tortellini bologna

Tortellini al ragù

Tortellini al ragù
Tortellini al ragù

TORTELLINI AL RAGÙ

I tortellini sono uno dei miei piatti preferiti anche se li mangio molto raramente.

La leggenda vede due città contendersi la patria dei tortellini, Bologna e Modena.

La città di Bologna rivendica la storia di una sera del 1200 in cui una nobildonna bellissima arrivò in una locanda a Castelfranco Emilia; la bellezza della nobildonna folgorò l’oste, a tal punto che quest’ultimo arrivò a spiarla dal buco della serratura per vederla mentre si spogliava.

Durante lo “spionaggio”, l’oste rimase così colpito dal suo ombelico che, al momento di preparare la cena, decise di tirare la sfoglia riproducendo la forma dell’ombelico della nobildonna, per poi riempire la pasta con carne macinata, e da qui nacquero i tortellini.

La città di Modena invece rivendica un poema del 1600 del poeta locale Alessandro Tassoni, che narra una vicenda similare a quella della città di Bologna, ma sostituendo la nobildonna con la dea Venere.

In entrambi i casi, si tratta di un piatto che è un inno alla bellezza femminile, vero?!?

Io adoro i tortellini, sia in brodo sia al sugo, e sono un piatto semplicissimo da preparare, perfetti anche per un primo pranzo domenicale.

Ingredienti:

1 porzione di tortellini (io ho usato i Tortellini Giovanni Rana ripieni di prosciutto crudo)

1 salsiccia fresca di maiale

1/2 cipolla

1 tazza di salsa di pomodoro

1 spicchio d’aglio

Un cucchiaio di olio extravergine di oliva

Sale, pepe

 

 

Procedimento:

Iniziamo con il realizzare il ragù di salsiccia.

Tritare finemente la cipolla.

In una padella, rosolare uno spicchio d’aglio e la cipolla con un filo di olio.

Spellare e sbriciolare la salsiccia e poi versarla in padella per farla rosolare.

Aggiungere anche la salsa di pomodoro e cuocere per una ventina di minuti mescolando di tanto in tanto.

Nel frattempo, riempire una pentola d’acqua e portarla a ebollizione per cuocere i tortellini.

Appena i tortellini tornano a galla, scolarli e unirli in padella insieme al sugo.

Servire i Tortellini al ragù ben caldi.

Tortellini in brodo

Tortellini in brodo
Tortellini in brodo

Tortellini in brodo

I tortellini sono un piatto tipico dell’Emilia Romagna (a dirla tutta, la ricetta dei tortellini in brodo è stata anche depositata presso la Camera di Commercio di Bologna negli anni ’70 dalla “Dotta Confraternita del Tortellino”), dove erano preparati già dal 1300 e serviti con brodo di cappone (mentre oggi, nei ristoranti sono serviti il più delle volte conditi conditi con un ragù di carne macinata e salsiccia).

A casa mia i tortellini sono il piatto della domenica e, più in generale, del pranzo del 26 dicembre, il giorno di Santo Stefano, serviti con il brodo avanzato del giorno prima.

Per questa ricetta, ho usato i tortellini confezionati ripieni di prosciutto crudo, ma voi potete usare indifferentemente quelli ripieni di ricotta o di verdura, a vostro piacimento.

 

Ingredienti per 4 porzioni:

500 gr di tortellini freschi
4 litri d’acqua (io ho preparato il brodo ma voi potete rimediare su quello fatto con il dado granulare vegetale o di carne, in base alle vostre preferenze)
100 gr di noce di manzo
200 gr di girello
1/4 di gallina
Una costa di sedano
1 cipolla
1 carota
Qualche foglia di prezzemolo

Procedimento:

Versare l’acqua in una pentola insieme ai pezzi di carne, e lasciar riposare per circa 30 minuti.
Mettere la pentola sul gas, a fuoco basso, e portare l’acqua a ebollizione.
Salare.
Pelare  e affettare la carota.
Aggiungere il sedano, la carota, il prezzemolo, la cipolla nella pentola con l’acqua e la carne e far sobbollire.
Coprire la pentola con il coperchio e cuocere a fuoco bassissimo per almeno 3 ore.
Dopo 3 ore, rimuovere con una schiumarola lo strato untuoso, buttare i tortellini nel brodo e cuocere per 2-3 minuti, giusto il tempo di farli tornare a galla.
Spegnere il gas e servire i tortellini in brodo ben caldi (senza la carne e le verdure lesse), magari accompagnati con qualche cucchiaio di parmigiano grattugiato.

