Farinata cartaginese (per Santa Monica)

La farinata cartaginese è una ricetta tratta dal “De agri cultura» di Catone, anche se io l’ho presa dal libro «In cucina con i santi» di Andrea Ciucci e Paolo Sartor. A Cartagine visse Santa Monica, la madre di Sant’Agostino. Monica nacque nel 332 a Tagaste, antica città della Numidia, nell’Africa romana, da una famiglia profondamente cattolica. Andò in sposa molto giovane al pagano Patrizio, autoritario e irascibile, il quale non le risparmio infedeltà e asprezze. Purtroppo, al giorno d’oggi ci si lascia per molto meno ma Santa Monica, con la sua pazienza e le sue preghiere, riuscì a convertire il marito, che fu battezzato quasi in punto di morte nel 369. Rimasta vedova a trentanove anni, Monica crebbe da sola i figli e dedicò la sua vita alla conversione, in particolare, del primogenito Agostino, che aveva una vita dissoluta. Infatti, Agostino ebbe un figlio illegittimo, Adeodato, con una donna con la quale convisse per quindici anni. Agostino, inoltre, aderì all’eresia manichea, con grande dolore della madre. Di fronte alla sofferenza di Monica, un vescovo le disse: “Non è possibile che un figlio di tante lacrime perisca”. Infatti, le preghiere di Santa Monica alla fine portarono alla conversione del figlio che, grazie anche a Sant’Ambrogio, nella notte di Pasqua del 387, ricevette il battesimo insieme con il figlio e con il fratello. Agostino, che diventerà vescovo di Ippona, santo e Dottore della Chiesa, scrisse di lei: “Mia madre mi ha generato due volte, la prima nella carne a questa vita temporale, la seconda mi ha generato col cuore alla vita eterna”. Infatti, Santa Monica pregò trent’anni per la conversione del figlio. E pensare che noi a volte ci stanchiamo dopo molto meno tempo se le nostre preghiere non vengono esaudite all’istante. Ma i tempi del Signore non sono i nostri tempi.

Dopo aver vissuto a Milano, Agostino decise di ritornare in Africa con la madre per vivere un’esistenza monastica. Però, a Ostia, in attesa di una nave per l’Africa, Monica si ammalò di febbre e morì il 27 agosto 387. Dopo la morte della madre, Agostino ritornò in patria ma, dato che non riuscì a realizzare il sogno di diventare eremita, dovette accettare l’elezione a vescovo d’Ippona. Qui cercò di vivere come se fosse in convento, praticando una dieta frugale, costituita da erbaggi e legumi. Mangiava carne solo per riguardo a ospiti o a commensali che non godevano di buona salute. Alla sua tavola, invece, non mancava mai il vino. Sant’Agostino ricorda nelle “Confessioni” (che vi consiglio di leggere) che un giorno la madre “si recò a portare sulle tombe dei santi una farinata, del pane e del vino”. Quando ho letto questa informazione, sono rimasta perplessa, perché mi sembrava un’usanza pagana. Così, ho chiesto spiegazioni al mio amico Charlie, che è un pozzo di scienza per quanto riguarda le vite dei santi (soprattutto i protomartiri), e mi ha chiarito che anticamente c’era l’usanza del “refrigerium”, un banchetto che si faceva nel mondo pagano con i defunti ma che sopravvisse nei primi secoli del cristianesimo. Consisteva in una sorta di tubo che era in comunicazione con la bocca del morto e vi si versavano vino, miele e altri liquidi. Poi si consumava un pasto attorno alla tomba, come segno di continuità della vita dopo la morte.

Santa Monica si festeggia il 4 maggio ed è la patrona delle spose e delle madri.

Provate anche la farinata con le erbe.

Video ricetta del giorno

  • DifficoltàMolto facile
  • CostoEconomico
  • Tempo di preparazione20 Minuti
  • Tempo di cottura20 Minuti
  • Porzioni8 persone
  • Metodo di cotturaForno
  • CucinaAfricana

Ingredienti

150 g farina 00
450 g ricotta
50 g miele
1 uovo
350 ml acqua
175,31 Kcal
calorie per porzione
Info Chiudi
  • Energia 175,31 (Kcal)
  • Carboidrati 20,74 (g) di cui Zuccheri 5,50 (g)
  • Proteine 9,24 (g)
  • Grassi 6,55 (g) di cui saturi 3,97 (g)di cui insaturi 2,15 (g)
  • Fibre 0,41 (g)
  • Sodio 63,31 (mg)

Valori indicativi per una porzione di 118 g elaborati in modo automatizzato a partire dalle informazioni nutrizionali disponibili sui database CREA* e FoodData Central**. Non è un consiglio alimentare e/o nutrizionale.

* CREA Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione: https://www.crea.gov.it/alimenti-e-nutrizione https://www.alimentinutrizione.it ** U.S. Department of Agriculture, Agricultural Research Service. FoodData Central, 2019. https://fdc.nal.usda.gov

Strumenti

1 Ciotola
1 Frusta a mano
8 Cocotte io ho usato degli stampini da muffin

Passaggi

Per preparare la farinata cartaginese, per prima cosa con una frusta a mano fate sciogliere la farina nell’acqua, dopodiché aggiungete la ricotta e lavorate a lungo l’impasto, fino a quando diventerà omogeneo.

A questo punto, aggiungete l’uovo ed il miele e continuate a mescolare.

Quindi, versate l’impasto in delle cocotte da forno (o stampini da muffin) imburrate ed infarinate e fatelo cuocere a 250 ° (io ho usato la funzione statica) per circa 20 minuti.

Infine, sfornate la farinata e servitela calda.

NOTE

Nel libo da cui ho tratto la ricetta, c’è scritto che, in questa versione dolce, la farinata può essere accompagnata con una composta tiepida di frutti rossi ma io l’ho servita con un topping ai frutti di bosco. Invece, eliminando il miele e salando leggermente l’impasto, la farinata può accompagnare, ad esempio, una carne in umido con il suo sughetto.

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