oggetti che conterranno il cibo. Ecco perché mi è venuto spontaneo chiamarlo così, perché non cuocio solo in cucina, anche la creta da me modellata prima di diventare “cotto” entra in un forno.
Quello che vedete in queste foto è tutta farina del mio sacco, piatti e “piatti”, tutto uscito dalle mie mani… cosa ne dite, vi va di leggere qualche mia ricetta e provarla nella vostra cucina?