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Batsoà. Ricetta del vecchio Piemonte

Batsoà. Ricetta del vecchio Piemonte

Un tempo da dicembre a tutto febbraio i mesi più freddi c’era l’uccisione del maiale;

Lo faceva anche la mia famiglia, nel mese di febbraio, ci si dedicava a questo rito; il lavoro era molto, si aspettava tutto l’anno a questa ricorrenza, si univa tutta la famiglia, si mangiava tutti insieme, era anche festa; ora non potrei più farlo, ho perso volontariamente, queste usanze, vedasi le mie polle.

Di anno in anno si aspettava questo fatidico giorno, che poi un solo giorno non era, poiché per preparare tutto e successivamente lavorare tutte le carni ci voleva molto di più.

Non andava perso nulla, tutte le parti del maiale venivano utilizzate; naturalmente c’erano parti più o meno nobili.

Con alcune carni magre si creavano i salumi, la coscia per il prosciutto, e poi c’erano i tagli da mettere nel salame crudo e il salame cotto, la pancetta tesa, o arrotolata.

Questa usanza la possiamo trovare in tutta Italia, in alcune zone,  negli ultimi anni si è dovuta moderare questa attività per la presenza della Peste suina, così gli allevamenti familiari  che preservavano questa tradizione purtroppo sono stati obbligati a lasciare, proprio per una questione sanitaria.

Ora vi scrivo, di una ricetta piemontese, e proprio a seguito della macellazione, i piedini venivano fatti lessare a lungo in acqua acidulata per poi essere disossati, impanati e fritti. In molti inserivano questa piedini anche nel tipico fritto misto piemontese.

Un piatto naturalmente degno dell’inverno, del freddo; non possiamo dire sia leggero, ma per chi ama queste pietanze e assolutamente da provare una panatura che rende questi piedini croccanti all’esterno e morbidi all’interno più o meno acidulo, rispecchiando il gusto del cuoco e degli commensali.

  • CostoEconomico
  • Tempo di preparazione1 Ora
  • Tempo di cottura3 Ore
  • Porzioni4
  • Metodo di cotturaFornelloCottura lenta
  • CucinaItaliana
  • StagionalitàInverno

Ingredienti

Con un solo ingrediente…Che in verità ne servono altri!

Per i batsoà vi serviranno:

2 piedini di maiale (Gia, puliti e fiammati e divisi a metà)
1 carota
1 sedano (1 costa)
1 cipolla
Mezzo bicchiere aceto
Mezzo vino rosso (Preferibile Barbera, che poi accompagnare il piatto pronto)
q.b. pane grattugiato
2 uova
q.b. olio di arachide (Per friggere, meglio se abbondante)
q.b. sale

Strumenti

Una pentola per la cottura, la padella per la frittura e le ciotole per impanare

Passaggi

Passaggi semplici, per un piatto di antica memoria, ma attuale ancora oggi.

Per i vostri batsoà serve procedere come segue:

Innanzi tutto dovete far cuocere i piedini in acqua con l’aggiunta dell’aceto, del vino, sale, carota, cipolla e sedano, finché le carni si staccano bene dalle ossa, fate raffreddare e disossate, mantenendo i pezzi non troppo piccoli.

In una ciotola sbattete le uova e passateci i pezzi di piedino e poi passateli nel pane grattato, alcuni mettono del prezzemolo tritato oppure del rosmarino, io li preferisco neutri.

Fate friggere in olio ben caldo fino a doratura. Fate attenzione agli schizzi, contengono ancora acqua di cottura.

Servite ben caldi sia soli che accompagnati ad altre fritture.

Sono buonissimi, ma non bisogna approfittarne😜😋🏃‍♀️Serviteli con un buon bicchiere di Barbera.

Conservare i batsoà…

Vi consiglio di non conservarli, ma se proprio avanzano, il giorno successivo scaldati al microonde saranno buoni, o forse più, ma non oltre. Non consiglio la surgelazione.

FAQ (Domande e Risposte)

Se non metto il vino e l’aceto?

Non a tutti piace il sapore dell’aceto, per cui non usatelo, son buonissimi anche senza, o con qualche goccia di limone se piace.

Posso far finire la cottura nel sugo di pomodoro?

Dopo averli impanati e fritti potete passarli nel sugo di pomodoro, diventerà un piatto ricchissimo da servire con le patate lesse.


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Pubblicato da Enza Squillacioti

Bio Enza da cuoca a fonte di ispirazione nella cucina e nella vita La passione per la vita all’aria aperta e la natura ha sempre caratterizzato la sua vita che, pur avendo lasciato il mondo professionale della cucina alcuni anni fa, non ha mai smesso di nutrire l’amore per il cibo, specializzata nella tradizionale cucina piemontese e italiana rustica. La sua dedizione la porta ad essere non solo un’apprezzata cuoca ma anche una stimata coach di cucina, organizzando corsi per turisti desiderosi di scoprire i segreti di piatti genuini arricchiti da erbe spontanee edibili, le cui virtù sa valorizzare nelle sue preparazioni. La decisione di coltivare un proprio orto, ponendo particolare enfasi sulle erbe aromatiche, e l’allevamento di galline, le sue “polle” per avere sempre a disposizione uova fresche, manifesta il suo profondo legame con la terra. Questa stessa passione è stata trasmessa ai suoi figli, i quali hanno abbracciato la vita agricola, dedicandosi all’allevamento di pecore e capre e alla produzione di formaggi e carni di qualità. Nel corso degli anni, ha scoperto la poesia come forma di espressione personale, nella quale riflette non solo su se stessa ma anche sulla società, condividendo poi queste riflessioni attraverso il suo blog Variabilicontaminazioni.blog che diventa punto di incontro tra la passione per la natura, l’amore per il cibo e la creatività artistica e il benessere. La sua vita è un chiaro esempio di come le passioni possano tessere assieme gli aspetti più disparati dell'esistenza, creando un tessuto ricco di esperienze e condivisioni.

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