Il vizio dell’avocado

Ho cominciato a chiedermi se l’avocado crei dipendenza. Il consumo è in aumento in tutti i paesi industrializzati. Negli Stati Uniti, ad esempio, è passato da 0,5 a 3,5 kg all’anno a persona dal 1989 al 2016; in Italia, dal 2007 al 2016 è aumentato del 261%. Ci stanno prendendo gusto anche in Cina, con tutti gli effetti che questo potrebbe avere sui prezzi.

Avocado toast con feta e semi di melograno. Foto: Pinterest

Pare che la ragione del successo dell’avocado risieda nel suo impatto benefico: tiene a bada il colesterolo cattivo ed è ricco di vitamine, minerali e fibre. Non è solo una questione di salute ma anche di lifestyle. L’avocado è il cibo instagrammabile per eccellenza: ne basta uno maturo per moltiplicare i likes; meglio ancora se è decorato con semi di melograno. Anzi, si potrebbe dire che l’avocado è una scelta di vita: preferisci un toast oggi o una casa domani? I millennial non hanno dubbi.

Grazie a tutte queste belle qualità, l’avocado ti fa dimenticare di essere l’antitesi del chilometro zero. Il Messico ne è il primo produttore mondiale: intere foreste sono state rase al suolo per far posto alle proficue piantagioni di oro verde. Per soddisfare la domanda all’esportazione, il frutto viene trasportato per migliaia di chilometri con grande dispendio di carburante e conseguenze negative per l’ambiente. La coltivazione richiede molta acqua, tant’è che l’aumento vertiginoso della produzione nella regione potrebbe aver causato i recenti episodi di siccità in California. Come se non bastasse, negli ultimi anni i cartelli della droga hanno diversificato il loro business, estendendolo all’avocado. Rende di più. Pensaci bene: se Miami Vice fosse stato girato adesso si chiamerebbe Avocado Vice. 

In Inghilterra alcuni ristoratori con una coscienza (ecologica) hanno bandito l’avocado dai loro menù, a rischio di perdere clienti con un senso etico meno sviluppato. In Italia, invece, il frutto è sulla cresta dell’onda, con locali specializzati che aprono i battenti nelle maggiori città. Se sei dipendente anche tu, approfittane finché te lo puoi permettere. Al mutuo penserai dopo la rehab.

Dove consumarlo

L’Avocado Bar, in via della Madonna dei Monti 103, a Roma, è il primo avocado bar d’Italia. Piccolissimo, ma con qualche posto a sedere, è aperto sia a pranzo che a cena. A Firenze c’è The AVV Bar, in via del Campidoglio 12 r. A Milano apriranno presto due locali, Avocadino e Avocado Cafè Milano. Per ora puoi solo gustare lo street food di Aguacate, in via Melzo 19.

Se sei in giro per l’Europa, visita The avocado show, un ristorante che serve piatti creativi con il tuo frutto preferito come ingrediente principale, con orario continuato. Lo trovi a Bruxelles e a Amsterdam. Attenzione, non si accettano prenotazioni.

Bonne nouvelle! Il primo avocado bar di Francia ha aperto a Parigi. Si chiama l’Avocateria – decidi tu come pronunciarlo – ed è a 44 rue du Caire, nel secondo arrondissement. È aperto tutti i giorni ma solo a pranzo e, indovina, non accetta prenotazioni.

Londra è sempre la capitale più alla moda: se un bar non serve l’avocado toast non se lo fila nessuno. E anche qui non poteva mancare il locale monotematico, nel cuore di Covent Garden: Avobar, 23-24 Henrietta Street, WC2E 8ND, aperto tutti i giorni con orario continuato fino alle 21. Perché quelli che mangiano sano vanno a letto presto.

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