Gli aspetti psicologici in una dieta – IV parte

 

Quarta ed ultima parte degli articoli pubblicati dalla dott.ssa Marcella Agnone , psicologa psicoterapeuta sul sito Mamma Papera. Questi articoli trattano gli aspetti psicologici che sottendono una cura dimagrante. Li riporto integralmente perchè ricchi di spunti di riflessione. Per gli articoli precedenti parte primaparte seconda, e parte terza.

Gli ostacoli al dimagrimento: su chi influisce il tuo cambiamento?

Per il successo di una dieta la determinazione personale è solo uno degli aspetti: forse il primo, forse il più facile da riconoscere, quello da cui iniziare. Esiste poi una parte “sommersa” che riguarda la rete invisibile di relazioni in cui viviamo, e che, volenti o nolenti, influenza il nostro comportamento e le nostre scelte.

Come accennavamo nel precedente articolo, il nostro Ambiente condiziona il nostro stato di benessere così come le nostre emozioni, dunque le nostre scelte.
Anche se non sempre è così, il mancato sostegno può costituire un ostacolo al raggiungimento della meta.

Il modo in cui ci trattiamo e ci aspettiamo di essere trattati ha radici nella nostra infanzia. Un Ambiente che offre sostegno non solo è ricco di incoraggiamenti diretti ed espliciti, ma implica anche la mancanza di influenze che ostacolino il nostro successo.

Sfortunatamente nella nostra vita possono esserci persone che, anche senza rendersene conto, non vogliono che i nostri sforzi per il raggiungimento della nostra forma fisica vadano a buon fine. Alcuni dichiarano questo apertamente, ma più spesso alcune persone scelgono la via indiretta, che riguarda atteggiamenticritiche o “innocue” strategie per farci deviare dalla nostra dieta.

Di certo penserete che questi aspetti sono meno importanti della nostra determinazione, e che basta essere fermamente convinti per andare dritto verso il dimagrimento.
Talvolta è così, ed è buono che lo sia: è il caso in cui sembra che ci sia una motivazione molto forte che non si lascia influenzare.

Spesso, tuttavia, queste “percezioni” influiscono negativamente su di noi, e sono quelle che ci fanno interrompere la nostra ricerca di benessere: magari non all’inizio, ma nelle fasi più avanzate del nostro percorso (ad esempio, qualcuno non dimagrisce oltre un determinato peso!) o alla fine, quando siamo già dimagriti e rapidamente torniamo alle vecchie abitudini recuperando in fretta i chili perduti.

Per poter affrontare efficacemente questi ostacoli è importante comprendere chi agisce contro di noi (ribadisco, anche senza rendersene conto), e perché si comporta in tal modo. Ugualmente importante è l’analisi delle nostre percezioni, e la verifica della loro fondatezza.

Nella maggior parte dei casi il nostro cambiamento costituisce una minaccia per gli altri. Vi chiederete, com’è possibile che il nostro dimagrimento sia una minaccia per qualcuno?

Riflettete su quei casi in cui l’atteggiamento degli altri (uso questo termine per ribadire che spesso di tratta di comportamenti impercettibili ma che non mancano di sortire il loro effetto) finisce col bloccare il vostro progetto di miglioramento di voi stessi.

Con questo non intendiamo che questo aspetto sia una scusa per non iniziare a prenderci cura di noi stessi: ovviamente le ragioni di un fallimento, o del non intraprendere questo percorso, sono molteplici e multifattoriali. In alcuni casi, però, questo su cui voglio farvi riflettere è uno degli ingredienti del “mix”.

La vostra salute o la vostra felicità potrebbero farvi interessare meno a qualcuno e di più ad altri?
Se foste più sani e più belli, cerchereste nuove relazioni?
Perdereste entusiasmo per cose che facevano prima parte della vostra routine?
Trovereste nuovi modi di divertirvi?

La vostra ritrovata sicurezza nel gestire la vostra vita, potrebbe essere fonte di insicurezza per qualcuno che vi è vicino?
Alcune di queste preoccupazioni possono avere un fondamento, altre posso basarsi su percezioni erronee, in ogni caso è importante capire cosa significa (per voi e per loro) vedervi adottare uno stile di vita più sano.

