Polpo bollito u purpu vugghiutu

Il polpo bollito u purpu vugghiutu   è un piatto tipico da strada palermitano delle zone marinare. Chi non si ricorda delle passeggiate tra le bancarelle sul lungo mare di Mondello, la spiaggia palermitana, dove vendevano appunto “u purpu vugghiutu” dentro grandi pentoloni e il “purparu” lo prendeva dall’acqua col suo forchettone e mettendolo nei piatti tipici coloratissimi lo tagliava con le mani e si mangiava accompagnato a piacere dal limone.

Tra leggenda e tradizione il purparu prima di cuocerlo lo batteva ripetutamente nella roccia per ammorbidirlo, in casa invece, se il polpo è fresco ed appena pescato è consigliabile congelarlo per almeno 48 ore per poi avere una carne tenera….  ma come dice un vecchio detto  “è come il polpo, più cuoce e più diventa duro”  “è comu u purpu, cchiù coci e cchiù diventa duru”   questo è sicuro, quindi non bisogna farlo cuocere troppo.

polpo bollito u purpu vugghiutu | ricetta la cucina di rosalba

polpo bollito u purpu vugghiutu

Ingredienti

  • polpo fresco
  • limone

Lavare il polpo sotto l’acqua corrente strofinandolo con il sale e levando eventuali impurità dalle ventose dei tentacoli.

Riempire una pentola capiente con l’acqua, salare e mettere sul fuoco, appena raggiunge il bollore prendere il polpo dalla testa immergerlo nell’acqua e rialzarlo fuori per tre volte (nessuno sa esattamente a cosa servi questo rituale, ma poiché i “purpari” lo fanno lo facciamo anche noi)  alla terza volta immergerlo completamente e fare cuocere circa 15 minuti,  per essere sicuri che sia cotto infilzare un tentacolo con la forchetta.

Quando il polpo è ancora al dente spegnere il fuoco e lasciare riposare fino a quando l’acqua non sarà tiepida.

Tirare fuori dall’acqua il polpo bollito, metterlo su un piatto di portata accompagnato dal limone e servite!

se vuoi seguirmi su facebook, ti aspetto qui 

8 Risposte a “Polpo bollito u purpu vugghiutu”

  1. Hai detto bene cara Rosalba, questo è uno di quei piatti della nostra meravigliosa tradizione culinaria che tutti ci invidiano. Già, cibo di strada, ma tanto ricercato e associare la sua cottura alle “teste dure” …. è vero anche quello, mai paragone più appropriato!!! Brava Rosalba. Ti aggiungo subito e ti ringrazio!

    1. In tempi di globalizzazione dovremmo definirlo piatto da “street food” ma noi sappiamo che questo non renderebbe l’idea e non gli renderebbe onore 😉 Grazie a te Enza, un bacio!!

  2. E quale palermitano non si è fermato a mangiare il polpo fumante nella piazza di Mondello? Che bontà Rosalba…
    P.S.: Pare che il rito di immergere tre volte il polpo nell’acqua calda serva a far venir i ricci ai tentacoli.

    1. Sicuramente il risultato delle tre immersioni sono i ricci, però non ho mai fatto il contrario quindi chissà se i ricci vengono uguale!? Dovremmo chiedere in giro 😉
      Un carissimo saluto ragazze!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.