La cinghia di trasmissione

Oggi piove e mio malgrado devo accompagnare mio figlio con la macchina. Temporeggio il più possibile perché nei pressi della scuola è sempre difficoltoso fermarsi con la macchina anche nei giorni normali, figuriamoci in quelli di pioggia, ma ritardando un po’ almeno scavalliamo l’entrata delle elementari. Arrivo a scuola e come previsto, un gran numero di macchine costeggiano l’entrata della scuola. Rassegnata mi appresto a rifare il giro dell’isolato, nella speranza che qualcuno nel frattempo lasci uno spazio quando, in maniera del tutto casuale, ecco il miraggio: un parcheggio a via delle Cave, strisce bianche. E’ la seconda volta in tre anni che mi succede. E la prima volta successe all’inizio della materna, mi pare due anni e mezzo fa. Mentre mi chiedo che devo aver fatto di buono per meritare tutta questa grazia, parcheggio e sorridendo penso: “Meno male, così dopo che ho lasciato Simone a scuola, posso passare anche a prendere il pesce, e dopo dal cinese, e in quel negozio di biancheria e…” la mia mente va su di giri, pensando a quanta fortuna ho avuto e a tutte le cose che posso fare avendo la macchina parcheggiata per bene, e non lasciata un attimo davanti ai bidoni (oh suvvia, non fate i moralisti, che lo fate pure voi).

Porto mio figlio in classe e all’uscita mi faccio tutti i giri che devo, poi prendo la via del ritorno. Arrivo quasi al fortunato parcheggio, quando da lontano mi accorgo che una macchina si è fermata in doppia fila, proprio davanti alla mia. Accelero il passo, temendo che la signora stia per allontanarsi “un attimo” e le faccio presente che devo uscire. Ma lei con una vocina da cartone animato mi dice: “Uh mannaggiaaaa, mi si è rotta la macchinaaaaa. Non la posso spostareeeee. Saaaaa è la cinghia di trasmissioneeeee”. Ed io che penso: per me può avere pure tutte e quattro le ruote bucate, si deve spostare. “Ma la macchina parte, signò?” Chiedo pensando inizialmente di spostargliela a mano. Poi mi rendo che è una station Wagon, penso che la mia schiena è ben provata dai lavori degli ultimi giorni e no, mi dico, col cavolo che gliela sposto. La signora prosegue: “Saaaa mio marito ha detto che non la devo nemmeno accendereeeee. Lei che dice? La accendoooo?” “Signora, ma che ne so io, scusi? Io so che devo uscire, piove pure, mica posso rientrare a piedi! Mi sa che la deve accendere per forza”. “Ma non se ne intende di cinghia di trasmissione?” La guardo pensando che mi stia prendendo in giro.

Improvvisamente la signora trova la soluzione: “Ora fermo quel ragazzo e glielo chiedo a lui”. Eh certo, penso io, perché chiunque si prende la responsabilità di farti spostare una macchina con la cinghia di trasmissione rotta, no? Il ragazzo che capisce al volo la situazione, tra me che devo uscire e lei che non vuole muoversi, suggerisce di metterla in moto per soli pochi metri e, girato l’angolo, c’è un meccanico che risolverà il problema. Ma lei no, proprio non la vuole accendere. Sono in trappola. “Signora, se la macchina parte, la sposti solo qualche metro indietro. Che potrà succedere? Poi guardi, il mio posto è talmente largo che volendo la può mettere qui e aspettare suo marito tranquilla”. Si convince ed entra in macchina. Poi ci ripensa, abbassa il finestrino e mi chiede: “Mi tiene il posto?” “Signora, se io guido la MIA macchina, come glielo tengo il posto?”. “Richiami quel ragazzo di prima, tanto gentile”. “Ma se è già arrivato sulla Tuscolana!” “Allora fermi quell’altra signora là”. “Signora, – spiego pazientemente – ma se lei mette la freccia e la retromarcia lo capiscono che sta aspettando per il mio posto. E poi guardi non c’è nessuno a quest’ora. Stia tranquilla, sposti sta’ macchina!”
La ignoro mentre obietta qualche altra cosa ancora, metto in moto e mi rendo conto che lei non va indietro, vuole andare avanti, perché così DOPO la manovra le viene più facile. Si ma io PRIMA non riesco a uscire, mi blocca per metà. Suono, le faccio segno che ho bisogno di un altro paio di metri, lei va avanti di uno. Niente me la devo vedere io. Sette manovre per uscire da un parcheggio enorme perché lei non vuole proprio ad andare avanti, che ha paura che si finisca di rompere la cinghia di trasmissione. E una volta uscita, evito il suo sguardo e mi chiedo: “Ma perché diavolo non ho parcheggiato ai bidoni?”

 

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