Nel caso in cui ci riferiamo a persone molto vicine a noi, e che pensiamo possano essere aperte ad un confronto costruttivo, potremmo considerare la possibilità di parlare apertamente con loro delle questioni sopra elencate.

Se invece ci riferiamo a presenze non troppo significative per la nostra vita, potremmo considerare la possibilità di rivedere quel rapporto o prenderne le distanze.

Se la persona in questione è il partner, certe questioni irrisolte andrebbero affrontate direttamente, magari con l’aiuto di uno psicologo o un terapeuta, o una terza persona.

C’è sempre la possibilità che, per mitigare il conflitto, si rinunci ai propri obiettivi personali.

Alcune persone pur volendo davvero vederci riuscire, si comportano in modo scoraggiante: si arrabbiano, ci fanno battute sarcastiche, ci fanno prediche. Anche se agiscono a fin di bene, sfortunatamente queste persone sono poco abili ad offrire sostegno.

Come già detto nel precedente capitolo, con queste persone può essere utile cercare di esprimere più chiaramente i nostri bisogni o provare (senza astio) a cercare altrove il nostro appoggio.

La storia di Alfredo.

Alfredo era un uomo di 45 anni, sposato con due figli. Svolgeva un mestiere in cui si prendeva cura degli altri, e che lo teneva molto occupato. La gente lo descriveva come molto bravo ad offrire sostegno agli altri, e molto disponibile verso i familiari e gli amici.

I suoi sforzi per il dimagrimento avevano sempre un buon successo, ma svanivano dopo alcuni mesi dall’inizio della dieta. Esplorando le ragioni di queste continue interruzioni, Alfredo scoprì che il sostegno che riceveva dal suo Ambiente era praticamente nullo.

Era molto motivato nell’iniziare il suo percorso, aveva un buon piano di azione, conosceva dei validi principi alimentari, ma in questa fase le emozioni positive e l’incoraggiamento per lui non contavano quasi nulla: in queste fasi iniziali era perfettamente in grado di fare da solo, mantenendo la giusta concentrazione e una conseguente efficacia.

Col tempo, tuttavia, la motivazione scemava, ed i suoi errori lo demoralizzavano. Per evitare il senso di frustrazione dato dalla fatica di proseguire o mantenere i risultati, abbandonava il percorso, senza cercare sostegno nel suo Ambiente.

Col tempo, Alfredo riconobbe di essere molto abile nel prestare aiuto agli altri, ma di non essere capace di esprimere i suoi bisogni e di chiedere sostegno agli altri. Nell’analizzare la situazione, ad esempio, scoprimmo che non faceva mai sapere agli altri di voler perdere peso, o che si trovava in un momento di scoraggiamento.

Quando riferì alla moglie questa scoperta, essa non sembrò meravigliata, e gli rispose “l’ho sempre saputo, perché tu sei sempre una roccia per gli altri”.

La cosa sorprendente fu che, quando Alfredo chiese aiuto, trovò molta disponibilità nei suoi familiari. Man mano superò la barriera psicologica che ostacolava i suoi sforzi, e ampliando il suo modo di vedere le cose riuscì a portare avanti i suoi progetti di benessere

 

Dimagrire: abbiamo sempre una scelta

Il raggiungimento della nostra forma fisica sarà sempre determinato dai passi che faremoNon importa quale sia la strada che abbiamo davanti, se sono solo pochi chili che ci separano da una soddisfazione maggiore, o se abbiamo cento chili di troppo.

Alcune scelte sono molto semplici ed evidenti: scelgo la frutta o un dolce?
Altre sono più nascoste ma ugualmente importanti: dopo il lavoro scelgo il divano o l’attività fisica?

Abbiamo accennato, in un precedente capitolo, al fatto che per riuscire nei nostri progetti può essere importante avere un piano d’azione. Rispettare questo piano non sarà per tutti la stessa cosa (alcuni hanno difficoltà a formularlo, altri ad iniziarlo, altri ancora a portarlo avanti…), e ci saranno sempre delle alternative allettanti che ci porteranno a distogliere la nostra attenzione dagli obiettivi che ci siamo prefissati.

