IL GALATEO…e come apparecchiare la tavola!!!

Galateo – Monsignor Giovanni della Casa

D’origine Toscana e probabilmente fiorentina, studiò a Bologna e a
Firenze le materie letterarie per poi immergersi nella lettura dei
classici latini. Nel 1532, intraprese a Roma la carriera
ecclesiastica, diventando prima arcivescovo a Benevento e poi nunzio
apostolico a Venezia, dove redasse l’introduzione dei tribunali
dell’Inquisizione e approntò alcuni famosi processi.
Verso il 1540, ritiratosi nell’abbazia di Nervosa, sulle pendici della
marca trevigiana, scrisse il “Galateo”. In questo libro assunse il
ruolo di un pedagogo anzianotto illetterato e piuttosto ingenuo che,
nel dissertare con un giovane allievo, dettava con aria sprovveduta,
norme di etica, estetica e pedagogia. Il termine “galateo” deriva da
Galeazzo (Galatheus) Florimonte, il vescovo di Nola che suggerì a
Giovanni della Casa di scrivere il trattato. Grazie al successo
straordinario della pubblicazione, “galateo” diverrà la parola usata
per indicare un complesso di regole di buona creanza.

 

 

 

TAVOLA FORMALE
L’immagine rappresenta la tavola apparecchiata in situazioni formale…quindi con il vostro responsabile, con amici importanti e con le persone che volete fare bella figura!

 

 

 

 

 

TAVOLA INFORMALE

L’immagine rappresenta la tavola apparecchiata in modo informale…quindi di certo con gli amici piu’ cari, i vostri familiari o semplicemente un pranzo domenicale in compagnia di persone a voi care.

 

 

 

 

 

 

 

TAVOLA GALATEO

 

 

 

Il Galateo

Il Galateo ha origini antichissime, fu per la prima volta ideato ed
ispirato da Galeazzo Flordimonte, vescovo di Sessa Aurunca une 1550.

Il primo trattato al riguardo è un celebre libro pubblicato nel 1558
di monsignor Giovanni della Casa intitolato “Il Galateo overo de’
costumi”Di seguito abbiamo stilato e riassunto le regole principali da seguire
per avere un comportamento educato a tavola, quindi tutto ciò che a
tavola è bene fare, o meglio, non fare.1. Mai accomodarsi a tavola prima che la padrona di casa abbia
consegnato a ciascuno il suo posto e dato il segnale. Sedersi ben
diritti sulla sedia senza accavallare le gambe.

2. Non appoggiare i gomiti sul piano del tavolo, ma solo un tratto
dell’avambraccio, con le braccia accostate per non disturbare le
persone vicine.

3. Non infilare mai il tovagliolo nell’apertura del vestito, ma
tenerlo ben spiegato in grembo. Mentre si mangia non tamponarsi gli
angoli della bocca con la punta del tovagliolo.

4. Non incominciare a mangiare appena serviti con la scusa che il cibo
si fredda, ma aspettare che la padrona dia il segnale. Non esordire
con “buon appetito”, lodare ogni piatto senza esclamazioni esagerate.

5. Non portare le posate alla bocca tuffando la testa verso il piatto
dando l’impressione di voracità, non portare il coltello alla bocca,
non bere tutto di un fiato e non fare rumori sgradevoli masticando o
risucchi con la minestra.

6. Tenere le posate con garbo, non batterle sul piatto, non lasciarle
in disordine o a croce al termine del pasto, ma raccolte e messe
perpendicolari alla vostra persona.

7. Il cucchiaio non deve essere usato per avvolgere gli spaghetti, mai
abbandonarlo dentro la tazza del brodo, ma deporlo sul piatto
sottostante.

8. Se tra un boccone e l’altro dovete appoggiare coltello e forchetta
disponeteli a forma di V sul piatto senza metterli sulla tovaglia.

9. Mai mettere una posata usata da voi nel piatto di portata e neppure
prendere altro zucchero dalla zuccheriera con il cucchiaino del caffè.

10. Non parlare mangiando e masticare a bocca chiusa senza fare
smorfie, non bere con il boccone in bocca, non accostare le labbra al
bicchiere senza averle pulite.

