I Libri, la Colombia, il mio Gabo

Chi vive, vive la propria vita; chi legge vive anche le vite degli altri. Ma poiché una vita esiste in relazione con le altre vite, chi non legge non entra in questa relazione e dunque non vive nemmeno la propria vita. La perde. La scrittura registra il lavoro del mondo. Ferdinando Camon

Cartagena – Gabriel García Márquez

Ho sempre considerato la lettura uno strumento di crescita personale, un mezzo per conoscere meglio se stessi. Non leggiamo mai ciò che leggiamo per caso. Il libro quindi come mezzo di conoscenza di sé, un modo per riflettere su noi stessi, come aiuto e potenziamento del nostro sapere e delle nostre emozioni.

Borges diceva che leggere è un modo importante per prendersi cura di sé, poiché ogni libro è un universo. I libri regalano benessere, sono una finestra sul mondo e una farmacia dell’anima. Per qualsiasi disturbo, carenza, bisogno, i libri curano, confortano, nutrono. Sono amici fedeli e inseparabili, soprattutto in momenti di sconforto e di solitudine.

Sovente le sofferenze dell’anima, i disagi emotivi ed affettivi non dipendono per forza da vere patologie, quanto piuttosto dal negarci lo spazio necessario alle nostre esigenze interiori e dal bisogno di dare un senso alla nostra vita.

La lettura come mezzo per conoscerci meglio. Un libro per aumentare lo spazio interiore e aiutarci a trovare la strada, poiché la letteratura, in generale, è diretta al cuore, a quell’universo di emozioni e sentimenti  che ci definiscono.

Casa Gabriel García Márquez

Scrive Pennac ” il verbo leggere, come il verbo sognare e amare, non sopporta l’imperativo”, quindi non possiamo imporre una lettura così come non possiamo obbligare qualcuno ad amarci.

Chi non legge però, non sa davvero cosa perde. Io non sarei ciò che sono se non avessi letto i libri che ho letto, che di volta in volta ho scelto e che mi hanno aiutato nelle varie fasi della vita.

I grandi libri, come la musica classica ci obbligano all’ascolto di noi stessi proprio perché il loro valore è universale. Essi hanno viaggiato nel tempo e sono sopravvissuti indenni nei secoli, attraversando le epoche, le religioni e le culture. La loro trasversalità risuona dentro ogni uomo perché racchiudono l’universo interiore che vive (o dorme) dentro ognuno di noi.

Dato che nulla è mai per caso,  per onorare questa mia esperienza colombiana, ho ripreso a leggere Márquez. Lui mi ha segnato profondamente, riuscendo a toccare corde che non pensavo di avere. Il potere della sua narrazione mi ha trasportato in luoghi sconosciuti, trasformando il valore del tempo. Tra le sue pagine tutto era possibile. Si proprio tutto, perché in fondo è proprio così: nella vita accade sempre molto più di quanto siamo disposti a credere.

Cartagena – Colombia

Ancora oggi considero  Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez  uno dei grandi capolavori della letteratura sudamericana,  l’espressione più alta del cosiddetto realismo magico nella narrativa e Macondo, il paese teatro della complessa storia della famiglia Buendía nell’arco di un secolo, è diventato leggenda.

Lo lessi la prima volta a 16 anni. Non riuscivo a staccarmi dalle sue pagine. Tutto poteva essere vero e assurdo allo stesso tempo. Ma un libro di quella complessità non basta leggerlo una volta; soprattutto se lo leggi a sedici anni.

All’epoca era un libro-evento, un libro rivelazione. Un libro da leggere subito, in quegli anni quando la letteratura, soprattutto quella di qualità, era un fatto con cui fare i conti.

Sono tornata a leggerlo in anni più maturi, sempre con stupore e ancora oggi, nella versione digitale che mi tiene compagnia ovunque vada, ogni tanto lo riapro e rileggo qualche capitolo.

Colombia – Piantagioni di Caffé

Viaggiando nella sua terra, osservando il dinamismo delle sue città così come il ritmo  lento della vita dei suoi pueblos,  tanti ricordi mi assalgono. Il verde smeraldo delle sue montagne, il profumo del caffé, i volti delle sue genti, i sorrisi dei bambini, i colori dei loro tessuti, gli aromi della loro cucina. Tutto mi riporta a Macondo.

Márquez è stato e sempre sarà un grande della letteratura perché ha saputo far convivere perfettamente l’alto con il basso, la narrativa popolare con l’alta qualità e la ricerca stilistica. C’è stato un tempo in cui sembrava che tutti dovessimo passare per il Sudamerica e attraverso il suo realismo magico. 

Quel periodo c’è ancora.

Grazie Gabo.

Guatapé – Antioquia – Colombia

Lettera di addio di Gabriel Garcia Marquez (a seguire la traduzione italiana )

“Si por un instante Dios se olvidara de que soy una marioneta de trapo y me regalara un trozo de vida, aprovecharía ese tiempo lo más que pudiera. Posiblemente no diría todo lo que pienso, pero en definitiva pensaría todo lo que digo.
Daría valor a las cosas, no por lo que valen, sino por lo que significan.
Dormiría poco, soñaría más, entiendo que por cada minuto que cerramos los ojos, perdemos sesenta segundos de luz.
Andaría cuando los demás se detienen, despertaría cuando los demás duermen.
Si Dios me obsequiara un trozo de vida, vestiría sencillo, me tiraría de bruces al sol, dejando descubierto, no solamente mi cuerpo, sino mi alma.
A los hombres les probaría cuan equivocados están al pensar que dejan de enamorarse cuando envejecen, sin saber que envejecen cuando dejan de enamorarse.
A un niño le daría alas, pero le dejaría que el solo aprendiese a volar.
A los viejos les enseñaría que la muerte no llega con la vejez, sino con el olvido.
Tantas cosas he aprendido de ustedes, los hombres…

He aprendido que todo el mundo quiere vivir en la cima de la montaña, sin saber que la verdadera felicidad está en la forma de subir la escarpada.
He aprendido que cuando un recién nacido aprieta con su pequeño puño, por primera vez, el dedo de su padre, lo tiene atrapado por siempre.

