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Giorno 30: Yala National Park

Stamattina, venerdì 31 ottobre, abbiamo lasciato Hikkaduwa in direzione di Ella, ma prima ci siamo fermati per l’escursione allo Yala National Park, con GetYourGuide (44€ a persona con pick up dal nostro hotel, l’esperienza safari e drop off a Ella).

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Prenotabile a questo link .

Il tragitto è durato circa tre ore prima di raggiungere l’ingresso del parco.

Lo Yala National Park, nella Provincia Sud-Est dello Sri Lanka, è uno dei parchi più famosi del paese per la fauna selvatica: fa parte di un complesso ecosistema di foresta secca tropicale, savana e lagune costiere, che permette la coesistenza di specie estremamente diverse in un’area relativamente ristretta.

È noto in particolare per la presenza della sottospecie locale del leopardo dello Sri Lanka, oltre che elefanti dello Sri Lanka, orsi bradipi, coccodrilli, bufali d’acqua, pavoni, diverse specie di cerbiatti e daini, come il cervo maculato (Axis axis ceylonensis) e il sambar (Rusa unicolor). e uccelli.

È organizzato in “blocchi” e i safari sono proposti con varie durate: mezza giornata o giornata intera.

Durata, costi e modalità di safari

Il parco apre alle 6 e chiude alle 18.

Una tipica mezza giornata di safari (half-day) dura circa 3/4 ore all’interno del parco.

Un safari “full-day” può durare 10-12 ore o più, a seconda del blocco e del pacchetto.

I costi: l’ingresso per turista straniero é di circa 13000 Rupie per adulto, da pagare in contanti (non incluso nella nostra escursione) direttamente all’autista della camionetta del Safari.

Quando si prenota tramite operatori come GetYourGuide, è comune che il pick-up in hotel e il drop off (in questo caso a Ella) siano inclusi, il che semplifica molto il trasferimento tra località.

Il parco era originariamente un santuario della fauna selvatica fin dal 1900.
È stato proclamato parco nazionale nel 1938.

Negli anni recenti alcune aree del parco erano state chiuse o limitate per ragioni di sicurezza (causa conflitto con l’Liberation Tigers of Tamil Eelam) ma oggi le zone principali sono tutte accessibili ai visitatori.

Perché fare un safari in Sri Lanka ?

  • La bellezza della natura.
  • Per la possibilità di vedere animali selvatici nel loro habitat.
  • Il parco offre paesaggi vari: zone aperte, lagune, foresta più fitta.

Lo Yala National Park non é l’unico parco in Sri Lanka dove poter fare l’esperienza di un safari, ci sono diversi altri parchi e riserve.

  • Wilpattu National Park: un’altra opzione importante per la fauna.
  • Ridiyagama Safari Park: un tipo di parco safari “zoo/safari park” aperto più recentemente (2016) nella zona di Hambantota.
  • Udawalawe National Park: molto popolare per gli elefanti, più “relaxed” rispetto a Yala.

Consigli:

  • Vestire a strati: nelle jeep aperte può fare caldo durante il giorno, ma gli spostamenti prevedono vento e aria condizionata, durante il safari ci si impolvera molto.
  • Portate un binocolo o almeno una buona capacità zoom: gli animali non sempre si avvicinano.
  • Scegliere le ore “prime luci” o “ultime luci” per aumentare le probabilità di avvistamenti (alba o tardo pomeriggio).
  • Portare con sè acqua ed eventuale spuntino (non si può dare nulla da mangiare agli animali) perché all’interno del parco non ci sono punti di ristoro e nemmeno servizi igienici.
  • Non avere problemi alla schiena : si tratta di una sorta di rally sia per le strade non battute di terra rossa, che per il modo di guidare in Sri Lanka sempre piuttosto “spericolato” .

Noi siamo stati fortunati e sul calar della sera abbiamo visto il Leopardo.

Avevamo già fatto una esperienza simile durante il viaggio in Kenya al parco dello Tsavo est nel febbraio 2004, e trovo che, benché un po’ faticosa, si tratta di una esperienza affascinante e con un forte legame con la natura.

Una parentesi di storia: le due anime dell’isola

Attraversando le strade che costeggiano risaie e villaggi, lo Sri Lanka appare oggi come un luogo sereno, quasi sospeso nel tempo. Ma dietro questa calma tropicale si nasconde una storia recente e dolorosa, che per decenni ha diviso l’isola in due.

