La crema delle monache, in spagnolo “natillas monjiles”, è un dolce di origine monacale che fa parte della cucina tradizionale spagnola. Consiste in una crema morbida e delicata a base di uova e latte. La crema delle monache è una variante della classica crema pasticcera e di solito viene decorata con la cannella; è facile da preparare ed è ideale a merenda o come dessert. Quando durante la cottura viene aggiunto del liquore, prende il nome di “natillas borrachas”, cioè “crema ubriaca”.
Non si conosce con certezza la provenienza di questa deliziosa crema ma quella castigliana è fra le migliori, soprattutto a Valladolid e a Leon, dove si producono grandi quantità di ottimo latte, ingrediente fondamentale per la realizzazione di questa ricetta. La crema delle monache era il tipico dolce da cucchiaio offerto ai pellegrini nei giorni di festa del convento. Quindi, lo trovo adatto anche all’imminente periodo natalizio.
La ricetta è tratta dal libro “La cucina dei pellegrini da Compostella a Roma” di Marina Cepeda Fuentes ma, dopo aver consultato altre ricette, ho apportato qualche modifica, come l’aggiunta della maizena per far addensare la crema.
Provate anche la sopa dulce de almendras e la crema inglese.
Ora lascio la parola a Nicola “il pellegrino”:
Sono davvero felice di dare inizio a questa collaborazione con manidipastafrolla, che ringrazio di cuore! È un’ottima occasione per parlare di pellegrinaggio e presentare i luoghi che ho attraversato durante le ripetute esperienze di Cammino vissute, territori legati alle ricette presentate.
Raggiungere con le proprie forze la meta sacra, in questo caso Santiago de Compostela, il luogo dove riposa l’Apostolo San Giacomo, è un’esperienza unica che cambia profondamente chi ha avuto occasione di viverla.
Non si tratta di una prova fisica o di resistenza che può sostenere solamente uno sportivo allenato: è innanzitutto un’esperienza di fede che chiunque, in buone condizioni di salute, con determinazione e motivazione può intraprendere.
Anche se oggi il Cammino è diventato per molti un fenomeno di moda e spesso non vi sono motivi devozionali che guidano chi lo percorre, rimane un’occasione di ricerca spirituale per riflettere e interrogarsi. Volenti o nolenti, si respirano la fede e la tradizione che trasudano da ogni piccolo pueblo di Spagna. Passando dai paesi Baschi alla Navarra, dalla Rioja alla Castiglia y Leon, infine nella verde e meravigliosa Galizia, si vive il pellegrinaggio in ogni piccola chiesa, ai piedi di ogni cruceiro, abbagliati dalla maestà delle grandi cattedrali, raccolti in preghiera davanti ai segni di devozione posti in corrispondenza dei punti di valico laddove l’occhio spazia libero verso un orizzonte che sembra talmente ampio da non conoscere fine, tra colline e montagne, tra campi sconfinati coltivati a frumento o a mais, tra boschi profumatissimi di eucalipto o di latifoglie, attraversando canali e fiumi su antichi ponti in pietra, costruiti per agevolare i vagabondi di Dio, – in molti casi realizzati da santi che hanno dedicato la propria vita ai pellegrini -, percorrendo sentieri sterrati o selciati permeati dalla storia e dalla fede dei milioni di jacquer che nel corso dei secoli li hanno percorsi. Mettere i propri piedi in corrispondenza delle impronte dei tanti che sono passati lungo la strada è davvero una grande esperienza di fede e spiritualità. Si diventa parte del Cammino, pellegrini per sempre.
La penultima esperienza di pellegrinaggio, avvenuta nell’estate 2022 in occasione dell’anno Santo Compostellano 2021-22 – giubileo che si apre ogni volta in cui la festa di San Giacomo, 25 luglio, cade di domenica – si sposa perfettamente con la ricetta delle natillas monjiles. Infatti, a Leon sono stato ospitato nel convento delle Monache Benedettine di Santa Maria di Carbajal. L’albergue per pellegrini è adiacente al convento, in pieno centro storico; la gestione è affidata a volontari che aiutano le monache nel servizio e vengono da tutte le parti del mondo per dedicare alcuni giorni delle proprie ferie all’opera di misericordia di ospitalità ai pellegrini.
