Moscato di Pantelleria

moscato di pantelleria

L’uva è coltivata entro profonde conche scavate nel terreno vulcanico, in modo da immagazzinare le rare gocce di acqua piovana e la preziosa umidità della notte e difendere le pianticelle, obbligate a rimanere basse, quasi sdraiate, dalla salsedine che corrode e dal vento. I grappoli sono magnifici: i più belli, dai grandi acini, sono pronti già ad agosto e vengono venduti come pregiata uva da tavola. La vendemmia avviene invece a fine settembre, quando il frutto ha condensato al massimo gli umori della terra. Dall’ uva fresca, torchiata subito dopo la raccolta, si ottiene il Moscato di Pantelleria, sui 12°, con basso residuo zuccherino. Con l’ uva matura e lasciata qualche giorno ad appassire su pietre al sole nasce invece il Passito di Pantelleria, che può arrivare ai 17°. Il colore è dorato carico, che tende all’ambrato con l’invecchiamento, sopportato in buone condizionidi cantina fino a 15 anni. Il profumo è intenso di Moscato, con sentori di frutta secca e di vaniglia. Il sapore è ampio e sontioso e assume in età avanzata ricordi di dattero maturo e liquirizia. Si tratta di uno dei vini più singolari d’Italia per le sue carattertistiche. L’uva che vi è coltivata dall’antichità è un particolare tipo di Moscato nella varietà Zibibbo, noto anche come Moscato d’ Alessandria, il nome potrebbe derivare dalla parola araba Zabib, che significa “uva secca”.
Molti piccoli produttori, e alcune cantine più organizzate rappresentano la realtà dei vini di Pantelleria, che sono anche prodotti e commercializzati da aziende di Marsala ( per esempio la Donnafugata che firma il Passito Ben Rye). Il Moscato di Pantelleria nella versione semplice è un classico vino da dessert; va servito molto fresco, il Passito è invece più da conversazione anch’esso va servito molto fresco, tuttavia può dare ottimi accostamenti gastronomici con formaggi molto piccanti.
Sull’isola vengono prodotti altri due vini, un bianco A’Serra, ottenuto da uva Cataratto, il secondo è il Nero Nostrale con uva Pignatello dell’Etna trapiantata qui. Sono entrambi vini di grande struttura; il primo trova accostamenti con piatti di cucina marinara e zuppe di pesce in genere, il secondo predilige paste asciutte con sughi a base di carne di maiale, spiedi assortiti e formaggi locali.