Singapore, crocevia del mondo

Singapore
Singapore

Come può un’ isola di soli 41 chilometri di lunghezza, e 22 di larghezza, riservare mille sorprese, tra contrasti apparentemente inconciliabili? Singapore (il cui nome significa Città del Leone) si colloca nell’estremità meridionale della penisola di Malacca, è una città-Stato composta da un’isola principale e altre minori, abbracciata dal mare che la separa di poco dalla Malaysia con lo Stretto di Johor.

La piccola isola tropicale si trova  al 1° a Nord dell’Equatore ed ha il porto più trafficato al mondo.

Si presenta come la città perfetta in cui vivere: ordinatissima, pulitissima, tanto da sembrare “finta”, dove si fondono modernità all’ennesima potenza, efficienza e tradizioni.

Si parla di tradizioni perché Singapore, nel cuore di uno snodo marittimo strategico, è stata meta di ondate migratorie provenienti da vari Paesi, in particolare da quelli Asiatici, e si può facilmente intuirne il clima multietnico. I Cinesi costituiscono la maggioranza dei residenti (il 74,2 %), a seguire, MalesiIndiani, ed una rimanenza costituita da europei, australiani, giapponesi e nordamericani. Ammirevole il fatto che a Singapore vige la libertà di culto ed il rispetto per gli agnostici; si trovano in maggioranza i fedeli del buddhismo, oltre a quelli del cristianesimo, quasi al pari con l’islamismo, e poi taoismo e induismo.

Chinatown - Singapore
Chinatown – Singapore

La facciata moderna e cosmopolita, dove tutto sembra mescolarsi (a Singapore si parla inglese, mandarino, maltese e tamil), cela la suddivisione dei quartieri per razze, aree quasi ben definite, dove le differenze culturali, religiose ed etniche appaiono evidenti. E potrebbe essere la sua carta vincente, data la pacifica convivenza. Spiccano: Chinatown, vecchio quartiere che si è formato a partire dal 1821 e che vanta il più antico tempio hindu, lo Sri Mariamman, del 1823, e Little India, un vero e proprio “pezzo” d’India, colorato, vivace, dai profumi intensi e speziati, pieno di bancarelle. Altri quartieri: Geylang Seraj, dal cuore malese e centro culturale della città; Joo Chiat, sede della cultura Peranakan di Singapore, un gruppo etnico discendente dalla fusione di famiglie cinesi e malesi; Kampong Glam, area di tradizione malese; Marina Bay, meta glamour dei turisti; The Quays che raccorda i tre moli della città; Tiong Bahru, dove si fondono tradizione e creatività; Orchard Road per lo shopping sfrenato.

Un passato relativamente recente ed il presente convivono indisturbati, regalando sbalzi temporali, tra ampie aree verdi, enormi grattacieli, centri commerciali di lusso, negozi-paradiso della tecnologia, e antichi Templi e mercati.

 

Furono gli inglesi a modificarne il percorso storico. Nel 1819 sir Thomas Stanford Ruffles (da cui prese il nome lo storico Ruffles Hotel Singapore, situato nel cuore del distretto coloniale in Beach Road, con mobilio autentico d’epoca ed un museo interno che ne racconta la storia) acquistò l’isola di Singapore dal sultano di Johor e ne fece così una sede della Compagnia Inglese delle Indie Orientali. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale (il 15 febbraio 1942) fu invasa dalle truppe giapponesi, costringendo alla resa il presidio inglese. Alla fine del conflitto (settembre 1945) tornò in mano degli inglesi, che la resero una colonia autonoma. Nel 1959 Singapore divenne uno Stato Indipendente nell’ambito del Commonwealth britannico, ma gli inglesi detennero il controllo degli affari esteri e della difesa. (fonte: http://www.sapere.it/)

Il 9 agosto 1965 Singapore ottenne l’indipendenza dall’Inghilterra, diventando la Città-Stato (Repubblica Parlamentare) con qualità e tenore di vita tra i più elevati, nonché una delle potenze economiche asiatiche di maggior rilievo.

 

Uno sguardo attraverso il gusto

Crab, in malese, significa Granchio
Crab, in malese, significa Granchio

A Singapore molti pensano che il cibo non debba essere solo mangiato in quanto nutrimento per il corpo, ma rientri in un’esperienza più totalizzante, che debba essere vissuta attraverso tutti i sensi. Qui, come in pochi altri Paesi, il cibo viene trattato con grande rispetto e passione, nella varietà incredibile che ne caratterizza il panorama gastronomico. A Singapore si possono scoprire e degustare le cucine originali che i primi immigrati hanno portato dalle loro terre, Cina, Malesia e India, oltre ai piatti locali che si sono evoluti nel tempo, partendo da queste basi. L’ampia gamma delle possibilità offre le eccellenze della cucina asiatica e di quella occidentale.

