Farinata con le erbe (per Sant’Ilarione)

La farinata con le erbe è una ricetta legata a Sant’Ilarione, eremita e abate, che si festeggia il 21 ottobre. Si tratta di un piatto molto semplice e austero, che faceva parte della dieta di questo santo. Infatti, grazie ad un antico testo, conosciamo il menu penitenziale che sant’Ilarione utilizzava nelle diverse stagioni della sua vita: per alcuni anni si nutrì di sole lenticchie ammollate nell’acqua, per tre anni di solo pane non lievitato e per i successivi quattro di erbe e radici crude; dai trenta ai trentacinque anni mangiò ogni giorno pane d’orzo e verdure senza olio, che aggiunse soltanto in seguito, dai trentasei ai sessantadue anni di età; nella vecchiaia riprese, con molto fervore, una pratica penitenziale che prevedeva anche l’abbandono dell’acqua e il consumo quotidiano di una farinata liquida con diverse erbe mescolate. Ogni volta che mi imbatto nel tipo di alimentazione seguita da certi santi, da golosona quale sono, mi chiedo come facessero. Tra l’altro, nell’epoca odierna, in cui nemmeno noi cattolici siamo abituati a fare tante rinunce, sicuramente a certe figure ascetiche verrebbero diagnosticati disturbi alimentari. Però, queste sono delle interpretazioni moderne di un modo di fare penitenza che oggi si fa fatica a comprendere.

Sant’Ilarione di Gaza nacque da genitori pagani verso il 291, a Tabata, piccola città della Palestina. Quando era ancora fanciullo, fu mandato ad Alessandria d’Egitto per studiare e si distinse per vivacità di ingegno e integrità di costumi. Però, convertitosi al cristianesimo, cominciò a percepire come asfissiante l’atmosfera della grande metropoli imperiale. Quindi, desideroso di vivere un’esistenza cristiana perfetta, si recò nella Tebaide presso Sant’Antonio Abate e volle condividerne la vita eremitica, dopodiché introdusse nel suo paese questo genere di vita, che vi si sviluppò assai rapidamente. San Gerolamo, che conobbe sant’Ilarione durante il suo soggiorno in Palestina, ne descrisse la vita. Scacciato dalla Palestina in seguito alla persecuzione di Giuliano l’apostata, Ilarione percorse la Sicilia e la Dalmazia e si rifugiò a Cipro, dove morì nel 371, all’età di ottant’anni. Il culto di Sant’Ilarione ebbe una grande diffusione in epoca medioevale, tanto che diversi monasteri attribuirono al santo la loro fondazione.

I biografi raccontano che, una volta, sant’Ilarione fu interrogato da alcuni malviventi su come si sarebbe comportato se i ladri lo avessero assalito e lui rispose: “Un uomo povero e nudo non teme i ladri”. Quelli soggiunsero: “Ma ti potrebbero togliere la vita” e Sant’Ilarione replicò: “Questo è vero ma io non temo la morte, perché sono sempre pronto a ben morire».

La ricetta della farinata con le erbe è tratta dal libro «In cucina con i santi, i piatti di grandi uomini e donne» di Andrea Ciucci e Paolo Sartor.

Provate anche la torta salata di erbe amare.

  • DifficoltàFacile
  • CostoEconomico
  • Tempo di preparazione20 Minuti
  • Tempo di cottura20 Minuti
  • Porzioni4 persone
  • Metodo di cotturaFornello

Ingredienti

80 g semolino (semola di grano duro)
1 l acqua
2 mazzetti cicoria (450 g circa)
q.b. olio extravergine d’oliva
q.b. sale
107,98 Kcal
calorie per porzione
Info Chiudi
  • Energia 107,98 (Kcal)
  • Carboidrati 19,27 (g) di cui Zuccheri 0,00 (g)
  • Proteine 3,59 (g)
  • Grassi 2,19 (g) di cui saturi 0,32 (g)di cui insaturi 0,16 (g)
  • Fibre 4,42 (g)
  • Sodio 206,57 (mg)

Valori indicativi per una porzione di 315 g elaborati in modo automatizzato a partire dalle informazioni nutrizionali disponibili sui database CREA* e FoodData Central**. Non è un consiglio alimentare e/o nutrizionale.

* CREA Centro di ricerca Alimenti e Nutrizione: https://www.crea.gov.it/alimenti-e-nutrizione https://www.alimentinutrizione.it ** U.S. Department of Agriculture, Agricultural Research Service. FoodData Central, 2019. https://fdc.nal.usda.gov

Strumenti

1 Coltello
1 Pentola
1 Schiumarola
1 Frusta

Passaggi

Per preparare la farinata con le erbe, per prima cosa mondate e lavate la cicoria, dopodiché sbollentatela in una pentola con acqua per circa dieci minuti.

Poi scolatela con una schiumarola e strizzatela bene, conservando un litro di acqua di cottura (se dovesse rimanerne di meno, aggiungete dell’altra acqua).

A questo punto, portate a ebollizione l’acqua di cottura, salatela leggermente e fatevi cadere a pioggia il semolino, mescolando con una frusta per evitare la formazione di grumi. Quindi, fate cuocere per sette minuti.

Poi aggiungete la cicoria, regolate di sale e lasciate cuocere per altri tre minuti.

Infine, servite la farinata molto calda con un filo d’olio a crudo.

NOTE

Il libro da cui ho tratto la ricetta prevedeva le erbette ma, come alternativa, venivano indicate le bietoline o la cicoria: io ho usato quest’ultima.
È possibile arricchire questa austera ricetta sostituendo l’acqua con del brodo vegetale e ripassando le verdure con un po’ d’olio, aglio e peperoncino prima di servirle. In questo caso, non mescolate ma servitele accanto al semolino.

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