Tortelli radicchio, noci e camembert

Tortelli radicchio, noci e camembert
Tortelli radicchio, noci e camembert

Tortelli radicchio, noci e camembert

Un primo piatto di ispirazione di internazionale, a base di tortelli ripieni (tipici dell’Emilia Romagna) conditi con una crema di radicchio, noci e camembert (un formaggio molle prodotto con latte crudo, di origine francese, fatto stagionare per 30-40 giorni).

La leggenda vuole che il Camembert deve il suo nome a Napoleone III che, un giorno, durante una visita in Normandia, si fermò in un villaggio dove i contadini gli fecero assaggiare un formaggio morbido e cremoso.

Napoleone III ne rimase deliziato e quando chiese quale fosse il nome di quella prelibatezza, i contadini risposero che quel formaggio non aveva nome, così Napoleone III gli attribuì il nome del villaggio, e cioè Camembert.

Per questa ricetta io ho usato i tortelli ripieni di ricotta, ma voi potete usare quelli ripieni agli spinaci, alla zucca, al prosciutto crudo, insomma, quelli che più soddisfano i vostri gusti!

 

 

Ingredienti per una porzione:

1 porzione di tortelli ripieni (di ricotta, spinaci, zucca, prosciutto crudo, in base ai vostri gusti)

5-6 foglie di radicchio

½ scalogno

½ bicchiere di vino rosso

50 gr di formaggio Camembert

Una manciata di noci sgusciate

1 noce di burro

1 cucchiaio di olio extravergine di oliva

Sale, pepe

 

 

Procedimento:

Riempire una pentola d’acqua e portarla a ebollizione per cuocervi i tortelli.

Lavare le foglie di radicchio e tagliarle a striscioline.

Tagliare il formaggio a pezzetti.

In una padella, rosolare lo scalogno con un cucchiaio di olio e una noce di burro, poi aggiungere il radicchio e cuocere a fuoco basso.

Sfumare con il vino rosso e continuare la cottura per 5-6 minuti, mescolando di tanto in tanto.

Salare e pepare.

Unire il formaggio e le noci sgusciate e amalgamare bene.

Scolare i tortelli e unirli al condimento per saltarli in padella.

Servire i Tortelli radicchio, noci e camembert caldi, con una spolverata di parmigiano grattugiato (opzionale).

Week-end a Bologna

Week-end a BolognaWeek-end a Bologna

Nel pieno centro della penisola italiana, raggiungibile in macchina, treno e aereo, come si può negarsi un Week-end a Bologna ?

Un fine settimana all’insegna dell’arte, della storia e anche del buon cibo, non a caso si dice “Bologna la grassa” ah ah ah.

Se state pensando a un Week-end a Bologna, ecco a voi alcune idee per il vostro soggiorno.

 

Week-end a Bologna

Week-end a Bologna

 

Giorno 1: Piazza Maggiore, Via Rizzoli, Galleria Cavour, Torre degli Asinelli

Arriviamo alla stazione di Bologna Centrale con un treno da Roma all’incirca alle 10 di sabato.

Su consiglio di una famiglia bolognese conosciuta sul treno e di rientro dalle vacanze, facciamo un salto al Parco della Montagnola dove si tiene il Mercato della Piazzola, il mercato storico della città.

Più di 400 bancarelle allestite all’aria aperta offrono oggetti di ogni sorta: vestiti, scarpe, accessori, fiori, gioielli, casalinghi, ecc.

Molto simile al romano Mercato di Trastevere, il mercato è il posto giusto per lo shopping low cost ma noi, essendo appena arrivati e non volendo sovraccaricarci, diamo un rapido sguardo alle bancarelle e poi imbocchiamo Via dell’Indipendenza.

Come ogni italiano che si rispetti, la prima tappa della giornata è la colazione e dunque ci fermiamo al Bar Impero, storica pasticceria bolognese famosa tanto la produzione di dolci quanto per quella di salati.

Ci accomodiamo e consumiamo 2 cappuccini e 2 cornetti (uno ripieno di panna montata freschissima, l’altro integrale al miele) spendendo circa 4€, un prezzo più che onesto considerando il posto (in pieno centro), la qualità del servizio e la bontà dei prodotti.

Proseguiamo la nostra passeggiata lungo Via dell’Indipendenza e arriviamo al cuore di Bologna, la Piazza del Nettuno, con la famosa fontana del Nettuno del Giambologna.