Quello di cui oggi voglio parlarvi è il fatto che che le vecchie abitudini, gli automatismi disfunzionali del nostro comportamento, sono duri a morire, ed invece il cambiamento richiede un grande investimento di energia. Questo è uno dei motivi per cui alcuni desistono, e non vogliono fare la fatica di iniziare.

Quando desideriamo essere persone più soddisfatte e avere una vita migliore, quanta responsabilità ci assumiamo per soddisfare questo desiderio?
C’è un piccola frase, forse banale, che spesso cambia le sorti del nostro comportamento: “sta a me decidere!”
Non immaginate quanto potere sia racchiuso in queste tre piccole parole.

Allora è sempre tutta colpa nostra? No.
Non confondiamo la responsabilità delle nostre azioni con il senso di colpa. Se abbiamo avuto una giornata frenetica, e non abbiamo a chi lasciare i bambini, non possiamo riassumere questa situazione nell’affermazione “oggi non voglio uscire per fare un po’ di movimento”.

Può capitare, tuttavia, che per mancanza di abitudine, per stress, o per altri motivi, non siamo abituati a considerare tutte le scelte che abbiamo a disposizione, e il potere che abbiamo di cambiarle.

Conosco persone che mi dicono “vorrei ma non posso” oppure “mi piacerebbe ma non ci riesco”. Spesso queste persone mi chiedono qual’è il segreto del successo.
A loro rispondo sempre che bisogna essere innanzitutto protagonisti delle proprie azioni.

Essere al centro dei propri progetti, anche con quella piccola frase sopra citata, significa riacquisire potereefficacia, e riprendere in mano le redini della propria vita.

Abbiamo più volte ripetuto che spesso portiamo del cibo alla bocca per noia, per abitudine, perché abbiamo bisogno di consolarci. Il cibo produce uno straordinario effetto chimico nel nostro organismo, che ci regala sensazioni di benessere.

Bene, diventare protagonisti delle nostre scelte significa imparare a riconoscere questi momenti di scelta in cui possiamo destrutturare automatismi disfunzionali e ricostruire nuove abitudini.

Spesso la gente sottovaluta il fatto che seguire una propria passione, un hobby, fare del movimento, incontrare un amico, ascoltare musica, ed una serie infinita di altre attività, possono scatenare in noi le stesse potenti sensazioni su cui si basa la chimica del benessere associata al cibo.

Certamente all’inizio sarà faticosissimo: come dicevo, il corpo fa fatica a lasciare vecchie certezze per le nuove, e prima che ne tragga giovamento passerà un tempo in cui noi ci sentiremo mancare il terreno sotto ai piedi.

Ogni volta che iniziamo una dieta, per una serie concatenata di motivi fisiologici e psicologici, ci sentiremo deboli, nervosi, e desiderosi di ripristinare lo status precedente.

Alcuni confondono queste sensazioni con un malessere fisico ed abbandonano la dieta. Queste persone, evidentemente, non sono abbastanza motivate da protrarre questi piccoli disagi per qualche giorno e scoprire quale sia il loro messaggio per noi.
[Ci riferiamo ovviamente ad una condizione di buone condizioni di salute e corretto regime alimentare o di allenamento]

Allargare il ventaglio delle nostre possibilità significa avere la forza di fermarci nell’attimo esatto in cui stiamo per portare del cibo consolatorio alla bocca, o mentre ci stiamo dirigendo verso la cucina, e dire STOP.
Questo è “cogliere il momento”, e trovare altre scelte.

In seconda istanza, possiamo sempre riflettere su quello che stiamo provando in quel preciso momento. Ammetto che l’attività introspettiva non è semplice per tutti, e che se qualcuno è più incline a queste analisi, altri non ne saranno capaci.
In questo caso è possibile o provare ad analizzare la situazione con qualcuno a cui raccontare cosa ci sta succedendo e come ci sentiamo, o provare a rivolgerci ad un professionista, ad un terapeuta che ci insegni qualche strumento per raggiungere una consapevolezza maggiore di noi stessi.

