Borghi d’Europa e la collaborazione informativa con il Parlamento Europeo – Cirò, non solo vino

Eccoci dunque a Cirò, nella punta a Sud-ovest del Golfo di Taranto. Innanzi tutto bisogna fare attenzione: un Comune è Cirò (spesso definito Superiore per non ingenerare confusione) ed un altro è Cirò Marina, anche se fino al 1952 erano lo stessi Comune (i due centri sono comunque distanti meno di 10 chilometri).

Naturalmente quando sentiamo questo nome pensiamo subito, e non immeritatamente, al meraviglioso vino, orgoglio della Calabria. Ma prima di degustarlo, vediamo un po’ da dove nasce. Si tratta di una striscia di terra tra il Mar Ionio ed i monti retrostanti (da San Nicola dell’Alto, fino ai monti di Umbriatico e di Crucoli.

 L’antico nome di Cirò era, Cremissa o Krimisa, non a caso nome anche del vino che noi oggi chiamiamo: Cirò. In questa zona infatti l’uva era coltivata fin dall’8°sec a.C.

Ma non distraiamoci pensando al vino e ed ammiriamo gli splendidi panorami. Inizieremo dai resti del Tempio di Apollo e del Santuario di Hera Lacinia verso il mare a Capo Colonna con l’ultima colonna, rimasta disperatamente sola.

La colonna che si staglia sul meraviglioso mare di Calabria

Ci dirigeremo quindi verso la Città vera e propria, che si trova in una zona collinosa ed offre magnifici panorami, con la possibilità di ammirare il mare, che si trova a pochi chilometri di distanza o i monti retrostanti.

Vi sono anche molti interessanti siti archeologici fra cui non possiamo dimenticare il Castello Carafa, posto nella parte alta della Città.

Castello Carafa

Ha una pianta trapezoidale con due torri angolari circolari, scarpate e un bastione merlato. Entrando nel cortile si può notare sul pavimento un disegno che rappresenta una doppia stella con nove punte all’esterno e otto all’interno, che forse raffigurano una meridiana ed una rosa dei venti ed il cui disegno è attribuito al matematico e astronomo Luigi Lilio (che qui abitò). La costruzione del Castello risale ai secoli XIV-XVI: ma ha subito molti restauri nei vari secoli. La leggenda vuole che nel suo interno, suddiviso in 365 stanze, sia custodito un tesoro nascosto.

La doppia stella attribuita a Luigi Lilio

Un’altra interessante meta è il Palazzo dei Musei, in cui si trovano: il Museo dell’Alchimia, il Museo della Civiltà contadina ed il Museo del Calendario dedicato al grande concittadino Luigi Lilio, medico, astronomo e matematico nato a Cirò nel 1510, celebre per essere stato il geniale ideatore della riforma del calendario gregoriano.

Il Calendario Gregoriano elaborato da Lilius — ha detto Papa Giovanni Paolo II è: «… un contributo tra i più significativi e duraturi offerto dalla Cultura Cattolica sin dal lontano 1582 a tutti i popoli del mondo».

Infatti nel sec. XVI, la palese discordanza tra datazione del calendario giuliano e l’astronomico equinozio di primavera rese evidente la necessità di correggere le regole adottate per misurare il tempo. Di tale sfasamento soffriva in particolare la Chiesa Cattolica che già dal Concilio di Nicea del 325 aveva legato al novilunio e all’equinozio di primavera il suo mistero fondamentale: la Resurrezione di Cristo ovvero la Pasqua.

Ritratto di Luigi Lilio (opera di Giuseppe Capoano)

La riformulazione del sistema calendariale fu molto complicata, poiché mancavano in quel tempo le leggi dei modelli planetari, i metodi della fisica e gli strumenti della matematica. Vedranno la luce non molti anni dopo grazie a Keplero, Galileo e Newton ecco perché le figure di questi due geniali uomini: Lilio, lo scienziato cirotano ed Gregorio, il Papa bolognese andrebbero degnamente celebrati nel loro comune sforzo di conoscenza… come, nel mio piccolo, ho cercato di fare io, bolognese doc in visita alle terre di Lilio da Cirò!

Un’altra imperdibile visita è quella della casa natale, poi trasformata in oratorio, del monaco San Nicodemo da Cirò, dove viene con gelosia custodite in un reliquario di argento la mascella e due molari del Santo. A questo Santo, Cirò dedica una festa annuale in Marzo, a cui partecipano anche i fedeli di Mammola (R.C.), presso cui era il monastero del Santo. La figura del Santo è molto venerata in tutta la Calabria ed anch’io mi nella Sua Cappella a pregare che ci liberi da tutte le guerre che ci minacciano.

L’Immagine di San Nicodemo

Ma la visita ai musei, con i loro documenti interessantissimi, i meravigliosi documenti e gli sgargianti costumi esposti, nonché quella seguita alle Sante Reliquie, ha fatto venire l’ora di pranzo e..mi tocca andare!

La scelta del ristorante non è un problema: da tutti escono profumi invitanti del cibo. Scelgo il primo che capita e non mi trovo affatto male! Mi offrirono i “Cappieddi ‘i previti”, una sorta di tortelli triangolari (il nome deriva dalla forma, che ricorda gli antichi cappelli triangolari dei preti) ripieni con uova, ragù d’agnello e tanto formaggio pecorino., seguita da “Podolica croccante con Purea di Sedano e Rapa al bergamotto” Una cucina saporita e sincera, veramente deliziosa. Naturalmente la scelta del vino non è un problema e scelgo un Cirò rosso di medio invecchiamento.

Mi hanno informato che, accanto alla versione da me scelta poi che esiste anche un Cirò Rosa e una Bianco. Varrà dunque la pena di ritornare alla sera per fare una degustazione anche di questi, accompagnati naturalmente da altri piatti deliziosi, questa volta di pesce. Prosit!

Gianluigi Pagano