Dal 1983 al 2009, lo Sri Lanka è stato teatro di una lunga guerra civile tra la maggioranza singalese e la minoranza tamil: un conflitto etnico e politico, nato da profonde disuguaglianze, non da religione o fanatismo.

I Singalesi, circa il 75% della popolazione, sono in gran parte buddisti theravada e rappresentano la componente storicamente dominante del paese.
I Tamil, invece, sono un gruppo più variegato. Ci sono i Tamil “nativi”, presenti sull’isola da più di duemila anni, concentrati nel nord e nell’est, e poi i Tamil “delle piantagioni”, portati qui dagli inglesi nell’Ottocento come manodopera per le piantagioni di tè nelle regioni centrali.

Questi ultimi provenivano dal Tamil Nadu, nel sud dell’India, e per decenni vissero isolati, poveri e senza diritti politici.
Ma furono i Tamil originari del nord-est a fondare, negli anni Settanta, il movimento separatista noto come LTTE – Liberation Tigers of Tamil Eelam, che chiedeva la creazione di uno Stato indipendente chiamato Tamil Eelam.

Le radici della guerra affondano negli anni successivi all’indipendenza, quando lo Stato, guidato dai singalesi, approvò leggi che penalizzavano i Tamil: la lingua ufficiale divenne il singalese, l’accesso all’università e ai posti pubblici fu limitato, e molti Tamil delle piantagioni rimasero perfino apolidi, senza cittadinanza.

Da lì nacquero le prime tensioni, le proteste, poi la violenza. Nel 1983, con una serie di pogrom e attacchi armati, la guerra esplose.

Per più di venticinque anni, l’isola visse divisa: il nord sotto controllo delle Tigri Tamil, il resto sotto il governo di Colombo.

La guerra non risparmiò nessuno.

Le LTTE usarono attentati suicidi e omicidi politici; l’esercito rispose con bombardamenti, arresti e stragi di civili. Si stima che oltre 100.000 persone abbiano perso la vita.

Molte zone del paese — tra cui le aree orientali e persino alcune parti dei parchi naturali come Yala — divennero inaccessibili per motivi di sicurezza.

Nel 2009, l’esercito governativo sconfisse definitivamente i ribelli.

La guerra finì, ma non le sue conseguenze: migliaia di famiglie cercavano ancora i propri cari, interi villaggi erano distrutti, e le ferite invisibili restavano nella memoria collettiva.

Oggi, viaggiare in Sri Lanka significa anche questo: attraversare un paese che ha conosciuto il dolore e la rinascita.

Nonostante la diversità di religioni — buddisti, induisti, musulmani e cristiani — l’isola sta cercando un equilibrio nuovo, fatto di rispetto e convivenza.

E forse è proprio questo che colpisce chi la visita: dietro la bellezza dei paesaggi e la calma dell’oceano, lo Sri Lanka custodisce una storia di resilienza, un’isola che ha conosciuto la guerra ma ha scelto la pace, senza dimenticare.


Ella

Dopo il safari a Yala, in circa 2 ore abbiamo raggiunto Ella alle ore 21.00.
Alloggeremo all’Hotel Su Casa Ella per due notti, prima di ripartire alla volta di Kandy con il famoso treno da Ella a Kandy …

Non abbiamo pranzato perciò la nostra cena é stata abbonadante con kottu e fried rice al Sintha Bara Lonthe Konich, qui accanto.


📚 Romanzi consigliati

Anil’s Ghost di Michael Ondaatje: Un romanzo ambientato durante la guerra civile in Sri Lanka, raccontato dal punto di vista di una patologa forense che torna in patria.

A Passage North di Anuk Arudpragasam: Vista post-guerra, esplorazione interiore e riflessione sul trauma, ambientato dopo il conflitto.

Brotherless Night di V. V. Ganeshananthan: ambientato durante la guerra, racconta la vita di una famiglia Tamil travolta dal conflitto.


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Pubblicato da viaggiandomangiando

Classe 1980, ligure, ha pubblicato tre romanzi e altrettante raccolte di poesia, diplomata al Centro Sperimentabile di Cinematografia in sceneggiatura e produzione fiction televisiva, si occupa dell'organizzazione degli eventi artistico/culturali dell'associazione di cui è presidente.