Rosato di Puglia

negroamaro

Si parte da uva Negroamaro e Malvasia. I sistemi di coltivazione e vinificazione sono quelli del vino rosso, con la variante della pigiatura soffice e del rapido passaggio sulle bucce per evitare eccessiva presa di colore.
Il Negroamaro ha caratterizzato dall’ VIII secolo a.C. la maggior viticoltura pugliese. L’esigenza di vinificare in Rosato è nata dal fatto che il vino rosso era troppo pesante. Il Rosato, da consumare giovane, ricco di profumi fruttati, a volte frizzante, pur con un grado alcolico di tutto rispetto (minimo 11,5°), ha incontrato il favore dei consumatori. Tutte le aziende storiche delle grandi DOC pugliesi hanno eccellenti produzioni in Rosato da Negroamaro e Malvasia, tra le più importanti figurano: il Copertino Rosato della Cantina Sociale, l’Alezio Rosato Li Cuti, il Salice Salentino Rosato e l’Alezio Rosato Mjère (in dialetto pugliese mjère sta per vino puro). I Rosati pugliesi non reggono un grande invechiamento, e sono da bere entro un paio di anni dalla vendemmia. Vanno serviti freschi, sui 10°, per accompagnare tutto un pasto, soprattutto con ricette della cucina regionale. Il colore è rosa cerasuolo con riflessi corallo, il profumo vinoso, elegante, con netta percezione di rosa canina; il sapore asciutto, morbido, con fondo lievemente amarognolo. Da sapere che vi è un altro vino molto diffuso: l’Alealico di Puglia, ottenuto da uve maturate fino all’assimento, tagliato a volte con Negroamaro e Primitivo, viene servito a fine pasto con la pasticceria pugliese o come vino da intrattenimento.
Due le tipologie: dolce naturale e liquoroso dolce naturale, entrambe di colore rosso granato con riflessi violacei. La prima ha una gradazione di 15°, la seconda di 18,5°.
Vanno invecchiate per almeno 3-4 anni e si servono a 12-14°.