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Ma una ricetta è tutelabile come invenzione?

Quale rilievo può avere il diritto per il mondo della cucina?

Anche se non sembra, almeno in certi casi, le regole giuridiche possono essere utili per tutelare il diritto d’autore dello chef che abbia inventato un piatto particolare.

Vediamo quando è possibile.

Una ricetta di uno chef difficilmente può essere tutelata come invenzione, perché le invenzioni richiedono di solito caratteristiche come la novità, l’inventiva e l’applicabilità industriale. Le ricette, in generale, non soddisfano questi requisiti, in quanto sono spesso variazioni di metodi di preparazione esistenti e non possono essere considerate come invenzioni in senso stretto. Non mancano però delle eccezioni interessanti, che vedremo nei prossimi paragrafi: per un approfondimento sulle questioni legali, anche connesse a questi temi, segnaliamo il blog dell’avvocato Ticozzi.

Tutele diverse dall’invenzione: diritto d’autore e marchio

Più facile rispetto all’invenzione legata alla ricetta ma con minore tutela è l’utilizzo del diritto d’autore.

Il diritto d’autore protegge le opere creative e originali, come i romanzi, le poesie, le canzoni, le opere d’arte, ecc.

Per quanto riguarda le ricette, la protezione del diritto d’autore si potrebbe applicare alla descrizione scritta della ricetta e non alla ricetta in sé. In altre parole, il diritto d’autore può proteggere il modo in cui la ricetta è stata descritta, ad esempio la prosa utilizzata, l’organizzazione delle informazioni o le istruzioni, ma non protegge gli ingredienti o le istruzioni di base per preparare il piatto.

Questo, però, non esclude che possano essere protetti con il diritto d’autore altri aspetti della ricetta, come l’impiattamento: il diritto d’autore, infatti, può riguardare “le opere del disegno industriale che presentino di per sé carattere creativo e valore artistico”.

Infine, un’altra forma di tutela può essere quella del marchio in relazione però solo al nome utilizzato, ad esempio del piatto, senza che ciò precluda la sua possibilità che la pietanza venga preparata anche da terzi con altre denominazioni.

Il finto processo tra Gualtiero Marchesi e il suo ex allievo Guido Rossi

Ma torniamo alla tutela forte, quella dell’invenzione.

Ci sono, infatti, casi particolari in cui una protezione è stata concessa allo chef che aveva creato una ricetta.

Un noto caso è quello del finto processo tra Gualtiero Marchesi e il suo ex allievo Guido Rossi.

Il tribunale è finto e il processo fatto per discutere della questione, ma la decisione è comunque indicativa del fatto che il piatto dello chef possa essere tutelato anche giuridicamente. Nella decisione si indica che “al piatto del Maestro Gualtiero Marchesi denominato riso, oro e zafferano può essere riconosciuta la validità della registrazione come marchio di forma non trattandosi di una forma imposta dalla natura del prodotto – si legge nella sentenza -, non trattandosi di una forma che dà valore sostanziale al prodotto stesso e non essendo certo una forma necessaria ad ottenere un risultato tecnico. Oltre ad essere tutelabile come marchio di forma, il prodotto è altresì tutelabile in forza della capacità distintiva che ha acquistato come è stato dimostrato dai testi assunti nel corso del procedimento, anche dalle dichiarazioni rese dai consumatori medi, e si deve anche dare atto che si tratta di un prodotto molto pubblicizzato su libri, su riviste in Italia, in Europa e in tutto il mondo e anche nel mondo più allargato non solo in quello riservato agli addetti alla ristorazione e della cucina”.

Il brevetto per la pizza al vapore di Alajmo e per la cotoletta Cotta e Cruda di Perbellini

Uno dei più noti piatti dello chef Massimiliano Alajmo (Le Calandre di Padova, tre stelle Michelin) è la Pizza al Vapore, una reinterpretazione innovativa e creativa della pizza tradizionale. La pizza al vapore di Alajmo si distingue dalle pizze tradizionali per la sua cottura, che avviene al vapore invece che in forno. Questo metodo di cottura conferisce alla pizza una consistenza più leggera e soffice rispetto alla classica pizza cotta in forno.

Si tratta di un piatto protetto da un brevetto del 2017.

Anche lo chef Perbellini ha brevettato la sua cotoletta “Milanese cotta e cruda”: “Per realizzarla mi sono concentrato sui contrappunti, a partire dalla combinazione di elementi opposti e complementari per far vivere al palato una doppia sensazione, gustosissima, netta ed equilibrata. – afferma lo chef – Il morbido crudo con la sua freschezza rende ancora più sublime la parte cotta, porosa e croccante, in un connubio che esalta il sapore deciso e la distintiva leggerezza conferita dalla speciale panatura”.

Quando è possibile brevettare una ricetta?

L’art. 45 del Codice della proprietà industriale indica che “possono costituire oggetto di brevetto per invenzione le invenzioni, di ogni settore della tecnica, che sono nuove e che implicano un’attività inventiva e sono atte ad avere un’applicazione industriale”.

La formulazione della previsione è quindi ampia: gli aspetti problematici per applicare la brevettazione alla creazione di uno chef da un lato è quella della novità ma anche quella della possibile applicazione industriale.

Quanto alla novità, perché una ricetta sia brevettabile occorre che riguardi un nuovo alimento, che venga composto dall’unione di materie prime (chiaramente già note e esistenti) ma che vengano non solo assemblate in modo innovativo ma anche in modo tale da creare un effetto tecnico dotato del carattere della novità, come potrebbe essere la creazione di un miglioramento della lievitazione, una riduzione del contenuto in zuccheri, ecc.

Quanto alla possibile applicazione industriale occorre che il processo brevettato sia ripetibile e che la sua corretta realizzazione non dipenda dall’abilità di chi la esegua ma possa essere riprodotta.

Non si tratta, quindi, di una tutela di facile applicazione generalizzata alle ricette, pur non mancando, come visto, casi concreti di piatti brevettati.

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