A questo punto, possiamo fare la nostra scelta.
Potrà essere quella di continuare a mangiare o trovare un modo di affrontare noia e frustrazione, ma in entrambi i casi non sarà lo stesso che aver proceduto in modo automatico.

Allenatevi a compiere scelte che possono non essere facili, ma che alla lunga ci permetteranno di stare meglio: è così che si diventa persone più tenaci e più sicure.

Dieta: come affrontare sgarri, cedimenti e tentazioni

Anche quando abbiamo un solido piano di azione e la più forte motivazione, a tutti capita di cedere ad una tentazione. Mangiamo quello che non ci fa dimagrire, o mangiamo troppo, o portiamo alla bocca del cibo pur non essendo esattamente affamati.

Nel precedente capitolo avevamo accennato alla possibilità di imparare a riconoscerci protagonisti delle nostre azioni: questo ci aiuta ad essere consapevoli e a dare il giusto nome alle sensazioni che proviamo. Ci permette inoltre di scegliere come affrontare la situazione, una volta individuato il nostro problema.

Davanti ad uno “sgarro”, spesso le persone si rammaricano con frasi del tipo:
“Ho rovinato tutto” oppure “ho fallito”.
In questi casi, ritengo, la prima cosa da fare è essere più precisi con se stessi.

Non usate affermazioni vaghe e generali come quelle sopra citate. Non minimizzate tutti gli effetti che possono avere su di voi gli eventi o le persone che vi circondano, ma non ingigantiteli nemmeno. Trovate il giusto equilibrio.

Dopo aver sgarrato, fate a voi stessi delle osservazioni costruttive, del tipo “la prossima volta non arriverò a cena tanto affamato”, oppure “la prossima uscita con gli amici la proporrò in un ristorante diverso”.

Alcuni hanno l’abitudine di analizzare i propri sbagli con eccessiva severità, ma a questo non corrisponde automaticamente il riconoscimento delle proprie responsabilità.

Siate precisi nel riconoscere dove avreste potuto fare una scelta diversa, riproponetevi di cambiare le cose la prossima volta, riconoscetevi il merito di non essere sempre causa di fallimento: dietro ad uno sgarro ci sono sempre tanti giorni di corretta condotta, che non si cancellano in un attimo.

Questo il motivo per cui alla domanda “e ora che faccio???” rispondo sempre “niente, vai avanti come se niente fosse, prosegui la tua dieta”.
Normalmente sono sufficienti un paio di giorni o un po’ di esercizio fisico in più per cancellare gli effetti di un piccolo cedimento.
Molto più duraturi sono invece gli effetti del nostro calo di autostima.

Traete sempre vantaggio da quello che avete imparato. Una dieta porta nuovi apprendimenti già dal suo primo giorno, e se la state facendo con una certa consapevolezza, questa porterà in voi un cambiamento sia interno che esterno.
Trovate il tempo di riflettere sulle vostre azioni, in modo che quello che di positivo vi sta capitando diventi una bella abitudine.

La tensione e la scarsa energia portano spesso a fare cose che non dovremmo o vorremmo (alcuni fumano per questo, altri bevono…).
Il cibo può alleviare queste sensazioni spiacevoli, ma tensione o stanchezza non possono essere scuse: se siamo in grado di riconoscerle, questo significa solo che avremo bisogno di uno sforzo supplementare (non di cibo in più!), e di trovare alternative per alleviare il nostro disagio.

E’ importante riconoscere l’impatto di altri fattori, o l’influenza che alcune persone possono avere sul nostro comportamento alimentare o sul nostro stile di vita, ma questo non può diventare una scusa per non metterci al lavoro su noi stessi e raggiungere i nostri obiettivi.

Accettare le proprie responsabilità non significa diventare carnefici di noi stessi, ma artefici del nostro destino. Se pensate che la vostra vita sia molto difficile e che per questo stare a dieta sia un impegno in più, allora dovrete semplicemente trovare il modo di risolvere entrambe le questioni, non solo quelle che riguardano la scelta dei cibi di cui nutrirvi.