Alla sera è possibile partecipare alla Messa conventuale ed al canto dei Vespri, rigorosamente in gregoriano. Una monaca anziana simpaticissima, in seguito ad una riflessione con i presenti sul senso del pellegrinaggio cristiano in tre lingue (spagnolo, francese e inglese), ha insegnato ai pellegrini alcune parti del vespro; al termine del breve incontro, scherzando, si è raccomandata di non sbagliare facendole fare brutta figura con le consorelle quando sarebbe stato il momento di cantare la parte appena imparata. Una giovane religiosa con una voce angelica ha guidato il vespro: è stata davvero un’esperienza toccante.
A Leon non si può non fare un accenno alla meravigliosa cattedrale (che vedete in foto), esempio di gotico spagnolo di ispirazione francese, iniziata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo; pensate che ha quasi 1.800 metri quadrati di vetrate e sono grandiosi l’impostazione ed il fine catechetico dei temi rappresentati. La cattedrale è orientata, ad est il sole sorge e illumina la zona absidale dove ci sono riferimenti alla genealogia di Gesù, vero Dio e vero uomo; il sole, simbolo di Cristo risorto, nel suo percorso quotidiano illumina direttamente il lato sud dell’edificio sacro nel quale le vetrate rappresentano i santi vissuti dopo la venuta di Gesù. Sulle vetrate del lato nord, illuminate di riflesso e mai direttamente, sono raffigurati patriarchi e profeti vissuti prima di Cristo, redenti dalla sua venuta anche se a loro successiva nella cronologia della storia; infine a ovest, dove la luce della sera ci ricorda la fine dei tempi, il sole del tramonto accende il grande rosone che raffigura il giudizio universale con gli angeli che suonano le trombe dell’apocalisse; al centro è seduta in trono la Beata Vergine con il Bambino Gesù, posta là forse per invitare il peccatore che guarda a rivolgersi a Lei per arrivare al giudizio nel migliore dei modi…
Alla prossima tappa, Ultreya!
Nicola “il pellegrino”
- DifficoltàFacile
- CostoEconomico
- Tempo di preparazione20 Minuti
- Tempo di riposo2 Ore
- Tempo di cottura15 Minuti
- Porzioni4 persone
- Metodo di cotturaFornello
- CucinaSpagnola
- StagionalitàTutte le stagioni
Ingredienti
Strumenti
Passaggi
Per preparare la crema delle monache, per prima cosa in una pentola scaldate il latte con la vaniglia e la scorza di limone a fuoco medio.
Quando raggiungerà il punto di ebollizione, spegnete il fuoco e lasciate raffreddare per almeno 10 minuti.
Nel frattempo, in una ciotola mescolate bene lo zucchero, i tuorli e la maizena con una frusta oppure con un cucchiaio di legno.
Ora eliminate la scorza di limone dal latte intiepidito e versatelo lentamente nella ciotola, mescolando il tutto per evitare che si formino grumi.
A questo punto, trasferite la crema nella pentola e rimettetela sul fuoco medio-alto, portandola fino al punto di ebollizione.
Poi abbassate la fiamma e mescolate continuamente, fino ad ottenere una crema densa e omogenea. Ci vorranno circa 10 minuti.
A questo punto, trasferite la crema in una pirofila e copritela con della pellicola a contatto, facendola raffreddare prima un’oretta a temperatura ambiente e poi trasferendola in frigorifero.
Infine, servite la crema delle monache in coppette o bicchieri, aggiungendo sulla superficie (o sul fondo) un biscotto secco (io non ho trovato biscotti secchi tondi, così ho usato dei frollini integrali) e spolverizzandola con la cannella.
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Dosi variate per porzioni