La cucina povera Piacentina

La cucina povera Piacentina , qualche parola su questo argomento mi mancava, anzi mancava a questa piccola raccolta di semplici ricette che è il mio blog.

Forse vi annoierete passando di qui, ma certo è sempre un piccolo pezzetto di storia e conoscenza in questo ambito.

Un modo per fare venire allo scoperto usi e costumi culinari tipici di una citta’_ in questo caso la mia_ che in qualche modo fanno parte delle nostre origini.

I momenti bui della vita per fortuna non ci sono sempre, ma per le persone meno fortunate, meno abbienti o che abitavano in campagna erano la normalità.

Con poco si poteva fare poco, come si industriavano allora queste persone, come si nutrivano, cosa portava in tavola ogni giorno chi era meno fortunato?

Il piatto numero uno era indubbiamente la POLENTA

Con la polenta del giorno prima si faceva la colazione ( veniva tagliata a fette ed arrostita sulla Pulintera, inzuppata nel latte )

Oppure veniva tagliata a dadini e fritta in padella con strutto o cipolle e peperoni sott’aceto conditi con poco olio, o al posto del pane con un grappolo d’uva o frutta

Sempre per colazione, si intingevano i batarò fragranti nelle scodelle di vino bianco

Qui sotto vi lascio la foto della pulintera

La cucina povera Piacentina
La cucina povera Piacentina

La cucina povera Piacentina

Il razdur, il capo indiscusso della famiglia, aveva diritto ad un uovo fritto nello strutto che, con il lardo, era il condimento che rientrava in tutti i piatti.

In montagna si iniziava con la polenta preparata con la farina di castagna e latte, o latte e pane

A mezzogiorno si passava al Minestrone, con la pistà ad grass  ( un battuto di lardo aromatizzato con aglio e prezzemolo_ ora lo si accompagna ai chisolini o gnocchi fritti _), o i taiadei e fasò ( tagliatelle con i fagioli, questi ultimi cotti preferibilmente nello stuon, posto sulle braci del camino )

Ma non mancava la pastasciutta, i maccheroni fatti in casa con il torchio, con sugo di pomodoro e funghi, o solo con olio.

Altra alternativa, la polenta con aringa e il formaggio e burro, o con il peperone sott’aceto o ricotta secca grattugiata a mucchietti davanti ad ogni commensale, ognuno così si serviva da sé.

Il SECONDO piatto non esisteva proprio, al massimo si ammorbidiva sulla stufa accesa una fetta di formaggio locale da mangiarsi con il pane, di farina di grano solo nelle feste grandi, di solito lo si preparava con un misto di cereali, ceci compresi.

Giusto per strafare una frittata, un piatto di patate lesse e condite, insalata con le uova sode, funghi in umido con aglio e prezzemolo, funghi mangerecci trovati nei campi e nei boschi.( che detto tra noi ora, i funghi così preparati non sono considerati proprio un piatto povero nei ristoranti )

Così pure tutte le erbe dei campi facevano da contorno, cotte, crude o fritte con poco condimento.

Stesso discorso per la sera, As taccava so la pugnatta, si appendeva la pentola alla catena del camino nelle prime ore del pomeriggio e il minestrone cuoceva piano piano fino a sera, oppure ricompariva la polenta di melica in campagna quella con la farina di castagne in montagna.

La si mangiava col latte dopo averla tagliata a fette con un piccolo filo di refe, oppure veniva condita con il burro, formaggio, salsa di pomodoro, o funghi e nelle zone apposite con il pesce.

Dopo quanto vi ho detto è ovvio che, la selvaggina il pollo alla caccia, il maiale, ed in genere i salumi. per non parlare delle torte , erano piatti delle grandi occasioni.

Rileggendo quanto ho scritto, si evince che queste usanze sono ritornate attuali, e che già la nostra gente conosceva i principi della macrobiotica ( farina_riso, farina_cereali )

Di molti piatti rimangono solo delle espressioni che non hanno particolare rispondenza essendo abbinati a cibi dimenticati o relegati solo in ambienti familiari dove ancora sono apprezzati.

Per questo mi riprometto, poco alla volta, di proporvi qualcuna di queste preparazioni, peraltro nella loro semplicità gustosissime.

Questa che vi lascio a tema, è una versione un po’ più elaborata e moderna per la preparazione della polenta.

E’ passata al forno, o a quello al microonde, va farcita facendo sciogliere il formaggio

C ‘è il gorgonzola, cremoso dolce, un primo piatto rustico che non deluderà sicuramente..

Polenta Taragna pasticciata
Polenta Taragna pasticciata

Polenta Taragna pasticciata

INGREDIENTI

( per circa 2 persone)

  • 1 litro d’acqua
  • 300 grammi di farina
  • sale
  • 250 grammi di gorgonzola cremoso
  • formaggio grana, q.b
  • una noce di burro

PROCEDIMENTO

In una casseruola, portare a bollore l’acqua con un pizzico di sale,

fare cadere a pioggia la farina sempre mescolando,

aggiungere una noce di burro, e cuocere per minimo 5 minuti.

Versare a cucchiaiate uno strato in una pirofila_ da forno e da microonde_, ricoprire con pezzetti di gorgonzola ed abbondante grana,

fare un secondo strato e così via fino ad esaurimento ingredienti.

Porre in forno, fino a che il formaggio si sarà sciolto e rappreso, lasciare riposare prima di servire.

Polenta Taragna pasticciata
Polenta Taragna pasticciata
Polenta Taragna pasticciata
Polenta Taragna pasticciata