Mangiare troppo per evitare la risoluzione di altri problemi non significa volersi bene, né essere indulgenti con se stessi, ma semplicemente postergare alcune decisioni importanti.

La volontà e la motivazione sono doti che vanno allenate, e per evitare di cedere alle tentazioni si potrebbe, ad esempio, giocare d’anticipo: esercitatevi ad immaginare situazioni in cui siete più fragili, e a cercare alternative al comportamento che non intendete perseguire.

Ma più di tutto, fatevi un favore.
Sforzatevi di vedere i vantaggi che questo modo di agire e questo modello di pensiero possono portarvi. Pensate a come ne gioverete non solo in salute, ma anche in sicurezza ed autostima. I vantaggi di un cambiamento profondo non riguardano solo l’aspetto fisico o il piano alimentare, ma si ripercuotono su tutta la vostra vita.

Dopo il dimagrimento: conservare le buone abitudini

Imparare delle buone strategie per dimagrire significa anche renderle parte integrante della nostra vita, in modo da mantenere le conquiste che abbiamo fatto.

Sappiamo tutti quanto possa essere vano e persino deleterio “l’effetto yo-yo“, quello che ci fa riacquisire i chili persi dopo aver terminato il programma di dimagrimento.

Alcune persone, soprattutto se giovani o sportive, perdono chili con una discreta facilità. Ho tante volte ripetuto che, paradossalmente, la parte difficile del programma non è quella delle prescrizioni dimagranti, ma quella del ritorno ad una alimentazione normale.

Finita la parte restrittiva della dieta (in senso calorico o qualitativo), ci sono diversi atteggiamenti che ci possono remare contro:
– uno è il cosiddetto trionfalismo, l’atteggiamento che ci fa sentire ormai invincibili e che ci abbandona al “solo per questa volta tanto ormai sono magra”, ma… qualche volta di troppo;
– l’altro è la paura di ingrassare, che non ci consente di abbandonarci con fiducia ad un nuovo ma normale stile di alimentarci, mantenendo le regole troppo rigide della fase di dimagrimento. E tirare troppo la corda, su un piano psicologico, ci rende più vulnerabili allo stress e alle tentazioni.

Se avete seguito il percorso dei miei articoli, attraverso cui abbiamo parlato di quali elementi entrano in gioco quando dobbiamo orientarci, decidere di metterci a dieta, sconfiggere i nostri automatismi comportamentali, scegliere il giusto sostegno relazionaleper il nostro progetto, sapete quanto sia importante che una dieta rappresenti un momentoin cui crescere e imparare cose nuove su noi stessi.

Non stiamo parlando di quei due o tre chili da perdere dopo le ferie, tornando ad una alimentazione sana, ma di un cambiamento più radicale che riguarda la nostra persona, il nostro stile di vita, il nostro modo di reagire agli eventi e di amarci come individui.

Avere più consapevolezza, alla fine di un percorso che vi ha reso migliori (non solo fisicamente) significa che devierete dal vostro “progetto su voi stessi” con meno frequenza di prima: avrete imparato a conoscere i vostri punti deboli, e, se tutto è andato come avrebbe dovuto, avrete anche imparato quali risorse attivare per rimediare.

Ormai, dopo un lungo percorso di ascolto di voi stessi, saprete riconoscere le vostre emozioni, gestendole in un modo nuovo, anche quando di tanto in tanto sarete costretti a fare i conti con qualche sgarroImparate dagli errori, se ne avete commessi, e tornate rapidamente nella giusta direzione!

Non ci sarebbe bisogno di un sostegno psicologico al dimagrimento, se il cambiamento per voi fosse immediato, ma soprattutto duraturo (per alcuni è così). Alcuni non si interrogano nemmeno sul proprio stile alimentare e di vita, semplicemente si muovono verso i loro bisogni e realizzano la loro soddisfazione alla ricerca di un buon equilibrio psico-fisico.

Lo scopo di questi articoli è, invece, aiutare chi non lo ha mai fatto a riflettere su quali sono i nodi attraverso cui si intrecciano gli aspetti pratici e psicologici di un progetto di benEssere.

