Er Maritozzo, omaggio a Roma mia

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Non esiste un romano che alla parola “maritozzo” non risponda “panna”.

I maritozzi, per chi non lo sapesse, sono dei panini dolci che vengono tagliati longitudinalmente e farciti, per l’appunto, con panna montata.

Fin dai tempi di Romolo e Remo, non c’è bar della Capitale che non li venda: il maritozzo rappresenta Roma tanto quanto un supplì o un piatto di carbonara, alla pari del Colosseo o di Piazza di Spagna.

Il maritozzo ti costringe a fermarti per poter apprezzare con tranquillità tutto il suo goloso ripieno, non è fatto per chi ha fretta ed in questo somiglia molto alla sua città natale: a Roma il traffico ti blocca perennemente, ma quando hai finito l’elenco de “li mortacci” ti accorgi che la Città Eterna ti stava solo imponendo di ammirarla magari regalandoti uno dei suoi tramonti magici quando meno te lo aspetti, mentre sei imbottigliato sul lungotevere.

Il maritozzo è lucido, per ricordare lo splendore che per anni ha contraddistinto la Capitale del Mondo. Oggi Roma è infangata dalla politica degli interessi e del malaffare, ma la sua lucentezza brilla ancora per chi la ama davvero ed ogni giorno si impegna per ripulirla dai pregiudizi.

Li avete mai visti i maritozzi nelle vetrinette dei bar? Su quei vassoi il maritozzo è semplice ma bonariamente godurioso e candidamente dozzinale. Si dice che chi si somiglia si piglia, e forse è per questo che i romani sono da sempre grandi estimatori di questo dolce tradizionale.

Anche i romani hanno “er còre de panna” e come un maritozzo quando hai bisogno di tirarti su, loro semplicemente “ce sò”, “ce stanno” senza troppi giri di parole e senza chiederti nulla in cambio.

Il maritozzo ti chiede solo di fermarti un attimo e di apprezzare la bellezza che hai intorno, che a volte ha il profilo di San Pietro all’alba e a volte è la colorita e colorata discussione calcistica che senti fra i banchi del mercato dove compri i carciofi da cucinare alla giudìa.

La bellezza romana sta anche nella nonna che ti porge la colazione e ti dice “magna, che me pari sciupato”… anche se in realtà la tua pancia è rotonda e piena proprio come quella di un maritozzo! 🙂

 

INGREDIENTI per 12/15 maritozzi

  • 200gr farina
  • 25gr lievito di birra (1 cubetto)
  • mezzo bicchiere di acqua tiepida
  • 1 uovo
  • 50gr burro a temperatura ambiente
  • 3 cucchiai di zucchero
  • un pizzico di sale
  • panna fresca da montare per farcire

Per lucidare: acqua e zucchero

 

PROCEDIMENTO

Sciogliere il lievito di birra in mezzo bicchiere di acqua tiepida, poi unire alla farina ed aggiungere anche l’uovo, il burro, lo zucchero ed un pizzico di sale.

Lavorare in maniera energica per almeno una decina di minuti, poi porre l’impasto a lievitare in una terrina coperta da pellicola per alimenti o da un canovaccio umido finchè non avrà raddoppiato il suo volume (non meno di un’ora/un’ora e mezza).

Trascorso questo tempo riprendete la pasta e dividetela in 12/15 panetti dandogli una forma ovale, poi disponeteli distanziati fra loro su una placca rivestita di carta da forno e rimettete il tutto a lievitare per un altro paio d’ore.

I maritozzi cuociono a 220° per 6/8 minuti, fino a che non risultano dorati e morbidi.

Per creare la classica “crosticina” lucida, dovrete spennellare i paninetti con qualche cucchiaio di acqua nella quale avrete sciolto abbondante zucchero e poi rimettere i maritozzi nel forno spento ma ancora caldo in modo che asciughino bene in superficie.

Una volta raffreddati tagliateli nel senso della lunghezza e farciteli con ABBONDANTE panna montata, e poi… gustateli proprio come farebbe un romano innamorato della sua città! 😉

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2 Risposte a “Er Maritozzo, omaggio a Roma mia”

  1. Grazie! Bellissimo ritratto di una Roma che non c’è più. Sono cresciuta a maritozzi con la panna farciti di uvetta e la pasticceria inondava con il loro profumo Via della croce. Troppa malinconia!

    1. Grazie Giovanna 🙂
      Sono contenta di aver fatto riaffiorare ricordi tanto dolci!
      Anche se non ho avuto la fortuna di nascere/crescere a Roma, dopo averla vissuta qualche anno ti assicuro che la malinconia è tanta anche per me… per fortuna c’è la panna! 😀

I commenti sono chiusi.