Pettole tarantine

Se alcuni di voi si chiede cosa sono ve lo spiego subito. È una vecchia tradizione tarantina ormai simbolo pugliese che ha un storia, ed è “festeggiata” il 22 novembre giorno di Santa Cecilia. Il giorno di Santa Cecilia, la smemorata protagonista di questa storia preparò l’impasto per il pane ma lo lasciò lievitare troppo a lungo perchè venne catturata dalla musica degli zampognari e si mise a seguirli per i vicoli della città. Tornata a casa, e ormai con l’impasto era impossibilitata a fare il pane decise di scaldare l’olio e tuffarci dentro delle palline di pasta. I suoi figlioletti apprezzarono tantissimo la nuova ricetta e chiesero alla mamma come si chiamasse. Lei rispose “Pettel”, pensando ad una mini-versione della focaccia che in dialetto tarantino si chiama “pitta”. Le pettole riscossero grande successo e la donna ne servì una porzione anche agli zampognari che, con il dolce suono delle loro pastorali, avevano reso possibile l’invenzione di questa gustosa e, per noi, irrinunciabile ricetta. In Puglia Santa Cecilia è anche l’inizio del periodo natalizio, quindi anche degli addobbi…ma le pettole non le facciamo solo in questa giornata, ma anche in ogni riccorenza natalizia. Per tradizione tutte le mamme, come la mia, impastavano la sera del 21, lasciavano lievitare e la mattina del 22 si svegliavano alle 5 del mattino per friggere. Centinaia di pettole calde e fumanti per la colazione ma soprattutto per portarle a scuola. Penserete che svegliarsi con l’odore del fritto non sia il massimo, ma vi assicuro che per i pugliesi è una sensazione di grande festa.

Video ricetta del giorno

  • DifficoltàBassa
  • CostoMolto economico
  • Tempo di preparazione5 Minuti
  • Tempo di cottura5 Minuti
  • Porzioni4 persone
  • CucinaItaliana

Ingredienti

  • 500 gFarina 00
  • 200 gFarina di grano duro
  • 1 cucchiainoSale
  • 300 mlAcqua (Tiepida)
  • 1Lievito di birra fresco

Preparazione

  1. In una ciotola abbastanza capiente mettiamo le farine e il sale. A parte sciogliamo bene il lievito nell’acqua tiepida e lo aggiungiamo al resto degli ingredienti. L’impasto va lavorato esclusivamente con la mano, perché deve risultare appiccicoso, se serve aggiungete altra acqua. Ora arriva la parte più faticosa…la lavorazione dell’impasto. Bisogna energicamente prenderlo, nel vero senso della parola, a schiaffi per far incamerare l’aria e renderlo liscio, per circa 5 minuti abbondanti. Ora coprite la ciotola con un coperchio o pellicola o un cannovaccio e lasciate lievitare. La lievitazione va da minimo tre ore ad un massimo di dodici (quindi la sera per la mattina o viceversa). Terminata la lievitazione l’impasto sarà triplicato (può capitare anche che fuoriesce, per questo vi consiglio una grande ciotola), prendiamo un piattino ci mettiamo un po’ d’olio di semi e due cucchiai. Riepite una padella a bordi alti di olio, portatelo a temperatura (consiglio per vedere se la temperatura è buona immergere il manico di un mestolo di legno e vedete se fa le bollicine o un pezzettino d’impasto e vedete se sale a galla). Ora ungiamo dal piatto i due cucchiai, prendiamo l’impasto con uno dei due e formiamo delle palline con l’aiuto entrambi. Se non ci riuscite potete utilizzare un cucchiaio e per far scivolare l’impasto nell’olio aiutatevi con il dito. Potete mangiarle semplici, accompagnate da insaccati, mozzarelle, ecc oppure consigliatissimo pucciate nello zucchero! Ed è fatta! Buon inizio feste a tutti….viva la Puglia!

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