Alcuni puntano solo sul piano organizzativo (“scelgo una dieta e la seguo”), senza interrogarsi sui propri vissuti; altri puntano solo sul piano emotivo (“di chi sarà la colpa se non riesco a mettermi a dieta? come devo cambiare la mia vita se non riesco mai a cominciare?”) perdendosi la possibilità di rendere concreto il desiderio/bisogno di avviare un progetto di cambiamento.

Quello che ho tentato di argomentare è che certi aspetti sono in realtà indissolubili, e si muovono simultaneamente. Ci sono moltissime questioni che toccano punti nevralgici della nostra esistenza, e che si racchiudono nell’espressione “non mi piaccio, voglio cambiare”. La dieta li tocca tutti.

Chi dimagrisce tanto, fa anche i conti con un cambiamento più ampio della propria vita, e non solo del proprio guardaroba.

Le vecchie abitudini sono ben radicate in noi, e ricadervi è un fenomeno abbastanza comune. In qualche modo rappresentano “da dove veniamo”.

Le nuove abitudini, invece, vanno rafforzate: dovendo competere con quelle  vecchie, diventa importante non smettere di premiarci per tutti i comportamenti sani e buoni che riusciamo a mantenere.

Vale la pena ribadire che la verità è solo una: dimagrire in modo definitivo richiede sforzo,impegno, fatica, e non esistono scorciatoie né soluzioni facili.
E’ per questo che molte persone non riescono a mantenere i risultati raggiunti.

Non perdete l’abitudine, quando siete arrivati alla fine del percorso, di fare periodicamente un’autovalutazione, di riflettere sul punto in cui siete e su dove state andando.

Nel prossimo ed ultimo articolo concluderemo il nostro percorso con l’ultima riflessione sulle “buone abitudini”.

La fine della dieta: non arrendetevi, mai!

Qualche riga conclusiva sul nostro percorso di riflessione sul tema “dieta, motivazione e cambiamento“: cosa aspettarsi quando si arriva alla fine di un percorso dimagrante. Come rendere il cambiamento qualcosa di definitivo?

Sarebbe molto bello poter credere che, una volta raggiunto il peso forma e svolto esercizio fisico per un certo periodo, il lavoro sia terminato. Per avere successo sul lungo termine bisogna applicare le strategie imparate.

Conservare le buone abitudini è importante per tutti.
Per farlo è importante avere

  • un progetto a lungo termine,
  • fiducianella possibilità di mantenere le proprie conquiste,

Una delle ragioni per cui non riusciamo a mantenere i buoni propositi è che siamo liberi di deviare dai nostri progetti.
Nessuno ci punirà quando sgarriamo, nessuno se non noi stessi ci assicurerà che non manderemo tutto all’aria.

Essere protagonisti del nostro cambiamento significa essere al centro del nostro progetto, e nello stesso tempo custodi della sua riuscita (locus of control interno).

Alcuni pensano che avere un “guardiano” che controlli il nostro comportamento alimentare possa servire: pensano che affidarsi al dietologo, alla mamma, al nostro compagno, sia la soluzione. Lo è nel breve periodo.
In realtà nessuno può controllarci per sempre se non abbiamo dentro di noi la motivazione a non ricadere in vecchi errori (e questo non vale solo per la dieta).

Tali motivazioni passano attraverso un cambiamento più ampio che non riguarda solo il modo in cui mangiamo, ma anche quello in cui organizziamo la nostra giornata, la nostra vita, il nostro modo di relazionarci agli altri. Riguarda persino le nostre convinzioni, i nostri pensieri ed il modo in cui ci confrontiamo con le nostre emozioni.

Alcuni dei temi che abbiamo toccato in questo percorso, nei precedenti capitoli, vi saranno utili per non abbandonare le buone abitudini: non esistono bacchette magiche che risolvano i problemi in modo definitivo, il successo dipende solo da noi stessi.

Avere un progetto a lungo termine significa anche, se volete, mettere nero su bianco i vostri propositi.