Alle spalle della fontana, troviamo Piazza Maggiore, la piazza più grande di Bologna, con la Basilica di San Petronio, la sesta chiesa cristiana più grande in Europa e la 4° più grande d’Italia.

Impavidi della leggenda (ma solo perché già laureati), attraversiamo la piazza passando per il centro ed entriamo nella Basilica di San Petronio, un meraviglioso esempio di architettura gotica del 1390.

Da non perdere la Cappella Bolognini affrescata con le Storie dei Re Magi.

Facciamo un giro velocemente all’interno della Basilica poi usciamo per ammirare i palazzi duecenteschi che la circondano: Palazzo d’Accursio, il palazzo Comunale di Bologna, Palazzo Re Enzo e Palazzo del Podestà.

Week-end a Bologna

Dietro alla basilica di San Petronio, in Piazza Galvani, si trova l’Archiginnasio, la biblioteca comunicale di Bologna, costruita nel 1563 come sede dell’Università di Bologna e poi diventata, nel 1838 biblioteca, e considerata il più bel palazzo della città: un lungo portico con 30 arcate decorate da stemmi e due logge ai piani superiori.

Saliti gli scaloni si incontrano 10 aule (non visitabili) e la Biblioteca (accessibile solo per studio e non per visite turistiche).

Le due aule magne che un tempo ospitavano Artisti e Legisti (Stabat Mater) sono splendidamente decorate.

Da non perdere una visita al Teatro Anatomico, distrutto dai bombardamenti del 1954 ma interamente e perfettamente ricostruito con i materiali originale.

Per pranzo, mangiamo due piadine a Piadineria la Piadeina, vicino Piazza Maggiore, un locale piccolino e con pochi posti a sedere, frequentato da ragazzi universitari e liceali.

Le piadine sono preparate con impasto classico e senza glutine, in versione spessa e sottile: noi abbiamo mangiato la Ginevra (con crudo, rucola e squacquerone) e la San Petronio (con prosciutto, ricotta e pomodori secchi), entrambe fantastiche e con un buon rapporto qualità-prezzo: meno di 7€ a testa aggiungendo una bottiglia di acqua.

Dopo pranzo, prendiamo Via Rizzoli e arriviamo alla Torre degli Asinelli, costruita tra il 1109 e il 119 dall’omonima famiglia per difesa, avvistamento ma soprattutto, per prestigio.

Con 3€ a testa, saliamo i 498 gradini che ci portamo sulla cima della Torre degli Asinelli, alta 97,2 metri e in grado di offrirci uno splendido panorama della città.

Da qui si vede benissimo anche la torre della Garisenda (non visitabile), l’altra torre gentilizia di Bologna, originariamente alta 60 metri e poi “troncata” a 48 metri nella seconda metà del XIV secolo per paura che crollasse.

Nei dintorni si trovano due luoghi cult per gli amanti della musica italiana: il Roxy Bar cantato da Vasco (in via Rizzoli 9) e la stella di Lucio Dalla, in marmo bianco, in via degli Orefici.

Week-end a Bologna

Imbocchiamo Via Calzolerie e terminiamo il pomeriggio con un giro in Galleria Cavour, il paradiso per gli amanti dello shopping, una sorta di Via Condotti al coperto.

Poco prima di cena, andiamo in hotel per fare il check-in e lasciare i bagagli, poi usciamo per cena e andiamo in via del Pratello, consigliataci dal concierge, ricca di trattorie e ristoranti a buon prezzo.

Via del Pratello è una strada significativa di Bologna perché epicentro dei movimenti politici e delle iniziative culturali studentesche dagli anni ’60 all’inizio degli anni ’90.

Ceniamo da Osteria alle due porte, un piccolo ristorante con due menu, uno bolognese e l’altro pugliese, a base di pesce.

Tutti i piatti sono preparati con prodotti freschi e serviti in porzioni abbondanti, come il cameriere ha tenuto a specificare.

Noi abbiamo preso un antipasto di formaggi, salumi e crescentine, e due primi (tortellini e fettuccine al ragù) spendendo meno di 15€ a testa, con acqua e vino inclusi. Ottimo!

 

Week-end a Bologna

Giorno 2: Santo Stefano, San Luca

Iniziamo la giornata con una golosa colazione al Caffè Zanarini, storico caffè aperto dal 1930 e situato nel palazzo dell’Archiginnasio.

Tutti i giorni i pasticceri della famiglia Antoniazzi (proprietaria del caffè dagli anni ’60) sfornano dolci freschi e di prima qualità, che vi tenteranno al solo guardarli.