He aprendido que un hombre sólo tiene derecho a mirar a otro hacia abajo, cuando ha de ayudarle a levantarse.
Son tantas cosas las que he podido aprender de ustedes, pero realmente de mucho no habrá de servir, porque cuando me guarden dentro de esa maleta, infelizmente me estaré muriendo.
Trata de decir siempre lo que sientes y haz siempre lo que piensas en lo más profundo de tu corazón.

Si supiera que hoy fuera la última vez que te voy a ver dormir, te abrazaría fuertemente y rezaría al Señor para poder ser el guardián de tu alma.
Si supiera que estos son los últimos minutos que te veo, te diría “Te Quiero” y no asumiría, tontamente, que ya lo sabes.
Siempre hay un mañana y la vida nos da siempre otra oportunidad para hacer las cosas bien, pero por si me equivoco y hoy es todo lo que nos queda, me gustaría decirte cuanto te quiero, que nunca te olvidaré.

El mañana no lo está asegurado a nadie, joven o viejo. Hoy puede ser la última vez que veas a los que amas. Por eso no esperes más, hazlo hoy, ya que si mañana nunca llega, seguramente lamentaras el día que no tomaste tiempo para una sonrisa, un abrazo un beso y que estuviste muy ocupado para concederles un último deseo.
Mantén a los que amas cerca de ti, diles al oído lo mucho que los necesitas quiérelos y trátalos bien, toma tiempo para decirles, “lo siento” “perdóname”, “por favor”, “gracias” y todas las palabras de amor que conoces.

Nadie te recordará por tus nobles pensamientos secretos. Pide al Señor la fuerza y sabiduría para expresarlos.
Finalmente, demuestra a tus amigos y seres queridos cuanto te importan”.

La Lettera di addio di Gabriel Garcia Marquez

“Se solo per un istante Dio si dimenticasse che sono una marionetta di pezza e mi regalasse un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto ciò che penso, ma in definitiva penserei tutto ciò che dico. Darei valore alle cose, non per ciò che valgono, ma per ciò che significano.

Dormirei poco, sognerei di più, capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce.

Andrei quando gli altri si fermano, mi sveglierei mentre gli altri dormono.

Ascolterei mentre gli altri parlano, e come mi godrei un buon gelato al cioccolato !

Se Dio mi facesse dono di un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi butterei disteso al sole, lasciando scoperto non solo il mio corpo, ma anche la mia anima.

Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio, e aspetterei che il sole uscisse. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sulle stelle una poesia di Benedetti, e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che gli offrirei alla luna.

Annaffierei con le mie lacrime una rosa, per sentire il dolore delle sue spine, e con le labbra la carnosa sensazione dei suoi petali …

Dio mio, se io avessi un pezzo di vita …

Non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente a cui voglio bene, che le voglio bene.

Agli uomini gli dimostrerei quanto si sbagliano al pensare che smettono d’innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono d’innamorarsi!

A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che da solo imparasse a volare.

Ai vecchi insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con l’oblio.

Tante cose ho imparato da voi uomini …

Ho imparato che tutti quanti vogliono vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità risiede proprio nel risalire la scarpata.

Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito del padre, lo racchiude per sempre.

Ho imparato che un uomo ha diritto a guardarne un altro dall’alto solo per aiutarlo ad alzarsi.

Sono tante le cose che ho potuto apprendere da voi, ma in verità a molto non potrebbero servire, perché quando mi metterete dentro quella cassa, infelicemente starò morendo.

Dì sempre ciò che senti e fai ciò che pensi. Se sapessi che oggi fosse l’ultimo giorno in cui ti vedrò dormire, ti abbraccerei forte e pregherei il Signore affinché possa essere il guardiano della tua anima.

Se sapessi che questa è l’ultima volta che ti vedo uscire dalla porta, ti abbraccerei, ti bacerei, e ti richiamerei per dartene ancora.

Se sapessi che questa è l’ultima volta che ascolterò la tua voce, registrerei ogni tua parola per poterla riascoltare una ed un’altra volta all’infinito.

Se sapessi che questi sono gli ultimi minuti in cui ti vedo, ti direi “ti amo” senza assumere, scioccamente, che lo sai di già.

Sempre c’è un domani e la vita ci da un’altra opportunità per fare bene le cose, ma se sbaglio, e oggi è tutto ciò che mi resta, mi piacerebbe dirti che ti voglio bene, e che mai ti dimenticherò.

Il domani non è assicurato a nessuno, giovane o vecchio.

Oggi può essere l’ultimo giorno che vedi coloro che ami.

Perciò non aspettare più, fallo oggi, perché se il domani non dovesse mai arrivare, sicuramente rimpiangerai il giorno che non ti sei preso il tempo per un sorriso, un abbraccio, un bacio, e che sarai stato troppo occupato per concederti un ultimo desiderio.

Tieni coloro che ami vicini a te, dì loro all’orecchio quanto ne hai bisogno, amali e trattali bene, prenditi il tempo per dirgli “mi dispiace”, “perdonami”, “per piacere”, “grazie”, e tutte le parole d’amore che conosci.

Nessuno ti ricorderà per i tuoi pensieri segreti. Chiedi al Signore la forza e la saggezza per saperli esprimere; e dimostra ai tuoi amici quanto ti  importa di loro.”

Tramonto Cartagena
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