A questo scopo potrebbe esservi utile rendervi consapevoli di alcune cose, scrivere su un foglio:
– cosa volete vedervi fare da qui in avanti (un quadro chiaro e dettagliato, non vago)
– cosa dovete fare a questo scopo (siate specifici)
– perché vale la pena farlo (dichiarando le vostre motivazioni)
– gli effetti che avrà su di voi (la vostra reazione a tutto questo)

Dopo aver passato molti anni della nostra vita a “pensarci” in un certo modo, non sarà immediato riconoscerci in una nuova immagine di noi stessi. Non mi riferisco solo all’aspetto fisico, che pure è importante (alcune persone continuano per un po’ a percepirsi grasse pur essendo dimagrite, e si meravigliano per lungo tempo quando si vedono in abiti nuovi) ma anche alla definizione che abbiamo di noi stessi e del modo in cui viviamo insieme agli altri.

Il corpo è più veloce, la nostra personalità ha talvolta bisogno di più tempo per ri-definirsi in termini nuovi.

“Sono una persona magra, che svolge una vita sana, che fa attività fisica”: tutte queste affermazioni impiegano un po’ di tempo a perdere il carattere occasionale e momentaneo, e a diventare parte di noi.
Il successo del cambiamento è legato al momento in cui queste affermazioni cominciano ad appartenerci.

Impariamo a rifiutare qualsiasi etichetta che ci definisca come incapaci di portare avanti simili obiettivi: se ci siamo riusciti fino a questo punto, perché non potremo portarlo avanti per sempre?
Lo so, per sempre è tanto tempo, ma un passo alla volta, come il dimagrimento ci ha insegnato, molte cose diventano possibili.

Potrebbe accadere che vecchie abitudini tornino a trovarvi: in alcuni momenti di stress, o quando allenterete la soglia dell’attenzione, è probabile che siate tentati di tornare a mangiare come prima, o a smettere di allenarvi.
Non arrendetevi, mai: una o due volte non sono tutta la vita, se siete in un momento di debolezza nulla vi impedisce di tornare sulla strada che avete padroneggiato.

L’errore più rischioso è pensare che non sia cambiato nulla, che siete una persona incapace di mantenere il risultato, di non abbuffarsi, e così via.

Se il percorso che avete fatto è corretto (e questo NON dipende da quanti chili avete perso, ma da quello che avete imparato su voi stessi), avrete imparato l’arte della flessibilità: saprete dunque che tra il bianco e il nero esistono infinite sfumature di grigio.

Sbagliare non significa essere dei falliti.
Avrete capito cosa vi fa scattare la molla, e come correre ai ripari: imparare a guardarsi intorno, allargare il proprio campo di esperienze, trovare il piacere verso nuovi aspetti della vita quotidiana, riconoscere i propri campanelli d’allarme, ascoltare i messaggi del proprio corpo.

Ultimo, ma non meno importante, avrete capito quando è il momento di chiedere aiuto.
A volte sottovalutiamo, per orgoglio e voglia di farcela da soli, l’aspetto positivo del sostegno.

Siamo tutti convinti che la dieta sia una questione personale, di forza di volontà. E’ vero, ma solo per alcuni aspetti e fino ad un certo punto. Come più volte argomentato, non significa che il nostro dimagrimento dipende dagli altri: significa che dipende ANCHE dal modo in cui noi gestiamo i nostri rapporti con gli altri.

Prenderne consapevolezza per cambiare significa sapere quali sono i nostri limiti, e capire anche quando è il momento di rivolgerci ad un professionista. Quando il disagio è profondo, i chili sono tanti, i temi toccati sono ampi, è possibile che il fai-da-te non basti.

Non dimentichiamo che portare un fardello in due lo rende più leggero, e che quello che si può imparare da un percorso terapeutico (che di per sé non è esclusivamente curativo, ma mirato al benessere) è diverso dalle riflessioni che si possono fare tra sé e sé.

La relazione ha il potere di amplificare, rendere più veloce il percorso, centrare meglio gli obiettivi, offrirci nuovi punti di vista.

Detto questo, spero che ciascuno di voi sia arrivato a questo punto, di godere dei propri successi, e auguro a tutti buon cammino, buona vita

Marcella Agnone – Psicologa Psicoterapeuta