Croissant fragranti semplici e farciti, sfogliamela, krapfen, fagottini, girelle e torte.

Noi ci siamo concessi un cornetto alla crema e una girella alla mela, due cappuccini schiumati, per un totale di circa 5€ a testa.

Un po’ salato ma comunque rapportato alla location e alla bontà dei prodotti.

Cominciamo la giornata visitando Le Sette Chiese, ovvero il complesso di Santo Stefano, un insieme di 7 edifici sacri dei quali oggi solo 4 sono sopravvissuti.

L’entrata è gratuita e visitiamo dunque la Chiesa del Crocifisso, la Basilica del Sepolcro, la Chiesa di San Vitale e Sant’Agricola, il Cortile di Pilato, la Chiesa del Martyrium, il Chiostro Medievale e il Museo di Santo Stefano.

Dalla Basilica, imbocchiamo Via D’Azeglio e poi Via Saragozza per intraprendere un percorso di ben 2 km che parte da Porta Saragozza e termina al Santuario della Madonna di San Luca, raggiungibile solo a piedi passeggiando lungo un portico in salita.

Il portico coperto conta 666 arcate: il numero 666 (simbolo del diavolo) è casuale, anzi!

I portici hanno la forma di un serpente (il diavolo) schiacciato dal piede della Madonna, rappresentato dalla chiesa sacra.

La salita verso il Santuario rappresenta dunque rappresenta un percorso di liberazione e purificazione dal peccato.

Arrivati in cima al Santuario la vista è splendida, contornata da un giardino con panchine ideali per riposarsi dopo la fatica del percorso.

Dopo una breve sosta, torniamo in centro per pranzare, prima di concludere il nostro Week-end a Bologna .

Week-end a Bologna

Pranziamo da Buca San Petronio, un piccolo ristorante vicino Piazza Maggiore con tavoli all’aperto, cucina tradizionale e atmosfera piacevole e rilassante.

Abbiamo mangiato tortellini al ragù bolognese e lasagne, entrambi molto buoni e serviti in porzioni super abbondanti.

Il conto con acqua e 2 caffè è stato di circa 15€ a testa, non economico ma siamo pur sempre in pieno centro e abbiamo mangiato divinamente.

 

 

 

 

Ravioli burro e pistacchi

Ravioli burro e pistacchi
Ravioli burro e pistacchi

Ravioli burro e pistacchi

Un piatto decisamente profumato: ravioli ripieni di ricotta e limone conditi con salsa al burro e pistacchi di Bronte tritati…. Cosa si può volere di più?

I ravioli sono una ricetta appartenente alla tradizione ligure, ideata tra 1300 e 1400 dal noto cuoco “Ravioli”: una pasta all’uovo ripiena dei condimenti che più si preferisce, come ricotta e spinaci, quattro formaggi, ricotta e prosciutto ecc. In sostanza, molto simili ai tortellini bolognesi, gli agnolotti piemontesi e i cappellacci di Ferrara: come si suol dire, “Paese che vai… nome che trovi!“.

Per questa ricetta, avendo poco tempo a disposizione, ho usato i ravioli freschi comprati in gastronomia, ripieni di ricotta e limone, ma voi potete cimentarvi nella preparazione di questa pasta deliziosa che è possibile persino realizzare in grandi quantità e congelare fino al momento di servire.

Un primo piatto perfetto per un pranzo veloce oppure da servire ai vostri ospiti, deliziando sia il loro palato che le loro narici grazie all’irresistibile aroma di limone che invaderà la vostra cucina.

Ingredienti per una porzione:

1 porzione di ravioli

2 cucchiai di parmigiano grattugiato

4 cucchiai di burro a temperatura ambiente

2 cucchiai di pistacchi di Bronte

Sale, pepe

 

 

Procedimento:

Tritare i pistacchi di Bronte in un mortaio.

Riempire una pentola d’acqua e portarla a ebollizione per cuocervi i ravioli.

Lessare i ravioli in una pentola con acqua bollente salata fino a quando non torneranno a galla.

Scolare i ravioli e mettere da parte una tazza dell’acqua di cottura.

Rimettere la pasta nella pentola e aggiungere una tazza dell’acqua di cottura, 4 cucchiai di burro, 1-2 cucchiai di parmigiano grattugiato, 1 cucchiaio di pistacchi tritati.

Far saltare il tutto a fuoco medio mescolando affinché il formaggio si sciolga e formi una cremina.

Salare e pepare.

Servire i Ravioli burro e pistacchi caldi, decorando con un cucchiaio di pistacchi tritati.