Il primo approccio è quasi sempre con Satay (in malese), il tipico spiedino originario dall’Indonesia e precisamente dall’isola di Giava (in indonesiano viene chiamato Saté) a base di piccoli pezzi di pollo, montone o manzo, delicatamente marinato e cotto alla griglia, sulla brace, e accompagnato da una salsa piccante agli arachidi. Delizioso! Uno tira l’altro.

Con il Satay si sposa bene il riso malese chiamato Ketupat, cotto per quattro o cinque ore in foglie di cocco intrecciate. Altro favorito, gettonatissimo tra la popolazione locale, il Soto Ayam, zuppa di pollo speziata, di origini indonesiane, con germogli di soia croccanti, pezzi di tortino di riso o spaghettini di riso, straccetti di pollo. L’aggiunta a piacere di pasta al peperoncino, schiaccerà l’acceleratore sull’intensità del gusto.

Vale la pena di assaggiare i numerosi piatti a base di pesce, tra cui il Chili crab, granchio con salsa di pomodoro e peperoncino; Otak otak, pesce secco con aglio, zenzero, peperoncino, noci, zucchero e spezie, avvolto in foglie di banano e cotto al vapore; Goreng sotong, calamari fritti con verdure; Pais Ikan, pesce al forno; Panggang ikan bawal, proposti come antipasto, sono pesciolini marinati in latte di cocco, aglio, cipolla,  peperoncino, e cotti alla griglia, avvolti in foglie di banano.

Altri piatti caldi e piccanti da provare sono: Nasi Lemak Padang, riso (nasi) cotto nel latte di cocco, avvolto in una foglia di banano e impacchettato con forma piramidale, Assam Kepala ikan, (testa di pesce con sugo, tamarindo e spezie), e Kari Babur (un piccante stomaco di manzo al curry).

Così come i quartieri risultano definiti in base alle razze, anche l’itinerario gastronomico risente dell’influenza delle varie origini culturali. Il viaggio a Singapore ne comprenderà almeno altri tre o quattro, un giro del mondo pur rimanendo sull’isola. Si scoprirà una prevalenza di cucina d’influenza cinese, che ricerca l’armonia degli opposti nei suoi piatti, quella indiana, particolarmente speziata, quella di origine malese, simile alla cucina indonesiana, e la cucina peranakan o nonya, una vivace fusione di sapori cinesi, malesi e indonesiani.

 

Attrazione principale di Singapore: Sentosa

Guida ormai superata, che ho conservato con cura
Guida ormai superata, che ho conservato con cura

Nessun viaggio a Singapore è completo senza una visita a Sentosa. Basta mezzo chilometro a Sud. Sentosa (in malese significa “Pace e tranquillità”) è un’isola minore collegata a Singapore da un ponte e offre eccellenti strutture turistiche per  svago e relax, una vera e propria isola-resort. In precedenza Sentosa era nota come Pulau Blakang Mati (L’isola dei morti viventi) ed è stata usata come fortezza nella Seconda Guerra Mondiale.

Di forte richiamo turistico, il grandissimo acquario “Underwater Worl Sentosa“, che propone splendidi paesaggi sottomarini della Malesia e dell’Australia, fedelmente ricostruiti. La natura curata nei minimi dettagli offre piacevoli passeggiate e viste panoramiche inimitabili. Si può prendere il sole sulle belle spiagge incotaminate di Siloso o Tanjong, e nuotare nella piscina-laguna circondata da Palme, noleggiare tavole da windsurf, pedalò o canoa.

 

Ordine e decoro urbano al primo posto

Guai a gettare carte, gomme da masticare o mozziconi di sigaretta per le strade di Singapore, dove applicano leggi e controlli severi per garantire ordine, decoro e pulizia.

 

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Ricetta:

Chili Crab

. Grossi granchi

. zenzero

. aglio

. cipolle

. peperoncino a pezzetti

. ketchup a piacere, sale, salsa di ostriche

 

Si rosolano i granchi che verranno poi serviti nei loro gusci. Si aggiungono zenzero, cipolle, aglio e peperoncini a pezzetti. Si aggiusta di sale e ketchup a piacere, e salsa di ostriche.

Sono pronti in un batter d’occhio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pubblicato da divagandocongusto

Giornalista, appassionata di viaggi. Ama scoprire tradizioni e culture diverse, anche attraverso la cucina, che equivale all'ascolto/assaggio di una magnifica "sinfonia di sapori".