11. Non fare servire piatti a parte.

12. Il vino si può rifiutare, mai allungarlo con l’acqua.

13. Accettare sempre la vivanda che viene servita, limitandosi
eventualmente al solo assaggio.

14. Non servirsi più di due volte della stessa vivanda e non lasciare
avanzi nel piatto.

15. Non scegliere i pezzi migliori sul piatto di portata lasciando dei
buchi, ma prendere la porzione più vicina.

16. Non tagliare subito tutta la carne a pezzetti, ma un pezzo alla volta.

17. Non fumare mangiando, o tra una portata e l’altra, ma solo con il
consenso della padrona di casa dopo il dessert.

18. Alle signore non è consentito andare a pranzo inondate di profumo
o rifarsi a tavola il trucco.

19. Non prendere il sale con le dita o con la punta del coltello.

20. Non soffiare sulla minestra, ma girarla con il cucchiaio.

21. Non tagliare il pesce con il coltello, se non ci sono posate per
il pesce aiutarsi con la forchetta e con del pane.

22. Non usare il coltello per spalmare e per tagliare uova e frittate.

23. Non tagliare il pane con il coltello, non addentarlo, ma
spezzettarlo. La padrona di casa ha il compito di presentarlo già
tagliato o a rosette ecc.

24. La forchetta si usa solo per mangiare formaggio molto molle,
altrimenti si usa la punta del coltello.

25. Le salse devono essere messe sull’angolo del piatto e non cosparse
sui cibi.

26. Non togliere pellicine della carne dalla bocca, è ammesso farlo
solo per lische di pesce, ossicini, ma con molta discrezione e
rapidità.

27. Non sputare i noccioli nel piatto, ma depositarli nel pugno chiuso
messo davanti alla bocca.

28. Non usare stuzzicadenti, neppure mettendo la mano davanti alla bocca.

www.ricettaidea.it/il-galateo/

 

IL GALATEO
In italiano il termine galateo definisce l’insieme di norme
comportamentali con cui si identifica la buona educazione: è un codice
che stabilisce le aspettative del comportamento sociale, la norma
convenzionale. Sinonimi sono etichetta e bon ton. Il nome galateo
deriva da Galeazzo Florimonte, vescovo di Sessa Aurunca che ispirò a
monsignor Giovanni della Casa quel celebre libro del viver civile, il
Galateo overo de’ costumi, primo trattato sull’argomento pubblicato
nel 1558.

In molti paesi il termine impiegato è connesso con l’italiano
etichetta, lo spagnolo etiqueta e il francese étiquette. È molto
suggestiva, anche se non corretta, l’etimologia popolare della parola
etichetta come diminutivo di etica (quel ramo della filosofia che si
occupa di ciò che è buono, giusto o moralmente corretto): viene
infatti spontaneo pensare che si tratti di un’etica “minore” applicata
non ai grandi problemi della vita morale, ma ai semplici problemi
della vita di ogni giorno.

In generale, il galateo è un codice non scritto, anche se può in
alcuni casi dar luogo a codificazioni scritte.

Esempi di norme di galateo
Al ristorante: il cameriere serve il cliente alla sua sinistra (nel
servizio all’inglese) e toglie il piatto alla sua destra; Apposite
norme regolano come deve essere apparecchiata la tavola; il tovagliolo
si tiene aperto sulle gambe, schiena eretta, staccata dalla sedia. Il
capotavola aspetta che i piatti di tutti i commensali siano serviti, e
viceversa i commensali aspettano che il capotavola inizi per primo il
suo pranzo. Prima di servire il secondo, bisogna aspettare che tutti i
commensali abbiano terminato il primo. È maleducazione mangiare il
pane prima di essere serviti o fra un piatto e l’altro, bere senza
prima aver passato l’acqua o il vino al commensale alla propria destra
o sinistra che ha il bicchiere vuoto.

Nelle presentazioni: si presenta sempre la persona più importante per
prima preceduta dal titolo di maggiore rilievo (di studio o incarico
professionale), la stretta di mano non avviene mai da seduti ma
alzandosi in piedi e porgendo la mano destra, ed è la persona alla
quale si presenta, non quella presentata, che dovrebbe porgere per
prima la mano. Per l’uomo è d’obbligo alzarsi, mentre non lo è per le
donne.

Il galateo nella storia
L’umanista Erasme propose delle regole di buone maniere nella sua
opera De la Civilité puérile (o De Civilitate morum puerilium) e nel
suo trattato sull’educazione precoce dei bambini. Queste regole sono
indirizzate a chiunque, qualsiasi sia la classe sociale di
appartenenza. Queste regole, innovative rispetto al passato,
influenzarono non poco le opere letterarie che seguirono.

In Italia, Giovanni Della Casa scrisse tra il 1551 e il 1555 un
trattato (pubblicato nel 1558, dopo la sua morte) il cui titolo
Galateo overo de’ costumi divenne celebre a tal punto che in italiano
la parola galateo significa proprio l’insieme delle norme riferite
alla buona educazione.

Nella storia della letteratura il termine “bienséances” è la chiave
della teoria letteraria classica e della vita sociale del XVII secolo.
Il termine indica ciò che conviene dire e fare in una certa
situazione, avere buone maniere e buon gusto.

it.wikipedia.org/wiki/Galateo_(costume)

 

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