Il vecchio e il parcheggio

Il vecchio pretendeva di parcheggiare l’auto davanti all’uscita del supermercato. Non si era accorto che proprio lì c’erano le sbarre del parcheggio, quelle dell’uscita. Lo capì solo quando arrivai io con la mia macchina e, dopo che ebbi inserito il biglietto, la sbarra si alzò. Allora mise la retromarcia per conquistare un misero pezzetto di parcheggio adiacente all’uscita. Fu allora che mi accorsi di quello che stava per succedere. Suonai il clacson e provai ad urlare abbassando velocemente il finestrino. Lui, infastidito, probabimente pensando che gli stessi facendo fretta, fece finta di niente e proseguì nella sua manovra lenta e articolata, creando in me anche il pericoloso sospetto che si riabbassasse la sbarra, cosa che per fortuna non accadde. Io tentai nuovamente di avvisarlo suonando insistentemente il clacson e lui, si voltò pieno di rabbia nei miei confronti, mi fece un gesto con la mano che non era propriamente un saluto e disse qualcosa che non riuscii a sentire, ma che dal labiale doveva somigliare molto a: “Non mi rompere il cazzo, stronza!”.


Subito dopo il botto.

Il portellone della sua auto distrutto, il palo piegato.
Ed io che sto ancora piangendo dalle risate.

 

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