PACCHERI ALLA GENOVESE

Son riuscita a far mangiare la GENOVESE a mia figlia … 😛

Al Sud tutti la conoscono, osannata oltremodo dal popolo napoletano!
Cos’è la genovese? Scopritelo con me ….:P
La pasta alla genovese è un piatto tipico campano a base di cipolle e carne.
E’ un piatto prelibato che richiede una lunga cottura, però, credetemi il risultato finale ripaga la fatica! Le cipolle devono infatti ridursi in crema e la carne a fine cottura deve risultare tenerissima…^__^

E dopo gli ziti…..

……..PACCHERI ALLA GENOVESE 😛



Ingredienti:

700 g Manzo a pezzi (girello, magatello o lacerto)
700 g di Cipolle ramate
300 g di Paccheri di Gragnano
200 g di Carote
1 Gambo di sedano (che io ho omesso)
Vino bianco secco
Olio extra vergine di Oliva
Grana padano grattugiato
Sale
Pepe

Preparazione per paccheri alla genovese:

Sbucciare le cipolle e affettarle sottilmente.
Tagliare il sedano a dadini e la carota a cubetti.
Riscaldare l’olio In una pentola e soffriggere i pezzi di carne.
Aggiungere le verdure e le cipolle, regolare di sale e pepe.
Coprire e lasciare trasudare le cipolle, lasciar evaporare l’acqua di vegetazione, innaffiare con il vino e proseguire la cottura per circa 2 ore, fino a quando il sugo risulterà di un bel colore biondo e lucido.
Lessare i paccheri in abbondante acqua salata e scolarli al dente.
Versarli nella stessa pentola con metà del sugo e qualche mestolino d’acqua di cottura della pasta.
Lasciarli insaporire con una manciata di grana padano grattugiato e servire con una spolverata di pepe macinato al momento.

Buon Appetito!

Qualcosa da sapere sulle origini di questo piatto..( notizie dal web) ^_^

“La genovese, nonostante il nome, non ha niente a che vedere con la Liguria, ma è un piatto totalmente napoletano. Sull’origine della denominazione del piatto ci sono varie teorie, alcuni ritengono che si colleghi ai cuochi genovesi presenti a Napoli nel periodo aragonese, nel XV secolo, che cucinavano sughi a base di carne con cui condire la pasta. Questo sugo viene menzionato come “raguetto” nel famoso ricettario di Cavalcanti nell’800, anche se in una versione meno elaborata.”