Tromsø, Norvegia. La Parigi del nord?

Dovevo capirlo subito che c’era sotto qualcosa. Affascinata dall’epiteto Parigi del nord chiesi a un norvegese perché Tromsø fosse chiamata così. La risposta fu un lungo silenzio accompagnato da uno sguardo perso nel vuoto. Al momento non ci feci caso. La presi per una risposta introspettica alla scandinava. L’ennesimo caso di Lost in translation in cui m’imbatto quotidianamente nelle mia vita da italiana all’estero.

Telegrafbukta. Foto: diplomatica

Un viaggio a Tromsø

Poi decisi di organizzare una vacanza da quelle parti. Scelsi il mese di agosto. Cielo terso. L’aereo si libra basso tra picchi alti e spogli di vegetazione. Il mare è freddo e puro. Il riverbero del sole accende l’intensità dei colori. Atterriamo su una pista che mi sembra un po’ corta ma evidentemente il pilota è abituato. Aeroporto essenziale. Al noleggio auto ci danno un consiglio: le strade non hanno la segnaletica per terra quindi bisogna fare attenzione. Questo dettaglio contribuisce a far crescere le mie aspettative. Sarà pure come Parigi ma è al nord: tutto funziona diversamente; anche il traffico è autogestito.

Arriviamo a Tromsø dopo essere passati per un lungo tunnel. Mai visto uno così; ha persino incroci e rotatorie. Immediatamente ci imbuchiamo in un altro tunnel, che poi altro non è che un parcheggio labirintico, sprovvisto di personale umano. Ne usciamo e perlustriamo la città. Più di 70000 abitanti, è l’ottava in Norvegia e la più grande del mondo a nord del circolo polare artico. Si sviluppa prevalentemente su un’isola collegata alla terraferma da tunnel e ponti, tra cui uno fatto su misura per far passare le navi da crociera con cui solcare l’artico in tutta comodità. Alcune andranno alle Svalbard, altre a Capo Nord costeggiando i fiordi. L’aria profuma di mare e di freddo.

Che fare?

Cosa sono quelle bacche? Foto: diplomatica

Nei tre giorni che abbiamo passato a Tromsø abbiamo imparato a memoria le vie del centro, con le sue casette di legno e lamiera e i suoi negozi indecisi se specializzarsi nel vintage o nella sopravvivenza fisica a queste latitudini. Siamo andati ad una spiaggia di sassolini bianchi che quando metti i piedi nel mare ti vengono stretti in una morsa glaciale. Ma immediatamente dopo averli tolti ce li vuoi rimettere perché il freddo è esilarante. I bambini locali giocano ad uscire dall’acqua il più rapidamente possibile. E chi non ci riesce peggio per lui. Abbiamo preso la funivia e osservato dall’alto un lento tramonto spegnersi dietro Tromsø, alle 11 di sera. I nostri figli correvano a rotta di collo giù dalla montagna inebriati dalla luce irreale dell’estate artica. Ma non c’è da preoccuparsi: in questo paese delle favole niente di male ti può accadere. Un momento: cosa sono quelle bacche che stai mangiando? Abbiamo visitato la cattedrale, l’acquario, il museo artico, la pista di salto con gli sci più a nord del mondo, il giardino botanico.

Mangiare bene a Tromsø

E abbiamo mangiato benissimo. Altro che Parigi: qui il pesce è molto più fresco. Considerata l’esiguità della popolazione, di ristoranti ce ne sono a iosa. Quello che ci è piaciuto di più è Fiskekompaniet, con vista sul porto. Serve pesce e crostacei in tutte le possibili declinazioni. La vellutata d’aragosta era talmente buona da commuovere. Ci siamo tornati, prima della partenza, a grande richiesta soprattutto dei nostri figli che sono troppo giovani per guardare al prezzo della felicità. Ci hanno accolto come dei vecchi amici, presentandoci a tutta la cucina. Per soddisfare le esigenze dei suddetti figli, hanno cucinato un piatto che non era nel menù, ed erano contenti di farci contenti. Siamo in Scandinavia.

Vellutata di aragosta da Fiskekompaniet. Foto: diplomatica

Da Mathallen, invece, non siamo potuti andare perché i pochi turisti che si spingono fino a qui consultano TripAdvisor e prenotano con grande anticipo. Però abbiamo avuto l’impressione che non fosse child-friendly. Correggetemi se sbaglio.

A pranzo abbiamo mangiato da Ra Sushi and Bar, che serve sushi da far perdere la testa ai giapponesi, e da A Dragøi che non è solo ristorante ma anche pescheria e negozio di specialità locali. Quando vedi la carne di balena in vendita in mezzo agli altri prodotti della pesca cerca di darti un tono e non fare troppo la turista come ho fatto io. Come mi ha spiegato il mio amico norvegese, la carne di questo mammifero era fino a poco tempo fa quella più consumata in Norvegia, perché a buon mercato. Se la vuoi evitare, ispeziona attentamente i menù: potrebbe annidarsi anche negli hamburger o nelle insalate. Balena in norvegese si dice Hval.

Carne di balena. Foto: diplomatica

Siamo partiti senza aver capito perché Tromsø sia conosciuta come la Parigi del nord. Se me lo chiedi, risponderò con un lungo silenzio accompagnato da uno sguardo perso nel vuoto. Si parla tanto del mal d’Africa. Io invece ho il male del nord.

Informazioni pratiche

Mathallen, Grønnegata 58/60, 9008 Tromsø, tel. 0047 77 68 01 00

Fiskekompaniet, Storgata 73, 9008 Tromsø, tel. 0047 77 68 7600

Ra Sushi and Bar, Stortoget 1, 9008 Tromsø, tel. 0047 77 68 46 00

A dragøi, Jekta Storsenter, Hulderveien 18, 9251 Tromsø